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Autore: shapeshifter    05/12/2012    2 recensioni
Per l'ispirazione di questa storia devo ringraziare la mia family reunion di blinker che durante una delle solite chat mi ha tirato fuori da non so cosa l'ispirazione. E poi Skye e Mark sono l'amore, ovvio.
Non riuscirò mai a spiegare la sensazione che provai, eppure probabilmente già in quel momento sapevo che l’avrei amata come nessuna prima d’ora.
Genere: Comico, Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Mark Hoppus, Un po' tutti
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Nuvole

Nuvole. Sabbia. La brezza leggera e sottile s’infilava sotto la felpa e si districava tra i nei e qualche brivido. Proprio una giornata perfetta per andare in spiaggia. Guardavo il cielo sperando che un raggio di sole facesse la sua comparsa, ma sentivo che al massimo sarebbe arrivato un bell’acquazzone.

Ero sceso prima degli altri, volevo godermi un po’ di tranquillità in spiaggia, le colazioni nei grandi alberghi oltretutto mi irritavano, tutte quelle false cortesie tra persone che nemmeno si conoscevano e pensavano di aver accesso al paradiso perché ti lasciavano l’ultimo pan cake rimasto nel piatto. E Tom che metteva il sale nei caffè, questo era da aggiungere all’elenco di cose cui avrei fatto volentieri meno.

La notte prima era stata davvero strana. Bella. Inusuale. Stringevo tra le mani ancora quel buffo portachiavi e mi venne spontaneo sorridere.

Ci assomigli non credi? A me ricorda i tuoi capelli nel video di Josie. Ho curiosato tra gli archivi, un po’ su internet, e insomma.. mi sono fatta un po’ di cultura su di voi! Bel colore comunque, approvo! ”  
Ancora adesso riuscivo a vedere come si scostò i capelli per concentrarsi e staccandolo delicatamente ma non con fatica – trovai decisamente adorabile la sua faccia mentre si sforzava ­–  dalle chiavi me lo porse sul palmo della mano. “Tieni, te lo regalo, trattalo bene. Così ti ricorderai per sempre di quella stronza che ti disse di no sul set di All The Small Things.

Sapere che fosse andata a fare ricerche su di me e che mi associasse a questo buffo pupazzetto viola – che non era altro ché una palla di pelo arruffata con due occhi – bastò per elettrizzarmi per almeno un’ora.

Non volevo ripensarci troppo. Mi sentivo davvero come un adolescente alla prima cotta in questa situazione, ed evitavo con tutte le mie forze di comportarmi da tale. L’avevo conosciuta da ventiquattr’ore soltanto e guarda come mi ritrovavo: a fare l’emo su una spiaggia dal clima incerto e da solo. Mancava che sotto partisse una ballata tristissima e sarei stato il non plus ultra degli emo. Eppure… con lei ero riuscito a sentirmi me stesso come con poche persone. Ero stato serio, divertente, buffone, cinico, dolce. Tutto questo in una sola notte. Forse per questo mi girava la testa solo al pensiero. O forse perché avevo dormito solo due ore senza nemmeno fare colazione e avevo davanti a me una giornata tosta.

Proprio in quell’istante sentii odore di caffè e una mano mi arruffò i capelli. Diavolo, Thomas mi aveva trovato. La sua tempistica incominciava ad irritarmi.

Sentii un flebile ciao e quando mi voltai presi un colpo.

“ Anche tu in piedi presto questa mattina? Ti ho visto dalla mia finestra e ho pensato che avessi bisogno di uno di questi. Niente sale dentro, tranquillo.

Ero ancora in fase di estasi e incredulità che senza accorgermene mi ritrovai a sorseggiare quel caffè di fianco a lei, in silenzio, di fronte a noi le onde che si inseguivano e strati di nuvole che vorticavano in cielo per decidere se dovesse piovere o uscire il sole. Lei era Skye, ovviamente.

“ Grazie.

La mia voce mi risuonò strana, anche il suo sorriso e quel brindisi improvvisato con i bicchieri di cartone. Tutto era troppo strano, surreale. Stavo sognando?

“ In realtà non capisco se son sveglio o sto ancora dormendo, sai?

“ E’ tutto reale. Tutto reale, Markey. Proprio come stanotte. Come mi disse qualcuno, non dimenticarti mai di stanotte.

