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Autore: parveth    02/12/2012    4 recensioni
[Cast Once Upon a Time]Il mio amore incondizionato per questa serie mi ha spinta ad immaginare una situazione a dir poco surreale con me stessa come protagonista
Genere: Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Quel martedi mattina mi alzai con un po' meno nervosismo in corpo e anche la mia agitazione da "ommioddio-quanto sto bene qui" si era un po' attenuata:  in parole povere mi stavo abituando alla nuova routine e non mi preoccupavo piu' di potenziali figuracce linguistiche e non, fino al giorno prima infatti avevo paura di lasciarmi troppo andare, un po' per timidezza  e un po' per paura che pensassero male di me,  in fondo avevo pur sempre 18 anni e chissa' quante mie coetanee pazze isteriche vedono ogni giorno e pensano "ma non hanno proprio niente di meglio da fare?",  dal canto mio non ho mai avuto il carattere di mettermi in mostra ad ogni costo ma non sono nemmeno mai stata particolarmente introversa, una giusta via di mezzo diciamo, il guaio e' che se mi lascio andare, ovvero se libero il mio lato "folle"  e' finita, se qualcuno non mi trattiene puo' succedere di tutto.  E naturalmente sto parlando solo di quando vivo la mia vita "normale", immaginate cosa potrebbe succedere li' con loro se qualcuno avesse la malaugurata  idea di darmi corda.

Fino a quel momento non era successo niente, a parte le cuscinate con Robert il giorno prima, solo che giustamente, era un modo per farmi superare l'impasse, il punto e' che la mia testolina bacata l'aveva interpretato come invito implicito al "qui puoi fare tutto prego", tuttavia quel terzo giorno trascorse senza infamia e senza lode, nulla di particolarmente importante,  a parte il fatto che scoprii nel bar un frullato in bottiglietta alla ciliegia particolarmente gustoso dal prezzo di un dollaro (che pero' li' non pagavo) e da cui sviluppai una curiosa dipendenza da li' ai giorni seguenti,  tuttavia ancora mi sfuggiva un piccolo particolare che non avrei tardato a scoprire:

In quel posto i fatti salienti avvenivano dopo il tramonto.

Erano ormai le 19.20  ed eravamo ancora al bar dopo tre ore con tazzine e bicchieri ormai vuoti persi nelle nostre chiacchere senza che nessuno si decidesse ad alzarsi e dire : "andiamo a mangiare ragazzi"  e dire che io normalmente pur mangiando circa a quell'ora la sera sono una che si accende come un fiammifero dopo soli 10 minuti di ritardo ma li ero in un "mondo" a parte,  e' vero che praticamente non ci eravamo mai mossi ma io ero sicurissima che con loro non mi sarei annoiata nemmeno se fossimo stati tutti costretti da una tempesta di neve in un eremo isolato sulla cima dell'Annapurna.

"Scusate se ve lo dico, ma oggi non ho proprio voglia di mangiare quello che ci danno qui"  era saltato su Jamie   "non hai torto, in fondo son sempre le stesse cose, e anche lei poverina se mangia sempre le stesse cose alla fine della settimana non ne potra' piu'"  era intervenuta Lana,  la "lei"  in questione ero io,  "ma cosa possiamo fare?"  chiese Emilie senza rivolgersi a nessuno in particolare,  "se non ricordo male, quando giravamo un giorno ci eravamo rivolti ad un ristorante giapponese non lontano da qui,  sempre che piaccia anche a te ovviamente"  disse Jenny,  "ma certo"  le risposi,  "purtroppo pero' quella volta ci mise una vita a portarci tutto, e' vero che ora siamo in meno ma io non rischierei"  disse Robert in tono pragmatico,  "e se cucinassimo noi? se ci facessimo una pizza?"  intervenne  Meghan ,   tutti ci dicemmo entusiasti e andammo nelle cucine per farci dare dai cuochi tutti gl'ingredienti necessari.

Alla fine decidemmo  di fare una pizza prosciutto e funghi anche perche' purtroppo altri ingredienti potenzialmente adatti scarseggiavano ma io non me ne lamentavo di certo: mica volevo andare a dormire con un mattone sullo stomaco,  al vedere gli uomini agghindati col grembiule da cucina scoppiammo tutte a ridere sonoramente, Jessy dovette sedersi per non stramazzare a terra in preda alle convulsioni, a me fece specie vedere Robert con i capelli legati in un codino corto ma non feci commenti, anche perche' stava bene, quindi.  

