Accidenti,
ha ricominciato a piovere, ha smesso appena cinque minuti fa’
maledizione! Non
hanno fatto in tempo ad asciugarsi neanche le punte dei miei capelli.
È tutto
il giorno che piove, anzi, ora che ci penso sono cinque giorni che non
fa che
piovere, infatti questo brutto tempo ha rallentato parecchio il mio
viaggio. Le
gocce si fanno sempre più fitte e io sto girovagando per le
strade di una città
che non conosco neanche.
Alzo
appena gli occhi dal suolo, in cerca di un posto dove rifugiarmi
finché non
finisce l’ennesimo diluvio.
Non
lontano da dove mi trovo scorgo un locale, lo raggiungo ed entro dentro
di
fretta, sotto gli occhi curiosi e impauriti della gente, che
evidentemente ha
avuto la mia stessa idea di mettersi al riparo. Alla mia vista alcune
madri
hanno ignorato la pioggia e hanno preso per mano i figli portandoli via.
Come
dargli torto, vedere una ragazza che va in giro con una spada di un
metro e
trenta non è certo molto rassicurante.
Mi
metto seduta al bancone poggiando la spada di fianco a me e posandoci
sopra il
mantello, facendo attenzione che nessuno veda ciò che vi
nascondo dentro. Se
vedessero anche le pistole qualcuno potrebbe veramente spaventarsi e
preferirei
evitarlo.
Un
uomo grassoccio, con addosso un grembiule sporco e sudicio, da dietro
al
bancone si avvicina :- Ehi, cosa sei venuta a fare qui dentro?-
Gli
dedico un leggero sguardo disinteressato:- Fuori sta piovendo a
dirotto. -
rispondo atona, avvicino il mento alle mani rette dai gomiti poggiati
sul banco
color giallognolo sbiadito, anche se una volta probabilmente
è stato bianco.
-
Non gradiamo la feccia qui. - continua con tono ostile.
L’affermazione
mi irrita non poco ma riesco a nascondere tutto dietro un sorrisetto
sghembo. –
Cosa ti fa pensare che lo sia? - faccio andare il mio sguardo
dall’uomo alla
spada e viceversa, come se fosse una cosa del tutto normale andare in
giro con
un’arma del genere.
Frego
il menù da sotto il naso di quello che sta alla mia sinistra
e ignorando le
lamentele inizio a scorrere i nomi dei piatti. Pochi a dire la
verità e anche
poco invitanti.
Una
donna spunta dietro al tizio di prima e sembra la sua fotocopia volta
al
femminile. – Davvero ragazzina esci di qui e non causarci
ulteriori fastidi -
La
sua voce è fastidiosissima, roca e catarrosa, dalla
sigaretta che tiene stretta
tra le labbra si dovrebbe capire il perché.
L’aria
si fa all’improvviso pesante e la puzza di chiuso diventa
nauseante. Tanto che
la testa prende a girarmi vorticosamente e sono costretta a
massaggiarmi le
tempie con le mani.
-
Prima mi fate mangiare qualcosa e prima posso andarmene! –
Sbotto.
Ordino
la prima cosa che vedo sul menù e chiedo di far presto con
quanto più garbo mi
è possibile.
Cerco
anche di distrarmi in qualche modo, pensando al viaggio, alle ricerche
che ho
fatto e i risultati ottenuti.
Ormai
da mesi vado di città in paese cercando degli impieghi che
mi interessassero,
in cerca di soldi per campare ma soprattutto informazioni, che mi hanno
portato
ad una chiara conclusione: i demoni in circolazione stanno diventando
sempre
più forti.
