Fanfic su artisti musicali > Justin Bieber
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Autore: neverenough    05/12/2012    1 recensioni
Era tutto programmato. Sarebbe scappata con l’ausilio di una persona che non sapeva nemmeno di aiutarla.
Non avrebbe mai dovuto conoscerlo.
Non avrebbe mai dovuto seguirlo.
Ma si sa: anche il miglior piano architettato può fallire, e le conseguenze sono tante.
Può l’amore essere una di queste?
Tratto dal terzo capitolo:
"Io sono Tess." rispose tranquillamente, come se quello fosse davvero il suo nome, e lei non fosse la ragazza appena scappata dal penitenziario, con un braccialetto elettronico di cui non era riuscita a sbarazzarsi.
Genere: Azione, Drammatico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 1

<<Si può sapere chi ha deciso che devo esibirmi anche di domenica?>> sbottò arrabbiato il ragazzo dai capelli grano. <<E per di più dentro un penitenziario giovanile dove ci sarà senz’altro qualcuno che vorrà farmi fuori perché non gli vado a genio!?>> continuò tutto d’un fiato.
<<Justin smettila. Andrà tutto bene, ci saranno delle guardie in più a proteggerti e ci sarà la polizia. Non hai nulla da temere.>> cercò di tenerlo a bada la madre Pattie. Una donna bassina, con dei grandi occhi azzurri e dei capelli castani.
<<Sì certo! Sta di fatto che non voglio andarci!>> disse incrociando le braccia e poggiandosi finalmente con le spalle allo schienale.
<<È tardi, ci stiamo già dirigendo lì.>> intervenne Kenny, la sua ex guardia del corpo, divenuto poi direttore artistico. Un omone pelato e alto quasi due metri <<Si tratta di cantare un paio di canzoni. Poi sarai libero da qualsiasi impegno.>>
Il ragazzo sbuffò nuovamente, facendo innervosire la madre. <<Ascoltami bene. Sono tua madre e sai che qui comando io.>>
<<No!>> la bloccò. <<Cazzo ho diciotto anni! Lasciatemi libero di fare ciò che voglio!>>
<<Justin è un impegno e ti stanno aspettando con ansia! Smettila di fare il bambino!>> disse seccata. <<Anche loro sono persone e anche loro meritano una chance!>>
<<Sì ma sono degli assassini!>>
<<Adesso basta!>> tuonò nervoso Kenny. <<Ti esibirai e senza fare storie! È domenica ma poco importa! Manterrai fede ai tuoi impegni!>>
Nell’auto iniziò a regnare il silenzio.
Kenny era davvero stufo. Quel ragazzino che aveva conosciuto solo qualche anno prima, quello che amava sognare in grande, rendere felici le persone e pensare per il prossimo, era come sparito in quegli ultimi mesi. Le cose con la sua ex ragazza Selena Gomez si erano complicate, finché non sono arrivati a una rottura brusca.
Justin era stato accusato di averla tradita, mentre lui non era quel tipo di ragazzo. In ogni caso, era inutile ragionare con una persona che aveva le idee chiare con gli occhi offuscati dall’orizzonte troppo lontano. Per diversi giorni si era rinchiuso in sé stesso, nella sua cabina sul tour-bus, senza voler vedere né parlare con nessuno. Usciva solo quando si trattava di dover esibirsi per le sue amate Beliebers, o quando aveva un qualsiasi altro impegno, e si comportava stranamente in modo normale, come se nulla fosse accaduto.
Dopo quei pochi giorni di chiusura totale, aveva smesso di isolarsi e aveva ricominciato a sorridere, divertirsi e fare scherzi. Col tempo però, il tutto stava inziando ad avvolgersi in giorni di puro egoismo.

<<Non so più che fare..>> disse Pattie qualche giorno prima, quando erano soli lei, Kenny, Dan –chitarrista e produttore musicale- e Carin –la ragazza che sceglie i vestiti che Justin solitamente indossa durante i concerti. <<Non so cosa gli stia succedendo e non voglio parlare con lui della rottura.. Ho paura di aprirgli nuovamente la ferita e..>>
<<Secondo me quella ferita non si è mai chiusa.>> intervenne Carin e tutti annuirono.
<<Dobbiamo farlo tornare alle origini.>> commentò Dan.
<<È assolutamente impossibile che una persona cambi così in fretta da un giorno all’altro.>> tutti annuirono alle parole di Kenny.
<<Questo non è il Justin che ho cresciuto.>>
<<Dobbiamo cercare di farlo tornare il ragazzo umile che era e che, scommetto, è ancora adesso. Dobbiamo solo trovare il modo di tirarlo nuovamente fuori.>> disse Carin.


Salì sul palco del piccolo teatro con la chitarra e un finto sorriso stampato sul volto. Lo seguivano a ruota Dan e i ballerini.
La grande sala era già piena di ragazzi, un misto tra maschi e femmine, tutti con età superiore ai tredici anni ma minorenni. C’erano guardie di polizia penitenziaria sparse ovunque, con mitragliatrici, manganelli, pistole e altre armi.
Tutto ciò aveva intimorito un po’ Justin, ma restava tranquillo almeno esteriormente.

