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Autore: baka_the_genius_mind    03/12/2012    5 recensioni
"Kevin aveva un cuore grande, senza dubbio, e non negava un sorriso a nessuno."
[Elvin, Kemaru]
Genere: Fluff, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Gray eyes like glass

(Loving you is like loving a cold machine)



Da che mondo è mondo, non c'era mai stato spazio per lui nel cuore di Kevin.

Eli se n'era reso conto praticamente subito e aveva accettato il fatto con la solita, pigra indifferenza che aveva sempre caratterizzato la sua vita: una sorta di neutra rassegnazione che l'aveva protetto dai colpi bassi che il destino aveva cercato di infliggergli, quei colpi scorretti, al ventre molle, che ti lasciano senza un briciolo di fiato nel polmoni e che grazie a questa sua caratteristica l'avevano preso, ma di striscio, bruciando ma non uccidendo.

Kevin aveva un cuore grande, senza dubbio, e non negava un sorriso a nessuno. Ma un cuore grande non significa un cuore infinito. E il suo cuore era già così pieno che non c'era mai stato spazio per Elison Kim.

Non era una disgrazia, voglio dire, com'è che si dice?, non piangere sul latte versato, il mare è pieno di pesci e tutte quelle altre cose lì.

Eli si era rassegnato nel suo modo molto Eli di rassegnarsi, un'alzata di spalle e via, non che fosse morto qualcuno: Kevin era suo amico, certo, e lui lo accompagnava volentieri a fare shopping (vedi: gli teneva volentieri le borse mentre veniva trascinato in ogni singolo sgabuzzino che vendesse anche solo fiammiferi bagnati), Kevin in cambio lo aiutava con il coreano, fingevano insieme di sparlare di Soohyun in inglese, ma finiva tutto lì.

Kevin non l'avrebbe mai chiamato alle due di notte perchè aveva fatto un brutto sogno, Eli non l'avrebbe mai invitato a casa sua per riempire l'odioso e umido silenzio che ne impregnava i muri.

C'era un'ipocrita patina di sterile formalità che aleggiava attorno alle loro conversazioni, un distacco sottile ma solido che permetteva loro di ignorare senza sensi di colpa quell'enorme mucchio di cose non dette e di ambiguità che aleggiava nel loro rapporto.

-

Eli ci aveva messo un bel po' a capirne la causa (avrebbe detto che il motivo era perchè non se ne curava, ma la verità era che se ne curava più di quello che sarebbe stato giusto e normale fare) e le sue timide e quasi inconsapevoli ipotesi erano state confermate il giorno in cui entrando in sala prove aveva visto Kevin e Kibum baciarsi come se il mondo stesse per finire.

La cosa aveva provocato una serie di reazioni contrastanti dentro di lui.

Da un lato si rendeva conto che non c'era assolutamente niente di cui meravigliarsi. Voglio dire, Kevin era spaventosamente assorbito da Kibum, l'aveva sempre difeso quando gli altri si lamentavano dei suoi scatti d'ira, anche quando ne era lui stesso mortificata vittima e lo guardava con quei suoi occhioni spalancati come fosse un dio, in un modo che Eli aveva pensato più volte di dirgli che era patetico, ma che alla fine non aveva mai fatto. Ed era innegabile che Kibum avesse qualcosa per il visual maknae: dopotutto questo era l'unico che non si beccasse una scarpa da ginnastica sul naso se lo chiamava Kibummie (cosa che Eli trovava molto ingiusta, comunque) e l'unico che (ogni tanto, eh) potesse avere l'enorme onore di poggiargli la testa in grembo e farsi coccolare un po' (cosa che ad Eli stava benissimo, grazie tante, non era così scellerato da voler rischiare volontariamente il proprio scalpo con quelle che Kibum riteneva fossero affettuose carezze).

Dall'altro, ovviamente, la cosa lo lasciò vagamente tramortito. Dio, era un diciannovenne che aveva da poco cominciato a provare l'inebriante sensazione di essere fermato in strada per un autografo, il pensiero di due bandmates maschi che si baciavano in sala prove non trovava una giusta collocazione nella sua testa.

Da un altro ancora (cominciava a chiedersi quanti cacchio di lati avesse il suo cervello) venne la consapevolezza di non aver nessuna possibilità di entrarci, nel grandissimo cuore di Kevin, mischiata al fatto che, ehi, uoh, piano, chi ha mai detto di volerci entrare nel cuore di Kevin?

Non sarebbe mai riuscito a scalzare Kibum e anche se ce l'avesse fatta il diretto interessato gli avrebbe aperto lo sterno in due per spargere le sue interiora nell'Oceano.

Cosa di cui comunque quel giorno Kibum l'aveva effettivamente minacciato, nel caso gli fosse venuta la balzana idea di raccontare in giro quello che aveva visto, prima di andarsene sbattendo la porta, pronto ad investire il primo, povero malcapitato (che sarebbe poi risultato essere Xander) con uno dei suoi tristemente famosi scatti d'ira di cui sopra.

Quella volta Kevin si era limitato a sorridergli stancamente, con una strana luce negli occhi freddi.

