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Autore: Les_Cher    08/12/2012    1 recensioni
Sarei rimasta sempre e solo una semplice ragazza con mille fantasie ed un'unica passione: il rock.
Ma poi qualcosa cambiò per sempre la mia vita.
Io, una semplice ragazza in giro per quelle strade affollate di quella che per me sarebbe sempre rimasta la città paradiso, ora ero sul punto di decidere se tornare a casa o cambiare per sempre la mia vita.
Genere: Commedia | Stato: in corso
Tipo di coppia: Crack Pairing | Personaggi: Quasi tutti
Note: Lemon, Lime | Avvertimenti: Incompiuta, Triangolo
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“Ehi Axl, ce l'hai fatta!” era Duff che parlava “Ciao Les” sorrise guardandomi.

 “Ciao Duff, è colpa mia se Axl è in ritardo”

 “non preoccuparti, siamo abituati”.

 Axl non disse una parola, ma compresi che gli aveva dato fastidio quello che Duff aveva detto, sebbene stesse scherzando.

“allora, iniziamo le prove?” Axl si mise nella sua postazione, impugnò il microfono, mi guardò, sorrise e ammiccò, poi iniziarono a suonare.

 
***
 
Passarono un paio di ore, tra una canzone e l'altra il tempo correva, suonarono una decina di pezzi, alcuni li ripeterono più volte, altri li accennarono solo, altri ancora li suonarono per intero ma solo una volta.

“Direi che per oggi può andare bene così” Axl era il leader, per quanto ognuno fosse importante e indispensabile nella band, lui era a capo dell'organizzazione delle prove, nonostante la poca affidabilità legata al suo vizio di essere perennemente in ritardo.

. “ Avrei preferito riprovare l'intro di Sweet Child O' Mine" borbottò Slash spegnendo l'amplificatore. Sembrava molto stressato mentre parlava e abbastanza irritato.

“Lo proverai domani” rispose Axl senza dargli neanche troppo peso, poi venne verso di me e mi baciò “allora, che te ne è parso?”

“ Siete stati fantastici!” sorrisi e ricambiai il suo bacio, per poi abbracciarlo.
Guardai gli altri, erano in circolo a farfugliare frasi sottovoce, alcune le riuscii a capire: parlavano di me, c'era chi mi veniva contro e chi invece mi difendeva, chi mi vedeva come un ostacolo, chi invece come un mezzo miracolo, un mezzo di salvezza per la band.
Sentii Slash dire “ quella ragazza rovinerà presto la band più di quanto non sia già rovinata di suo” ed Izzy replicare “ Gli ci mancava giusto la ragazza a quel coglione”; Duff e Steven invece mi difendevano. Duff sostenendo che fossi "una ragazza a posto, con la testa sulle spalle”, Steven arrivò addirittura ad affermare che sarei stata "la salvezza della band" e che avrei finalmente fatto "rigare dritto Axl”.
Smisi di ascoltarli, mi sentii grata verso Duff e Steven, ma non potei dire lo stesso di Slash e Izzy.

“tesoro, ti va di andare a bere qualcosa io e te?” Axl catturò dinuovo la mia attenzione, discostando il mio pensiero dai castelli che si erano creati in seguito a quei battibecchi generati rispetto alla mia persona.

Annuii solo, sorridendo ma con poca tranquillità, in una fase di passaggio dalle mie paranoie alla realtà, che non mi permise di esprimermi a parole. Poi salutammo gli altri e ce ne andammo.
 
***

“Axl, devo parlarti”

“Dimmi tutto” mi sorrise e mi prese una mano

“Slash e Izzy mi odiano”

“No tesoro, Slash odia me e Izzy è invidioso”

“Invidioso perché io ho te o perché tu, al contrario suo, hai una ragazza?”

