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Autore: Mary West    06/12/2012    7 recensioni
Un evento incredibile sconvolge la vita tranquilla di Tony Stark e lui si sentirà più solo e distrutto che mai proprio nel momento in cui il mondo ha bisogno di Iron Man più che mai prima d'ora. Un arrivo dal passato, un nuovo nemico da sconfiggere, amicizie indistruttibili e l'amore più puro fanno da sfondo all'avventura del secolo e tra litigi, notti insonni, travestimenti e bugie gli Avengers si riuniranno ancora.
Lei annuì e tornò ad accarezzargli la mascella, senza distogliere lo sguardo dai suoi occhi perfetti.
«Baciami» sussurrò adorante. «Tutta la notte.» Lui sorrise e la accontentò.
Genere: Avventura, Commedia, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Pepper Potts, Steve Rogers/Captain America, Tony Stark/Iron Man, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'You'll find that life is still worthwhile, if you just smile'
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Capitolo VII
Life on Mar



Le tre auto lussuose e sportive varcarono una dopo l’altra la soglia del garage della villa di Tony e Steve tirò un sospiro di sollievo. Con la mano che quasi tremava, si slacciò la cintura di sicurezza e scese dal veicolo dannato.
“Santo Cielo, Stark!” esclamò appena ebbe messo piede a terra. Era così rassicurante trovarsi a contatto con aggeggi fermi e, soprattutto, non pilotati da Stark.
“Cosa?” chiese Tony incurante, chiudendo con un tonfo la portiera del suo giocattolino, accarezzandogli il cofano con affetto.
“Cosa cosa?” ripeté Steve affranto. “Sei un folle. Non ho mai conosciuto nessuno guidare come te: non rispetti i segnali stradali, non usi gli specchietti retrovisori, non dai la precedenza e corri come un pazzo… dimmi, cosa cosa?”
Anche le altre due macchine frenarono e Pepper, Natasha, Thor e Clint raggiunsero i due litiganti vicino alla porta che conduceva al primo piano della villa.
“Che succede?” domandò Natasha perplessa, notando il colorito pallido del Capitano e lo spesso strato di sudore freddo che gli imperlava la fronte e il viso.
“Succede che Stark guida come Hitler conduceva le battaglie e, cioè, come un folle privo di scrupoli” asserì Steve ancora visibilmente turbato dal tragitto frettoloso e illegale.
Tony roteò gli occhi al cielo con aria paziente e Thor strabuzzò gli occhi, chiedendosi chi mai fosse quello stano omuncolo citato da Rogers e cosa l’avesse spinto a definirlo un ‘folle privo di scrupoli’.
“Sono stato prudentissimo. Non guardarmi così, bimba” aggiunse rivolto a Pepper che aveva incrociato le braccia con aria severa. “Sta notevolmente esagerando le dimensioni di questa storia. Sono stato davvero la ponderatezza fatta Tony Stark.”
“Solo a me sembra un controsenso?” inveì Clint, che si era finalmente sbarazzato di quel ridicolo cappello che aveva addirittura osato definire trendy solo qualche ora prima.
“No” rispose pronta Natasha e fece schioccare le labbra con aria altezzosa, poi intraprese la via verso il salotto. Tony la guardò piccato.
“Vai a giocare col tuo dottorino?” le urlò dietro.
“Muoviti” gli intimò Pepper con un’occhiata esasperata, mentre lo spingeva su per le scale.
Salirono tutti e cinque i gradini che conducevano al piano terra e arrivarono in salotto, dove Natasha aveva già iniziato il resoconto dell’avventura.
“… così e Pepper siamo entrate ed erano circa le nove e mezza” stava dicendo alla platea che la scrutava silenziosa e attenta sul divano. Nick aveva lo sguardo severo e le mani congiunte, Howard fissava il volto di Natasha con aria pensierosa, Bruce scrutava le dita che gli si torturavano vicendevolmente in grembo e Phil sedeva calmo di fronte alla collega. Steve raggiunse Howard sul sofà e strinse le mani con aria ancora parecchio affranta per la guida di Stark, Thor e Clint rimasero in piedi, entrambi con addosso i vestiti della festa e Tony e Pepper si lasciarono cadere sull’unico spazio ancora libero sul divano.
“Abbiamo cercato di attirare l’attenzione in vari modi” continuò Natasha con tono professionale. “Ma era difficile, con tutti quegli uomini.”
