[Cast Once Upon a Time]Il mio amore incondizionato per questa serie mi ha spinta ad immaginare una situazione a dir poco surreale con me stessa come protagonista
Genere: Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Quel martedi mattina mi alzai con un po' meno
nervosismo in
corpo e anche la mia agitazione da "ommioddio-quanto sto bene qui" si
era un po' attenuata: in parole povere mi stavo abituando
alla
nuova routine e non mi preoccupavo piu' di potenziali figuracce
linguistiche e non, fino al giorno prima infatti avevo paura di
lasciarmi troppo andare, un po' per timidezza e un po' per
paura
che pensassero male di me, in fondo avevo pur sempre 18 anni
e
chissa' quante mie coetanee pazze isteriche vedono ogni giorno e
pensano "ma non hanno proprio niente di meglio da fare?", dal
canto mio non ho mai avuto il carattere di mettermi in mostra ad ogni
costo ma non sono nemmeno mai stata particolarmente introversa, una
giusta via di mezzo diciamo, il guaio e' che se mi lascio andare,
ovvero se libero il mio lato "folle" e' finita, se qualcuno
non
mi trattiene puo' succedere di tutto. E naturalmente sto
parlando
solo di quando vivo la mia vita "normale", immaginate cosa potrebbe
succedere li' con loro se qualcuno avesse la malaugurata idea
di
darmi corda.
Fino a quel momento non era successo niente, a parte le cuscinate con
Robert il giorno prima, solo che giustamente, era un modo per farmi
superare l'impasse, il punto e' che la mia testolina bacata l'aveva
interpretato come invito implicito al "qui puoi fare tutto prego",
tuttavia quel terzo giorno trascorse senza infamia e senza lode, nulla
di particolarmente importante, a parte il fatto che scoprii
nel
bar un frullato in bottiglietta alla ciliegia particolarmente gustoso
dal prezzo di un dollaro (che pero' li' non pagavo) e da cui sviluppai
una curiosa dipendenza da li' ai giorni seguenti, tuttavia
ancora
mi sfuggiva un piccolo particolare che non avrei tardato a scoprire:
In quel posto i fatti salienti avvenivano dopo il tramonto.
Erano ormai le 19.20 ed eravamo ancora al bar dopo tre ore
con
tazzine e bicchieri ormai vuoti persi nelle nostre chiacchere senza che
nessuno si decidesse ad alzarsi e dire : "andiamo a mangiare ragazzi"
e dire che io normalmente pur mangiando circa a quell'ora la
sera
sono una che si accende come un fiammifero dopo soli 10 minuti di
ritardo ma li ero in un "mondo" a parte, e' vero che
praticamente
non ci eravamo mai mossi ma io ero sicurissima che con loro non mi
sarei annoiata nemmeno se fossimo stati tutti costretti da una tempesta
di neve in un eremo isolato sulla cima dell'Annapurna.
"Scusate se ve lo dico, ma oggi non ho proprio voglia di mangiare
quello che ci danno qui" era saltato su Jamie "non
hai
torto, in fondo son sempre le stesse cose, e anche lei poverina se
mangia sempre le stesse cose alla fine della settimana non ne potra'
piu'" era intervenuta Lana, la "lei" in
questione ero
io, "ma cosa possiamo fare?" chiese Emilie senza
rivolgersi
a nessuno in particolare, "se non ricordo male, quando
giravamo
un giorno ci eravamo rivolti ad un ristorante giapponese non lontano da
qui, sempre che piaccia anche a te ovviamente"
disse Jenny,
"ma certo" le risposi, "purtroppo pero'
quella volta
ci mise una vita a portarci tutto, e' vero che ora siamo in meno ma io
non rischierei" disse Robert in tono pragmatico, "e
se
cucinassimo noi? se ci facessimo una pizza?" intervenne
Meghan , tutti ci dicemmo entusiasti e andammo
nelle
cucine per farci dare dai cuochi tutti gl'ingredienti necessari.
Alla fine decidemmo di fare una pizza prosciutto e funghi
anche
perche' purtroppo altri ingredienti potenzialmente adatti
scarseggiavano ma io non me ne lamentavo di certo: mica volevo andare a
dormire con un mattone sullo stomaco, al vedere gli uomini
agghindati col grembiule da cucina scoppiammo tutte a ridere
sonoramente, Jessy dovette sedersi per non stramazzare a terra in preda
alle convulsioni, a me fece specie vedere Robert con i capelli legati
in un codino corto ma non feci commenti, anche perche' stava bene,
quindi.
Ci accorgiamo di non avere abbastanza sfoglia ergo dobbiamo farcela da
soli, per fortuna Josh ha recuperato da uno scaffale un libro
dove ci sono segnate le giuste dosi, lo mettiamo al centro del tavolo e
ci accingiamo ad impastare l'acqua, le uova e la farina,
essendo
in dodici ne occorrono moltissimi tant'e' che alla fine
scegliamo
di farne due di pizze seppur piuttosto grosse, altrimenti non ci
starebbero nemmeno nel forno, l'altra sara' una margherita.