-

Se Kevin aveva un cuore grande ma con un solo posto, Eli ce l'aveva molto ristretto, ma simile alle borsette di certe ragazze, che per quanto piccole non potresti mai immaginarti quanta roba ci sta dentro, incastrando, spingendo e pressando. Era tutto così spiaccicato e pigiato nel suo cuore e nella sua mente che era sufficiente il piccolo movimento inconsulto di solo uno di questi numerosi nodi affettivi perchè tutti gli altri cominciassero ad agitarsi e a lamentarsi che, cacchio, si sta strettissimi in sto buco!, gradirei non mi urlassi nelle orecchie, grazie tante, e smettila di muoverti, coglione, mi hai pestato un piede!

Era spesso soggetto a profondi rimescolamenti interiori (che comunque non duravano mai più di qualche minuto, era nato con l'incapacità cronica di preoccuparsi troppo delle cose) suscitati anche solo da un abbraccio durato un istante in più di quello che un normale abbraccio fraterno avrebbe dovuto durare, ma stranamente dopo l'episodio della sala prove le cose non erano cambiate troppo. Lui continuava a non curarsi di ciò che lo circondava tanto di ciò che provava, Kevin continuava a fingere che il suo cuore abbracciasse il mondo intero, Kibum continuava ad arrabbiarsi per sciocchezze (anche se la percentuale delle volte in cui indirizzava la sua furia verso di lui era esponenzialmente cresciuta).

Eli non ci aveva rimuginato sopra troppo, non era da lui.

Se qualche volta si era chiesto come mai Kevin rifiutasse i suoi tocchi e i suoi abbracci (con un sorriso da angelo caduto sulle labbra, certo, ma con una strana e quieta fermezza), bene, ora sapeva il perchè. D'altronde non aveva mai lottato per distruggere quel muro, non vedeva perchè cominciare ora che aveva scoperto che dietro la carta velina di cui sembrava fatto c'era una lastra d'acciaio. Non si vergognava di ammettere, per lo meno con se stesso, che non gli piaceva combattere per niente e nessuno, nemmeno per ciò in cui credeva. Non gli piaceva fare fatica, non gli piaceva mettersi a nudo, non gli piaceva impuntarsi. Preferiva le soluzioni semplici, preferiva accontentarsi, preferiva rassegnarsi.

Aveva preso atto delle cose e anche quegli isolati episodi di no, non rabbia, non frustrazione, ma leggero fastidio che ogni tanto gli saliva in gola come bile acida erano cessati del tutto.

Kevin era di Kibum, punto.

Per una questione di rispetto, per una questione di principio, per una questione di, scusa, in fondo cosa gliene fregava di chi si faceva Kevin?, per una serie di questioni che non aveva neanche tentato di chiarificare nella sua testa, Eli aveva abbandonato quella timida volontà di lisciare le cose fra lui e Kevin, l'aveva soffocata senza sforzo, senza rendersi conto che quel suo cuore pieno e incasinato aveva già cominciato a fare spazio a qualcuno che non voleva entrarci.

-

Il punto di svolta, banalmente, era stato l'allontanarsi di Kibum e Xander.

Anche se in quel momento tristemente occupato a piangere lacrime amarissime contro il collo della sua umma acquisita (“Shhh, buono, Elison, buono... stai tranquillo, andrà tutto bene.”), Eli si era perfettamente reso conto che tutto ciò avrebbe portato enormi cambiamenti, non solo all'interno del gruppo, com'è logico che fosse, ma direttamente fra lui e Kevin. Se n'era reso conto ancora prima che Kevin affondasse il volto in lacrime nel suo torace, creando una bolla di scomoda immobilità in mezzo al caotico aeroporto, ancora prima che lo chiamasse nel pieno della notte con la voce spezzata per chiedergli se gli andava una fetta di torta.

Da quel momento in poi era stato un precipizio senza fine.

Kevin aveva deciso, in base ad un ragionamento assurdo e contorto di cui Eli non aveva avuto il coraggio di chiedere spiegazioni, che lui era l'unico in grado di capire come si sentiva, l'unico che conosceva ciò che provava, l'unico che aveva il diritto di abbracciarlo quando lo vedeva giù di morale (cosa che comunque Eli non aveva mai fatto se non quando esplicitamente richiesto, si sentiva troppo negato in queste cose per rischiare di fare la mossa sbagliata).

In poche settimane Eli aveva sperimentato più Kevin che in tutto il resto della sua vita. Dopo tre anni di sorrisi distanti, di risposte educate ma sfuggenti, Kevin lo cercava, lo toccava, lo abbracciava, lo guardava con occhi diversi, in un modo strano e intimo che faceva sentire Eli stesso una persona diversa.

Kevin sedeva accanto a lui nel van, flirtava con lui durante le interviste, gli indirizzava parole d'elogio e di conforto, cucinava per lui, gli faceva regali e in generale esprimeva una palese predilezione nei confronti della sua compagnia al punto da ricoprire ogni suo gesto d'una patina di imbarazzo che calava su di Eli con dolcezza.

Eli si era sempre ripromesso di parlare con Kevin di questa improvvisa... cosa, perchè si rendeva conto che un cambiamento così repentino doveva nascondere qualcosa, ma aveva sempre accantonato ogni volontà di fronte a quei sorrisi caldissimi e densi come miele o all'incredibile e collosa dolcezza che scaturiva dalle sue dita sottili quando gli accarezzava un braccio - perchè, va bene, poteva anche, forse, ammettere di avere qualcosa per Kevin.