Tony smise per un istante di ascoltare e arricciò appena le labbra, assottigliando gli occhi. Si appuntò mentalmente di chiedere a Pepper una spiegazione per quella frase, una volta che fossero riusciti nell’ardua impresa di rimanere soli. Insomma, cosa intendeva precisamente la Romanoff con l’espressione ‘tutti quegli uomini’? Dallo sguardo di Bruce, capì che non sarebbe stato l’unico a chiedere delucidazioni in proposito.
“Siamo riuscite ad attirare l’attenzione di due uomini di Glanster, alla fine” affermò soddisfatta. “Ma c’era una falla nelle nostre informazioni” aggiunse in un tono molto meno entusiasta. “Fuhrmann è una donna; Lydia si chiama e chiaramente non poteva essere attratta da me o Pepper.”
“No, decisamente” rincarò Pepper.
“Ma” continuò Natasha e le sue labbra fremettero per le risate represse. “Le è piaciuto molto il vestito di Thor.”
Nick si voltò verso il dio del tuono, con aria speranzosa.
“E…?”
Thor assunse d’un tratto un’espressione spaventata e guardò preoccupato Tony.
“Nulla. Le ho gentilmente chiesto di ballare, ma lei ha rifiutato, così ce ne siamo andati.”
Tony strinse i denti a bocca larga, osservando Fury respirare profondamente per evitare che la sua ira non si scagliasse sul povero, inesperto, buon Thor.
“Bene” asserì infine. “Bravo.”
Thor, ancora poco pratico di situazioni ironiche e rimproveri celati, sorrise di quel complimento e sbatté le mani con aria ingenuamente e anche abbastanza ridicolmente soddisfatta.
“Grazie capo!” esclamò compiaciuto. Tony vide Nick lottare contro se stesso per non urlare; quando sembrò essersi ripreso, conquistò il centro del salotto, iniziando a parlare con la sua solita voce pacata e autoritaria.
“Bene” esordì tranquillo. “Data la conclusione, direi che sarà necessario aspettare, a questo punto, l’arrivo di Glanster in città, che dovrebbe essere previsto per dopodomani. Fino ad allora, sarà meglio tenersi lontani dalla Fuhrmann e la sua banda. Quelle poche nuove informazioni sono già state inserite dal dottor Banner nel nostro database. Quindi, direi che sarà meglio aggiornarci domani.”
Clint sbadigliò vistosamente ed emise un rumore davvero inusuale. Natasha sospirò esasperata.
“Copriti la bocca con la mano, Barton, non ci interessa sezionare la tua laringe” gli intimò disgustata. “Potrei usare il bagno?” chiese poi rivolta a Pepper.
“Sì, certo” rispose lei cordiale. “Direi che puoi usarlo da subito, così poi dopo, eventualmente, possono andare anche gli altri.”
Steve alzò lo sguardo verso Tony e il padrone di casa vi lesse la finta pacatezza che mal tratteneva la rabbia e l’irritazione che solitamente precedevano una gran bella ramanzina; indirizzata a lui, naturalmente.
“Stark” esordì serafico. “Stai dicendo che hai una villa enorme, con quattro camere da letto, un salotto grande quanto un campo di battaglia tedesco dopo il passaggio degli Americani, una cucina senza fine, corridoi lunghi e larghi come gallerie, un parcheggio con diciassette auto, un giardino che fa invidia alle regge imperiali e un laboratorio in cui potrebbe entrare l’intero S.H.I.E.L.D. e un solo bagno?”
Bruce strabuzzò gli occhi, Natasha levò le sopracciglia, Thor aggrottò lo sguardo, Howard e Nick si guardarono sorpresi, Phil alzò un angolo delle labbra in una smorfia rassegnata e Clint sbadigliò ancora.
“Sì, Rogers” rispose pacato Tony. “Dato che la casa è abilitata per due, non capisco il motivo per cui dovrei collezionare 00. Fino ad oggi, mi sono sempre trovato benissimo e non tollero la tua intollerabile intolleranza verso la mia tollerante accoglienza.”
“Mhm… intollerabile intolleranza…”
“Lascia perdere, Thor.”
Si guardarono tutti, poi Natasha si alzò ancora.
“Vado prima io” e quasi senza che gli altri se ne rendessero conto, corse verso il bagno.