 “No, perché tu hai me” rise “ devi sapere che …” Tuttavia non concluse mai quella frase, poiché venne interrotto da una fan che gli chiese un autografo, ma non di quelli normali che vengono scritti sopra un pezzo di carta. No, la ragazza arrivò davanti a lui, si tolse la camicia e lo pregò di autografargli il seno.
Guardai la scena allibita, stavo per mettermi a ridere ma mi trattenni. Lei, invece, sembrava guardarmi con odio, quasi come se quello sguardo avesse voglia di gridarmi in faccia “puttana”. Ammetto che avrei tenuto lo stesso atteggiamento se mi fossi trovata nei suoi panni, ma questa volta io ero dall'altra parte, ero io quella che agli occhi di tutti era la sua ragazza – sebbene non fosse realmente così – interessata solo ai suoi soldi ed alla fama. L'intera situazione stava per darmi ai nervi.

“Vado in bagno” Così mi alzai e me ne andai, Axl invece non mosse ciglio.

Al mio ritorno le fans erano aumentate, la prima arrivata doveva aver fatto passaparola.
Quelle ragazze erano una più svestita dell'altra, con magliette attillatissime, cortissime e scollatissime, mini-gonne quasi inesistenti e tacchi vertiginosi.Gli prendevano le mani e se le mettevano sui seni, e lui sembrava così divertito dalla situazione, ma anche appagato.
Vidi quella scena e sentii l'adrenalina salire, il cuore accelerare e battere irregolarmente, lui non fiatava e io ero arrabbiata, arrabbiata e delusa dal suo comportamento.

“Axl cosa stai facendo?” Lo guardai disgustata. Mi sentivo anche stupida per essere rimasta sorpresa da quella scena, in fondo lui mi aveva avvertita, mi aveva parlato dell'immagine che doveva conservare, per cui stava a me decidere se prendere o lasciare.

 “Tesoro, chi sei sua madre? Non ti illudere, non ti considera, ma se ci tieni fai la fila come tutte le altre” Fu una delle fans a rispondermi.

“No, io... lasciamo perdere.” Scossi la testa, facendo per andarmene.

“Ecco appunto” Tutte le altre scoppiarono a ridere e lui con loro.

 “Dai Les, ci stiamo solo divertendo un po'” Axl parlava come se fosse tutto molto normale, ma per me non lo era.

“Al diavolo, io me ne vado”

“Ecco brava, vattene” Quella ragazza iniziava a darmi sui nervi, avrei volentieri scagliato un pugno contro quel suo bel viso da Barbie, ma mi contenni.
Uscii a passo svelto dal locale, mi sentivo umiliata e, un po' per quella sensazione, un po' per la rabbia, delle lacrime iniziarono involontariamente a rigarmi il viso.
La gente mi guardava, ma io non ci facevo caso, camminavo spedita fissando solo davanti a me, senza sapere nemmeno dove stessi andando.

“Ehi Les” Sentii qualcuno urlare il mio nome, ma non mi girai.

“Axl vattene” Urlai di risposta. La voce non era quella di Axl, ma pensai che poteva aver bevuto e che l'alcool l'avesse potuta distorcere.

“Hai problemi di vista?” Ora quella persona era dietro di me, ma non mi girai per rispondergli, continuai ad andare dritto, parlando senza guardarlo.

 “No, non ho nessun problema di vista.”

 “E allora sei daltonica! Sai com'è Axl è molto più basso di me e poi lui ha i capelli rossi!” Adesso quel ragazzo era fermo davanti a me, così da potersi far riconoscere: era Duff.

“ Scusami Duff, pensavo fossi Axl” Risi ma con dell'amaro ancora in bocca.

 “Ma per tua sfortuna non lo sono” rise anche lui, sebbene il suo entusiasmo si spense poco dopo, quando notò il mio sguardo “o forse dovrei dire “fortuna” .. cosa è successo? Hai una pessima cera”

“Eravamo al bar, una fan è arrivata, mi guardava malissimo, così sono andata in bagno perché iniziava a darmi fastidio quella tipa e al mio ritorno erano una decina!" Parlavo veloce, la fronte mi si corrugava e le sopracciglia si aggrottavano, facendomi velocemente assumere un'espressione più severa, mentre il mio sguardo era in basso a sinistra, come avviene quando si sperimenta ancora una sensazione del passato "Gli prendevano le mani e se le mettevano ovunque! Chi sul culo, chi sui seni, chi persino … Hai capito no?! E lui ci stava! Cazzo se ci stava!” E così ripresi a guardarlo, strabuzzando gli occhi.