Markey. L’aveva sentito per caso in uno dei miei racconti e aveva deciso di usarlo quando e come le pareva. Ovviamente al sottoscritto non dispiaceva, proprio per niente. L’ultima persona che me l’aveva detto aveva un pene, era decisamente una situazione migliore.

“ E’ così che tratti i regali? No, ma fai con comodo, gettalo pure in mezzo alla sabbia!

Tra i miei piedi giaceva il portachiavi che mi era scivolato di mano dallo stupore di averla di fianco a me. Mi ci rividi, solo, sporco, perso in una coltre, ma di sabbia.

E poi le lo raccolse e me lo rimise in tasca. Fu un chiaro segno di ciò che volevo: che lei raccogliesse me. Sospirai.

“ Ti senti meglio?

Avrei voluto dirle tutto ciò che mi passava per la mente. Avrei davvero voluto dirle che aveva scombussolato la mia testa in un solo giorno, che queste son cose che ti capitano quando hai diciassette anni, non ventisette. Avrei voluto abbracciarla. Avrei anche voluto mandarla via. Avrei voluto tante cose. No, non stavo meglio, ero ancorato ai fatti della sera prima e volevo sbarazzarmene, altro che ricordarmene per sempre.

“ Sì, il caffè mi ha risollevato, oggi sarà una giornata epica!

Mi alzai per stiracchiarmi un po’ e buttai il contenitore del caffè ormai vuoto lontano.

Decisamente. Non vedo l’ora di vederti rincorso da un cane a essere sincera!

“ Io non vedo l’ora di vedere Britney-Tom!

“ La tua donna ideale!

Le porsi la mano per aiutarla ad alzarsi e presto la ritrovai vicino al mio mento. Si tenne in equilibrio un attimo sul mio petto e presto si staccò, raccogliendo il suo cartone e buttandolo in un cestino. Rimproverato dal suo sguardo feci lo stesso, lagnandomi un po’ e prendendola in giro.

“ Bacchettona! “

“ Se fossi in grado di fare un, e dico un canestro!

“ Le mie doti sono altre. Io ce l’ho lungo sai?

Scosse la testa e iniziammo a riavviarci verso l’albergo, mantenendo la distanza giusta per non perderci e punzecchiarci al momento giusto.

Ma che cosa hai capito? E’ ovvio che parlo del basso! Sempre a pensar male voi donne.

“ Poi una non deve pensar male quando ha elementi del genere di fianco che se ne escono con queste battute… Dovresti vergognarti! ”

“ Ne ho fatte di peggiori e di fronte a me avevo anche ventimila persone, se non di più, pensi che uno come me si vergogni?

Ripercorrendo quella strada mi saltò alla mente un particolare della sera prima e le guardai la felpa: con orgoglio constatai che era la mia. L’aveva usata per dormire per caso? Mi piacque immaginare che fosse così.

“ Forse di caffè ce ne volevano due “

Sbadigliai e mi stropicciai gli occhi. Non capii bene come mi guardò eppure mi parve una faccia dolce. Tuttavia alla fine lo attribuii alla mia mente poco lucida.

“ Fammi un favore… separiamoci agli ascensori. Come hai proprio detto tu ieri, il tuo amico potrebbe subito pensare chissà che cosa a vederci rientrare insieme.

Mi dispiacque un po’, ma sapevo che aveva ragione, Tom avrebbe sparso ovunque in giro che mi ero fatto una di Mtv assieme a dettagli imbarazzanti inventati da lui. La cosa mi avrebbe fatto imbestialire oltre che a imbarazzare entrambi. E avrei anche dovuto faticare a smentire tutto, purtroppo.

“ Oh, certo, non c’è problema! Ti devo dare ragione, Tom è proprio una testa di cazzo quando ci si mette. O forse dovrei dire stupido, per essere più in linea con il tuo modo di esprimerti, signorina Everly.

Hey, guarda che le dico anch’io le parolacce, coglione!

Oltre al danno pure la beffa, dato che mi arrivò un pugno ben assestato ma che non produsse molto. Però ne approfittai e mi accasciai a terra come se mi avesse accoltellato con una katana.

“ Cazzo… che botta. Porca puttana… allontanati. Via. “

Presto impallidì e iniziò a emettere frasi sconnesse. Tentò di avvicinarsi, ma spaventata iniziò ad arretrare e corse via. Non appena fece il primo scatto la ripresi e mentre correvo la sorpassai urlandole un “Ti ho fregata!