 

*

 
“Natasha! Apri la porta?!”
Phil era spazientito. No, anzi non era spazientito: era esasperato, molto esasperato, moltissimo esasperato. Era esasperatissimo.
Natasha si era impossessata del bagno poco meno di due ore prima e da allora nessuno aveva visto più lei né la porta di quella camera aperta. Ora, non che Phil fosse un ossessivo maniaco della pulizia e non gli sarebbe importato poi tanto in altre situazioni, ma era davvero urgente: aveva bisogno del bagno e Natasha continuava a non capire. Dannazione.
Preso da un attacco di esasperazione particolarmente acuto, fuggì dalla soglia esterna della stanza da bagno, ancora rigorosamente chiusa a chiave, e corse al piano di sotto alla ricerca di Pepper.
Nel frattempo, Thor era seduto sul pavimento della sua stanza e stava malamente intonando fra sé una canzoncina che Frigga gli cantava sempre quand’era bambino per farlo addormentare.
Dormi, bambino, dormi piccino, figlio di Odino, o dormi bellino, dormi bambino, o mio Asgardino, sei il principino e poi un reino, figlio di Odino…
“Thor, per l’Amor del Cielo, sta’ zitto!”
Clint rivolse gli occhi al cielo con aria sconvolta e aprì l’armadio, alla ricerca di un asciugamano da portarsi in bagno, ma erano tutte con l’immagine di Iron Man sopra e lui non aveva assolutamente voglia di andare in giro con la testa di Tony Stark che gli spuntava dall’inguine. Così, infilò la testa nell’armadio e cominciò a cercare.
“Ciao.”
Al piano inferiore, la voce di Howard fece quasi trasalire la persona appena entrata in cucina e il bicchiere che reggeva nella piccola mano le sfuggì, finendo a terra; Howard lo afferrò prima che toccasse terra.
“Grazie” sussurrò Pepper imbarazzata e riprese l’oggetto, rimettendolo sul giusto scaffale.
“Ma per così poco” replicò lui con un sorriso affabile sotto i baffi scuri. Sembrava stranamente agitato, come se volesse dire qualcosa ma non fosse sicuro se farlo o meno.
“Io dovrei ringraziare te” aggiunse dopo un lungo silenzio, sedendosi su uno sgabello al bancone.
Pepper lo guardò perplessa e prese posto di fronte a lui; la maglia dorata e scarlatta con la scritta Iron Man, in perfetta tinta con i calzettoni ai piedi, si arricciò in vita e scoprì le gambe fasciate nei bermuda di jeans che di certo non provenivano dal suo armadio.
“Per cosa?” domandò curiosa, portandosi una ciocca ramata dietro all’orecchio. Howard alzò lo sguardo dalla superficie liscia e bianca del tavolo e respirò profondamente; parlare sembrava costargli uno sforzo enorme.
“Be’, per tutto. Ti sei presa cura di Tony sin da quando era un adolescente. Sei stata la sua segretaria, la sua assistente, la sua confidente. L’hai aiutato a credere nei suoi progetti e nelle sue capacità. Gli hai dato sempre una mano, ti sei occupata di lui quando stava male e l’hai sostenuto a diventare una persona diversa, migliore per se stesso e gli altri. Ogni cosa, la devo a te, perché hai fatto quello che avrei dovuto fare io ed è merito tuo se oggi lui è così, coraggioso, testardo, buono, gentile, fiducioso in se stesso.”
“Forse troppo” aggiunse Pepper in un sorriso e anche Howard sorrise debolmente. Aveva parlato liberamente, con le mani strette quasi convulse e la mascella a tratti contratta. Un’incrinatura roca aveva appena offuscato la sua voce e uno strano luccichio aveva pervaso il suo sguardo, quegli stessi occhi che Pepper aveva tanto imparato ad amare sul viso di un altro.
“N-Non deve dire così” lo incoraggiò e cercò di scacciare il rossore che le imporporava le guance. “Non ha chiesto lei di sparire.”