Una
notizia del genere di solito non fa’ né caldo
né freddo ad un normale Devil
Hunter, ma non è così per me. Lavorando in
solitario questo non mi è di
vantaggio, già ci devo mettere tutto il mio impegno per
sconfiggere un demone
di solito, ma ora che le cose stanno peggiorando così, non
è il caso di
rimanere da sola, devo solo trovare qualcuno
che lavori con me. Potrei trarne
molto vantaggio anche per l’alloggio, finalmente potrei
stabilirmi in una
città, non importa quale sia o quanto grande sia la casa,
fin ora mi sono
pagata l’affitto nei motel con i soldi delle ricompense che
mi davano i
cittadini dopo aver adempiuto al mio dovere di Hunter, senza contare
poi le
spese per i mezzi di trasporto, la manutenzione delle armi e il cibo.
Mi
rimaneva ben poco da spendere in fronzoli e la maggior parte dei
vestiti che
porto nel mio borsone mi sono stati donati al posto dei soldi.
La
vista mi ritorna più nitida e la testa non mi gira
più. Riapro gli occhi
ritrovandomi davanti una coppa di gelato con fragole.
-
E questo? – chiedo leggermente disorientata.
-
E’ uno Strawberry Sundae, l’hai ordinato pochi
minuti fa, cosa sei idiota? -
l’acidità nella sua voce mi fa venire voglia di
picchiarlo a sangue, ma
distolgo la mia attenzione da lui e la sposto sul cibo che mi ha
propinato.
Fisso
ancora un po’ la coppa e stranamente ha un’aria
commestibile. Nella speranza
che sia davvero mangiabile inizio a mangiarlo a piccoli assaggi.
Il
tizio sbuffa impaziente - Muoviti a finirlo, non mi va di cacciarti a
calci
davanti ai clienti. -
Lo
ignoro totalmente e mi concentro sul gelato. Non ha un sapore
cattivissimo in
effetti, continuo ad ingoiare quella dose massiccia di zuccheri con
più foga
mentre l’omone
dall’altra parte se ne va con un grugnito animalesco che gli
scappa fuori dalla bocca. E anche la donna sembra essersi
volatilizzata. Faccio
spallucce e continuo a mangiare, chi se ne frega, una seccatura in meno.
-
Dove pensi di andare con quella grande spada? Io penso di saperlo
– Una voce di
ghiaccio giunge al mio orecchio e un brivido mi percorre tutto il corpo.
Raddrizzo
la schiena senza distogliere lo sguardo dal gelato che inizia
già a
sciogliersi. – Ah sì e dove starei andando? -
-
Nell’unico posto dove un’arma del genere potrebbe
servire e ovviamente sto
parlando della Devil May Cry - Giro la testa e guardo negli occhi il
mio
interlocutore. Occhi azzurro-ghiaccio esattamente come i miei, con la
differenza che i suoi sono spenti come la sua espressione di totale
indifferenza. Non deve avere più di una quarantina
d’anni.
E i suoi capelli
sono tutti bianchi e tirati all’indietro col gel. I suoi
vestiti invece sono di
tonalità blu e dallo stile tendente all’orientale.
Chi
sei tu e cosa vuoi da me? Perché mi hai rivolto la parola?
-
Cos’è questa Devil May Cry? - Il nome non mi
è nuovo ma non ricordo dove o in
quale circostanza abbia potuto sentirla.
-
E’ il motivo per cui una ragazza armata di una spada
anti-demoni dovrebbe
andarci -
E’
misterioso, troppo per i miei gusti. Mi faccio più vicina.
– Sii più preciso. –
Forse ho capito di cosa sta parlando, ma non mi fido abbastanza.
Sospira
e mi trattengo dal farlo anche io.- Quando sarai lì chiedi
di Dante - con un’
improvvisa fretta si alza dalla sedia ed esce dal locale. Senza neanche
rendermi conto di come o quando sono fuori anche io. Lui è
di spalle davanti a
me ma non accenna a muoversi perché sa che l’ho
seguito.
Lì
sotto la pioggia fortissima, lui non mi degna di uno sguardo, rimane
immobile
come una statuo col capo inclinato verso l’alto.
