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Autore: Walpurgisnacht    01/12/2012    5 recensioni
Nerima è un paese diverso dopo Secrets. Incontrato gente, fatto cose, visto posti, rotto equilibri. Poi un ragazzotto con la bandana e il senso dell'orientamento di un opossum morto torna dopo un anno.
Avete preparato l'armatura per difendervi, vero?
[EIP fra _Mana e Kaos, seguito di Secrets of the Heart Split in Two]
Genere: Comico, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Akane Tendo, Ranma Saotome, Ryoga Hibiki, Ukyo Kuonji
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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“La prossima volta non correre così, lo sai che mi perdo anche in bagno!”
Ranma, ancora in corridoio, si voltò a guardare Ryoga che l’aveva inseguito dalla palestra.
“Scusa” borbottò “ma sai, visto che ti avevo chiesto di lasciarmi solo…”
“Dopo aver fatto tremare mezza Nerima con un urlo? E avermi distrutto un timpano? Per favore, è chiaro che ora più che mai hai bisogno di NON rimanere solo!”
Ranma inarcò un sopracciglio.
“E da quando sei un grande esperto in queste cose, Ryoga?”
Quest’ultimo sorrise, mostrando i canini.
“Da quando? Ranma, io sono SEMPRE solo. Passo mesi interi in viaggio senza facce amiche, attorniato da estranei nel migliore dei casi. E per quanto alle volte la solitudine sia un toccasana e permetta di riflettere su se stessi e sui propri errori, altre volte hai solo il disperato bisogno di parlare con qualcuno e sfogarti.”
Ranma abbassò lo sguardo, incerto su cosa dire.
“E tu, amico mio, lasciatelo dire” proseguì “ora più che mai hai bisogno di qualcuno che ascolti i tuoi sfoghi. Tu affronti tutto come se fosse un combattimento, ma il tuo Hiryu Shoten-ha non spazzerà via né i tuoi problemi né quello che provi.”
Ranma continuò a guardare in basso, mordendosi il labbro inferiore.
“E quindi… cosa suggerisci di fare, grande esperto in materia di sentimenti?” borbottò, con quel lieve cenno di sarcasmo che Ryoga interpretò come un buon segno.
Gli diede una pacca sulla spalla e, sorridendo, disse: “Beh, il tuo Maestro dei cuori infranti suggerisce di parlarne a pranzo, che è quasi ora e io inizio ad avere fame. E poi si ragiona meglio a stomaco pieno.”
“Beh, Kasumi non è ancora rincasata, e anche Ukyo è fuori discussione… suggerimenti?”
Ryoga si grattò il mento, riflettendo. Poi, l’idea.
“Beh…”
-
“Questa si che è una sorpresa. Qual buon vento vi porta al Nekohanten?”
Attraverso le spesse lenti, Mousse fissava incuriosito Ranma e Ryoga seduti a un tavolo del ristorante.
"Ciao paperotto. Il vento della fame ci porta qui e, visto che non ve la cavate poi così male ai fornelli, io e il mio amico dal pelo nero abbiamo pensato di venire a trovarvi. Spero che oggi non serviate l'anatra alla pechinese" disse ridacchiando il ragazzo col codino, mentre Ryoga abbassava la testa e si vergognava di essere seduto al tavolo insieme a un tale elemento.
"Io non lo conosco..." sussurrò con un filo di voce.
"No, per tua sfortuna oggi niente Mousse sul menù. In compenso abbiamo un sacco di altre prelibatezze per i vostri stomaci" rispose il cameriere orbo. L'eterno disperso lo guardò un po' storto, dato che si sarebbe aspettato fuoco e fiamme per una così becera provocazione e invece il risultato fu questo scambio... amichevole. Poi la sua mente cosciente lo adeguò alle avvenute novità che erano successe nell'anno di sua assenza e si ricordò dei nuovi equilibri.
Certo che gli faceva ancora strano vedere Ranma e Mousse riuscire a coabitare in maniera quasi civile. Gli faceva ancora più strano, se ci si metteva a pensarci un attimo, come lui e Ranma fossero in rapporti persino buoni.
La vita è un calderone di sorprese ribollenti.
Mousse portò loro le carte dei cibi e dei vini. Ordinarono in fretta, affamati com'erano.
Poi a Ryoga venne un dubbio: "Ranma...".
"Dimmi".
"Tu... tu hai dei soldi? Io sono completamente al verde dopo aver comprato il vestito per l'appuntamento...".
"Oh, ti spaventi proprio per un nonnulla porcellino. Io" disse tranquillo tirando fuori il portafoglio "sono sempre a posto con...".
