Film > Basil l'Investigatopo
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Autore: Bebbe5    06/12/2012    3 recensioni
Rattigan è tornato in azione e tocca di nuovo a Basil sconfiggerlo. Ci riuscirà anche stavolta? Per tutti i fan dell'argomento. [capitoli e titolo modificati e corretti]
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
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Note dell’autrice: salve a tutti e scusate per la lunga attesa ma, stavolta, il motivo è validissimo. Uno dei miei racconti verrà pubblicato ad anno nuovo ed ho dovuto dedicarvi tutto il mio tempo. Di quale si tratta? Ve lo dico subito: è “L’incredibile vicenda del vapore olandese Friesland” in una versione completamente rivisitata anche rispetto a quella che era qui su EFP. Sono davvero elettrizzata. La pubblicazione avverrà a febbraio, dato che ci sono alcune cosette burocratiche da sistemare, e sono davvero impaziente.

Detto questo, buona lettura.

 

CAPITOLO 27

Basil, Topson e Cornelia, vestiti di scuro, si muovevano rapidi per le strade di Londra, l’Investigatopo in testa. Come suo solito, non si era voluto sbottonare sulla loro destinazione e gli altri due, benché morissero dalla curiosità, non avevano fatto domande.

Ad un certo punto, però, Cornelia si avvicinò a lui e gli chiese:

“Basil, dimmi una cosa, come mai ha voluto che venissi anch’io?”

Sperava in una risposta che le desse un segnale positivo sulla loro situazione.

“Perché non mi fido ancora a lasciarti da sola. Dopo le minacce dell’altro giorno, non ti biasimerei se tentassi di scappare e temo che la signora Placidia non ti tratterrebbe.” Disse lui senza guardarla negli occhi.

Delusa, Cornelia si riaffiancò a Topson e non aprì più bocca.

Dopo un po’ giunsero a destinazione, trovandosi davanti ad un condominio fatiscente in una zona dell’East End, un posto pieno di ombre, spina nel fianco del glorioso regno di Vittoria. Per strada non c’era anima viva ed il freddo pungente, misto alla brutta sensazione di essere continuamente osservati, fece correre un brivido lungo la schiena di Cornelia.

Dalle finestre dell’edificio si vedevano brillare alcune luci fievoli, probabilmente delle candele. Basil ignorò completamente la porta principale e si diresse verso il retro della casa. Alla tenue luce dei pochi lampioni a gas presenti, i tre riuscirono ad entrare in un piccolo cortile in condizioni non migliori dell’edificio. Qui, l’investigatopo esaminò un po’ il terreno fino a che non trovò ciò che cercava: un tombino.

“Basil, dovremo scendere davvero lì sotto?” chiese Topson con voce malferma.

“Temo di sì, dottore. Non ho definito Rattigan ‘sorcio di fogna’ solo per divertimento.  Comunque, se volete, potete rimanere qui fuori a fare i pali.”

“Non sarebbe meglio chiamare dei rinforzi?” chiese ancora Topson.

“Abbiamo ormai appurato che il nostro amico riesce a svignarsela benissimo quando c’è confusione. Non ho chiamato Laroux di proposito.”

“Quindi qual è il piano?”

“Il piano è aspettare che sia da solo, poi catturarlo in qualche modo e portarlo alla polizia.”

“Tutto qui?!” esclamò Cornelia “Ah, niente di più semplice!”

Basil non le rispose, ma si mise a frugare nella borsa che si era portato appresso e ne tirò fuori alcuni batuffoli di cotone.

“Metteteveli nelle narici” disse, porgendoli ai suoi due compagni “renderanno più sopportabile il tragitto.”

I due eseguirono, dopodiché Basil, con l’aiuto di Topson, alzò la grata del tombino e si calò nell’apertura. Una volta arrivato sul fondo, accese un fiammifero e si guardò intorno mentre il dottore e Cornelia scendevano dietro di lui.

“Bene, secondo i miei calcoli dobbiamo andare.. a destra.” Ed imboccò il suddetto corridoio. A Topson la strada sembrava infinita, piena di svolte, cunicoli laterali. Si chiese come avrebbero fatto ad uscirne trascinandosi dietro Rattigan. Se fossero riusciti a catturarlo, chiaramente.

C’era qualcosa che non gli quadrava comunque: Basil sembrava troppo sicuro di sé ed il piano troppo avventato, troppo pieno di incognite. Aveva una tremenda sensazione, ma preferì non esternarla. Basil alle volte poteva sbagliare, ma era comunque sempre riuscito a tirarsi fuori dai guai. Doveva fidarsi anche quella volta.

