Ancora
un volta, la mente di Loki vacilla, si annebbia, si confonde.
Dunque anche il Tesseract è reale, anche quella leggenda
corrisponde in qualche modo alla verità.
Osserva
Thanos e
il suo sottoposto parlare, immobile, ma non riesce ad udire le loro
voci mentre affonda nelle sabbie mobili dei suoi ricordi. Di nuovo,
insegue i contorni di una memoria lontana, talmente sfocata da sembrare
un'illusione; e si rivede bambino, chino sulle pagine ingiallite di un
libro trafugato con l'inganno dalle stanze di Odino. Come al solito
Thor lo ha aiutato a rubarlo solo per il brivido dell'avventura, e
finge di ascoltare la sua lettura con aria annoiata, ma lui, lui
assapora ogni frase con avidità e la custodisce gelosamente.
È già consapevole del potere sottile e
insospettabile
delle parole, riesce già a discernere e confondere il limite
labile tra una bugia e la verità, ma ancora non sa che
questo
diverrà presto il suo
potere. È ancora innocente, è ancora un figlio,
un
fratello, mentre legge quei racconti proibiti che ai suoi
occhi
non sono altro che leggende, e che ora ha scoperto essere la
realtà.
Si
ritrova a
sorridere suo malgrado. Per lo meno non è il solo ad essere
cresciuto tra le menzogne, tutta Asgard non è altro che un
assurdo circo insensato, tenuto in piedi solo da bugie e segreti. Che
ne è degli insegnamenti di Odino sulla pazienza, sulla
lealtà, sull'onore?
Parole vuote, pronunciate con solennità per celare il vero
volto
di un assassino e di un ladro; fumo negli occhi, innalzato per impedire
a tutti di vedere il marcio nelle fondamenta stesse di Asgard.
Loki
si sente
avvolgere da un profondo senso di nausea, di disgusto verso se stesso e
verso tutto ciò che è stato, che anzi
gli hanno
fatto credere
di essere.
Interrompe di colpo il ricordo, perché gli sta facendo
troppo
male, e chiude gli occhi di scatto, perché anche se ormai sa
che
tutte quelle sono solo immagini false, non riesce a cancellarle dalla
sua mente, non vuole lasciarle andare del tutto. Forse questa
sarà per sempre la sua più grande debolezza. Loki
non
dimentica.
Quando
riapre le
palpebre cerca affannosamente lo sguardo di Thanos, uno sguardo
spietato, gelido, calcolatore, ma in qualche modo rassicurante nella
sua limpida evidenza, e lascia che carpisca i suoi pensieri. Lui lo
può aiutare ad ignorare il suo dolore, a lasciare da parte
ciò che vorrebbe essere, può aiutarlo a
rinascere.
Dimostrerà apertamente che chi lo considerava un debole, un
folle, una semplice merce di scambio, ha sbagliato. Anche lui, l'odiato
compagno delle ombre di Asgard, è degno del potere che gli
è da sempre stato negato. Poco importa se per ottenerlo
dovrà perdere la libertà, e sottostare ai disegni
di un
oscuro padrone. In fondo, non è stato sempre e
comunque
schiavo del Fato?
"Accetto",
afferma di getto, fissando intensamente l'ultimo Eterno, che risponde
al suo sguardo con un ghigno. "Ti aiuterò a uscire da qui,
in
cambio del potere che prometti di darmi."
Thanos
scorre con
lo sguardo la figura rigida del principe sconfitto di Asgard, e si
insinua più a fondo nei suoi pensieri. Le sue difese non
sono ancora
crollate, e forse non lo faranno mai, ma l'orgoglio e la rabbia hanno
preso il sopravvento sulla sua lucidità, rendendolo
finalmente
utile ai suoi scopi. Scava in profondità nel labirinto
contorto
della sua mente, e insegue il caos delle sue riflessioni. Pensa di
poter cambiare, di poter rinascere, ma in realtà continua a
ricadere nel medesimo, infantile, errore. Ma questo non è
affatto un problema, anzi.
"Molto
bene,
asgardiano. Ma prima di poter convalidare il nostro patto mi devi
dimostrare di essere in grado di svolgere il compito che ti richiedo."
"Cosa
vuoi che faccia?" Domanda Loki, serio.
"Posso
insegnarti
a maneggiare il potere del Tesseract, ma devo avvertirti: se la tua
mente non sarà abbastanza forte da contenere tale
conoscenza,
morirai."
Loki
deglutisce piano, e stringe i pugni, senza abbassare lo sguardo.
"Posso
farcela" afferma, ma Thanos coglie nel suo tono una lieve nota
d'incertezza, e ride della sua debolezza.