“Sì, ma l’ho fatto. Sai” continuò e Pepper quasi desiderò che non lo facesse. Doveva essere qualcun altro a sentire quella storia. “Quando c’è stato l’incidente e Maria è morta, io non volevo più vivere. Fu Nick che mi convinse ad andare avanti: mi disse che c’era una missione da compiere e che solo io potevo farlo. Era necessario creare un congegno attraverso il quale proteggere tutti i dati dello S.H.I.E.L.D. e per farlo era necessario viaggiare molto e trovare elementi rari e preziosi. Pensai a Tony e gli dissi che non potevo assumermi quell’incarico, ma poi ci mettemmo d’accordo e io avevo paura di crescere un figlio che non conoscevo davvero, da solo. Accettai la missione e non tornai più a casa… a che sarebbe servito, distruggergli il cuore, solo per la soddisfazione di vederlo da vicino? Non l’avrei mai fatto, se ora non fosse stata indispensabile la mia presenza. So quello che pensa, ma io gli voglio bene, anche se non gliel’ho mai detto, anche se non gliel’ho mai dimostrato. L’ho seguito sempre, in tutti questi anni… mi ha sorpreso sapere che avesse una ragazza, però” aggiunse con un risolino. “Non avrei mai detto che era il tipo da relazione stabile. Cioè, stabilita.
“Neanch’io” ribadì Pepper sorridendo. “Signor Stark…”
“Howard.”
“Howard. Sì. Howard, io capisco tutto, ma non è a me che deve raccontare questa storia” disse in un bisbiglio. Howard la guardò e lei prese fiato.
“Tony deve sentirlo da te… lui ha bisogno di sentirlo da te. Devi fidarti di lui e di te stesso… altrimenti, come pensi che lui lo potrà mai fare? Ha bisogno di sentire dalla bocca di suo padre che gli vuole bene” strinse le labbra e batté le palpebre, turbata.
“Virginia…”
“Pepper!”
Entrambi sobbalzarono quando Phil entrò come un folle in cucina, saltellando da un piede all’altro con fare imbarazzante.
“Phil?” chiese Pepper perplessa. “Che stai facendo?”
“Devo andare in bagno” sussurrò affranto. “Ma Natasha l’ha praticamente monopolizzato. Aiutami, ti prego! Sento che potrei scoppiare da un momento all’altro.”
“Oh” esclamò Pepper. “Certo. Aspetta qui, vado a parlare con Natasha.”
Scattò subito in piedi e salì le scale saltando due gradini alla volta, ma prima che potesse raggiungere la stanza a cui era diretta, il suo sguardo fu catturato da qualcos’altro. Si avvicinò sospettosa alla cabina armadio nel corridoio e guardò.
“Non ci posso credere.”
Nel frattempo, Nick aveva caldo. Era stata una giornata particolarmente stancante e lui aveva dovuto subire parecchi attacchi isterici e di certo la mancanza di cervello di cui alcuni dei suoi erano dotati – Thor, per esempio – lo irritava enormemente. C’era un’unica soluzione a quella tremenda ansia che gli cresceva dentro: un bagno. Per cui, si affrettò a liberarsi dei vestiti e si diresse, con solo un asciugamano a coprirgli il corpo dalla vita in giù, nella camera con la vasca. Aveva appena raggiunto la porta, quando incontrò un intoppo: la maniglia non si apriva. Con uno sbuffo professionale, strinse bene entrambi i palmi attorno il pomello. Era infatti evidente che c’era un qualche problema di scorrevolezza delle porte – era tardissimo e molto probabilmente, a giudicare anche dal buio in casa, tutti stavano già dormendo, eccezion fatta per Howard il quale, rifiutandosi di seguire i suoi saggi consigli, aveva deciso di parlare con la ragazzina – e quindi spinse forte. Finalmente, dopo un paio di battute ben assestate, la porta si aprì e Nick entrò in bagno. Si lasciò sfilare l’asciugamano di dosso e si osservò con sguardo critico allo specchio centrale: un bronzo di Riace, proprio.
“Oddio.”
Nick sbatté le palpebre, certo di aver sentito male. Insomma, per quale motivo avrebbe dovuto sentire la voce dell’agente Romanoff in quel momento? Lei stava dormendo, probabilmente tutta abbracciata al dottor Banner.
Ma non era così. Natasha era sveglia – molto sveglia – ed era completamente nuda nella vasca da bagno, con i capelli legati in uno strano chignon dietro la nuca e la schiuma a nascondere le sue linee perfette. I suoi occhi erano sbarrati, fissi e vitrei nell’osservare il corpo scoperto del suo capo e le sue labbra formose e scarlatte erano semi aperte per la sorpresa.
