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Autore: Raksha3    06/12/2012    3 recensioni
Raccolta di One-Shot che sono Missing Moments della storia Clash of the Gods di Sagitter no Tania.
Una giovane ragazza che ha appena acquisito le facoltà di un Cavaliere deve fare i conti con la sua femminilità e con gli sguardi diversi a cui è soggetta da parte dei Cavalieri maschi.
Grazie al suo compagno di viaggio riuscirà presto a capire quali sono i suoi sbagli e quale strada deve seguire per essere un degno Cavaliere della Lince.
Uniti da un filo a doppio cappio i due saranno destinati a qualcosa di più, per combattere una Guerra bisogna tenersi stretti anche gli amici, oltre che i nemici.
- Ogni aggiornamento di Sagitter no Tania corrisponderà ad un mio aggiornamento.
Genere: Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Dragon Shiryu, Nuovo Personaggio
Note: Missing Moments, OOC, Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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Vince chi fugge. 


Ci sono momenti in cui le persone cambiano.
Che sia per un evento significativo della loro vita o che sia per loro scelta, succede sempre, a volte anche troppo alla svelta. 
Lei era cambiata per scelta e per fato. Gli Dei l'avevano abbandonata quando stava su quell'aereo, ma le avevano anche dato una nuova vita.
Il problema non stava in quello che era, ma in ciò che era stata. Il fardello che dipingeva di nero la sua coscienza, era pesante e non poteva essere dimenticato. 
Il passato ti rende più forte e con cura guarisci le tue ferite in attesa di un nuovo cambiamento. Nefera non capiva come mai anche se si leccava continuamente la pelle bruciata, quell'alone rosso non si levava dal suo animo. 
Aveva bisogno di confidarsi. La notte lungo la strada per Atene era piena di sussurri.
Gli uccelli notturni non conciliavano il sonno con i loro acuti versi da cacciatori di topi. Lei si sentiva un topo, in trappola rinchiusa nella gabbia creata da se stessa. 
Il frusciare degli alberi la faceva girare e rigirare nel suo giaciglio, costringendola ad aprire gli occhi e guardare il suo Cloth, nascosto nello scrigno. Aveva voglia di metterselo e di correre libera nei boschi come un predatore ed invece era costretta lì. Al minimo movimento Shiryu si sarebbe svegliato e sarebbe stato difficile spiegare la sua ossessione per la fuga. 
Scappava sempre, quando ne aveva l'opportunità. Scappava a scuola, scappava in amore, scappava quando c'era da parlare di qualcosa d'importante. Scappava quando si sentiva soffocare dalla realtà.  Era scappata anche quando il Maestro l'aveva rimproverata per la sua troppa turbolenza. Lei era così. 
Chiuse gli occhi di nuovo e provò a rigirarsi. Un fruscio le fece capire che il suo compagno era sveglio. 
"Sei sveglia anche tu." 
"Già.", sussurrò lei osservando il Maestro che russava al di là del falò semi-spento.
"Chissà come fa lui ad essere sempre così tranquillo e senza preoccupazioni." 
"Lui medita.", osservò Shiryu. "Ti va di passeggiare?" 
"Ti pare il caso?", ribattè lei. 
"Smetti di rispondere a domande con domande. Affronta le tue paure.", disse lui assottigliando gli occhi verdi che scintillavano nel buio.
"Che ne sai tu di quali sono le mie paure?", esclamò lei ad alta voce. Il Maestro si girò lentamente nel giaciglio. 
"Se urli così lo sveglierai. Io lo so cosa temi, ero come te. Ma se non vuoi passeggiare tanto vale guadagnare qualche ora in più di sonno.", disse girandosi dalla parte opposta a lei. Il silenzio tornò tra di loro scandito solo dal russare del Maestro. Era insopportabile la curiosità di sapere cosa scalfisse l'animo del tranquillo e pacato Shiryu, sempre silenzioso e riflessivo. Quale diatriba interiore si celava dietro quegli occhi chiari e verdi come l'acqua pulita. 
L'attrazione per il mistero era qualcosa da cui mai era riuscita a scappare. 
"Andiamo, alzati, pigrone.", disse lei dandogli un leggero calcio sulla schiena.
Con un leggero movimento, quasi impercettibile, il ragazzo si alzò dal giaciglio e la seguì strusciandosi le braccia al corpo. 
"Hai freddo?"
"Non voglio parlare del tempo."
"Era semplice cortesia. Di cosa vuoi parlare?", domandò Shiryu curioso. Sedendosi di fronte alla cascata che aveva visto il loro duello pochi giorni prima. 
"Cosa ti spaventa?" 
"Vai subito al sodo.", sorrise lui incrociando il suo sguardo. Gli occhi di lei, verdi anch'essi, lo guardavano speranzosi, in cerca di un appiglio. Shiryu non si era mai sentito un riparo sicuro per nessuno, ma in quel momento capì che lei stava aspettando che la porta si aprisse, per potersi nascondere dal mondo e stare in pace. 
Quando era diventato Cavaliere aveva paura di tutto e aveva trovato il suo rifugio nel Maestro, nonostante lui dicesse che si può trovare ricovero solo in noi stessi. C'era qualcosa di bello nell'immaginare che Nefera della Lince facesse affidamento su di lui. 
"Il buio." 