La sua espressione fu impareggiabile, riuscì con mio stupore a raggiungermi e mi prese per il cappuccio della felpa. Mi arrivò un bel ceffone, ma la mia espressione sfacciata non sparì dalla faccia. Constatai che entrambi avevamo il fiatone.

“ Non è mica colpa mia se sei sensibile! E ingenua. “

Iniziai a ridere, e non so se lei mi riempì di pugni più deboli di quello di prima perché era arrabbiata o per non scoppiare anche lei in una sonora risata. Le concessi qualche colpo e dopo un po’ le bloccai i polsi. Si liberò dalla mia presa con aria di sfida e mi spinse via.

“ Oh mia Everly, potrò mai farmi perdonare?

La distanziavo di tre passi per arrivare davanti a lei inginocchiandomi. Doveva essere davvero una scena buffa da vedere da fuori.

Per migliorare il mio repertorio portai alla mia memoria Shakespeare, tornava sempre utile con le ragazze, anche se in questo caso si trattava di uno scherzo. Chissà se avevo ancora buoni ricordi dalle superiori… mi concentrai.

Ma è la mia dama, oh, è il mio amore! Se solo sapesse di esserlo! Parla eppure non dice nulla.

Si bloccò come stupita. Forse nessuno si aspettava che uno che di solito tra le citazioni aveva ‘ orgasmi ‘ o ‘ passo le notti con il padre di Thomas, ce l’ha molto duro ‘ riuscisse a recitare Shakespeare.

“ Continua.

Stava lì a braccia incrociate, mordendosi ogni tanto le labbra e con una espressione imbronciata che andava sciogliendosi sempre di più.

Mi schiarii la voce. In realtà non ricordavo bene i passaggi e improvvisai.

“ Ma parla! Oh, dì ancora qualcosa, angelo splendente, così glorioso in questa notte, lassù, sopra la mia testa, come un messaggero alato del cielo quando abbaglia gli occhi stupiti dei mortali…

Mi tese la sua mano per alzarmi, anche se al contrario di lei non ne avevo bisogno. La presi solo perché volevo stringerla.

“Anche se tu mi dai tanta gioia, non provo gioia per il giuramento di stanotte: è troppo avventato, affrettato, improvviso, troppo simile al lampo, che svanisce prima che uno possa dire: 'eccolo, guarda'. “

Che cosa stavamo facendo? Non si trattava più di un gioco. Attraverso sottili citazioni ognuno recitava ciò che la bocca non avrebbe mai osato dire. E lei aveva ragione: tutto era stato troppo avventato. Doveva finire.

Come due anime vuote e spente, a testa bassa e un po’ impacciati entrammo nell’hotel.

“ Beh dai, pensavo di cavarmela peggio dato che son passati dieci anni dal liceo… “

“ Devi revisionare un po’, ma ci sei. Shakespeare, eh?

“ Shakespeare.

Giunti all’ascensore sentii un peso sullo stomaco. In parte non volevo separarmi da lei mentre d’altro canto pensavo che ormai c’era talmente tanto imbarazzo nell’aria da non lasciar spazio ad altro. Chiamò l’ascensore e io feci per stringerle la mano in segno di saluto ma non appena le porte furono sul punto di aprirsi mi schioccò un bacio sulla guancia e salì. Bloccò l’ascensore e mi guardò.

“ Ai miei occhi sembra un diamante tra pezzi di vetro.

Proprio mentre in mezzo alla confusione mentale creata da quell’ennesima citazione tentai di entrare nell’ascensore, quello ripartì e la vidi sparire tra le porte con aria compiaciuta.

Quando arrivai al nostro piano ovviamente lei si era già rifugiata nella sua camera, così entrai nella mia, trovandola vuota, e mi appisolai. L’ultimo mio pensiero fu rivolto a lei. Sognai la notte che avevamo passato insieme.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Shapespace: Bene, direi che siamo giunti ad un buon punto di svolta! Sto cercando di scrivere a più non posso e di prendere per buona qualsiasi idea o ispirazione riesca a giungermi durante la giornata c: Come si vede oggi sono stata presa da Shakespeare hahah la ff conteneva parecchie citazioni tra le sue opere e ovviamente anche il titolo è ispirato da lui.

Spero vi abbia soddisfatto questo capitolo e di riuscire a pubblicare il quinto il più presto possibile!

A presto c:

   
 
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