Ci accorgiamo di non avere abbastanza sfoglia ergo dobbiamo farcela da soli,  per fortuna Josh ha recuperato da uno scaffale un libro dove ci sono segnate le giuste dosi, lo mettiamo al centro del tavolo e ci accingiamo ad impastare l'acqua, le uova e la farina,  essendo in dodici  ne occorrono moltissimi tant'e' che alla fine scegliamo di farne due di pizze seppur piuttosto grosse, altrimenti non ci starebbero nemmeno nel forno,  l'altra sara' una margherita.  "oh, accidenti ho finito la farina"  disse Raphael dopo circa mezzora,  "tranquillo, vado a prenderne un altro sacco"  disse Jamie avviandosi verso la dispensa,  "ehi, che ne dite di un po' di musica?"  chiese Ginny accennando ad un piccolo stereo situato su un mobiletto accanto ai fornelli  "perche' no?"  disse Claudia impegnata nell'aggiungere un po' d'acqua al suo impasto,  nel frattempo torna Jamie con un enorme sacco di farina sulle spalle,  quando esprimo il mio stupore riguardo le dimensioni e la quantita' di farina mi spiegano che e' normale che nelle mense e nei ristoranti ne acquistino in dosi massicce, visto che la usano per torte e altro,  e iniziamo a prenderne un pugno ciascuno,  dallo stereo acceso partono le note di una canzone che, appena giunge alle mie orecchie mi trasfigura letteralmente i lineamenti del viso:  "as long as we got each other"  la sigla di  "growing pains"  (in italia: genitori in blue jeans)  un telefilm che  da piccola  adoravo: era la storia di una famiglia americana con tre figli, il cui padre, psicologo lavorava in casa e la madre faceva la giornalista tutto il giorno fuori,  non era niente di che, intendiamoci ma venivano fuori delle situazioni da morire dal ridere,  senza nemmeno rendermene conto comincio a canticchiarla ad alta voce:  " show me that smile again,  oh, show me that smile" ,  tutti mi guardano come se mi fosse appena spuntato un braccio in piu',   "don't waste another, minute on your cryin"  prosegue Lana  e stavolta tocca a me far tanto d'occhi:  da noi aveva avuto un discreto successo per quel che ne sapevo io ma da loro doveva essere molto di piu' anche perche' fu il trampolino di lancio per un attore che sarebbe diventato famosissimo negli anni '90:  Leonardo di Caprio.  Riprendendosi dallo shock  Jenny stoppa per un attimo la musica e mi lancia uno sguardo come a dire:  "e tu come fai a saperla?"  e' vero, sono "straniera"  ma sono anche cresciuta a pane e telefilm e lo ammetto tranquillamente,  la musica riparte:  "we nowhere the end,  the best is ready to begin"  continua lei,  "all in a cloudy daze, i look into your eyes and see them shining out"  intona Jessy aggiungendo un po' di pomodoro al suo impasto   "holding you close this way, is like having summer every day"   canta Raphael alzando un po' la voce.   "as long as we got each other"  ormai ho deciso di lasciare insieme all'impasto la mia parte razionale e mi metto a ballare per la cucina buttando farina ovunque (senza fare apposta beninteso) e gli altri mi vengono dietro cantando: fortuna che non siamo in centro citta' altrimenti la polizia ci arresterebbe per schiamazzi!  "you can dipend on me,  'cause i need you like the air i breathe"  a quel punto della canzone lo sguardo mi cade su di Loro.

la coppia d'oro di Once upon a time.

Esatto.

Robert ed Emilie.

E ciononostante quella frase sia molto bella specie riferita a loro due scoppio a ridere come un'emerita scema, e non posso nemmeno asciugarmi gli occhi perche' ho le mani sporche di farina, faccio per allungare una mano e prendere lo strofinaccio sul tavolo per pulirmi quando una voce vicinissima mi dice  "Let's make a deal dearie?"  non faccio in tempo a voltarmi che una nuvola bianca mi colpisce in pieno viso appannandomi completamente gli occhiali e facendomi rimanere di sasso,  tutti scoppiano a ridere e Robert mi si avvicina:  "mi spiace non volevo mandartela negli occhi"   in realta' ho si la faccia completamente bianca ma la farina  e' rimasta sugli occhiali senza entrare negli occhi, io lo rassicuro ma intanto indietreggio fino al tavolo dove  afferro una manciata di farina e gliela tiro contro,  non l'avessi mai fatto!  in un attimo non solo lui ma anche gli altri cominciano a lanciarmi addosso la farina a manate,  meno male che abbiamo tutti terminato l'impasto altrimenti non ne sarebbe rimasta abbastanza,  dopo pochi minuti ne siamo tutti completamente ricoperti,  addirittura a Jamie e' entrata nel naso:  "hey sindaco, dobbiamo cambiare sceriffo: questo sniffa la cocaina"  scherza Robert  "ah si? e allora chissa' che trovo nel suo negozio: allora si che si spiegherebbe perche' e' sempre cosi calmo"  ribatte Jamie  "ma la cocaina ti manda a mille il cervello facendoti stare tutt'altro che calmo"  dico io cercando di smettere di ridere  "si vede che si tiene qualcos'altro la' dentro" dice Jenny facendo il gesto di arrotolare uno spinello,  se avessero sentito da fuori avrebbero pensato che fosse scoppiata una bomba da quanto ridevamo tutti,  io ormai ho il singhiozzo e per inghiottire l'acqua che mi porge Emilie in un bicchiere devo chiudere gli occhi altrimenti replicherei una scena de l'Esorcista,  in quel momento suona il contatore del forno avvisandoci che le pizze sono pronte e dopo esserci calmati ci sediamo a mangiare.