Aveva finto per anni che non gli importasse d'essere trattato come un amico di serie b, e solo per lui l'aveva fatto, e ora per lui e per quei sorrisi avrebbe finto di non rendersi conto che il suo affetto aveva un retrogusto di plastica, di ipocrisia, che gli rimaneva incollato al palato ogni volta che pronunciava il suo nome.

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L'altro enorme cambiamento era stato AJ.

Eli l'aveva conosciuto anni prima quando erano entrambi trainee e il loro rapporto era nato quando l'aveva sentito imprecare pesantemente in inglese dopo aver sbattuto il ginocchio contro un mobile; si erano guardati negli occhi per qualche istante, prima che una risatina abbozzata sciogliesse definitivamente ogni remora o timidezza.

Ritrovarsi nello stesso gruppo dopo tutto quel tempo era stato come ritrovare a trent'anni il migliore amico delle elementari e scoprire che nonostante tutto si ha ancora tanto di cui parlare.

AJ era terribilmente diverso da lui ed Eli lo ammirava in uno strano modo.

Era un lavoratore instancabile, un gran compositore e un rapper di talento, ma gli piaceva soprattutto perchè se gli stavi sulle palle non aveva nessun problema a dirtelo in faccia, con l'estrema ed ironica educazione di cui era solito e il ghigno felino che fungeva da suo personale marchio di fabbrica; era estremamente diretto, di una sincerità che correva spesso sul filo della maleducazione con gran sicurezza, senza mai cadere.

Lui e Kevin avevano ingranato male fin dal primo incontro e col tempo le cose non erano che peggiorate.

Chiaramente Kevin mal tollerava il nuovo arrivato, ma le scuse che aveva accampato non avevano retto nemmeno un istante, non con Eli per lo meno. Per un qualche motivo che stentava a capire, Kevin vedeva AJ come un'ingiusta intrusione nel loro mondo, sensazione che era chiaro a tutti non avesse mai provato nei confronti di Hoonmin. A quest'ultimo erano bastati pochi giorni e qualcuno dei suoi umilissimi sorrisi sciogli-ginocchia per conquistarsi, oltre al ruolo di umma del gruppo (rimasto vacante dalla partenza di Xander), il cuore di tutti quanti; ma Kevin non era riuscito - e forse col senno di poi nemmeno ci aveva provato - ad andare d'accordo con l'altro e a passare oltre la sua maschera di sfacciatissima ironia.

Non erano mai arrivati ad uno scontro diretto, perchè l'uno non voleva creare disordini in un gruppo che l'aveva accolto da poco e perchè l'altro aveva un'immagine da angioletto da mantenere, ma le frecciatine si sprecavano, soprattutto da parte di AJ.

Eli aveva notato che Kevin era indifeso di fronte a lui. L'apparente rancore che gli veniva serbato otteneva come risposta solo sguardi smarriti e vuoti, espressioni ferite ed incredule, fughe precipitose. Tutti i sorrisi, tutti i bronci, tutta la dolcezza che faceva cadere ai piedi gli altri membri (e che aveva conquistato anche Hoonmin in meno di una settimana) andava in mille pezzi di fronte a quello sguardo sprezzante. Kevin diveniva inerme come un bambino, fragile come una bambola di porcellana, pronta ad infrangersi se solo AJ avesse calcato un po' troppo la mano.

Il campo di battaglia preferito dei due era Eli.

Spesso si ritrovava, suo malgrado, incastrato in mezzo ai due fuochi - oh, e c'era AJ il cui ghigno si vedeva lontano un miglio, anche nascosto da un'espressione pseudo-seria. E per quanto cercasse di tenersi fuori dalle loro scaramucce c'era sempre - sempre - quel maledetto momento in cui entrambi, dopo aver battibeccato un po', si giravano verso di lui, aspettando che desse ragione all'uno o all'altro, che prendesse una parte, Kevin con la fronte leggermente aggrottata e le labbra increspate in un broncio che gli scioglieva l'anima, AJ con un sopracciglio scuro inarcato e l'espressione più eloquente del suo repertorio.

Santissimo dio, Eli non pensava ci fosse situazione più awkward di quella. Era quel genere di momento in cui tutta la sua già di per sè non troppo brillante ars oratoria finiva inghiottita nel buio; l'unica cosa a cui riusciva a pensare (oltre al banalissimo Sono neutrale!, che riusciva nell'encomiabile intento di scontentare tutti) era un veramente poco intelligente Ehmmmmm... che, se possibile, non faceva altro che peggiorare le cose: Kevin si accigliava ancora di più, guardandolo come si guarda un traditore della peggior specie, AJ ridacchiava ancora più apertamente, e a lui non restava che sprofondare ancora di più nel proprio imbarazzo.

E dire che ci aveva anche provato, checchè tutti ne dicessero (soprattutto Soohyun), non era uno stupido.

Aveva tentato di tenerli separati, di allontanare AJ quando era con Kevin, o di rifiutare la compagnia del visual maknae quando l'altro era nelle vicinanze - anche se ogni volta gli piangeva il cuore. Inutile dire che tutti i suoi sforzi erano andati vanificati dai ghigni di AJ e dai sorrisini perfetti di Kevin - e, cazzo, doveva ancora cominciare a capire quando la lastra di acciaio si era trasformata nella tela appiccicosa di un ragno.

-

Posso farti una domanda?”