“Oddio” ripeté sconvolta.
“Oddio” disse a sua volta Nick e cercò di recuperare l’asciugamano, ma quello era sventuratamente caduto per terra e adesso era tutto bagnato. Oddio.
“Oddio!”
Stavolta l’urlo di Natasha risuonò per tutta la casa e Clint, che temeva per l’incolumità della sua collega, scattò in bagno, con adesso un accappatoio di Spiderman e in mano una lampada a forma di squalo.
“Che succede?” chiese all’erta, saltando in bagno in un sol salto. I suoi occhi si sbarrarono appena individuò la situazione che si apriva dinanzi a lui con le fattezze di un perfetto incrocio tra un reality americano e un film porno.
“Oddio” disse a sua volta e la lampada cadde a terra in un tonfo assordante.
ODDIO!”
Natasha strillò ancora più forte e, in un attimo, Bruce, Thor, Howard, Steve e Tony furono nella stanza: Thor si guardava intorno con aria perplessa e non riusciva a capire per quale motivo Nick aveva addosso un accappatoio rosa shocking che Virginia aveva già promesso di regalare a lui; Steve aveva la bocca spalancata e passava lo sguardo da Natasha, ancora nuda nella vasca, a Clint, con l’accappatoio dell’Uomo Ragno aderente e trasparente in punti visibilmente strategici, a Fury, irritato e nervoso in versione Barbie; Howard aveva abbassato il viso con aria paziente e si massaggiava una tempia; Tony continuava a sbattere le palpebre, senza riuscire a credere ai suoi occhi; Bruce era sconvolto.
“Ma che sta succedendo?” chiese senza fiato e puntò uno sguardo stupito su Natasha, la quale, sentendosi sotto accusa, si affrettò a urlare.
“Fury ha sfondato la porta del bagno” affermò turbata.
“Non pensavo ci fosse qualcuno” si difese Nick, stringendo la corda dell’accappatoio in vita con aria imbarazzata e nevrotica.
“Io sono venuto perché Natasha ha urlato” si giustificò subito Clint, saggiamente terrorizzato dall’ipotesi che lo sguardo agitato di Bruce potesse sfociare nell’apparizione del suo alter ego verde.
“Perché Fury è entrato!”
“Perché pensavo non ci fosse nessuno!”
“Capo!” intervenne lamentoso Thor. “Perché hai addosso quel vestito? Lady Virginia l’ha regalato a me.”
“Non dovresti stupirti, Thor” s’inserì Pepper alle loro spalle. Steve si fece da parte e lei entrò, con lo sguardo infuocato fisso su Fury, “che il tuo capo rubi le cose altrui” aggiunse fredda e sembrava sul punto di strappargli i capelli, se ne avesse avuti.
“Di che parli?” domandò Nick e nei suoi occhi c’era la stessa rabbia e lo stesso astio che bruciavano quelli di Pepper. Fece un passo verso di lei e Pepper non indietreggiò. Tony lo guardava dubbioso e i suoi occhi erano sottili luci pronte ad esplodere.
“Fury, perché non ti calmi e…”
“Sapevi di Howard” replicò Pepper. “Lo sapevi da sempre e non gli hai mai detto niente, in tutti questi anni in cui lui ha rischiato la vita per te” continuò e le sue labbra fremevano per l’ira che le parole non riuscivano ad esprimere abbastanza, “l’hai mandato a morte un milione di volte perché non volevi essere tu a rischiare e dopo che lui, per te, ha fatto qualsiasi cosa, gli hai nascosto il più importante dei segreti. E…”
Nick alzò un braccio, come per fermarla. I suoi occhi lampeggiavano terrorizzati.
“… eri il braccio destro di Glanster.”
Tutti alzarono lo sguardo verso Nick e lui strinse la mascella e serrò gli occhi. Tony si sentì mancare il fiato. Fu Steve a frantumare quel silenzio di ferro.
“È vero?” chiese stupito.
“Lo ero” disse Nick con la gola riarsa e lo sguardo vuoto.
“Tu gli hai permesso di entrare in possesso di quell’aggeggio” continuò Pepper. “E adesso pretendi che loro rischino di nuovo la vita per te. Io mi chiedo come diavolo fai a dormire la notte.”
