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Autore: Rota    03/12/2012    5 recensioni
[Buon KuroKaga day (L)]
-Scusa, Kuroko.-
Il ragazzo alza gli occhi dal libro che tiene tra le mani, sembra quasi più piccolo del banco al quale è seduto ma poi spalanca gli occhi alla sorpresa e scompare tutto quanto: classe, compagni, la luce fastidiosa e impertinente che viene dalla finestra.
Sorride un poco, grato e libero a propria volta. Ed è tutto quello che serve.
Genere: Fluff, Generale, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Taiga Kagami, Tetsuya Kuroko
Note: Missing Moments, Raccolta, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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*Autore: margherota
*Titolo: Alphabet of KagaKuro
*Capitolo: H – Hotel
*Fandom: Kuroko no Basket
*Personaggi: Kuroko Tetsuya, Kagami Taiga
*Generi: Fluff, Romantico, Generale
*Avvertimenti: Shonen ai, What if...?, Drabble/Flash fic, Raccolta, Missing moment
*Rating: Arancione
*Note: Secondo capitolo della raccolta, altre 7 Flash/Drabble KagaKuro (L)
Buona lettura (L)


 


 

Tutto odora di buono – a cominciare dal lungo tappeto della hall, che accompagna piedi e valige fino alla reception e al sorriso cordiale di un ometto vestito di blu.

-Benvenuti, gentili ospiti.-

Kagami è troppo impegnato a guardarsi attorno, a fissare lo sguardo sui particolari appariscenti come le decorazioni floreali riposte sui tavolini del salottino di attesa, per vedere Kuroko avvicinarsi al bancone legnoso e sentirlo parlare piano.

Non c'è traccia di malessere, né nello sguardo dell'uno né nel tono dell'altro: la luna di miele appena iniziata ha relegato entrambi in uno stato perennemente frastornato, quasi alieno. Seguono passivi il facchino quando questi prende i loro bagagli e li conduce alla stanza prenotata; hanno giusto la forza di prendersi per mano, sentire il freddo delle fedi nuove contro la pelle, e rimangono in silenzio finché il ragazzo non li deposita presso la meta e ivi li abbandona.

Kagami si avvicina alla grande finestra che illumina tutto, trascinandolo con sé. Appoggia la mano sul vetro e spalanca gli occhi, colto dalla meraviglia che riesce a vedere dell'esterno. Lo chiama anche, lo rende partecipe con una gioia che è ancora fanciullesca del fatto che una specie di capra nera ha appena fatto un triplo salto carpiato ed è atterrata sul proprio avversario, di peso. Kuroko, un po' stranito, si avvicina all'altro uomo per seguire con lo sguardo la direzione indicata dal suo dito, anche se in effetti non crede molto che una capra vera sia in grado di fare una cosa del genere.

Si ritrova stretto nel suo abbraccio – goffo e troppo stretto come sempre – e il suo viso così vicino da riuscire persino a vedere i peli della barba rossiccia appena accennata sul mento.

Lo bacia: suo marito è proprio bello.


 


 

*Capitolo: I – Istanti


 

È un istante: la goccia si stacca dal rubinetto freddo del lavandino e si schianta subito, infrangendosi contro il metallo dello scarico. Si sente solo quello, nella stanza; Kuroko è ancora seduto al tavolo della cucina, sul quale ha già provveduto ad apparecchiare e servire la cena calda. Il tepore della doccia che si è fatto appena rientrato ha lavato via parte della fatica del giorno, ma ormai si è appiccicato alla pelle e non è del tutto piacevole.

È un istante: la lancetta dell'orologio si muove per segnare le 20.35, tremando appena prima di fermarsi davvero. Fa uno scatto poco percettibile e poi si quieta; Kuroko ha il tempo di sbattere le palpebre per perdersi il movimento e nel mentre non cambia espressione, resta fisso con lo sguardo e alieno a tutto. Ha già contato i minuti nel tornare a casa, quando il suo tram è arrivato in ritardo e lo ha accolto pieno di gente.

È un istante: la maniglia della porta d'ingresso scatta e l'anta viene aperta, lasciando entrare più freddo del dovuto. Anche se ci fosse altro, quel gesto ha la capacità di riempire ogni vuoto; Kuroko si alza e si apre in un sorriso appena accennato.

-Bentornato a casa, Taiga-kun.-

Kagami è stanco, sporco, spossato e nervoso – gli basta un istante, guardarsi attorno e vedere lui, per gettare via, assieme alla divisa da lavoro, anche ogni altra irritazione.-

-Grazie, Tetsuya.-


 


 

*Capitolo: L – Luce


 

Kagami si accorge che qualcosa non torna quando, nel girarsi per l'ennesima volta tra le lenzuola, sente un movimento analogo poco vicino – e poi il corpo molle di Kuroko che gli si preme contro, con la punta del naso sulla sua nuca.

Se fosse solo per quello, non avrebbe molti problemi a riguardo; peccato solo che sia la quarta volta su quattro che Tetsuya si rannicchia a quel modo contro di lui. Prova ad allontanarsi di poco e registra l'ennesima, uguale reazione. A questo punto si alza sui gomiti e lo guarda male.