"Non
sai nemmeno
con cosa hai a che fare, ragazzo. Credi di sapere cos'è il
Tesseract perché ti ricordi un'insulsa favoletta; ma in
realtà non sai niente. Odino ha annacquato i fatti,
come
sempre. Vuoi conoscere la verità?"
Ancora
quella
domanda, pensa Loki. Solo che questa volta gli fa un po' meno paura, e
sente quasi il bisogno di sentire la risposta, di trovare qualcosa di
nuovo, di vero, qualcosa in cui credere.
Annuisce gravemente, con misurata lentezza, mentre il mostro gli si
avvicina.
"Le
leggenda che
tu conosci, sapientemente imbastita dal Padre degli dei, afferma con
arroganza che il cubo nacque in tempi remoti dal potere di Asgard, per
impreziosire la collezione di Odino, ma, dato il suo smisurato ed
incontrollabile potere, venne distrutto da lui stesso per proteggere
gli equilibri dell'universo."
Il
mostro fa un pausa misurata, sorridendo in direzione di Loki, prima di
proseguire.
"Niente
di più falso. Il Tesseract è nato dal potere
degli Eterni. E doveva essere mio."
Il
dio dell'Inganno aggrotta la fronte, attonito, e schiude la labbra, ma
Thanos non gli permette di replicare.
"Odino
se ne
è appropriato con un sotterfugio, ingiustamente, come ha
sempre
fatto. In fondo se ora può vantare la sua posizione
è
perché ha esercitato per anni il suo miglior talento, quello
di
trafugare le reliquie altrui. Tu ne sei la prova vivente."
Loki
contrae la
mascella, disgustato, e sente un fastidioso bruciore agli occhi. Prima
che il mostro se ne accorga e infierisca ulteriormente volta lo
sguardo, rabbiosamente, fissando le crepe sulla superficie rocciosa del
terreno; mentre la voce affilata di Thanos termina il suo racconto.
"Ma
il potere
racchiuso nel Tesseract era troppo vasto anche per lui, come per
chiunque altro. Nel tentativo di comprenderne l'utilizzo e di domarne
l'energia, gli asgardiani ne hanno perso il controllo, rivelandone
l'esistenza a molti altri popoli. Questo ha scatenato una lunga sequela
di guerre e scontri per ottenerne il potere, fino a quando Odino ha
escogitato il suo ultimo stratagemma. Ha finto di distruggere il cubo,
stipulando poi accordi di pace con gli altri regni, così da
raggiungere il distorto riflesso di una pace fasulla, quando in
realtà ha solo nascosto il Tesseract, il cui potere
è
rimasto dormiente a lungo. Fino ad oggi."
Thanos
si volta
verso l'elfo oscuro, che stringe tra le dita bluastre uno scettro
dorato, sulla cui estremità superiore pulsa ritmicamente una
fioca luce blu; e Loki comprende che quello è il segnale che
indica il ridestarsi del cubo.
"Sapete
dove si trova?" Chiede a mezza voce, come ipnotizzato da quel luminoso
palpito d'energia.
L'Altro
consegna lo scettro nelle mani di Thanos, e risponde:
"Si
trova su un piccolo mondo. Un mondo umano."
L'asgardiano
ha un moto di stizza, e muove alcuni passi nervosamente, prima di
sibilare:
"Midgard?
Perché mai dovrebbe trovarsi in un luogo abitato da esseri
tanto inferiori?"
Thanos
lo raggiunge, appoggiandosi volutamente allo scettro per rimarcare la
sua imponenza, e sogghigna con malcelata esultanza.
"Proprio
per
questo. Evidentemente Odino credeva che non avrebbero mai provato ad
usare il Tesseract, e che questo sarebbe rimasto al sicuro nel
più improbabile dei nascondigli per sempre. O magari l'ha
fatto
perché si fidava degli umani... ha sempre avuto un debole
per le
creature terrestri. Proprio come Thor."
Loki
sussulta e inizia a fremere di rabbia. Cos'avranno mai di speciale i
midgardiani da meritare
tanto affetto? In confronto a loro... in confronto a lui, sono semplici
insetti.
"Cosa
vuoi che faccia, quindi?" chiede rivolto all'ultimo Eterno, mentre
sente il sangue ribollirgli di rabbia.
"Devi
rintracciare il Tesseract, per poterlo risvegliare completamente.
Ovviamente però, non puoi ancora lasciare questa dimensione.