Capì solo più tardi che il suo presentimento non era poi così sbagliato.

Dopo quelle che parvero ore, i tre si trovarono di fronte ad una scaletta che conduceva verso l’alto e Topson pensò che, finalmente, almeno il viaggio di andata doveva essere terminato. Basil però la ignorò in favore di uno stretto cunicolo che si apriva alla loro sinistra.

Dopo averlo percorso, si ritrovarono in una sorta di ripostiglio, pieno di casse e sacchi, con una porticina al lato opposto della stanza.

Mettendosi l’indice destro sulla bocca, invitando così gli altri due al silenzio, Basil si avviò lentamente verso la suddetta porticina e, dopo avervi appoggiato un orecchio, per sentire se dall’altra parte proveniva un qualche rumore, spinse l’uscio e sbirciò dall’altra parte.

Si trovarono in una stanza molto più grande che doveva essere lo scantinato di una delle vecchie case londinesi, con tanto di colonne e grate sul pavimento. A Topson ricordò molto il luogo che Rattigan aveva scelto per il suo vecchio covo, solo molto meno curato e, all’apparenza, completamente disabitato. I suoi sensi erano tesi per cogliere ogni minimo rumore, odore, movimento fuori posto.

Si voltò verso Basil e vide che anche lui stava facendo lo stesso. Dopo un po’, l’Investigatopo fece cenno all’amico e a Cornelia di avvicinarsi a lui e bisbigliò:

“Topson, tu vai in quell’angolo laggiù.” Ed indicò al dottore il punto esatto. “Cornelia, tu invece vieni con me. Dovremo attendere un po’ a quanto pare, ma almeno avremo il tempo di prepararci a dovere. Coraggio.”

I tre si divisero secondo le indicazioni di Basil e si misero in attesa.

Il silenzio nella cantina era totale ed il freddo, ora che erano fermi, cominciava a farsi sentire pungente. Cornelia, acquattata accanto all’Investigatopo, si strofinò le braccia, nel tentativo di scaldarsi un po’. Quasi sobbalzò quando sentì un altro braccio passarle intorno alle spalle e si accorse che Basil la stava attirando a sé per trasmetterle un po’ di calore.

“Non vorrei che il battito dei tuoi denti rivelasse la nostra presenza.” Commentò secco, quando lei lo guardò con gratitudine. Questo le fece abbassare gli occhi e mormorare:

“Sei ancora tanto arrabbiato?”

“Tu che dici?” rispose lui, voltandosi a guardarla.

“Non potremmo parlarne?” chiese lei.

“Non mi pare il momento più adatto.” Fu la secca replica.

“E quando lo troviamo un momento adatto? In questi giorni non c’è stato modo.”

“Sii sincera ed ammetti che il modo ci sarebbe stato, ma che tu hai voluto evitare di affrontare l’argomento.”

“Ero spaventata e confusa! Inoltre volevo lasciar passare un po’ di tempo: eri furioso quella sera.”

“Puoi biasimarmi? Hai quasi fatto uccidere mia sorella!”

Topson, da lontano, sentì che i due amici si erano messi a discutere e cercò di far loro dei segnali per tentare di farli smettere, ma invano. Cosa diavolo stavano facendo?  

“Non l’ho certo fatto di proposito, stavo solo cercando un modo per aiutarti!”

“Potevi farlo rimanendo a casa come ti avevo chiesto! Non bisogna mai esporsi quando non si conoscono i rischi che si possono correre! Inoltre, non ho ancora ben capito cosa volevi fare.”

“Te l’ho detto, volevo trovare un qualcosa che ti avrebbe aiutato con il caso.”

“Allora, lascia che te lo dica, è stato un comportamento decisamente stupido!”

“Anche quello di Brynna se è per questo!”

“Ah, su questo concordo. Se ti avesse lasciata fare senza intromettersi, a quest’ora sarebbe sana e salva, magari a cercare di consolarmi per non essere riuscito a tenerti fuori dai guai.”

“La difendi sempre! Anche quando mi ha offesa tu non hai battuto ciglio!”

“Non vedo perché avrei dovuto farlo. Non c’era nulla di sbagliato nelle sue conclusioni né tantomeno nelle sue azioni. E ti consiglio di moderare i termini e di ricordare quanto ti ha detto la signora Placidia dopo la nostra visita al Mousedom.”

Cornelia fece per ribattere, ma le tornarono improvvisamente alla memoria le parole della governante:

stavolta non si è intromesso nella discussione tra voi due ma, se un giorno decidesse di farlo, non sarete voi quella che difenderà.