-Kuroko, cosa stai facendo?-

Solo dopo la formulazione vera e propria trova paradossale la domanda, quasi venga a dimostrare una sorta di fastidio al contatto con l'altro – e trova tutto questo stupore nello sguardo stanco che il ragazzo gli rivolge, oltre la frangia scomposta.

-V-voglio dire, sei più strano del solito...-

La verità è che non lo trova molesto, almeno non nella forma in cui lui cerca di stargli vicino – gli dà piuttosto di che pensare la forma di quel nuovo tipo di vicinanza a cui non è abituato; non è facile da spiegare. Taiga ha, come sempre, problemi a razionalizzare sentimenti e desideri.

Kuroko lo sa, quindi non si preoccupa più di tanto; si stiracchia appena e chiude di nuovo le palpebre, senza muoversi oltre.

-Mi dà fastidio la luce della finestra.-

Taiga si volta di scatto e vede: la persiana alzata che si è dimenticato la sera precedente e il nuovo giorno che illumina tutto, al di là del vetro.

Sente ancora Kuroko farsi vicino e per un attimo ha anche la tentazione di dirgli qualcosa circa la fantasia nel trovare le scuse più disparate per stringerlo a sé – si accorge in tempo che sarebbe il modo perfetto per scavarsi la fossa da solo, ancora e ancora, dal momento che la colpa di tutto quello è prettamente sua.

Lo guarda per un po', il tempo che l'altro impiega ad assopirsi; si stende e rimane lì, con un braccio sul suo fianco e il respiro calmo. Altra luce che non sia la sua, Tetsuya non vuole sopportarla: questo pensiero fisso lo accompagna, lemme lemme, ad un sonno più sereno.


 


 

*Capitolo: M – Marito


 

La prima volta ha lasciato che fosse l'altro a prendere l'iniziativa – e non perché la relazione che avevano intrapreso, puramente sessuale, gli dispiacesse, ma perché con la mente semplice che si ritrovava non aveva neanche mai pensato che fosse necessario ufficializzare e rendere noto il legame che aveva già con l'altro ragazzo; Kuroko gli aveva dimostrato che si sbagliava, nel chiedergli di diventare ufficialmente il proprio fidanzato.

Non vuole ripetere il medesimo errore, non vuole farsi trovare impreparato una seconda volta.

Contare anni e mesi non serve a niente, lo sa bene e lo ritiene inutile: come quantificare tutto quel tempo, tutte le cose che li hanno uniti? Ci vorrebbe tanto, in termini umani e puramente materiali, che lui non vuole neanche sprecare un singolo momento prezioso per farlo. Ha altri tipi di problemi.

Impiega due settimane a trovare il corredo giusto, ne impiega altre due per decidersi su cosa dire, esattamente ogni parola da rivolgere al suo uomo. Non è più un bambino che non pensa prima di agire, ma non è ancora un adulto capace di dormire la notte quando è agitato.

Si presenta di fronte a Tetsuya così, che sembra quasi un caso. E di fronte ai suoi occhi ogni ricordo svanisce, il copione creato con cura perde di significato e sembra tanto artificioso da risultare sgradevole.

Gli basta fissarlo negli occhi per annullare ciò che sta attorno, anche se quando si inginocchia di fronte a lui intravede una nota di terrore nel suo sguardo – non si lascia vincere dalla paura, non in quel momento.

-Vuoi sposarmi?-

Qualcosa di semplice e diretto, né artificioso né falsamente smielato. Sufficiente perché Kuroko mostri, nella propria persona, nei gesti appena accennati e nell'espressione, tutta quell'emotività repressa che non ha mai mostrato in ventidue anni di vita.


 


 

*Capitolo: N – No


 

Benché i polsi siano fermi, ben immobili ai lati del largo cuscino, le dita si aprono e si chiudono a pugno ripetutamente attorno alle lenzuola del letto, seguendo un ritmo tutto loro. Ogni tanto si scorgono i tendini che emergono dalla pelle per qualche istante, per poi tornare ad una calma solo apparente, ma sempre tesa.

Anche gli occhi di Kagami si muovono, senza riposo, e seguono tutte le scie percorse e i tracciati immaginati dei polpastrelli, della lingua di Kuroko – Tetsuya non deve fare altro gesto, in quel momento, per reprimere i suoi impulsi e le sue reazioni: è una continua sfida quella che gli lancia con gli occhi, e Taiga non ha intenzione di perdere, non a quella maniera indegna.

Solo un potere gli è concesso, come ricorda in un momento critico. Kuroko è scivolato troppo in basso e benché rimanga ancora seduto sopra il suo bacino, con le unghie bianche va a grattare la pelle dell'inguine. È troppo per lui.

-No!-

Subito Tetsuya devia, dirigendosi altrove. Poggia i palmi caldi sul suo ventre e si china a baciarlo sopra l'ombelico; Taiga trema e si tende. Anche quella è una sfida, perché Kagami non gli ha ancora permesso di togliergli i pantaloni né di lasciarlo troppo nudo. Poca pelle viene toccata. Ma bastano le sue dita, la sua bocca e il suo sguardo per trovare tutte le forme possibili di piacere.