Erano tutti riuniti nel teatro del penitenziario, sentendo Justin Bieber esibirsi sul palco in alcune sue canzoni. Tutti si erano lasciati un po’ andare, ballando e battendo le mani a ritmo di musica. In fondo, erano pur sempre ragazzi che, anche se erano costretti a restare chiusi in un penitenziario giovanile, amavano divertirsi.
Era il terzo, forse il quarto brano che Bieber cantava, e il tempo si stava restringendo per lei, la ragazza dai lunghi capelli rossi, soprannominata Lyl.
Un attimo, poi ci fu il black-out completo nel teatro. Il casino iniziò a regnare, anche se nel buio più totale, mentre le guardie iniziarono ad accendere torce e cercare di tenere a bada tutta quella banda di ragazzi.
Lyl ne approfittò e avanzò verso il palco. Conosceva a memoria quel penitenziario e si era seduta al lato destro della terza fila. Un posto strategico per raggiungere facilmente il palco e mettere in atto il suo piano, appena iniziato.
Stava salendo le scale che portavano al palco quando le luci si accesero.
Prima che potesse finire la piccolissima rampa di scale, si ritrovò di fronte un gruppo di cinque persone strette in un cerchio, con la pop star al centro per proteggerlo da eventuali attacchi. Qualcuno si girò notando la ragazza, poi tutti si girarono per fissarla, compreso il ragazzo che proteggevano.
Per un secondo, gli occhi azzurri e profondi della ragazza, incontrarono gli occhi caramello del diciottenne di fama mondiale.
Fu un attimo, poi il corpo di Lyl fu scosso da una forte scarica di corrente elettrica.

Sotto gli occhi di Justin, quella scena avvenne a rallentatore.
L’incontro dello sguardo di quella ragazza, con i capelli lunghi e rossi, e gli occhi come il cielo, poi lo svuotarsi delle pupille.
Gettò un urlo di dolore, che rimbombò in tutto il teatro e che fece venire la pelle d’oca. Fu così strazziante, che tutti si ammutolirono e si fermarono all’istante, facendo regnare, così, il silenzio.
Dopo qualche secondo, la ragazza si lasciò andare all’indietro, rotolando su quelle scale e finendo sul pavimento con un tonfo sordo.
Non si muoveva più da terra e alcune persone, tra ragazzi e dirigenti del penitenziario -seduti tra le prime file- si precipitarono vicino alla ragazza.
Qualche minuto, poi lo portarono fuori dalla struttura in cui si trovava, e lo condussero in un luogo ritenuto più sicuro.

Il ragazzo e la sua troupe furono portati dentro la sala di attesa della presidenza, e aspettarono lì per qualche ora, prima che il dirigente del riformatorio si presentasse a loro.
Il diciottenne era rimasto troppo scosso per proferire parole in quell’arco di tempo e si era immerso nei suoi pensieri.
<<Scusate se ci ho messo tanto, ma dovevo dare ordini per portare la calma.>> si era giustificata la dirigente andandosi a sedere sulla poltrona dietro la scrivania.
<<Cos’è successo a quella ragazza?>> chiese senza perdere tempo.
<<La ragazza che si è accasciata al suolo urlando, è una delle poche persone che portano una cavigliera elettronica. È un aggeggio che rilascia scariche elettriche quando gli è ordinato da un telecomando, e che ha all’interno un cip localizzatore. Questo può farvi intuire che lo facciamo indossare ai ragazzi più pericolosi di quest’istituto.>> la serietà della donna che si presentava davanti a loro fece innervosire Justin.
<<Ma questo non potrebbe ucciderli? L’urlo strazziante di quella ragazza, con lo svenimento e gli occhi vuoti che ho visto poco prima dell’urlo sono la conferma.>> disse tutto d’un fiato.
La signora scosse le spalle.<<Non sono io che controllo quei dispositivi. Se alcuni ragazzi li portano, è solo per la sicurezza di tutti.>>
<<Ma quella ragazza non stava facendo niente!>> avanzò nervosamente.
<<Se non fosse stato per quel dispositivo, qualcosa avrebbe fatto e tu saresti potuto essere una vittima. >> lo ammutolì.
Lui serrò la bocca e non proferì altra parola. Aveva ragione, e cosa poteva dire più? Il punto è che non capiva nemmeno perché stesse difendendo quella sconosciuta. Se ne sentiva il dovere e basta.



Commenti autrice:
Eccomi di già con il primo capitolo :O
Qui, avete senz’altro capito che Justin è una pop star di fama mondiale –com’è infatti nella realtà- ma qualcosa l’ha cambiato. Mentre lei, Lyl.. beh non vi anticipo niente.
Spero vi piaccia e di trovare qualche recensione :)
Qui c’è l’altra storia che sto pubblicando. Dateci un’occhiata ^-^
Buona lettura :*
   
 
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