Kevin dormiva placidamente accanto a lui, la guancia appoggiata alla sua spalla, il respiro quieto che gli solleticava il collo nel cliché più smieloso di qualsiasi love-story che si rispetti. Eli cercò di non soffermarsi sul fatto di essersi appena riferito a quella strana relazione-che-non-è-una-relazione fra lui e Kevin come ad una love story.

Dio mio, gli stava anche accarezzando i capelli.

Mh?”, Eli si cacciò la mano incriminata dietro la schiena mentre cercava le parole giuste.

Perchè tutto questo... odio per Kevin? Cosa ti ha fatto?”

Era reduce da uno dei pomeriggi più scoppiettanti della sua vita. Perchè se di solito quando Kevin vedeva AJ ed Eli da soli se ne teneva a debita distanza, quel giorno si era incaponito ed era andato incontro a quell'odiosissimo sorrisetto con determinazione (e usando il corpo Eli come scudo dalle frecciatine): gli si era seduto accanto (praticamente in braccio) e aveva mortificato (divertito) AJ con le occhiate peggiori del suo ristretto repertorio.

Eli non ricordava di essersi mai sentito più... conteso e strapazzato.

Dopo esserselo praticamente giocato con AJ a suon di sorrisi mielosi, sguardi adoranti e carezze, uhm, ecco, forse un po' troppo intime, Kevin gli si era placidamente addormentato addosso, lasciandolo più stravolto, stralunato e confuso che mai.

AJ si tolse lentamente le cuffie, continuando a fissare il soffitto. Poi rotolò su un fianco, lanciando un'occhiataccia veloce a Kevin (Eli gli circondò istintivamente le spalle magre con un braccio perchè, ehi, nessuno poteva guardare male un angelo del genere quando dormiva!), prima di rivolgersi a lui.

È un ipocrita.”, AJ fece una pausa “Un ipocrita e un egoista.”

Mentre AJ rotolava di nuovo sulla schiena, nella sua mente la parola egoista andava a formarsi in quel buco che era sempre rimasto vuoto quando aveva tentato di dare un nome a quel comportamento di Kevin che gli dava non più solo fastidio, ora sì, ma rabbia, una rabbia non disinteressata, e dolore.

Egoista.

Crede di poter avere tutto, di poter giocare con gli altri, di poterli usare come preferisce solo perchè è carino e gli si perdona tutto.”

Si era sempre sentito a disagio quando aveva a che fare con questo genere di pettegolezzo: non sapeva mai cosa rispondere quando si sparlava alle spalle di qualcuno, evidenziandone i difetti e le mancanze, principalmente perchè sapeva come avrebbe reagito se fosse capitata la stessa cosa a lui - lui così pieno di difetti e mancanze da poterci riempire un libro.

Si riprometteva sempre di parlare, di dire che è sbagliato, che è ingiusto, ma finiva sempre, schiacciato dalle proprie insicurezze, ad annuire mestamente a quello o quell'altro commento crudele.

In quell'occasione riuscì a mormorare solo un debole “Ehi...”, a mo' di debole protesta, riprendendo inconsciamente ad accarezzare i capelli di Kevin, come a volerlo proteggere da quelle parole, veritiere sì, ma troppo crudeli per colpire il nasino leggermente arricciato o le labbra piene e socchiuse di quell'angelo.

È solo un ragazzino che non ha ancora imparato che ad un azione segue una conseguenza.”

AJ, dai...”

Mi fanno schifo quelli come lui. Convinti che il mondo funzioni intorno a loro e che si fermi ad un loro cenno, che si dimentichi dei propri problemi per prestargli attenzione, che li segua come cagnolini fedeli a cui si nega perfino un sorriso.”

AJ. Basta.” soffiò arrossendo, colpito personalmente dall'ultima affermazione.

Egoista.

E nonostante tutto tu continui a giustificarlo. Lo difendi anche quando è chiaro a tutti quanto ti stia trattando come una merda.”

Forse il cambiamento nell'indirizzo dell'accusa, forse la vampata di vergogna al pensiero che gli altri sapessero, forse meglio di lui, cosa stava succedendo fra lui e Kevin, gli accese il sangue nelle vene.

Stai zitto.”

AJ l'aveva guardato con lo sguardo di chi la sa lunga.

Lo stai facendo anche adesso. Anche quando sai benissimo che non ti basterà per infilarti nel suo let-”

Kevin si svegliò di soprassalto quando Eli ai alzò si scatto, facendolo sbattere contro il tavolino basso del soggiorno. Socchiuse confusamente gli occhi in tempo per vederlo scomparire, i pugni serrati e il collo arrossato.

-

Non me lo dirai mai, vero?”

Non gli servì alzare lo sguardo distrutto sullo specchio per riconoscere la sua voce. Era la prima volta che gli sentiva quel tono serio fra le labbra. Non gli rispose, ma rotolò su un fianco, dandogli le spalle e continuando ad ansimare come fosse sul punto di vomitare i suoi stessi polmoni. Quando l'aveva sentito accovacciarsi accanto a lui aveva socchiusi gli occhi.

Continuerai ad aggirarti per il dormitorio con quello sguardo da pantera ferita-” mormorò, passandogli una mano fra i capelli bagnati di sudore, accarezzandogli la nuca, la voce bassa che attribuiva a quei tocchi un violento connotato erotico “-rispondendo in malo modo a chiunque tenti di chiederti cosa c'è che non va.”