Verso le 23.15  andiamo tutti a dormire ma io e Meghan passiamo almeno un'altra ora sveglie parlando e ridendo per quello che era successo poche ore prima.


Il mercoledi' quando scendo percepisco qualcosa di strano nell'aria:  non qualcosa di negativo, non so come spiegarlo: e' come se tutti fossero in attesa di qualcosa, ma non ho il coraggio di chiedere, anche perche' penso che sia solo una mia sensazione, chi lo sa.  Avendo il pc in camera credevo di rimanerci attaccata le ore, invece e' gia tanto se spulcio facebook il pomeriggio o la sera quando carico le foto (Meghan aveva scherzato sul fatto che era un peccato non essersele fatte dopo la lotta con la farina) in compenso ho sviluppato una sorta di dipendenza da quel frullato alla ciliegia: siccome non voglio tornare a casa con 10 kg in piu' cerco di berne il piu spesso possibile e di mangiare molta frutta in mensa, ormai tutti mi hanno sopprannominata "cherry girl",  circa un'ora prima di pranzo mentre siamo tutti in sala relax Claudia riceve una chiamata sul cellulare ed esce,  io che sono impegnata in una partita alla Wii con Jessy non ci faccio piu' di tanto caso ma quando torna mi accorgo che non e' sola:  c'e' Jared con lei.   Eh si, proprio il piccolo Henry.  Mi avvicino e mi presento, mentre gli stringo la mano penso: "fortuna che non c'eri ieri sera altrimenti chissa' che pensavi"  mi dicono pero' che i suoi genitori verranno a prenderlo verso sera,  un po' mi spiace ma sono contenta di averlo conosciuto,  il pomeriggio scorre tranquillo, e mi chiedono come va la serie in Italia:  io gli dico che non conosco i dati esatti ma che comunque siamo in tanti a cui piace, almeno secondo quanto leggo in rete:  "una cosa che mi piace molto e' il fatto che ti spiegano perche' i cattivi sono cattivi: quando da piccoli ci leggevano le favole invece ci dicevano: lui/lei e' cattivo/a  e basta. e noi dovevamo accettarlo cosi" dico io   "beh ma e' ovvio, ora sei piu' grande, e di certo la nostra non e' una serie rivolta ai bambini"   mi dice Lana,  io continuo dicendo che alcuni teorizzavano che la regina fosse invidiosa di Biancaneve non tanto per la bellezza ma per la giovinezza,  "ma nel vostro caso il problema non si pone: siete entrambe bellissime"  , loro mi ringraziano e trovano interessante quella teoria, poi mi chiedono visto che scrivo su di loro quale coppia sia la piu' quotata:  "beh, ovviamente Snow e Charming hanno molto successo,  e anche Red/Cricket"  dico accennando a Meghan e Raphael  che scoppia a ridere:  "ma chi, noi??"   "giuro! anche se la preferita in assoluto e'..."   "...io e lui"  continua Emilie con noncuranza leggendo una rivista mentre a Robert che sta facendo un cruciverba cade di mano la penna  "come qui, insomma"  dice raccogliendola   "sapete che vi dico? se Claudia mi da una mano a tradurle ve ne leggo un paio"  propongo io  "ma certo"  acconsente lei.  Guardo l'ora e mi accorgo che sono in ritardo: devo chiamare mia madre prima che vada al lavoro, si era tanto raccomandata che la chiamassi a meta' settimana,  mi congedo e vado in camera:

"pronto?"

"hel...ehm ciao mamma"

"ciao, come va li? ti diverti?"

"si certo"

"e loro come sono?"

"(dei pazzi scatenati, figurati che ieri sera ci saremmo tirati addosso l'un l'altro un paio di kg di farina)... molto gentili e simpatici, non si danno affatto delle arie"

"bene, ora ti lascio che devo andare a lavorare e poi spendiamo troppo, mandaci sms ok?"

"ok mamma ciao"

"ciao"

Poso il cellulare sul comodino e mi lascio cadere sul letto riflettendo sul fatto che se davvero gli raccontassi quello che e' successo il giorno precedente non mi crederebbero.

O mi porterebbero alla neuro.

Per me va bene, basta che mi mettano in cella accanto a quelli che ho lasciato al piano di sotto.



  
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