Non
fisicamente. Per ora, dovrai recarti sul pianeta dei mortali sfruttando
solo la forza della tua mente, e raccogliere più
informazioni
possibili. Se sopravviverai, ti mostrerò come attivarlo e
come
come controllarne l'energia. Ora, concentrati."
Thanos
allunga il
braccio in cui regge lo scettro verso Loki, facendogli un cenno con la
testa. L'asgardiano apre la mano, avvicinandola lentamente all'asta
dorata. Sente il potere che emana quel piccolo globo di luce, un
bagliore ammaliante e pericoloso, e prima che possa stringere le dita
intorno al metallo la voce del mostro lo ammonisce.
"Non combatterlo,
ma non provare nemmeno ad usare il potere che ora avvertirai. Il
Tesseract può potenziare ogni tua
facoltà e di
rendere chiaro ogni sentiero, ma non sei ancora in grado di esercitare
questa abilità senza rischi. Potrai solo contenere una
minima
parte della sua energia, sempre se ti dimostrerai abbastanza forte, e
questa ti condurrà più rapidamente verso il luogo
in cui
è custodito effettivamente il cubo. Hai un solo tentativo,
cerca
di non fallire."
Loki
annuisce e stringe le palpebre, inspirando profondamente. Poi afferra
con un gesto secco lo scettro e chiude gli occhi.
La prima sensazione che prova è il gelo. È come
se nelle
sue vene abbia iniziato a scorrere del ghiaccio liquido,
e l'aria
stessa che respira diviene densa come una spessa coltre di neve. Poi,
come sempre, arriva il dolore, talmente intenso da stordirlo, e per un
attimo perde la percezione del suo corpo, rischiando di smarrirsi nella
sua stessa mente. E poi, lo avverte.
Il potere.
Talmente intenso da svuotargli i pensieri, così
inarrestabile da
riempirgli la testa di nuove idee, di nuove intuizioni, che sgorgano da
un sapere alieno e sconosciuto. Si sente vivo, e forte come non lo
è mai stato prima. Gode ancora di quel momento, e si lascia
guidare da quella nuova forza che lo conduce con ferrea dolcezza,
permettendogli di scoprire nuovi sentieri e nuove strade celate nelle
profondità del cosmo. È un viaggio sfibrante, che
mette
alla prova le sue già precarie energie, ma che gli apre la
mente, svelando nuovi orizzonti e abbattendo vecchi confini. Non riesce
a dare una durata al vagabondare dei suoi pensieri, potrebbero essere
anni, o secondi, o vite intere. Man mano che si addentra nell'intricato
labirinto di tragitti e portali d'energia e di stelle, avverte il
potere del Tesseract farsi più chiaro e pulsante, fino a
quando
la nebbia che gli ha invaso la mente si condensa in un unico punto di
luce.
Riapre gli occhi, anche se in realtà il suo corpo
è ad
intere galassie di distanza, e ricostruisce l'illusione di se stesso.
Si guarda intorno, riconoscendo i segni dell'architettura midgardiana,
cercando di capire dove sia finito e di trovare quel che cerca. Avanza
a fatica, realizzando di essere più stanco di quel che
credeva,
tentando con tutte le forze che gli restano di mantenere la
sua
vista a fuoco.
Sembra trovarsi in un cunicolo sepolto sotto la terra, avvolto dalla
penombra e dalla polvere. Continua a camminare, incontrando corridoi
sempre uguali, con le mura corrose dal tempo e intralciati da
macchinari metallici. Finalmente intravede delle luci
più
intense e avverte dei rumori in lontananza, ed inizia a seguirne l'eco.
Gradualmente, rimbombi sordi si tramutano in un ritmico rumore di
passi e nell'intrecciarsi di due voci. E una di queste, con
sua
grande sorpresa, scopre di conoscerla.
"Pensavo che mi stessero portando qui sotto per uccidermi."
Loki si muove nell'ombra, silenzioso, totalmente invisibile ai due
umani che si fronteggiano di fronte a lui. Li osserva con attenzione,
cercando di comprendere la natura del loro discorso. Quello che ha
riconosciuto essere uno degli amici mortali di Thor, Selvig, lo
studioso, sembra inquieto e si lascia andare ad una risatina nervosa;
mentre l'altro, un uomo imponente, con una benda nera sull'occhio,
tiene le mani in tasca con fare autoritario. Di colpo si avvicina
all'altro umano con passi misurati, e l'asgardiano riconosce nei suoi
occhi la scintilla del comando, che traspare nella fermezza della sua
voce.
"Ho saputo della situazione nel New Mexico. Il suo lavoro ha sbalordito
molte persone più intelligenti di me."