Lo aprì e sbiancò.
La zanzara che uscì dalle pieghe vuote rischiò di entrargli nel naso.
"Ranma..."
"..."
Il silenzio fu più che eloquente.
“Ero sicuro di avere ancora soldi, davvero…” disse, sbiancando. Poi si voltò verso Mousse, sfoderando uno dei suoi sorrisi più falsi e disperati.
“Mousse, amico mio!”
“Ah non chiedere a me, non sono io il boss qui…” rispose pacato quest’ultimo, pulendo gli occhiali con una manica.
“Tranquillo Ranma, è tutto sul tuo conto” gracchiò una voce dalle cucine “ricordati solo che è parecchio lungo…”
Ranma rabbrividì. Se già odiava essere in debito con quella strozzina di Nabiki, figurarsi con la vecchia Obaba.
“G-grazie…” borbottò, lanciando uno sguardo di fuoco a Ryoga.
“Mi devi un pranzo, P-Chan.”
“Io? E dire che siamo qui per risolvere i tuoi drammi sentimentali… travestito” rispose Ryoga, senza fare una piega.
“Problemi con Akane?” chiese Mousse, intento a segnare le loro ordinazioni.
“Come, non hai visto com’è ridotto il suo naso?”
“Ouch…” disse il cinese, sistemando le lenti sul naso per osservare meglio “che hai fatto ad Akane per farla imbestialire così?”
Ranma avvampò d’imbarazzo, un po’ piccato.
“La smettete di dare per scontato che sia colpa mia?!”
“Perché, non è così?” chiese Mousse, innocentemente.
“Su su, non infierire” disse Ryoga, mentre Ranma era impegnato a crogiolarsi nel suo imbarazzo misto a disperazione “sta già soffrendo abbastanza…”
“Facciamo così” disse infine Mousse “lasciate che finisca di prendere le ordinazioni, poi mi prendo cinque minuti di pausa per farmi aggiornare sugli ultimi eventi.”
Detto ciò tornò ad occuparsi degli altri tavoli, mentre Ryoga lo osservava stranito.
“Devo ammetterlo, vedervi andare così d’accordo è… inquietante.”
“Questione di abitudine” rispose Ranma “sei stato via un anno, è logico che ti sembri innaturale…”
“Si, Ukyo mi ha raccontato cosa è successo… gran bel casino.”
Ranma annuì, ripercorrendo mentalmente gli eventi che solo un anno prima avevano sconvolto le vite di tutti loro. Quei mesi erano davvero volati, pensò.
-
“E quindi sei ricaduto nelle vecchie abitudini delle battute stupide…”
Ranma fissò imbarazzato il suo piatto di ramen, rigirandovi dentro le bacchette. Come promesso, Mousse si era preso qualche minuto di pausa per ascoltare le novità, e Ryoga si era offerto di riassumere i fatti – il tutto intervallato da flebili “Ma non l’ho fatto apposta!” di Ranma, che cercava con sempre meno insistenza di difendersi.
“Sei proprio senza speranza, Saotome” concluse Mousse, sistemandosi le lenti sul naso.
“Da quando tu saresti un esperto di donne, che di solito scambi i pali della luce per Shan-Pu?”
Mousse si lasciò sfuggire un ringhio. Non amava che si scherzasse sulla sua miopia.
“E persevera nell’errore…” borbottò Ryoga, intento a divorare i suoi ravioli al vapore.
“Non sarò un esperto ma…” sorrise Mousse “da quanto non mi vedi litigare con Shan-Pu?”
Ranma e Ryoga sgranarono gli occhi, col cibo che pendeva dalle loro bocche.
In effetti non ho sentito nemmeno una battutaccia da parte dell’amazzone, pensò Ryoga. Il che, per lui, era una cosa fuori dal mondo.
“Com’è possibile? Qual è il tuo segreto?” urlò Ranma, implorando Mousse di confidargli le sue tecniche.
“Ranma, non sono arti marziali” continuò quest’ultimo “mi limito a comportarmi gentilmente come ho sempre fatto. E se per caso capitasse un litigio…”
“…la porti fuori a cena?” chiese Ranma.
“Le regali dei fiori?” si intromise Ryoga, ora parecchio incuriosito dall’argomento.
“Niente di tutto questo” disse Mousse, alzandosi dal tavolo e voltando loro le spalle “con Shan-Pu certe cose non bastano, non sempre almeno. Diciamo che ho altri… modi, per farmi perdonare.”