Sbarrò gli occhi: era quanto stava succedendo in quel momento!

“Ah, vedo che te ne sei ricordata. Bene, allora credo che la discussione si possa considerare chiusa!”

“Io invece credo di no!” e, con queste parole, Cornelia afferrò Basil e lo costrinse a voltarsi verso di lei. “Se non l’avessi ancora capito con quel bel cervello che ti ritrovi, io ti amo. Ogni volta che esci, che vai in posti come quello dell’ultima volta, io ho paura che ti succeda qualcosa e che io non sia lì con te. Mi irrita che tu abbia invece permesso a tua sorella di fare ciò che ha fatto.”

“Tanto per cominciare, io non le ho permesso un bel niente. Nutrivo qualche sospetto sul modo in cui si procurava le informazioni, ma non avevo idea che si esponesse così tanto. L’avrei fermata, se avessi saputo.” Replicò lui, prima di aggiungere “In secondo luogo, la mia vita non è così a repentaglio fintanto che ti so al sicuro.”

Cornelia lo guardò confusa, e lui si sbrigò a chiarire:

“Credi veramente di essere l’unica a preoccuparsi? Quando so che sei in salvo e che niente ti può capitare, la mia mente lavora meglio. Anch’io tengo molto a te, sappilo, e questo influisce molto nelle mie indagini.”

La topolina rimase in silenzio dopo quella confessione. Si rese conto di aver frainteso tutto fino ad allora. Basil non voleva tagliarla fuori dalla sua vita, ma semplicemente tenerla al sicuro dai pericoli che doveva affrontare ogni giorno.

“Scusami..” mormorò dopo un po’. Sentì che lui le stringeva appena la spalla.

“Non fa niente.” Rispose “E’ solo che vorrei che non interferissi con il mio lavoro. Sai che non posso concedermi distrazioni.”

Lei sospirò: c’era una cosa che continuava ad assillarla. Quando ormai Topson, dall’altro capo della sala, cominciava a sperare che avessero risolto tutto o che, quantomeno, avessero deciso di darci un taglio e di rimandare la discussione a più  tardi, Cornelia ruppe il silenzio:

“Però Brynna può interferire.” Borbottò, guadagnandosi uno sbuffo da parte di Basil.

“Ancora con questa storia? Ti ho già detto che non sapevo cosa stava facendo.”

“Hai detto che lo sospettavi, però.”

“Infatti, e più volte le ho detto di non esporsi troppo. In ogni caso, con lei è una cosa diversa.”

“Dunque lei può fare ciò che vuole e prendere parte alle tue indagini, mentre io devo starmene buona in casa ad aspettare il tuo ritorno?”

Topson si sbatté una mano sulla fronte, poi riprese a fare gesti per cercare di farli smettere. Lo stupiva soprattutto il comportamento di Basil: perché assecondava Cornelia nella discussione, rischiando di farsi scoprire? L’orribile sensazione di poco prima si fece nuovamente strada nella sua mente e lui si mise a gesticolare con più foga prima di irrigidirsi di colpo e di drizzare le orecchie: c’era qualcun altro nella sala, qualcuno che si muoveva furtivamente e che sembrava avvicinarsi ai suoi amici. Cercò di farsi sentire, ma qualcuno lo afferrò da dietro, tappandogli la bocca con una mano ed immobilizzandolo. Nel frattempo, Basil e Cornelia, ignari di tutto, continuavano a battibeccare.

“Ma ti senti quando parli?” stava dicendo lui “Stiamo parlando di mia sorella, non di una tua rivale. La tua gelosia è stupida, quanto ingiustificata. E ora taci, o ci farai scoprire!”

“Io non sono gelosa, è solo che non voglio sentirmi esclusa dal tuo mondo.”

“Non sei esclusa dal mondo di nessuno, è solo che devi capire qual è il tuo posto per far sì che le cose funzionino.”

“Non mi sembra che, portandola qui, tu le abbia reso le cose più chiare, Basil.” Si inserì una voce, che fece sobbalzare entrambi. Voltandosi, rimasero paralizzati dallo spavento: Rattigan si trovava accanto a loro e, insieme a loro, c’erano altri sei topi, due dei quali tenevano fermo Topson, che guardava Basil con aria abbattuta.

“Basil, Basil, pensavo che avessi imparato dall’ultima volta.” Lo canzonò Rattigan. “Invece ti sei fatto sorprendere di nuovo. E in che modo! Battibeccando con la tua ragazza!” A queste parole, gli scagnozzi scoppiarono a ridere. Basil, però, rimase impassibile, mentre Cornelia gli si stringeva contro.