Loki legge in quella finta modestia un misero tentativo di
manipolare Selvig e di conquistarne la fiducia, ma l'umano non
è
altrettanto sveglio e continua a parlare, cadendo nel tranello.
"Ho molte cose su cui lavoro. La teoria Foster. Un portale che conduce
ad un'altra dimensione. È sorprendente."
Il dio dell'Inganno sorride. È molto più che
sorprendente. La sua ricerca lo ha condotto dalle stesse persone presso
cui ha trovato rifugio il suo amato
fratello. La situazione sta decisamente superando ogni sua
più
rosea aspettativa. Ci sarà spazio anche per un po' di
vendetta
personale, per lui, nell'adempiere al piano di Thanos.
Il dottor Selvig fa una domanda che non riesce a cogliere, quindi
rifocalizza la sua attenzione sull'uomo in nero, che squadra lo
studioso seriamente, prima di tornare sui suoi passi e riprendere a
parlare.
"La leggenda racconta una cosa e la storia un'altra. Ma di tanto in
tanto scopriamo qualcosa che appartiene ad entrambe."
Loki non può che essere d'accordo con questa affermazione, e
osserva interessato le mani dell'uomo posarsi su un contenitore
metallico, dal quale avverte fuoriuscire l'energia del Tesseract. Ci
siamo.
Il contenitore viene aperto e sui visi dei due midgardiani si disegnano
intense sfumature bluastre, mentre il cubo viene finalmente svelato.
"Che cos'è?" Chiede Selvig, confuso.
"Energia, dottore. Se riusciamo a trovare il modo di carpirla, forse
energia illimitata."
E Loki la sente scorrere dentro di sé, quell'energia, e
anche se
Thanos gli ha imposto di non provare ad utilizzarla, non riesce a
resistere e ne abbraccia il flusso. Basta un battito di ciglia, e
riesce a vedere i pensieri dell'umano di fronte a lui, riesce ad
entrargli nella mente abbattendo senza difficoltà
ogni sua
difesa. Guarda la sua stessa immagine riflessa su di una lucida lastra
di metallo e le sue labbra si increspano in un sorriso quando,
forte di un potere che non ha mai neppure immaginato, gli sussurra:
"Credo valga la pena dargli uno sguardo."
E mentre l'umano ripete quelle esatte parole, soggiogato dalla sua
volontà, osserva compiaciuto quel riflesso spezzato di luci
e
ombre che compone il suo volto. Se fosse più lucido,
riuscirebbe
a vedere quanto il dolore che gli abbia distorto i lineamenti, e ne
sarebbe spaventato. Se davvero lo volesse, potrebbe riconoscere
l'insana follia che gli anima lo sguardo, e ne sarebbe turbato.
Ma, ora, l'unica espressione che vuole scorgere sul suo viso
è quel sorriso di trionfo.
***
Angolo autrice
Bene, ora anche la questione "Tesseract" è risolta (?), si spera.
Questo capitolo trasuda citazioni, vedo se riesco a riportarle tutte:
- l'ultima frase del capitolo precedente e alcune di quello presente riprendono pari pari l'incipit del film "The Avengers" (quelle pronunciate dall'Altro, per intenderci! :D).
- la scena finale è una rilettura 'ampliata' delle scene dopo i titoli di coda del film "Thor", che come protagonsiti ovviamente Erik Selvig e Nick Fury.
- c'è una piccola citazione di una cosa che dice Laufey nel film "Thor"... sono proprio tre parole, chi le individua vince un modellino in scala 1/10 del Tesseract! XD
- Il fatto che Thanos indichi il Tesseract come appartenente alla collezione di Odino è una citazione del film "Captain America - Il primo Vendicatore", precisamente di una frase pronunciata dal Teschio Rosso, che deifinisce il cubo 'Il fiore all'occhiello della collezione di Odino'.
- La frase di Thanos "doveva essere mio", riferita al Tesseract, è una citazione del fumetto Marvel 'Le fatiche di Loki", dove è pronunciata dallo stesso Loki in riferimento a Mjolnir.
Ultima cosa, colgo l'occasione per ringraziare tutti coloro che finora in un modo o nell'altro mi hanno sostenuto nello scrivere questa storia (sperando che dopo questo capitolo non vogliano disconoscermi! ^__^), ovvero: Blue_moon creatrice anche dei bellissimi banner della storia <3), Butterfly90, paoletta76, Callie_Stephanides, Mayaserana, Panchan, Raphus Cucullatus, _Loki_, Sabriel, Lauren_MsLoki, rose princess e chiunque abbia deciso di leggere questa storia (delirante!XDD)
GRAZIE!
A lunedì prossimo! <3
Sayuri