Guardava Fury con aria sconvolta e sprezzante. Le sue mani tremanti reggevano quel ritaglio in cui lui e il giovane Glanster sorridevano felici. Le dita si rilassarono e la foto cadde sul pavimento bagnato; Pepper si girò, con la testa che si muoveva a scatti disgustata, e si avviò verso la porta. Nick la fermò per un braccio; fu allora che Tony scattò.
“Lasciala” disse calmo e i suoi occhi traboccavano di impazienza. “Lasciala, Nick.”
Ma Nick non la lasciò: la trascinò indietro con forza e Pepper, nel tentativo di riprendersi il braccio, cadde per terra su un fianco. Gettò le mani in avanti per frenare istintivamente la caduta e una delle due scricchiolò in modo sinistro, mentre la testa batteva forte contro il muro. Thor corse ad aiutarla, Tony schizzò in avanti.
“Fury…” sputò fra i denti e fece per alzare un braccio, ma Bruce e Steve lo frenarono per le spalle. Howard si posizionò fra i due, fermando entrambi.
“Calmatevi, tutti” disse, ma Nick lo spostò e accidentalmente spinse Tony all’indietro, col risultato che lui, Bruce e Steve si ritrovarono tutti e tre contro il lavandino, spintonandone lo scaffale e il contenuto cadde per terra. Un aggeggio metallico finì sul cuore di Tony e quello si spense.
“Tony!”
L’urlo unanime di Bruce e Pepper risuonò nella stanza. Lei si rialzò e si avvicinò al ragazzo, aiutandolo a risollevarsi.
“Non è niente” li rassicurò Tony. “È solo una piccola botta, non è successo niente” continuò e si rimise in piedi, aiutando il dottore a fare altrettanto. Fu Bruce a prendere in mano la situazione.
“Forse è il caso che andiamo tutti a dormire” affermò serafico. “Direttore, perché non ricorda al signor Stark qual è la vostra stanza? Deve averlo dimenticato… e Thor, forse anche l’agente Barton ha avuto qualche dimenticanza, o in questo momento non si ritroverebbe seminudo in un bagno già impegnato” aggiunse con sguardo furioso. “Steve, se l’agente Romanoff ci farà l’onore di rivestirsi e liberarci il bagno, mi potresti aiutare a medicare la mano di Virginia, che mi sembra chiaramente rotta. Tony” continuò con più dolcezza, “forse è il caso che vai in laboratorio a dare un’occhiata e ad assicurarti che tutto sia a posto.”
Nessuno appariva entusiasta della piega che aveva preso la cosa, ma tutti accettarono gli ordini senza replicare ed uscirono silenziosi dal bagno. Steve, Bruce e Pepper aspettarono fuori che Natasha uscisse; quando finalmente la porta si aprì, il Capitano e Virginia rientrarono, mentre Natasha fece per fermare il dottore.
“Bruce, io…”
“Mi scusi, agente” la interruppe freddo Bruce. “Ma c’è una paziente che ha bisogno di me.”
La superò senza degnarla di uno sguardo e chiuse la porte alle sue spalle. Natasha tornò in camera con le labbra strette in una smorfia impotente.
“Così non dovrebbe farti troppo male” diceva nel frattempo Bruce, mentre medicava il polso e la mano di Pepper. Lei sospirò.
“Grazie, dottore” sussurrò grata.
“Bruce, Virginia” la corresse affabile Banner. Lei sorrise debolmente.
“Steve, mi passeresti quella benda?”
Steve sembrò risvegliarsi da uno stato di trance. Distolse lo sguardo da Pepper e sobbalzò; allungò un braccio e passò l’oggetto richiesto al dottore.
“A posto” disse Bruce, stringendo l’ultima fascia. “Cerca di non sforzarla troppo per qualche giorno.”
Lei annuì e lo ringraziò ancora. Bruce e Steve le lasciarono il bagno e tornarono ognuno nelle proprie stanze.
“Steve?” lo richiamò Bruce. “Ti spiace se facciamo cambio stasera?” gli propose nervoso. Si torturava le mani in un gesto agitato e nei suoi occhi si leggeva il chiaro desiderio di trovarsi il più lontano possibile dalla stanza che gli era stata assegnata.
Steve lo guardò perplesso, poi annuì, senza capire quell’atteggiamento restio nei confronti di Natasha.