Kevin aveva un cuore grande, senza dubbio, e non negava un sorriso a nessuno. Kevin aveva un cuore grande ed un solo posto. Un cuore grande che aveva bisogno di essere riempito da qualcuno, da chiunque, per vivere, un cuore grande ma incapace di amare.

Non mi dirai mai perchè hai litigato con AJ. Non mi dici mai niente.”

Eli si divincolò all'improvviso dal suo tocco, soffiando infastidito come un gatto.

Curioso che quest'accusa venga proprio da te.”

Ti ho sempre detto tutto, Elison.”, quando c'era da fare un discorso serio il rapido, tagliente e sofisticato Eli diventava sempre Elison, Elison che nessuno riusciva a pronunciare nella giusta maniera, nessuno tranne Kevin.

Certo, Kev, certo.” borbottò, all'improvviso tutt'altro che desideroso di avere quella conversazione.

In un impeto di sincerità verso se stesso si rese conto di non aver mai avuto il benché minimo desiderio di affrontare un discorso del genere. Non sapeva bene che piega avrebbero preso gli eventi se avesse volutamente espresso ciò che provava - anche perchè effettivamente non era troppo sicuro di cosa provasse -, ma era certo che ne sarebbe uscito distrutto, e questa certezza bastava al suo istinto di sopravvivenza per evitare in qualsiasi modo di entrare in argomento.

Quando ancora era un trainee, era convinto che una volta debuttato il mondo avrebbe all'improvviso cominciato ad amare alla follia il piccolo Kyoungjae fino a quel momento disprezzato e bistrattato, che fosse solo una questione di tempo prima che il destino la smettesse di divertirsi alle sue spalle e cominciasse a prenderlo sul serio.

Con lui aveva pensato la stessa cosa, aveva creduto che una volta diventato qualcuno degno di stare al suo fianco, qualcuno come Kibum, ecco, pensava che se si fosse sforzato di assomigliare un po' di più a Kibum, Kibum che era sempre così bravo, così bello e spiritoso, Kevin avrebbe smesso di camminargli sempre due passi avanti, si sarebbe voltato con un sorriso caldo e gli avrebbe concesso di prendersi cura per un po' di quel suo cuore grande e gelido.

Kevin non si era mai voltato o lui non era mai diventato qualcuno di così importante da meritare una fortuna simile, questo non lo aveva mai capito. La vergogna del fallimento e le parole di AJ gli bruciavano ogni giorno come acido nello stomaco.

Non trattarmi così, Elison, non merito la tua indifferenza.”

Egoista.

Eli si era voltato con incredibile lentezza. I suoi occhi erano due specchi di vetro vuoto.

Tu meriti la mia indifferenza, Sunghyun. Meriti la mia indifferenza, meriti il mio disprezzo, meriti la mia rabbia e forse meriti anche il mio odio.”

Gli si era avvicinato di un passo e aveva visto Kevin sgranare gli occhi, incredulo e ferito dalle sue parole. Quando gli aveva poggiato una mano sulla spalla l'aveva vista tremare; si era chinato fino a parlargli nell'orecchio, il naso che gli toccava piano i capelli, il respiro che si increspava sul suo collo sottile.

Egoista.

Mi hai sempre usato quando ti faceva comodo. Mi hai tenuto lontano finché c'era Kibum-” Kevin ebbe un impercettibile sussulto “-e ora pare che tu non possa vivere senza di me. Ma la verità è che hai solo bisogno di qualcuno a cui aggrapparti.” aveva fatto una pausa per affondare il volto nel suo collo e respirarne l'odore, giusto il tempo di lasciargli un bacio umido sotto al mento, sulla pelle calda e scossa dai brividi “Ti sono sempre stato accanto, aspettando pazientemente che un giorno ti stancassi di trattarmi come un cane e ti rendessi conto che sono una persona anche io. Ma sai una cosa?” e non c'era rabbia, solo un'amarissima dolcezza nelle sue parole, sussurrate come se un tono più alto potesse spezzare definitivamente quegli occhi grandissimi e liquidi; gli raccolse due lacrime con i pollici, depositandogli un bacio leggerissimo sulla fronte “Mi sono stancato io, Kev. Non ce la faccio più.” Kevin pianse ancora, pianse serrando gli occhi, i pugni chiusi contro il suo torace “Non cercarmi più, per favore, non illudermi di poter essere qualcosa di più di un rimpiazzo. Lasciami vivere. Per favore.”

Gli baciò le palpebre e le sentì tremare contro le labbra.

Lo farai per me, mmh, Kev?”

Vederlo annuire lentamente fu molto più doloroso di quel che pensava.

Grazie, cucciolo.”

Quella volta AJ l'aveva accolto in casa sua senza una parola, e senza una parola gli aveva offerto una tazza di tè e un divano dove passare la notte. Eli non ricordava di essere mai stato così spezzato.

-

Riguardo al periodo che aveva seguito quella sera in sala prove, Eli spesso aveva la sensazione di essere entrato in una sorta di trance, in cui si muoveva e agiva per inerzia, come se un burattinaio avesse preso le redini del suo corpo permettendo alla sua mente di riposare. Da un lato era grato che le attività del gruppo gli prendessero così tanto tempo ed energie da non lasciargli occasione di pensare; dall'altro avrebbe voluto solo chiudersi nel suo appartamento a piangere, perchè vedere Kevin ogni giorno in quelle condizioni gli stava rodendo l'anima giorno dopo giorno.