"Il buio? Il Dragone ha paura del buio? Mi prendi in giro, vero?", domandò lei alzando un sopracciglio.
Era perplessa e la ruga che le si disegnò in mezzo alla fronte fece sorridere Shiryu. 
"Sei la prima a cui lo dico e questa è la ricompensa? Pensi che ti prenda in giro." 
"Perché il buio?"
"Perché il buio annebbia i sensi, rende inutile la vista, ti fa restare vulnerabile in punti in cui alla luce non lo sei. Il buio non permette di restare calmi.", Shiryu sorrise dentro di sé, pensando a quanto somigliasse al Maestro. Anni prima era stato lui a sentirsi dire frasi simili e adesso aveva un'allieva, non richiesta, ma l'aveva. 
Voleva trasformarla in ciò che era diventato lui, per capire cosa provava il Maestro a vederlo come una sua creatura. 
"Tu cosa temi?", chiese. 
"Temo di restare."
La risposta gli sembrò senza senso, fin quando non vide due lacrime disegnarsi agli angoli degli occhi della Lince. Lei le pulì con la manica prima che potessero scendere e farsi notare con i bagliori della luna. 
"Temo di restare al posto di scappare sempre. Ho paura di non essere così forte quanto spero e di sentir il bisogno di fuggire lontano e nascondermi dietro un albero, come ho sempre fatto nella mia vita. Mi sono nascosta alla morte dei miei genitori, mi sono nascosta dopo l'incidente, mi sono nascosta quando ho conosciuto te e quando ho ricevuto l'armatura. Mi nascondo anche ora."
"Restare è più facile di quanto sembri." 
"Restare non è facile per i tipi come me."
"E che tipo sei?", domandò il ragazzo. Quella domanda voleva farla davvero. Voleva conoscere quel cucciolo sperduto che cercava riparo nella sua casa, voleva conoscere ogni sfaccettatura di quel diamante che era la sua compagna di viaggio, perché era atipica come un diamante che galleggia nell'Oceano. 
"Io non mi apro."
"Lo farai quando avrai bisogno di farlo. Non serve sforzarsi di essere ciò che non si è, la vita è facile. Sei meravigliosa così come sei e quando avrai bisogno ti aprirai."
La frase fece avvampare la ragazza. Shiryu continuava a fissare la cascata, forse non del tutto conscio del complimento che le aveva spiattellato senza preavviso. Lei non era abituata. 
"Non lo farò mai."
"Stasera l'hai fatto." 
Improvvisamente le barriere che circondavano la gabbia della sua mente cedettero, le sbarre si spezzarono lasciando liberi i pensieri che tentava di nascondere. Gli argini dei suoi occhi cominciarono a sgretolarsi piano piano liberando le lacrime a lungo represse. 
Tentò di fare silenzio, di acquietare quei singulti che le provocava il pianto ma era impossibile. Tutte le lacrime che non aveva versato nel corso delle sue fughe uscirono. 
Si ricordò il suo cane quando aveva cinque anni che morì di vecchiaia e che lei sotterrò con affetto in giardino, i suoi parenti che le facevano i complimenti per i continui miglioramenti a scuola e per la sua bravura alle lezioni di Flamenco, l'incidente, l'incontro col Maestro e mille altre emozioni represse. 
Shiryu si allungò verso di lei carezzandole una guancia con la mano. Non riusciva a comunicarle i sentimenti che lo attraversavano, quell'empatia che l'aveva colto di sorpresa e che lo costringeva a consolarla.
Quella foga di aiutare che non era tipica di lui che prima di fare qualcosa ci pensava molte volte. 
Nefera sarebbe presto tornata quella della mattina stessa, quella che ride e che non riesce a meditare in silenzio. Quella che si lamenta per ogni cosa e che si specchia nei laghetti per sistemarsi e ammirarsi ogni volta che può.
Quello era solo un momento per se stessa che lui non poteva che guardare e trovare dolce.
Asciugò una lacrima con il pollice e fece un leggero sorriso.
Lui era lì e la Lince lo sapeva. 
Le sue labbra, gonfie e rosse, lo chiamavano come le Sirene chiamano l'equipaggio di un veliero. Sussurravano il suo nome in cerca di conforto facendolo avvicinare ogni secondo di più. Prima di chiudere gli occhi si accorse del fumo che proveniva dal bivacco e cambiò direzione. La sua bocca si posò sulla fronte della ragazza che sospirò. 
"Il Maestro si è svegliato.", sussurrò restando vicino.
"Vai pure." 
"Non vieni?" 
"Resto un po' qui.", disse lei. 
Shiryu si alzò e si avviò verso il bivacco, prima di sentire un flebile "Grazie" che lo fece sorridere per tutto il cammino di ritorno. 
 
Questo piccolo momento di tenerezza fatto per avvicinare i due. Dopotutto hanno molto in comune e perché non inoltrarsi nel bosco tanto per fare quattro chiacchiere? 
Il Maestro è sempre tra le palle, lo so che la pensate così, però non dovete avercela con lui, poverino, ha solo acceso il falò! Deve pur proteggersi (un Cavaliere d'Oro) dagli animali! 
Se vi è piaciuta lasciate un commentino proprio qui sotto e, se volete saperne di più sulla storia completa, andate a leggervi Clash Of The Gods, fiction di Sagitter no Tania, che parla ANCHE di questi due, oltre che dei vostri Cavalieri preferiti! 
Buona seraaaaaaaaaaaaaaaata.
Boia Faussssss.
   
 
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