“Va bene” confermò tranquillo e si avviò verso il corridoio opposto, mentre Bruce tirava un sospiro di sollievo, per quanto gliene fosse concesso il dormire con Phil.
Tony, nel frattempo, aveva appena lasciato il suo laboratorio e stava dirigendosi verso il primo piano, quando vide Phil venirgli incontro tutto trafelato.
“Santo Cielo, Coulson!” esclamò. “Che diavolo di fine avevo fatto?”
Phil scosse la testa, esasperato.
“Natasha ha monopolizzato il bagno” disse affranto. “E io dovevo…”
“Aspetta un secondo” lo interruppe Tony stravolto. “L’hai fatta nel mio giardino?!
“No!” si affrettò a rispondere Phil. “No, sono andato fuori i confini del tuo giardino” confessò. “Ma era perché era davvero urgente. Pepper mi aveva detto che ci avrebbe pensato lei..”
“Lascia perdere” scosse la testa Tony. “E va’ a dormire che domani sarà ancora peggio.”
“Perché?” chiese Phil perplesso.
“Non ci pensare” disse Tony e salì di nuovo le scale. La porta del bagno era socchiusa e una luce fioca illuminava uno spiraglio del corridoio. Tony bussò lievemente.
“Posso?” le domandò titubante, affacciandosi appena verso la stanza.
Lei quasi trasalì; era seduta sul bordo della vasca e si riguardava la mano con aria stanca. Quando vide Tony scrutarla preoccupato dalla soglia, sorrise debolmente e i suoi occhi brillarono un po’ di più.
“Tu puoi sempre.”
Tony sorrise a sua volta ed entrò. 






































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Buona sera miei Vendicatori! 
Vi parlo dal mio divano, uccisa da una giornata semplicemente struggente perché dopo dieci ore di lezione all'Uni non bastava il ritardo della funicolare, ma anche il tram che si è presentato un'ora dopo l'orario previsto e un freddo da cani alla fermata. Ora, con un bel brodo davanti e il mio felpone addosso, proprio come una brava nonnetta intenta a dedicarsi al suo uncinetto serale e affezionato, passo da voi a postare il capitolo della decade. 
Dunque, dunque: un po' come per quello scorso, non mi convince e non sono riuscita a trovarne il motivo, cosa che mi irrita profondamente, ma spero che voi troverete il risultato più soddisfacente di quanto non faccia io. 
Per quanto riguarda le recensioni, purtroppo non sono ancora riuscita a rispondervi singolarmente, ma stasera di certo inizierò l'opera e mi impegnerò a fondo con tutta me stessa pur di riuscirvi in toto. In ogni caso, voglio ringraziare tutti voi che leggete, seguite, preferite, ricordate e perdete anche solo un istante della loro esistenza su questa storia e un grazie particolare e doveroso e affezionatissimo va a quelle pazze sette che mi hanno fatto brillare gli occhi con tutte quelle splendide parole che ancora non ho ben capito come facciano a riferirsi a me e a questo sgorbio che la mia mente malata ha partorito, e cioè: LadyBlack89, _M4R3TT4_, Silvia_sic1995, DocHL, MissysP, Alley e _Let it shine. Grazie di cuore perché mi riempite di gioia come non potrò mai riuscire a spiegarvi. 

Come al solito, classica burocrazia: 


[1]Life on Mar è un telefilm statunitense con protagonista Sam Tyler;
[2]: la canzone che canta Thor è ispirata un motivetto infantile molto comune che probabilmente conoscerete; 
[3]: l'amicizia tra Nick e Glanster - eh, sì, amici miei, erano amici - risale a parecchi anni prima che i piani diabolici del Tal dei Tali venissero alla luce;
[4]: '00' è un sinonimo di toilettes;  
[5]: 'stabilita' è l'aggettivo che usa Tony nell'ultima scena di Iron Man 2 per definire la sua relazione con Pepper a Nick;
[6]: i bronzi di Riace sono una coppia di statue greche considerate tra i capolavori scultorei del ciclo ellenico.

Bien, credo tutto sia chiaro. Se ci sono dubbi, sulla trama o su qualsiasi altra cosa, come si suol dire, chiedete e vi risponderò. 
A presto, miei prodi, e ricordate: Avergers do it better

Mary. 
   
 
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