Sembrava un cucciolo abbandonato alla pioggia; si muoveva con passi goffi, gli occhi immensi spalancati, stralunati, e l'espressione innocua e fragile di un agnellino spaurito; sembrava una bussola senza ago, completamente privo di qualsiasi punto di riferimento.

Ovviamente tutti se ne erano accorti. Come ovviamente tutti si erano accorti che la coppia d'oro praticamente non si rivolgeva uno sguardo. Come altrettanto ovviamente tutti si erano rivolti ad Eli in cerca di spiegazioni, chi con preoccupazione, chi quasi con rabbia, con una velata accusa nascosta fra le parole.

Mentre Kevin rispondeva a qualsiasi domanda o interazione sociale con lo stesso sguardo vacuo, AJ si era auto-tramutato in uno scudo, spesso fisico e concreto, che riusciva a dividere gli sguardi indiscreti dal cuore spezzato di uno e dall'anima esausta dell'altro. Facendo cadere la facciata di estremo rancore nei confronti di Kevin, si era auto-eletto guardiano di entrambi e cercava di proteggerli con la stessa feroce tenacia di una leonessa che protegge i suoi cuccioli.

Gliel'aveva chiesto Eli stesso di prendersi cura di Kevin.

-

Kyoungjae.”

Quando anche Elison era troppo leggero, troppo amichevole ed inadeguato, si passava al Kyoungjae, un nome pesante come i ricordi a cui era legato. Solo sua madre lo chiamava ancora così.

Erano settimane che Soohyun cercava risposte; vedere due dei suoi fratelli - e Soohyun li considerava in modo che correva pericolosamente sulla linea fra fratello e figlio - distrutti in quella maniera l'aveva prima preoccupato a morte, poi irritato. Eli aveva visto una rabbia atroce crescergli nello sguardo, una rabbia impotente, una rabbia amara come fiele.

Gli si era piantato di fronte, solido come una roccia, negli occhi un'ombra strana di minacciosa empatia.

Devi spiegarmi cosa cazzo sta succedendo, e devi farlo ora.”

Eli aveva vigliaccamente evitato il suo sguardo, facendolo correre da ogni parte pur di non dover sostenere quegli occhi; ad un certo punto si sarebbe stufato di ammirare le persone che lo circondavano - e per le quali, lo sentiva, non era mai abbastanza -, ma gli era del tutto impossibile non provare un tale sentimento nei confronti di Soohyun.

Soohyun era forte, era determinato e sapeva come lottare; aveva un sorriso che molti consideravano sciocco e atteggiamenti che altri avrebbero definito pusillanimi, ma per Eli era quanto di più simile possibile ad un pilastro di marmo.

Sfuggendo al suo sguardo inquisitore Eli intravide Hoon, gli occhi colmi di preoccupazione, ma mai troppo distanti dalla figura di Soohyun; lo seguiva in ogni suo movimento come un'ombra, fedele come un satellite attorno al proprio pianeta. La forza che li attraeva era così intensa ed esplicita, così spontanea e semplice da azzannargli lo stomaco dall'invidia.

Cosa sta succedendo, Kyoungjae?” aveva domandato di nuovo; Hoon gli aveva poggiato una mano sulla sua spalla, solo per vederlo scrollarsi come una tigre in gabbia, gli occhi furenti, la mascella contratta “Cos'ha Kevin? Perchè non parlate?” si era avvicinato; senza toccarlo aveva cercato il suo sguardo “Cosa sta succedendo?”

Niente.”

AJ si era frapposto fra loro prima che Soohyun avesse il tempo di afferrargli nervosamente un braccio; era quasi finito incenerito da quegli occhi fiammeggianti. Eli era indietreggiato, silenziosamente grato della presenza di AJ, in qualche modo calda e rassicurante.

Fatti da parte.” aveva sibilato Soohyun, una nota densa simile al disprezzo nella voce, gli occhi sottili come una fessura.

Soohyun-hyung...” la voce di Hoon fu solo un sussurro dietro di lui.

Lascialo stare.” rispose calmo AJ.

Erano passati alcuni momenti di silenzio prima che Soohyun parlasse nuovamente, la voce molto più bassa e minacciosa.

Fatti da parte, Jaeseop, non c'entri niente.”

Eli pensava che AJ avrebbe preso male le sue parole, male come le prese Hoon, che abbassò lo sguardo avvilito al pavimento; forse non ne aveva avuto intenzione - no, sicuramente non ne aveva avuta alcuna - ma ciò che aveva detto, e il tono che aveva usato, soprattutto, suonavano un po' troppo come non c'entri niente col gruppo.

Se AJ se l'era presa, non lo diede a vedere. Rimase immobile, dritto come un soldato, lo sguardo solido e senza tentennamenti; Eli non conosceva molte persone in grado di sostenere lo sguardo di Soohyun.

Questi lanciò una sola occhiata al rapper, prima di scavalcarlo con lo sguardo e raggiungere Eli, ancora penosamente nascosto dietro alle spalle dell'amico.

Dimmi cosa sta succedendo, Kyoungjae.”

