Questa storia ha partecipato al contest "Quando Harry Potter e Twilight diventano più o meno la stessa cosa" e si è classificata al quarto posto. Buona lettura. Se vi va, lasciate una recensione, fa sempre piacere. c:
Cedric Diggory era un bel ragazzo
costretto in una stupida macchina babbana con uno stupido aggeggio
babbano che
riproduceva la musica che ascoltava con delle stupide appendici babbane
chiamate cuffie. Suo padre si era
convinto che portarlo dai parenti negli Stati Uniti fosse
un’ottima idea.
Purtroppo lo portò nella città più
piovosa d’America. Proprio in quel momento
stava diluviando. Ed era estate. Sbuffò, abbastanza
scocciato. Gli mancavano i suoi amici,
la sua vecchia Hogwarts, le sue mura, addirittura sentiva la mancanza
dei
professori.
Sbuffò di nuovo.
« Ced, la vuoi smettere? »
borbottò suo padre, senza perdere il sorriso bonario che
aveva dipinto sul
viso. In quel momento gli ricordava Arthur Weasley.
« Non è mica colpa mia se questo
posto è di una noia assoluta! » esclamò
il giovane Tassorosso, guardando fuori
dal finestrino il paesaggio sfumato.
Non sapeva ancora ciò che lo
aspettava.
Passeggiando per il centro, se
così si potevano chiamare quelle cinque strade messe
assieme, notò che tutti lo
guardavano con espressione stranita. Passò vicino ad una
ragazza che proprio in
quel momento stava dicendo: «
Ma quello
è Edward Cullen! E Bella dov’è? Non
stava male? », qualcuno le rispose. «
Magari è andato a prenderle una medicina in farmacia.
» « Oppure si sono
lasciati. » aggiunse qualcun altro, malignamente.
Cedric ebbe l’impressione che
stessero parlando di lui, ma avendo sentito un nome sconosciuto
scrollò le
spalle e continuò a camminare silenziosamente, mentre si
chiedeva oziosamente
perché quei babbani sparlavano in mezzo alla strada
facendosi sentire da tutti.
Finì davanti a un negozio per bambini, pieno di maschere,
giochi e scherzi
babbani. Così decise di entrare e scorse, vicino a degli
occhiali finti con gli
occhi a molla, un ragazzo che gli dava le spalle dai capelli rossi,
alto e
smilzo, con dei vestiti di seconda mano, in una posa pensosa.
« Weasley? » domandò, perplesso.
L’altro si voltò. « Diggory? »
chiese a sua volta.
« Tu sei… George? »
« No, io sono Fred. Ancora non ci
riconosci? »
« Beh, girano voci che ancora
neanche vostra madre vi riconosce, perciò…
»
Scoppiarono a ridere entrambi e,
quando si furono calmati, Fred lo fissò attentamente.
« Che ci fai qui? »
« Sono venuto a trovare dei
parenti. E tu, invece? »
« Io e George stiamo cercando di
girare tutti i negozi di scherzi possibili, per spunti, idee...
»
« Non vi basta Zonko? »
« Veramente ne volevamo aprire
uno nostro, pensavamo di chiamarlo tipo “I
Tiri Furbi Weasley” ma shh! È un
segreto. O, meglio dire, mamma ci
ucciderebbe se lo sapesse. »
« Che ne dici di Vispi, invece
che Furbi? »
« Oooh, hai ragione! Suona molto
meglio. Lo proporrò a George appena tornato a casa.
»
« Senti, ma tu sai mica chi è un
certo Edward Cullen? Per strada mi hanno scambiato per lui. »
« No, mi spiace, amico. Mai
sentito nominare. »
« Va bene, Fred, non importa.
Grazie comunque, ci rivediamo a Hogwarts! » disse Diggory,
avviandosi verso
l’uscita.
« No, alla Coppa del Mondo! » lo
riprese l’altro.
« Sì, giusto! Irlanda contro
Bulgaria! Sarà proprio una bella partita. Allora a presto,
Weasley. » sorrise
il Tassorosso, per poi uscire dal negozio.
Quei due gemelli erano proprio
pazzi, ma erano famosi per le loro burle, forse non era una cattiva
idea quello
di aprire un negozio di scherzi.
Camminò a lungo soprappensiero,
finché si trovò davanti un ragazzo alto e
muscoloso dalla pelle abbronzata, i
capelli corti e gli occhi scuri. Ma la cosa che lo colpì di
più furono i suoi
denti bianchissimi scoperti in un ringhio.
« Ehm… Desidera? » domandò
Cedric, abbastanza confuso. Non aveva mai visto quel tipo e non capiva
quella
reazione.
« Non fare il finto tonto,
succhiasangue. Che ne hai fatto di Bella? »
« Succhiasangue? Bella? Amico, ma
che stai dicendo? »
La sua palese confusione dovette
dipingersi sul suo volto, perché l’altro lo
guardò un po’ sorpreso. Si sporse
appena e annusò. « Non puzzi. »
osservò.
« Sì, mi sono fatto la doccia
stamattina, grazie. »
« No, non capisci. Cos’hai fatto,
Cullen? »
« Ancora ‘sto Cullen? Ma mi volete
dire chi cazzo è? »
« Seguimi. » disse allora lo
spilungone che sembrava odorare di pino e terra bagnata. Era un odore
strano,
ma buono.
Cedric lo seguì, senza pensare
che quell’armadio l’avrebbe potuto mettere k.o. nel
giro di cinque secondi,
ormai la curiosità lo divorava.