E si avviò nuovamente in cucina, lasciano gli altri due increduli – e soprattutto non del tutto sicuri di aver capito le sue allusioni.
No, non avevano capito nulla delle sibilline parole del cinese. Ovviamente non le avevano definite "parole sibilline" nelle loro testoline bacate, bensì "Uh? Cavolo ha detto quel pennuto?".
"Ryoga, tu hai capito...".
"No".
"E vorresti...".
"Sì".
"Andiamo".
"Sono con te".
Lasciarono dietro di sé il pur buon cibo e si precipitarono in cucina, spalancando con un teatralissimo gesto della mano la porta che divideva i due locali (con tanto di urlo di Mousse che strepitò "Ehi! Non abbatteteci Ping!").
"Che cavolo succedere, Ranma? Che cos'è questa invasione?" gracchiò il vecchio ghoul zompettando in maniera sufficientemente minacciosa verso i due impavidi.
"Scusa l'irruenza, ma il tuo sguattero ci ha gettato una palla curva troppo invitante per lasciarle fare strike impunemente" rispose sicuro Ranma, beccandosi un'occhiata stranita da Ryoga che non aveva colto il paragone baseballistico.
"Sarebbe, Saotome? Ti riferisci alle mie... tecniche con Shan-Pu?".
"Esattamente. Non puoi lasciarmi così in sospeso, non quando ti ho raccontato le mie disgrazie".
"Mendichi saggezza, vedo. Beh, non ho particolare piacere nel vederti picchiato e depresso, quindi potrei anche collaborare".
"Lo sapevo che c'è del tenero sotto le tue piume, Mousse".
"Però non sarà gratis".
"Mannò. Devi proprio rovinare tutto?".
"Mi diverto con poco. E ora allunga l'orecchio, è una cosa molto privata e non voglio che si sappia troppo in giro. Nobile Cologne, ti devo chiedere di allontanarti per favore. Sono faccende... molto private".
"Sei un giovanotto indisponente, Mu-Si. Dammi un solo buon motivo per cui dovrei fare come dici".
Mousse si aspettava resistenza da parte del gargoyle, sicuramente. Ma non era stato abbastanza previdente da prepararsi una risposta.
La vecchia stava per pigiare sull'acceleratore, consolidando il vantaggio, quando il ragazzo cinese estrasse un asso inaspettato: "Oh, ci sono. Ti auguro buona fortuna a trovare un altro cameriere che sopporti i miei orari e il mio carico di lavoro per lo stipendio che tanto generosamente mi elargisci. Rapire degli alunni elementari promettendo caramelle e macchinine non vale".
Obaba alzò gli occhi al cielo e abbandonò la cucina sciorinando una lunga serie di imprecazioni in lingua madre, delle quali sono alcune vennero colte dal suo connazionale più giovane.
Sistemati gli ostacoli Mousse fece quanto aveva detto.
Gli occhi di Ranma si dilatarono dopo ogni singola parola.

“Ukyo, vuoi dirmi perché siamo qui?” chiese Akane per l’ennesima volta.
Ukyo la osservò, sorseggiando la sua bibita.
“Per un pomeriggio tra ragazze, come ti avevo detto” rispose, slacciando il colletto della sua uniforme maschile.
“Vuoi portarmi a far compere, per caso?”
“Beh… se vuoi” ammise Ukyo “ma in realtà non era la mia principale intenzione. Volevo solo cercare di sollevarti il morale, e magari parlare un altro po’ dei tuoi problemi…”
Akane sospirò.
“Ti ho già detto tutto quello che c’era da dire, cos’altro dovrei aggiungere?”
“Se vogliamo essere precise, prima sul tetto ti ho lasciata sfogare, ma non abbiamo parlato” precisò, puntando la cannuccia verso Akane “quindi speravo di poter parlare adesso, ora che sei più calma. Ti va?”
Akane la osservò, riflettendo su quanto successo durante la pausa pranzo. Effettivamente quel pianto era stato da un certo punto di vista rigenerante: adesso si sentiva più leggera, con un peso in meno sul cuore. Certo, era ben lontana dal sentirsi serena, ma di sicuro poteva affrontare di nuovo l’argomento senza scoppiare a piangere per la rabbia accumulata.
“Si, direi che mi va” annuì, accennando un mezzo sorriso che Ukyo ricambiò prontamente.
“Così mi piaci!” disse, stringendo una mano all’amica “E ora dimmi: che intenzioni hai con Ranma? Gli parlerai?”