"oh, accidenti ho finito la farina" disse Raphael
dopo
circa mezzora, "tranquillo, vado a prenderne un altro sacco"
disse Jamie avviandosi verso la dispensa, "ehi, che
ne dite
di un po' di musica?" chiese Ginny accennando ad un piccolo
stereo situato su un mobiletto accanto ai fornelli "perche'
no?"
disse Claudia impegnata nell'aggiungere un po' d'acqua al suo
impasto, nel frattempo torna Jamie con un enorme sacco di
farina
sulle spalle, quando esprimo il mio stupore riguardo le
dimensioni e la quantita' di farina mi spiegano che e' normale che
nelle mense e nei ristoranti ne acquistino in dosi massicce, visto che
la usano per torte e altro, e iniziamo a prenderne un pugno
ciascuno, dallo stereo acceso partono le note di una canzone
che,
appena giunge alle mie orecchie mi trasfigura letteralmente i
lineamenti del viso: "as long as we got each other"
la
sigla di "growing pains" (in italia: genitori in
blue
jeans) un telefilm che da piccola
adoravo: era la
storia di una famiglia americana con tre figli, il cui padre, psicologo
lavorava in casa e la madre faceva la giornalista tutto il giorno
fuori, non era niente di che, intendiamoci ma venivano fuori
delle situazioni da morire dal ridere, senza nemmeno
rendermene
conto comincio a canticchiarla ad alta voce: " show me that
smile
again, oh, show me that smile" , tutti mi guardano
come se
mi fosse appena spuntato un braccio in piu', "don't waste
another, minute on your cryin" prosegue Lana e
stavolta
tocca a me far tanto d'occhi: da noi aveva avuto un discreto
successo per quel che ne sapevo io ma da loro doveva essere molto di
piu' anche perche' fu il trampolino di lancio per un attore che sarebbe
diventato famosissimo negli anni '90: Leonardo di Caprio.
Riprendendosi dallo shock Jenny stoppa per un
attimo la
musica e mi lancia uno sguardo come a dire: "e tu come fai a
saperla?" e' vero, sono "straniera" ma sono anche
cresciuta
a pane e telefilm e lo ammetto tranquillamente, la musica
riparte: "we nowhere the end, the best is ready to
begin"
continua lei, "all in a cloudy daze, i look into
your eyes
and see them shining out" intona Jessy aggiungendo un po' di
pomodoro al suo impasto "holding you close this way, is like
having summer every day" canta Raphael alzando un po' la
voce.
"as long as we got each other" ormai ho deciso di
lasciare
insieme all'impasto la mia parte razionale e mi metto a ballare per la
cucina buttando farina ovunque (senza fare apposta beninteso) e gli
altri mi vengono dietro cantando: fortuna che non siamo in centro
citta' altrimenti la polizia ci arresterebbe per schiamazzi!
"you can dipend on me, 'cause i need you like the
air i breathe" a quel punto della canzone lo sguardo mi cade
su di Loro.
la coppia d'oro di Once upon a time.
Esatto.
Robert ed Emilie.
E ciononostante quella frase sia molto bella specie riferita a loro due
scoppio a ridere come un'emerita scema, e non posso nemmeno asciugarmi
gli occhi perche' ho le mani sporche di farina, faccio per allungare
una mano e prendere lo strofinaccio sul tavolo per pulirmi quando una
voce vicinissima mi dice "Let's make a deal dearie?"
non faccio in tempo a voltarmi che una nuvola bianca mi
colpisce in pieno viso appannandomi completamente gli occhiali e
facendomi rimanere di sasso, tutti scoppiano a ridere e
Robert mi si avvicina: "mi spiace non volevo mandartela negli
occhi" in realta' ho si la faccia completamente bianca ma la
farina e' rimasta sugli occhiali senza entrare negli occhi,
io lo rassicuro ma intanto indietreggio fino al tavolo dove
afferro una manciata di farina e gliela tiro contro,
non l'avessi mai fatto! in un attimo non solo lui
ma anche gli altri cominciano a lanciarmi addosso la farina a manate,
meno male che abbiamo tutti terminato l'impasto altrimenti
non ne sarebbe rimasta abbastanza, dopo pochi minuti ne
siamo tutti completamente ricoperti, addirittura a Jamie e'
entrata nel naso: "hey sindaco, dobbiamo cambiare sceriffo:
questo sniffa la cocaina" scherza Robert "ah si? e
allora chissa' che trovo nel suo negozio: allora si che si spiegherebbe
perche' e' sempre cosi calmo" ribatte Jamie "ma la
cocaina ti manda a mille il cervello facendoti stare tutt'altro che
calmo" dico io cercando di smettere di ridere "si
vede che si tiene qualcos'altro la' dentro" dice Jenny facendo il gesto
di arrotolare uno spinello, se avessero sentito da fuori
avrebbero pensato che fosse scoppiata una bomba da quanto ridevamo
tutti, io ormai ho il singhiozzo e per inghiottire l'acqua
che mi porge Emilie in un bicchiere devo chiudere gli occhi altrimenti
replicherei una scena de l'Esorcista, in quel momento suona
il contatore del forno avvisandoci che le pizze sono pronte e dopo
esserci calmati ci sediamo a mangiare.