Il Tassorosso non sapeva quanto
fosse passato quando arrivarono ad una bella villetta. Una bionda parve
materializzarsi sulla terrazza e ringhiò
all’altro ragazzo.
« Cane. »
Quello non la degnò di molta
attenzione, ma si limitò a dirle: « Non noti
niente di strano? »
Allora lo sguardo dorato di lei
si spostò su Cedric e per un attimo parve pietrificata. Poi
sparì e un secondo
dopo era di nuovo al suo posto.
« Che diamine di scherzo è
questo? » domandò.
« Ma come, avveri tutte le mie
profezie? »
« Vale a dire? » replicò
l’altra,
scuotendo la lunga chioma in un gesto infastidito.
« Che sei stupida tanto quanto le
bionde delle mie barzellette. »
Gli occhi della ragazza si
oscurarono. Nel senso che divennero neri,
non so se mi spiego. Fece per saltare in avanti ma un uomo
più grande e
muscoloso del ragazzo abbronzato la prese per i fianchi e le diede un
bacio sul
collo.
« Dai, Rose, vai da Bella, ha
bisogno di te. »
Quella annuì e rientrò. « Vi
chiamo Edward, ok? »
Ancora
questo Edward? Ma è una persecuzione! pensò Cedric.
Ma non appena lo vide passare
attraverso la soglia di casa comprese il perché di tutta
quella fanfara.
L’altro lo squadrò con un
espressione perplessa.
« Ma cosa…? » dissero insieme,
avvicinandosi uno all’altro e studiandosi. Le uniche cose che
li
differenziavano erano il pallore della pelle di Edward e il colore
degli occhi:
Cedric li aveva grigi, Edward invece dorati come la bionda di nome Rose.
« Chi diavolo sei? » domandò il
mago.
« Edward Cullen. E tu? »
« Cedric Diggory. »
« Sei un umano. » osservò Edward.
« No, giura?! E io che pensavo di
essere un extraterrestre! » esclamò
l’altro sarcasticamente. Si sentì un po’
un Serpeverde, ma quella giornata si stava rivelando veramente
stressante.
Il moro accanto a lui abbozzò un
sorriso. « Chiunque risponda così a questi
succhiasangue è mio amico. Io sono
Jacob. » disse, infine, allungando la mano.
Il ragazzo gliela strinse e si
sorprese di sentirla così calda.
« E poi perché hai detto che sono
un umano? Tu cosa sei, scusa?! »
Poi il cervello collegò ciò che
aveva detto Jacob e quello che aveva detto Edward. Succhiasangue.
« Oh per Merlino. Tu sei un vampiro?!
»
« Per Merlino? Ah, già. Tu sei un
mago. »
« Come lo sai? »
« Leggo nel pensiero. » rispose
semplicemente Edward, come se fosse stata la cosa più ovvia
del mondo. Cedric
si sentì violato, non aveva mai subito un Legilimens e non
voleva che gli
succedesse mai. La testa era l’unico posto in cui lui era al
sicuro, in cui
poteva tenere i suoi segreti.
« Scusa, non lo faccio di
proposito. È come se la tua mente urlasse, io non posso fare
a meno di sentire.
»
Il nostro "hogwartiano" annuì
piano.
« Ti va di entrare e raccontarmi
un po’ di te? Sono molto curioso di questa somiglianza,
potremmo essere
gemelli. »
« Ma non leggi nella mente? »
« Certo, ma sentirlo a voce è
molto meglio. Così puoi rivelarmi ciò che
desideri tu, anche se sarà difficile
non sentire anche i tuoi pensieri. »
« Mi sembra giusto. » acconsentì.
Cedric e Jacob entrarono in
quella casa, il secondo si precipitò subito sul divano dove
stava stesa una
donna, o meglio una ragazza, incinta che si teneva la pancia con una
mano e la
schiena con l’altra. Alla sua vista, il volto scarno e
sciupato di lei si
illuminò di amore. « Ciao! »
esclamò la giovane. Poi spostò lo sguardo verso
Cedric e rimase paralizzata. Lo fece scorrere verso Edward che era
accanto a
lui e le sorrideva gentile, facendole scorgere le zanne attraverso le
labbra
sottili.
« Edward..? » chiese, più confusa
che mai.
« Ciao, sono Cedric. » si
presentò. Tutti gli strinsero la mano e si raccolsero in una
specie di cerchio.
Diggory raccontò di se, del suo mondo, di Hogwarts, di Harry
Potter, mentre i
vampiri (ancora gli suonava strana quella parola, sapeva che esistevano
ma non
credeva che ne avrebbe mai incontrato uno) pendevano dalle sue labbra,
rapiti.
E poi Edward, insieme all’aiuto
della sua famiglia, gli raccontò tutto quello che poteva, di
come Carlisle li
aveva salvati tutti, di come Esme l’avesse accolto come una
madre e di come si
fossero aggiunti tutti gli altri. Infine gli raccontò la sua
storia con Bella,
che lo affascinò molto. Sembrava quasi un romanzo. E dopo
tutto quel parlare
tutti appresero che non erano solo simili nell’aspetto
fisico, ma anche nel
carattere.
« Non è che potreste essere
gemelli. Potreste essere la stessa
persona. » proruppe Jacob, facendo scoppiare tutti
a ridere, un suono
armonioso tra lo scampanellio delle risate femminili e i bassi
maschili. Il più bel suono che Cedric avesse mai sentito.