“Si, ho capito..." Mostrò apprensione nei miei confronti, si morse appena il labbro inferiore e poi sospirò "Devi farci l'abitudine, Axl è strano parecchio, non si accontenta di una ragazza, lui le vuole tutte e... beh non si limita neanche alle ragazze! Se vuoi stare con lui, ti conviene farci l'abitudine”

“Diceva che fossi diversa e che si sarebbe potuto affezionare a me...”

“Oh non lo metto in dubbio, e non penso neanche che stesse mentendo!" Esclamò lui, come a volermi subito fermare da quel mio pensiero che mi stava portando a considerare le parole di Axl una falsità "Lui non è incapace di provare sentimenti, intendiamoci, anzi forse ne prova pure più di noi! Sarebbe persino in grado di amare più persone contemporaneamente, per quanto ne so."

“ Beh io non starò tra loro”

“Cosa intendi fare?”

“Non lo so, però non voglio frequentarlo più.”

“E perché?"

“Perché questo manderebbe a puttane la band. Aspetta che sia lui a lasciarti."

"Stai scherzando" Scossi la testa allibita, portandomi una mano sul viso. Ma in che razza di gruppo ero finita? Ce ne stava almeno uno mentalmente sano?

"Fallo per me, ti prego! O per Steven o per chi ti pare, però aiutaci”
 “Mi stai chiedendo di farmi usare da lui! Ti rendi conto?" No, non ero solo sbigottita, ero profondamente turbata. Come poteva passargli per la testa una cosa simile?!

“Ti sto chiedendo di non rovinare la band, che è tutto ciò che tiene in vita me e gli altri. Senza saremmo persi, torneremmo a buttarci nei peggiori sobborghi della città, gli stessi da cui siamo stati salvati, tra alcol e siringhe. Per molti di noi, questa è stata la terapia per salvarci da morte certa. Quindi, in poche parole, ti sto chiedendo di non uccidere quattro persone relativamente innocenti per colpa di un solo idiota”

"Va bene, lo farò" un sorriso amaro si aprì sul mio viso. Non era bello quello che mi stava chiedendo, né quello che avrei dovuto fare, ma come potevo abbandonarli? Se era vero tutto ciò che mi aveva appena raccontato, avrei anche potuto avere cinque persone sulla coscienza, per quanto ne sapevo.

“Grazie” Sorrise sorrise anche lui, doveva sentirsi in colpa per quella richiesta, ma stava anche apprezzando la mia voglia di aiutarli. 

“Senti, io non so dove mi trovo quindi … mi potresti accompagnare in hotel?” Sbuffai una piccola risata, nel tentativo di scacciare presto via quel clima per niente allegro che si era venuto a creare tra di noi.

 “Va bene” così rise anche lui, poi, con un cenno del capo, indicò verso un lato della strada “ho la macchina qui vicino, andiamo.”
Dopo pochi minuti eravamo all'hotel.
 
***
 
“Senti... ti va di salire?” Per quella sera non avrei dormito sola, ero sottotono e volevo stare in compagnia. Ma non era il caso di chiamare Axl ed in città conoscevo solo loro, così azzardai quella proposta.

“ Non vorrei disturbare”Rispose lui titubante almeno quanto me.

 “Disturbare chi? Ci sono solo io in camera e se disturbassi non ti chiederei di salire in camera” Risi.

 “Va bene, mi hai convinto. Parcheggio ed arrivo”

“Ti aspetto su” gli sorrisi e scesi dalla macchina, ma mi fermai un istante, prima di andare “Non darmi buca!” risi e mi avviai.