“È quello che vorrei… ma ho paura di reagire come ieri sera…”
“Beh, il fatto che tu abbia questo timore è un buon segno” disse Ukyo, riflettendo “significa che puoi fermarti in tempo. E poi credo sinceramente che fosse una reazione data dalla rabbia accumulata durante tutta la giornata, ora che hai sbollito non dovrebbe più esserci alcun rischio…”
“Tu dici?”
"Eh, io dico... mi piace atteggiarmi a capo psicologa di Nerima, ma non so ancora in grado di prevedere il futuro. Specialmente quando si parla di un soggetto come Ranchan. Sarebbe anche poco onesto e illusorio da parte mia dirti che tutto filerà alla perfezione. Mettiamola così: mi piace pensarlo".
Akane mise su il broncio. Capiva che Ukyo stava solo cercando di essere sincera e che indorare la pillola avrebbe potuto avere delle conseguenze potenzialmente nefaste, ma avrebbe davvero gradito sentirsi rassicurata. Anche se, un pochino, fingeva per infastidirla.
"Oh dai, adesso non regredire a cinque anni. Sto solo cercando di esserti di sostegno. Di reale sostegno. La vita non è una fiaba, cara Akane, e purtroppo le cose non sempre vanno per il meglio. Anche se ho molta fiducia, in te e in lui. Voglio dire, vi amate. Questa è già un'eccellente base da cui partire per smussare i problemi più aguzzi, non credi?".
La minore delle Tendo osservò la cuoca dritta negli occhi. Ci vide tante emozioni: durezza, speranza, voglia di aiutare, inquietudine. A un livello inconscio aveva colto una nota personale in quanto Ukyo le aveva appena detto e, anche per distrarsi un attimo, non potè fare a meno di chiederle perché fosse così poco idealista.
"Cambiamo argomento, eh? E va bene, non pensarci almeno per un po' ti farà bene. Per quanto riguarda quanto mi hai chiesto: sono disillusa di natura e inseguire Ranma a vuoto per tutto quel tempo non è stato di grande vantaggio alla mia capacità di costruire castelli in aria".
"Ma... ma se ti vedevi sposata con lui e con una marea di figli?".
"Bugie Akane, erano solo bugie. Dirsi bugie è diverso dal coltivare illusioni. Nel primo caso conosci la verità, nel secondo speri davvero che la situazione si aggiusti come vuoi. E, lascia che te lo dica, tu non rientri nella prima categoria. Né tu, né tantomeno Ranma. Il vostro amore è sincero ed è giusto che lottiate per salvaguardarlo".
"Ukyo... per favore... mi farai scoppiare a piangere di nuovo..." cercò di tagliare Akane per evitare che il discorso prendesse una piega troppo sentimentale. Si sentiva terribilmente in conflitto, con se stessa e con i sentimenti che lei e Ranma provavano l'uno per l'altra.
Ukyo sospirò. Forse aveva fatto più danni che altro, ma se non altro era in totale buona fede e credeva sinceramente in ogni parola da lei pronunciata. Si alzò per consolare la sua amica.
“Ascoltami, non hai alcun motivo per piangere” disse, inginocchiandosi accanto alla sedia di Akane e prendendole le mani tra le sue “è una situazione fastidiosa, ma sono sicura che risolverete. Ho detto che non sarà facile perché certe questioni non lo sono mai, soprattutto per voi che avete sempre negato con forza i vostri sentimenti.”
Akane arrossì, e distolse lo sguardo. Ranma non era stato il solo a reprimere quello che provava, in quello erano in due a dividersi la colpa.
“Ma per quanto possa essere difficile” proseguì Ukyo “sono certa che vi chiarirete. Non è un problema insormontabile, questo è poco ma sicuro.”
Akane la osservò per un attimo, poi sorrise; non era esattamente la consolazione in cui sperava, ma era sincera, e non poteva chiedere di meglio.
“Forse hai ragione” ammise “magari mi sto solo lasciando prendere dall’ansia pensando a quando dovrò affrontare il discorso con lui. Sarà meglio distrarmi, prima di cadere del tutto preda delle mie paranoie.”
“Così va meglio!” commentò Ukyo entusiasta. Poi si rimise in piedi, e tese la mano ad Akane.
“Ed ora, signorina Tendo, che ne dici di un po’ di shopping per risollevare il morale?”
“Allora erano queste le tue reali intenzioni, ammettilo!”
“No davvero, ero seria quando dicevo che volevo solo parlare con calma” si affrettò a rispondere Ukyo, sollevando la mano destra in segno di giuramento “ma da che mondo e mondo qualche vestito nuovo ha sempre aiutato noi povere fanciulle a cauterizzare le ferite del cuore!”