Non c'è bisogno che risponda alla tua domanda se hai osservato come si è comportato Kevin nei suoi confronti.”

AJ era sempre schietto e sincero e anche quando le sue parole nascondevano significati diversi lo facevano pigramente, quasi non preoccupandosi di celare le reali intenzioni del proprio padrone. Eli giurò di aver visto il suo leader frustato da un brivido di rabbia pura mentre distoglieva nuovamente l'attenzione da lui per incenerire AJ.

Cosa stai insinuando, Jaeseop?”

Le mie parole sono cristalline, hyung. Kevin si merita tutta la merda che ha tirato addosso ad Eli in prima persona. Si è comportato come un moccioso viziato ed egoista e non si è preoccupato di vedere oltre il suo naso per rendersi contro di cosa stava provocando.”

Ehi...” mormorò piano Kiseop, e la sua debole protesta rigò il silenzio che aveva reso la stanza quasi opaca; Eli avrebbe preferito non scoprire che lui e Dongho erano sulla soglia della porta, e guardavano con aria confusa ora lui, ora AJ, ora Soohyun, il quale aveva decisamente lasciato da parte la diplomazia per fare un passo avanti e ritrovarsi a sibilare direttamente in faccia al suo avversario:

Jaeseop, fermati prima di parlare troppo.”

AJ stirò le labbra in un ghigno amaro ed Eli seppe in quel momento che qualcosa si sarebbe rotto.

Forse tutto questo non sarebbe successo se anche tu non ti fossi lasciato incantare dai suoi modi da putt-”

Soohyun l'aveva schiaffeggiato ancor prima che finisse di parlare, facendolo sussultare. L'aveva colpito col dorso della mano, forte abbastanza da aprirgli una ferita sul labbro, forte abbastanza da umiliarlo, ma l'aveva colpito in modo quasi inconscio. AJ si era voltato piano, gli zigomi arrossati, e si era pulito velocemente il sangue con la punta della lingua.

Non... ti permettere di parlare in questo modo di... di Kevin.” era riuscito a mormorare Soohyun, incredulo del suo stesso gesto.

AJ gli dava le spalle ed Eli non era riuscito a scorgere il suo volto, ma gli era bastato vedere Soohyun abbassare i suoi occhi di marmo al pavimento perchè un brivido gelido gli attraversasse la colonna vertebrale.

-

L'avrebbe considerato quantomeno bizzarro se non, uh, veramente strano, se gliel'avessero detto qualche settimana prima, ma in quel momento trovava normale, normale in un modo che gli strizzava le viscere come asciugamani in una centrifuga, avere Kevin agganciato intorno alla propria vita, le palpebre gonfie e le labbra socchiuse.

L'aveva trovato addormentato sul divanetto quando era tornato in sala prove a recuperare la sciarpa; tempo pochi minuti di incredula meraviglia, si era ritrovato seduto accanto a lui, una mano affondata nei capelli leggermente umidi e lo stomaco in subbuglio.

Kevin aveva sempre avuto 'sta cosa che, per quanto rifiutasse di ammetterlo perfino a se stesso, gli scioglieva le ginocchia (e non era mica colpa sua se era sensibile alle carinerie!) da che mondo è mondo: dal momento in cui si svegliava a quello in cui realmente il suo cervello cominciava a carburare, passava questo periodo variabile di tempo - in cui spesso il diretto interessato piombava nuovamente a dormire - nel quale diventava qualcosa a metà fra un bambino di tre anni e un cucciolo di labrador (di quelli imbranati e cicciottelli). Era terribilmente sonnacchioso, terribilmente indifeso, terribilmente ingenuo, terribilmente adorabile.

Eli aveva spudoratamente e vergognosamente approfittato di uno di questi momenti quando Kevin aveva cominciato a svegliarsi a causa delle sue carezze; con un dolcezza che non avrebbe riservato nemmeno a suo figlio, se l'era tirato in braccio, chinandosi verso il suo orecchio e mormorandoci dentro sciocchezze senza senso per cullarlo ancora nel sonno.

E pensare che l'aveva anche trovata una buona idea all'inizio, coccolare un po' il ragazzo che aveva ferito a morte senza che lui lo venisse a sapere (sì, perchè in quei momenti Kevin era decisamente inconsapevole di ciò che lo circondava) gli era sembrata veramente una buona idea; solo quando si era trovato praticamente arrotolato assieme a lui, su un divanetto che a stento conteneva Dongho quando decideva di farsi un sonnellino, aveva cominciato vagamente a pensare di essere un idiota.

Cosa sarebbe successo se qualcuno fosse entrato e li avesse visti così? Hoon li avrebbe trovati carini forse - ...come non detto, Hoon li avrebbe sicuramente trovati carini - e se ne sarebbe andato a spargere amore e cuoricini per tutto l'edificio, ma riteneva a buon ragione che Kiseop sarebbe rimasto sconvolto a vita e AJ?, dio, lui l'avrebbe preso in giro fino alla fine dei suoi giorni e- fuck, non voleva neanche pensare a cosa sarebbe successo se Kevin si fosse svegliato e l'avesse trovato lì.