Era terrorizzata: non riusciva a vedere alcuna via di uscita da quella situazione di cui, tra l’altro, era la maggiore responsabile. Cominciò a pensare che, forse, Basil non aveva tutti i torti a volerla tenere fuori dai suoi affari, se poi finiva sempre per rovinarglieli.

Le sue riflessioni furono interrotte da Rattigan che, nel frattempo, aveva ripreso a parlare:

“Stavolta, però, non la passerai liscia. Niente macchine ingegnose per togliere di mezzo te ed il tuo amico. Mi assicurerò personalmente che voi smettiate di respirare e che il vostro cuore smetta di battere. Ovviamente mi prenderò il mio tempo, dato che ho la serata libera da qualsiasi impegno. Ah, e non ti preoccupare per Cornelia, mi assicurerò che abbia tutto ciò che le spetta. Non hai niente da dire?”

“Per ora, nulla di particolare. La mia opinione su di te la conosci già, quindi non mi sembra il caso di ripeterla.” Rispose Basil, guardandolo negli occhi con tranquillità, quasi con spavalderia, come Topson non mancò di notare. Ciò che stava accadendo lo lasciava sempre più perplesso: loro due stavano per perdere la vita e Cornelia sarebbe andata incontro ad un destino se possibile ancora più tremendo, ma il suo amico non batteva ciglio. E ciò che lo sconcertava maggiormente era che non sembrava che stesse recitando la parte dello sbruffone, ma che fosse realmente sicuro di quanto diceva. In nome del cielo, che cosa stava macchinando?

Rattigan, però, parve non accorgersene, perché continuò a sbeffeggiarlo:

“Non ti servirà a niente fare il galletto adesso. Perché invece non chiedi pietà per te e per il tuo grasso amico? Perché non mi supplichi di liberare Cornelia? Ah, ho capito. Sei contento perché presto rivedrai la tua cara sorellina. Mi hanno detto che non sei nemmeno riuscito a vederla esalare l’ultimo respiro perché eri tornato a cercare la tua ragazza. Che fratello degenere! Lei si è adoperata tanto per te e tu l’hai ripagata così!”

Cornelia sentì Basil irrigidirsi ma, quando lo guardò in volto, vide solo calma sui suoi lineamenti.

“Dimmi, cos’hai provato a guardarla mentre si trovava alla mia mercé? Senti ancora le sue grida di dolore? Ricordi la sensazione del suo corpo martoriato tra le tue braccia?”

La topolina sentì che l’Investigatopo aveva cominciato a prendere dei lunghi respiri, come se cercasse di trattenersi e non poteva non capirlo: quella crudeltà gratuita a cui Rattigan lo stava sottoponendo avrebbe messo a dura prova l’autocontrollo di chiunque.

“Ed ora eccoti qui: vuoi che ti riservi il suo stesso trattamento? Questo lenirà un po’ il tuo dolore?” chiese il criminale, ghignando.

Basil non rispose, il suo volto era una maschera indecifrabile. Quell’atteggiamento sembrò infastidire Rattigan che, smettendo immediatamente di sorridere, si fece serio.

“Moriarty?” chiamò, ed il ragno si avvicinò, accompagnato da Elizabeth Morstan “Legali e portali nella segreta.”

Il compare fece un cenno di assenso e si mise all’opera, cominciando da Basil. Cornelia, intanto, avendo visto l’”amica”, esclamò:

“Elizabeth, perché? Io mi fidavo di te.”

“Hai fatto male” rispose semplicemente l’altra. “Quando te ne sei andata, le cose per me non sono andate bene come ti ho scritto nelle lettere. E’ vero, sono diventata un medico, ma è dura per una donna-dottore farsi apprezzare da questa città così diffidente. Questi signori mi hanno offerto di esercitare la mia professione alle loro dipendenze e con ingenti guadagni. Potevo forse rifiutare? Non ci sono stati ricatti, posso assicurartelo. Sono solo affari. Perciò, quando mi hanno chiesto di spiare Basil mediante te per ricambiare la loro generosità ho accettato. Devi concedermelo, cara, sono stata un’attrice eccellente.” Concluse, sorridendo.

Cornelia avrebbe voluto strangolarla. Peccato che le ragnatele con cui Moriarty aveva cominciato a legarle i polsi le impedissero di farlo.