“Beh… perché no?” sorrise Akane, che cominciava ad apprezzare l’idea di Ukyo.
“E poi…” proseguì quest’ultima “magari trovi qualcosa di carino da sfoggiare con Ranma…”
Akane avvampò solo all’idea.
“E magari tu qualcosa per Ryoga…?” la pungolò, curiosa sulla sua risposta.
Ukyo sgranò un po’ gli occhi e arrossì, poi sorrise maliziosa. “Chissà…”
Le due si guardarono per un attimo, per poi scoppiare a ridere.
“Sai, sarebbe bello se Ranma trovasse qualcuno con cui parlare, come sto facendo io con te” disse Akane, dopo essersi ripresa dalla risata “magari qualcuno che lo possa consigliare…”
“E chi dovrebbe essere la sua fonte di saggezza, Ryoga? Mousse?” domandò la cuoca, sarcastica.
La piccola Tendo la osservò, seria, poi scosse la testa.
No, in effetti non era proprio plausibile.

“Non posso crederci…”
“I-io n-non…”
“Oh per piacere, non fate quelle facce imbarazzate! Non siete più bambini!”
I due bambinoni osservarono Mousse con occhi sgranati e guance rosse per l’ennesima volta, sconvolti dalle sue piccanti rivelazioni. Il cinese alzò gli occhi al cielo, incredulo di fronte a tanta timidezza e fragilità racchiusa in due dei più forti artisti marziali che avesse mai affrontato.
Non che la loro timidezza fosse una novità, sia chiaro… ma non credeva certo arrivasse a tali livelli.
“Beh scusaci se non siamo così spigliati come te, sai?!” urlò Ranma, ancora scioccato dai racconti del cinese– neanche particolarmente dettagliati.
“E poi smettila di atteggiarti a uomo vissuto, che diamine!” fu la ben più moderata risposta di Ryoga, troppo impegnato ad arrossire per formulare una difesa più convincente.
“M-ma quindi” continuò Ranma, sottovoce “tu m-mi stai suggerendo d-di…”
“Ma per favore, guarda come stai arrossendo” lo schernì Mousse “non riusciresti nemmeno a baciare Akane, in queste condizioni!”
Ranma mise il broncio, indispettito dall’insinuazione – disgraziatamente vera, ma non osò ammetterlo.
“E allora quale sarebbe il tuo consiglio, rubacuori?”
"Potresti, non lo so, cominciare a essere gentile. A portarla fuori a cena, qui visto che sei senza un soldo in tasca. Portarla al cinema. Insomma, le cose che si fanno in un appuntamento normale fra due persone normali" sbottò il cinese, costretto ad atteggiarsi a Buddha di fronte a due lucertole.
"Ma ma ma io io non so se se se se se..." ricominciò a balbettare Ranma in preda a una crisi di Ripetizionite.
A Mousse saltò un fusibile. Per un motivo misterioso lo irritava vedere il baldo Ranma Saotome, vincitore di tutto e tutti, re del mondo marziale, imperatore di 'staceppa bloccarsi come un moccioso di quattro anni di fronte al più annoso dei quesiti che flagellavano le scuole inferiori: quanto fa due più due?
Gli diede uno spintone. Niente di troppo aggressivo, ma sufficiente a ristabilire l'io da maschio alpha di Ranma che assunse subito una posizione difensiva, subodorando botte che sarebbero volate di lì a poco.
Con somma sorpresa della sua mente lucida anche Ryoga si mise in guardia.
"Cerchi rissa, cinese che avrebbe bisogno di un trapianto d'occhi?".
Il papero alzò le mani in segno di arrendevolezza. Non voleva attaccar briga, quei tempi d'idiozia erano passati e non si sentiva in vena di riportare alla luce cose che era meglio stessero sepolte dov'erano.
"Scusa, mi sono lasciato andare. Ma Saotome, sul serio. Non è possibile che ti blocchi come un poppante di fronte a una cosa tanto evidente. Dalle mie parti esiste un detto: sei un uomo o un caporale? Perché non vediamo tanto di buon occhio l'esercito. Vuoi essere un uomo o ti accontenti di una divisa piena di balbettii?".
Ranma rimase basito dalla franchezza di Mousse. Abbandonò la posa battagliera e si rilassò. Ringraziò sinceramente il loro ospite e trascinò Ryoga fuori di lì, voglioso di mettere finalmente le cose nel giusto binario fra lui e Akane.
   
 
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