Ciononostante aveva continuato ad accarezzargli i capelli, a lisciargli la fronte aggrottata con le dita, a mormorargli nell'orecchio un misto assurdo di coreano ed inglese nel tentativo di quietare i suoi sogni. Quando Kevin aveva placidamente ripreso a dormire (dopo aver emesso un paio di versetti che, cazzo, lo avevano praticamente ucciso), Eli aveva appurato definitivamente il fatto di essere un completo idiota, oltre che penosamente innamorato di quel cosino che gli respirava piano contro la pancia.

Era stato in quel preciso istante che Hoonmin aveva fatto il suo trionfale ingresso e, come da previsione, si era illuminato come un alberello di Natale.

Dio, ti prego, uccidimi adesso.

-

Qualche giorno dopo, quando erano distesi in sala prove nel tentativo di recuperare il respiro e i polmoni (Eli era convinto di aver perso un ginocchio a metà ballo), Kevin gli si era seduto accanto e, occhi incollati al pavimento, gli aveva spinto una bottiglietta d'acqua vicino, facendola timidamente strisciare sul parquet. Eli gli aveva offerto un esitante sorriso in risposta - e l'aveva visto arrossire! -, cercando di ignorare il ghigno di AJ che, l'avrebbe giurato sulla sua stessa vita, faceva quasi rumore da tanto che era grande.

Nelle infinite notti insonni cui si era abituato nelle ultime settimane - come se già lo stile di vita che conduceva non fosse abbastanza stancante per conto suo - Eli aveva pensato spesso che in qualche modo Kevin avrebbe cercato di farsi perdonare e che assolutamente non avrebbe accolto la sua straziante preghiera di stargli lontano.

Kevin era fatto così, aveva avuto il modo di scoprirlo standogli accanto nell'ombra per oltre quattro anni; era incapace di avere a che fare con la rabbia altrui, con il loro rancore, e così come era stato incapace di reagire quando AJ aveva cominciato a prenderlo di mira, così era stato incapace di reagire di fronte alle sue parole e alla sua -apparente- freddezza.

Dopo qualche settimana di puro vuoto, Kevin aveva cominciato timidamente a muoversi in sua direzione e il primo passo fu accompagnato dall'imbarazzante rumore della plastica contro il parquet; Eli non riusciva a fare a meno di pensare che l'Episodio del Divano (come aveva cominciato a chiamarlo nei momenti di delirio) fosse stato scatenante, anche se, insomma, Kevin non stava dormendo? Era impossibile che Kevin fosse a conoscenza di quel suo incredibile momento di debolezza, nessuno finge di russare così bene, forse aveva influito sul suo subconscio e tutte quelle stronzate che dicono sui sogni?, no, era una coincidenza, dai era impossibile che Kevin sapesse, non era mica che gliel'aveva detto Hoonm-

...Hooonmin che li guardava con gli occhioni spalancati e luccicosi, le mani chiuse a pugno davanti alla bocca e un'espressione da labrador a passeggio, con tanto di saltelli estasiati (da seduto); era così disgustosamente eccitato che Eli ci mise ben poco a tirare le conclusioni.

Per un attimo pensò di buttarlo giù dalla finestra, ma il pensiero di quello che gli avrebbe fatto Soohyun gli fece passare qualsiasi intento omicida. Senza contare il fatto che nonostante l'apparenza da coniglietto, Hoon sarebbe in realtà stato capacissimo di tenergli testa.

Non per dire, ma Hoon gli aveva appena fatto da cupido. Cioè, Hoon. Si poteva essere messi peggio?

Stava quasi riconsiderando l'idea di uccidere quel disgraziato in qualche maniera, quando Kevin gli sfiorò il dorso della mano con un polpastrello; aveva il volto nascosto dai capelli, ma era veramente impossibile non rendersi conto che era paonazzo. Hoon cominciò ad emettere dei versi da tredicenne in crisi ormonale, ma Eli non se ne rese quasi conto.

All'improvviso tutto perse d'importanza: il fatto che AJ stesse praticamente sghignazzando apertamente, il fatto che Kiseop e Dongho li stessero guardando come fossero due alieni, il fatto che Hoon avesse afferrato il braccio di un incredulo Soohyun e lo stesse shakerando come un bicchiere da barman.

Esaurita la stizza di essere stato aiutato come un moccioso, gli venne da ridere. Perchè era incastrato in una situazione che chiamare assurda era dire poco, perchè sentiva la pesantezza dei mesi, degli anni passati, scivolata via come la bottiglietta sul parquet, perchè sentiva una cascata di leggerezza inondargli lo stomaco e i polmoni, e perchè, cazzo, non si ricordava l'ultima volte in cui si era sentito così vivo.

Eli gli afferrò la mano - era morbida e un po' sudata -, avvicinandosi fino a far toccare le loro ginocchia; lo guardò a lungo, col solo desiderio di perdersi nei suoi occhi enormi, e gli sorrise con più convinzione. Kevin incollò lo sguardo al pavimento, le guance deliziosamente rosa, e un sorriso timido sulle labbra.



Fine.















N/A:

È la prima fic che scrivo sugli U-Kiss e in qualche modo ne sono soddisfatta, anche se avevo un bel po' di altre scene in testa; è uscita in modo veloce, liscio ed indolore, e le voglio un bene particolare

Ringrazio infinitamente Shinushio, il mio hyung preferito , è merito suo se riesco a pubblicare.

Il titolo preso dalla canzone “Machine” degli EXO.

Ringrazio in anticipo chi leggerà e vorrà commentare

  
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