Quando ebbe terminato l’opera, il ragno spinse Basil e Cornelia verso Topson, poi i tre furono condotti verso un angolo della stanza. Qui c’era un buco dentro il quale vennero spinti. Furono fatti camminare per un bel po’, attraverso tubature e passaggi stretti con la sola luce di alcune lanterne ad illuminare il loro cammino. Alla fine, si ritrovarono davanti ad una nicchia, chiusa da una grata metallica. Basil e Topson vi furono spinti dentro in malo modo, dopodiché vennero slegati, solo per essere nuovamente legati al muro mediante delle corte catene appese ad esso da alcuni topi, che uscirono subito dopo.

“Ti piace come ho arredato la stanza, Basil?” disse Rattigan, entrando per rimirare l’opera conclusa ed avvicinandosi all’Investigatopo.

“Gli avrei dato un po’ più di colore, ma mi posso accontentare.” Replicò Basil sarcastico. “Più che altro non capisco il senso di tenerci qui, non avevi detto di volerci uccidere?”

Topson guardò Basil con occhi sbarrati: perché ci teneva così tanto ad accelerare la loro dipartita? Qual era il suo piano, sempre ammesso che ne avesse uno?

Rattigan ormai era vicino a lui e, con un ghigno orribile, gli disse:

“Certo che l’ho detto, ma non ho specificato quando. Per ora rimarrete un po’ qui, a ripensare alle vostre misere vite. Eccoti comunque un assaggio di ciò che accadrà.” Dopo queste parole, sferrò un violento pugno nello stomaco dell’Investigatopo, che si trovò a boccheggiare, senza più fiato.

Accadde tutto in un istante, in un momento così rapido che Topson non riuscì a capire cosa era esattamente successo.

Vide un movimento rapidissimo alle spalle di Rattigan che, improvvisamente, sbarrò gli occhi e si accasciò a terra, privo di sensi. Dietro di lui, c’era Moriarty, il pungiglione ancora alzato ed uno sguardo trionfante sull’orribile faccia.

“Finalmente” mormorò soddisfatto. “Era da tanto che aspettavo questo momento e la mia pazienza cominciava ad esaurirsi. Ragazzi, legatelo accanto all’Investigatopo.”

Con ancora più stupore, Topson vide che i “ragazzi” che Moriarty aveva chiamato non erano gli scagnozzi di Rattigan, ma dei ragni, anche se più piccoli del loro padrone. Voltandosi a guardare fuori dalla cella, vide che i suddetti scagnozzi erano tutti legati con delle ragnatele e privi di sensi. I ragni eseguirono l’ordine in silenzio, poi si ritirarono.

“Sai, Basil di Baker Street” disse Moriarty “mi hai solo facilitato il compito. Senza la retata di qualche sera fa sarebbe stato molto più difficile fare ciò che ho fatto stasera. I tuoi amici poliziotti hanno dimezzato il numero di ruffiani al servizio del mio cosiddetto “padrone”. Ti devo un favore.”

Basil, ancora a corto di fiato, gli rispose con un sorrisetto ed un cenno del capo.

“Ho comunque intenzione di sdebitarmi subito. Capisci bene che non posso lasciarvi liberi, per adesso,dal momento che ho intenzione di prendere per me il trono d’Inghilterra. Potrei comunque scegliere di lasciarvi andare a cose fatte, quando non potrete più mettermi i bastoni tra le ruote. Si vedrà.”

“Lasciate libera Cornelia, allora, che male può farvi lei?” provò Topson.

“Attualmente è una testimone, quindi non posso lasciare che avverta la popolazione. Tranquilli, non le accadrà nulla. La signorina Morstan le terrà compagnia: scommetto che hanno molto da dirsi.”

Da fuori, Cornelia ascoltava tutto, inorridita. Le cose non si mettevano bene ma, almeno per il momento, le loro vite non erano a rischio.

“Ora temo di dovervi lasciare, signori. Ho un piano da finire di mettere a punto e non posso perdere tempo a parlare con voi. Spero che la vostra permanenza qui sia delle più gradevoli possibili. Buona serata.”

Detto questo uscì dalla porta, e si avviò lungo il corridoio che avevano percorso prima, seguito dai ragni, i ruffiani di Rattigan svenuti, Elizabeth e Cornelia.

Basil alzò lo sguardo su di lei e vide che anche gli occhi della giovane erano puntati su di lui.

Fu un istante, poi la cella, non più illuminata dalle lanterne, piombò nell’oscurità.

FINE DEL CAPITOLO

Mamma mia, quanti eventi eh? E adesso cosa succederà, a seguito del tradimento di Moriarty? Come potranno salvarsi i nostri eroi? Spero di riuscire a darvi qualche indizio prima di Natale.

A presto

Bebbe5

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

  
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