Verso le 23.15 andiamo tutti a dormire ma io e Meghan
passiamo almeno un'altra ora sveglie parlando e ridendo per quello che
era successo poche ore prima.
Il mercoledi' quando scendo percepisco qualcosa di strano nell'aria:
non qualcosa di negativo, non so come spiegarlo: e' come se
tutti fossero in attesa di qualcosa, ma non ho il coraggio di chiedere,
anche perche' penso che sia solo una mia sensazione, chi lo sa.
Avendo il pc in camera credevo di rimanerci attaccata le ore,
invece e' gia tanto se spulcio facebook il pomeriggio o la sera quando
carico le foto (Meghan aveva scherzato sul fatto che era un peccato non
essersele fatte dopo la lotta con la farina) in compenso ho sviluppato
una sorta di dipendenza da quel frullato alla ciliegia: siccome non
voglio tornare a casa con 10 kg in piu' cerco di berne il piu spesso
possibile e di mangiare molta frutta in mensa, ormai tutti mi hanno
sopprannominata "cherry girl", circa un'ora prima di pranzo
mentre siamo tutti in sala relax Claudia riceve una chiamata sul
cellulare ed esce, io che sono impegnata in una partita alla
Wii con Jessy non ci faccio piu' di tanto caso ma quando torna mi
accorgo che non e' sola: c'e' Jared con lei. Eh
si, proprio il piccolo Henry. Mi avvicino e mi presento,
mentre gli stringo la mano penso: "fortuna che non c'eri ieri sera
altrimenti chissa' che pensavi" mi dicono pero' che i suoi
genitori verranno a prenderlo verso sera, un po' mi spiace ma
sono contenta di averlo conosciuto, il pomeriggio scorre
tranquillo, e mi chiedono come va la serie in Italia: io gli
dico che non conosco i dati esatti ma che comunque siamo in tanti a cui
piace, almeno secondo quanto leggo in rete: "una cosa che mi
piace molto e' il fatto che ti spiegano perche' i cattivi sono cattivi:
quando da piccoli ci leggevano le favole invece ci dicevano: lui/lei e'
cattivo/a e basta. e noi dovevamo accettarlo cosi" dico io
"beh ma e' ovvio, ora sei piu' grande, e di certo la nostra
non e' una serie rivolta ai bambini" mi dice Lana,
io continuo dicendo che alcuni teorizzavano che la regina
fosse invidiosa di Biancaneve non tanto per la bellezza ma per la
giovinezza, "ma nel vostro caso il problema non si pone:
siete entrambe bellissime" , loro mi ringraziano e trovano
interessante quella teoria, poi mi chiedono visto che scrivo su di loro
quale coppia sia la piu' quotata: "beh, ovviamente Snow e
Charming hanno molto successo, e anche Red/Cricket"
dico accennando a Meghan e Raphael che scoppia a
ridere: "ma chi, noi??" "giuro! anche se la
preferita in assoluto e'..." "...io e lui"
continua Emilie con noncuranza leggendo una rivista mentre a
Robert che sta facendo un cruciverba cade di mano la penna
"come qui, insomma" dice raccogliendola
"sapete che vi dico? se Claudia mi da una mano a tradurle ve ne leggo
un paio" propongo io "ma certo"
acconsente lei. Guardo l'ora e mi accorgo che sono
in ritardo: devo chiamare mia madre prima che vada al lavoro, si era
tanto raccomandata che la chiamassi a meta' settimana, mi
congedo e vado in camera:
"pronto?"
"hel...ehm ciao mamma"
"ciao, come va li? ti diverti?"
"si certo"
"e loro come sono?"
"(dei pazzi scatenati, figurati che ieri sera ci saremmo tirati addosso
l'un l'altro un paio di kg di farina)... molto gentili e simpatici, non
si danno affatto delle arie"
"bene, ora ti lascio che devo andare a lavorare e poi spendiamo troppo,
mandaci sms ok?"
"ok mamma ciao"
"ciao"
Poso il cellulare sul comodino e mi lascio cadere sul letto riflettendo
sul fatto che se davvero gli raccontassi quello che e' successo il
giorno precedente non mi crederebbero.
O mi porterebbero alla neuro.
Per me va bene, basta che mi mettano in cella accanto a quelli che ho
lasciato al piano di sotto.