-No!-

Dai fianchi, le mani di Kuroko salgono al petto e al viso, passano sui muscoli formati e arrivano alla calda, morbida pelle del collo.

-No.-

La sfida continua dopo un bacio molle e non pare – non pare proprio – in procinto di finire entro breve.


 


 

*Capitolo: O – Ombra


 

Con una personalità come la sua è difficile accorgersene realmente, perché certi dettagli vengono inghiottiti dall'indifferenza generale con cui lui si maschera e si comporta nella quotidianità di ogni giorno. Rari sono i momenti – seppur intensi ed espliciti – in cui il ragazzo mostra tali violente reazioni da suscitare una qualche sorta di imbarazzo, di sorpresa nell'altrui persona.

In realtà questo accade solo perché poche volte Kuroko ha permesso a qualcuno di diventare tanto intimo, con lui, perché si riuscisse a scorgere la zona d'ombra che conserva nell'animo.

Kagami lo sa, lo ha imparato col tempo senza bisogno che nessuno glielo insegnasse: Tetsuya vive certi momenti di vuoto, in cui il pensiero è invaso solo da memorie scure, fatto di solitudine e terrore – come un relitto che viene a galla, portando con sé rimasugli dell'abisso in cui è stato confinato. Non deve preoccuparsi se lo vede rigido, duro nello sguardo, non se il tono della sua voce si fa severo senza un apparente motivo: i rigurgiti di quell'emotività repressa e ristretta sono semplicemente difficili da digerire, ma non durano all'infinito.

Kagami ha imparato anche a rispettare l'intimità dell'altro, senza voler più volervici entrare come unico occupante, abbandonando così uno dei suoi tanti vizi infantili. Non sempre la luce accecante è d'aiuto, specie nei momenti in cui l'oscurità è più profonda: finisce per ferire, più che curare.

Allora basta poco, una fiammetta discreta – una mano che si poggia sulla sua o la presenza stessa nella stanza: Kuroko impiega qualche tempo ma alla fine risponde.

L'ombra, a quel punto, ritorna ad essere nient'altro che piatta spettatrice della luminosa vita.


 


 

*Capitolo: P – Pazienza


 

Sente a malapena il proprio fiato, nonostante sia quasi rannicchiato su se stesso e con la coperta fin sopra il mento. Ho gli occhi socchiusi, ma non sta guardando proprio niente nella penombra della stanza, oltre quell'unica scia di luce giallastra che, dalla porta del bagno a ridosso della stanza, esce da uno spiraglio della porta un poco aperta. Il cuscino che è contro la sua guancia, che segue fedelmente il profilo fino all'attaccatura dei capelli rossicci per accoglierlo in una fossa proprio al centro, dove il suo cranio sprofonda in un bianco morbido, non riesce a dargli la tranquillità necessaria per riuscire ad assopirsi.

Sente l'acqua che scorre dal rubinetto del lavandino, gli ultimi schizzi con cui l'altro si lava la faccia e poi il sospiro soddisfatto, l'asciugamano che frega bene la pelle. Il passo morbido di Kuroko che gli comunica il movimento.

Kagami non riesce a portare pazienza, nonostante la situazione lo richieda. Lo sa che, fatti pochi metri, Tetsuya si infilerà sotto le lenzuola e gli rotolerà accanto, sul materasso. Taiga conta i secondi, si impedisce qualsiasi movimento, fa persino finta di non essere più sveglio – neanche l'altro fosse tanto stupido da non saperlo, d'essere atteso con tanta ansia.

La loro non è una relazione precaria, di quelle pronte a rompersi al primo tremore ma costruita su solide basi quali fiducia reciproca e tanta condivisione: dopo tanti anni di fidanzamento, sono arrivati alla fase in cui non nutrono più dubbi a riguardo.

Taiga però non riesce a frenare quell'ansia naturale, quella voglia che ha dell'altro che, nonostante l'orgoglio e l'apparenza, lo fa muovere subito, appena sente che Kuroko ha preso posto dalla propria parte di letto, e glielo fa abbracciare stretto al petto come se non lo volesse più lasciare. Col naso tra i suoi capelli, respira il suo odore – e solo in quel momento si quieta e si tranquillizza, pronto al sonno.

Schiacciato contro di lui, Tetsuya è sempre riuscito a trovare posto senza per questo rinunciare alla propria comodità; ogni tanto glielo dice, che fa fatica a respirare, ma liberatolo appena Kagami non accenna a lasciarlo. Si addormenta ancora prima che riescano a raggiungere un compromesso sulle posizioni, sancendo in maniera definitiva la fine di ogni possibile dialogo.

È Kuroko a dover portare pazienza, a quel punto. Ma basta chiudere gli occhi, sentire il ritmo calmo e pacifico del suo cuore, per capire che tutto, tutto va nel migliore dei modi possibili.


 

   
 
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