“Maledetto, figlio di una buona donna, testa di cavolo..” e la serie di improperi continuò mentre aspettavo il mio taxi. Almeno Paul aveva avuto la sanità mentale di non uscire a cercarmi per parlare, perché sennò l’avrei gonfiato come un dirigibile. In compenso, mi raggiunsero Liz e Alessia.
- Laura, mi dispiace.. magari è solo un ubriacatura, non.. Ma non lasciai ad Alessia il tempo di terminare la frase.
- Non stare qui fuori con me. Ti stai perdendo una serata coi fiocchi, a quanto ho visto. Torna dentro, su, e anche te Liz. Non preoccupatevi per me. E nel frattempo arrivò il mio taxi.
- Ma Laura...
- State tranquille ragazze.. me ne vado a casa. Concludete la vostra serata al meglio! Cercai in quel modo di rassicurarle.
- Domani vengo da te, ok Laura?
- Va bene Alessia.. mi raccomando! E le feci l’occhiolino.
Nel momento in cui partii con il taxi, mi accorsi che era uscito dal locale pure Paul, ma ormai era troppo tardi se voleva rimediare alla serata.
Arrivata a casa, mi chiusi dentro e ordinai a me stessa di reprimere ogni singola lacrima che tentava di scendere dai miei occhi. “In fondo, non ci eravamo mica promessi amore eterno.. non ne vale la pena, su”
Mi cambiai e dopo essermi struccata mi infilai sotto le coperte; dopo pochi minuti mi venne un’ idea. Presi una penna e iniziai a scrivere su un foglio di carta “ANY PAUL IS ALLOWED TO COME IN!” e lo appesi con una calamita alla porta. Mi misi a letto soddisfatta ma poco dopo la tristezza mi travolse senza lasciarmi scampo.
Riuscii, nonostante tutto, ad addormentarmi e l’ultimo pensiero fu “Ma quanto sono stata stupida!? Io speciale per quello?! Ma quando mai!”.
Riuscii, nonostante tutto, ad addormentarmi e l’ultimo pensiero fu “Ma quanto sono stata stupida!? Io speciale per quello?! Ma quando mai!”.
La mattina quando mi alzai, tutti dormivano ancora e per evitare di stare insieme a quel.. a Paul, decisi di mettermi una tuta e di andare a fare un corsa per scaricare la tensione.
C’era un nebbiolina che mi rendeva difficile respirare, sicché fui costretta a camminare. Avevo scelto di andare al parco che si trovava vicino alla mia facoltà visto che era molto frequentato, di solito. Mi sentivo più tranquilla, diciamo.
Ma, a dispetto delle mie previsioni, non vi trovai nessuno e quella specie di desolazione che avevo intorno mi faceva sentire veramente sola.
Era inutile che mentissi a me stessa. Nella mia pseudo- storia con Paul avevo riposto molte speranze; lui mi piaceva tantissimo e, imparando a conoscerlo, stavo scoprendo una persona stupenda.. finché non è capitato quello che è successo.
Continuai a camminare, ma dopo un’oretta decisi di andare al bar a fare colazione. Avevo bisogno di qualcosa di dolce per tirarmi su di morale. Una bella brioche e un bel tè caldo.. mmh!
Ormai erano le dieci passate e volevo tornare a casa; dovevo assolutamente farmi una doccia per cercare di togliermi di dosso quella depressione.
Arrivata, notai una macchina ferma col motore acceso davanti proprio al mio palazzo. Rallentai così il passo e questo mi permise di evitare di incontrare John e Paul che scendevano e si accingevano a salire in auto con i loro strumenti.
Per non farmi vedere mi lanciai di scatto dentro un cespuglio graffiandomi un po’ il viso e il resto del corpo che non era coperto.
Erano venuti a prenderli George e Ringo; evidentemente era giorno di prove. “Almeno non li avrò tra i piedi” pensai. Quando partirono e si allontanarono dalla nostra strada, uscii dal mio nascondiglio ed entrai nel palazzo.
In casa trovai Liz in salotto che si metteva lo smalto.
- Oh eccoti! Pensavo fossi scappata.. Ma che ti è successo?
- Sono andata a farmi una corsetta..
- Hai per caso corso in mezzo alle piante o ti ci sei addirittura arrampicata sopra?
- Ma… perché?
- Hai i capelli pieni di foglie e sei tutta piena di graffi in faccia.. Ti ha fatto qualcosa qualcuno? E si alzò dal divano preoccupata.
- Ma no.. è che sono caduta.. sono inciampata su di una radice, tutto qui..
- Ah bene.. comunque, non so se dirti questa cosa..
- Spara..
- Paul mi ha chiesto di te..
- Che cosa vuole ancora?
La rabbia iniziò a salirmi nuovamente; evidentemente la corsa non era servita un granché.
- Voleva parlarti di quello che è successo ieri sera.. mi ha detto che non si ricorda niente tranne una scena in cui tu gli rovesci addosso una birra.. ma non capisce proprio perché.
- Sta scherzando spero! Ma che bugiardo! Per tre birre era già così ubriaco?
- Eh sai Laura.. non regge molto l’alcool, però si ostina a berlo. Tengo a precisare che non lo sto giustificando, anzi, però dovreste provare a chiarire, almeno.
- Guarda, io ho già chiarito tutto: più mi sta distante meglio è!
E chiusi lì la discussione perché me andai in camera.
Fortunatamente, per il resto delle due settimane seguenti riuscii ad evitarlo.
Avevo escogitato un buon metodo “Anti-incontro Paul”, nemmeno così complicato: tra lavoro, lezioni, studio in biblioteca con Alessia e qualche notte passata da lei, trascorsi molto tempo fuori casa.
Lui mi lasciò molti biglietti in camera o sms dove cercava di trovare un punto d’incontro per rimettere apposto la situazione, visto che come dicevo, non c’incontravamo mai, ma io o li stracciavo o li cancellavo direttamente.
La rabbia aveva lasciato il posto al rammarico e alla delusione. Possibile che tutte le belle sensazioni che avevo provato non le avesse sentite anche lui? Eppure, era sembrato sincero.
A questo punto, avrebbe potuto fare l’attore da quanto era bravo a fingere.
Grazie mille alle mie due lettrici fedeli che ogni volta recensiscono.. mi strappate sempre un sorriso.
Lisa