-
Perché mai dovrei fidarmi? Come fai a sapere che sto
cercando qualcuno? -
-
Me ne sono accorto anche io, sono più forti e sono sempre di
più - se ne va. No
ha aggiunto altro, se ne va e basta, mi lascia lì con la
spada in una mano e il
mantello sotto braccio. Non mi ha detto neanche dove si trova questa
Devil May
Cry, che suppongo sia davvero quello che sto cercando. Se con la sua
ultima
frase era riferita
Mi
avvolgo di nuovo nel mantello e riporto in spalla la Justice,
riprendendo a
camminare. Non ho idea per dove finché non mi fermo di
scatto rischiando di
scivolare sul marciapiede inondato d’acqua. Lui è
appena caduto dal cielo e mi
è piombato davanti oppure ho le allucinazioni?
-
Dimenticavo di dirti di non dire a Dante che ti ho mandato io - Mi
oltrepassa
ma io, con un movimento secco del braccio, lo afferro per un manica.
-
Dove si trova? -
-
In un vicolo di periferia, a Nord della città - allento la
presa e lui
istantaneamente scivola via con estrema lentezza, ma quando mi volto
già non
c’è più.
Mi
porto il bordo del mantello sopra la bocca e faccio mente locale
cercando di
capire dov’è il Nord e di conseguenza da che parte
devo andare.
Sto
camminando da almeno un quarto d’ora. La frangetta rossa,
rimasta scoperta dal
cappuccio è completamente zuppa e le gocce mi ricadono sulle
guance. Spero che
manchi poco.
Ancora
mi balena nella mente l’immagine dell’uomo di prima
nella tavola calda -A
proposito non ho pagato il conto prima di uscire!- la sua aria
così misteriosa
e indifferente mi hanno lasciata perplessa e non poco. Se non fosse
scomparso
ben due volte all’improvviso gli avrei anche chiesto il
perché di quelle
informazioni. Non mi conosce neanche, cosa lo ha spinto a farlo?
Le
case e i negozi si fanno di meno a occhio, forse sono arrivata. Di
vicoli non è
che ce ne siano molti e ormai credo sia meglio chiedere informazioni a
qualcuno. Qualcuno che non si spaventi non appena
vede me o la spada.
Una
ragazza sta camminando nella direzione opposta alla mia e questa,
ignara del
freddo sta andando in giro in pantaloncini corti e camicetta (neanche
abbottonata del tutto). La prima cosa che noto di lei sono le cicatrici
che ha
su tutto il corpo e poi mi accorgo che in spalla porta
un’arma impossibile da
descrivere, l’unica cosa ovvia è che è
quasi più grande della mia spada.
La
fermo subito, lei fa sicuramente al caso mio.
-
Scusami! Ho bisogno di un’indicazione e forse tu puoi darmi
una mano -
I
suoi occhi (che mi accorgo solo ora che sono uno marrone e uno celeste)
mi
guardano prima perplessi ma poi più interessati dopo che
hanno fatto caso alla
mia di arma – Sì, dimmi pure -
-
Sto cercando un posto che si chiama Devil May Cry. - attenta ad usare
un tono
di voce il meno disperato possibile nonostante lo sia del tutto, dopo
aver
attraversato mezza città a piedi.
Le
scappa un sorrisetto, poi mi indica la direzione da dove lei
è venuta. – Non
sei molto lontana, devi andare in quella direzione e prendere il
secondo vicolo
a destra. -
La
ringrazio almeno cento volte, poi mi metto a correre lungo la strada
che lei mi
ha appena spiegato.
Giro
a destra. Alla fine di quel vicolo completamente grigio e tetro
c’è un’insegna
sopra ad una porta, in cima a delle scalette di pietra.
Devil
May Cry.
L'angolo di Lilith
Sì ho pubblicato il VERO inizio della storia !! *applausi* Spero che vi sia piaciuto, non è che fossi tanto soddisfatta all'inizio ma non volevo farvi aspettare tanto, quindi... eccolo qua tutto per voi!!! Recensite in tanti, vi prego! Ho bisogno di tanti consigli! Grazie grazie grazie :D
Baci baci, Gossip g... -ehm- Lilith.