Entrai in albergo, presi le chiavi e salii in camera.
Sul comodino, ad attendermi trovai il pass del backstage, forse Axl lo aveva lasciato nella hall ed una delle governanti lo aveva portato lì, dopo essere entrata a sistemare la stanza.
Sarei dovuta andare a quell'inferno? Perché alla fine di quello si trattava, la scena del al bar sarebbe stato solo l'antipasto, perché probabilmente lì quelle ragazze le avrebbero potute cacciare, se non si fossero contenute abbastanza, mentre al concerto, una volta passate nel backstage, non le avrebbero mai mandate via, se non sotto richiesta di uno dei membri della band, ma chi avrebbe realmente cacciato una fonte di sesso gratis?
Bussarono alla porta, così andai ad aprire. Chiaramente era Duff.

“Hai visto? Non ti ho dato buca”

“Già” risi “ Pensavo sul serio che non saresti venuto, ci conosciamo appena, chissà che avrai pensato!"

“Che volevi darmela!” rise, poi scosse la testa “Scherzo”

“Perché siete così prevedibili?” Strinsi appena lo sguardo, poi come lui risi anche io e scossi appena la testa.

“Tu sei prevedibile! Sapevo che ti saresti arrabbiata e così l'ho detto apposta. Mi piace provocare la gente”

"Wow! Che simpaticone!"

"Eddai, non te la sarai mica presa spero!" Poggiò un gomito contro il telaio della porta, incrociò un piede contro l'altro, inclinandosi appena, e poi portò la mano tra i capelli.

“No, non preoccuparti” Poi inclinai appena la testa su un lato, sorridendo.

“E non mi fai entrare?” Lui invece mise il broncio, come per implorarmi. Così risi, mi spostai dalla porta e lo lasciai entrare.

“La camera non è molto grande ma ci si vive bene lo stesso”

“non è male” si guardò intorno, poi entrambi ci sedemmo sul letto e rimanemmo in silenzio, solo a guardarci. Fu lui il primo a riprendere parola.

"Sai che penso?” Feci cenno di no con la testa, lui mi spostò una ciocca di capelli che mi ricadeva sulla guancia, incastrandola dietro l'orecchio e riprese a parlare “Axl è un gran coglione, aveva trovato l'oro, aveva tutto e ha perso ogni cosa, ma non se ne rende conto” mi accarezzò una guancia e me la baciò.

 “Grazie” lo guardai e gli sorrisi, sebbene si trattasse di un sorriso un po' triste.

Si, quelle parole erano state confortanti, almeno qualcuno sembrava apprezzarmi in quella benedetta band, ma la rabbia persisteva, insieme alla delusione, al rimorso, alla domanda “cosa ho fatto di sbagliato?”, tutti chiodi fissi nella mia mente. Cercavo di stare meglio, e per fortuna c'era anche Duff ad aiutarmi, ma non ci riuscivo.

“Dico sul serio. Sei l'unica che l'avrebbe rimesso in riga, l'unica vera, non interessata solo ai soldi, l'unica che non si meritava tutto questo, ma sai che ti dico?! Si chiude una porta e si apre un portone, Axl era un cazzone e ce ne sono a migliaia migliori di lui. E lo so che ora non ti fidi, lo so che hai paura, ma non fare della paura un impedimento.
Non ti chiudere in te stessa, hai tanto da vivere, tanto da fare. Les tu sei bellissima, dentro e fuori, e sono certo che inizierai una nuova vita migliore di quanto tu possa aspettarti”

Lo abbracciai, mi venne spontaneo stringermi forte a lui, con la mia guancia contro il suo petto, mentre lui prese ad accarezzarmi i capelli e darmi dei piccoli baci sulla testa. Avevo bisogno di sentire quello che avevo appena sentito.
Quel momento venne interrotto da una telefonata. Era la hall che mi avvertiva che Axl mi stava aspettando all'entrata. 
Guardai Duff come a chiedergli scusa, gli chiesi di aspettarmi e scesi.

“Ehi piccola” Axl venne incontro a me, fece per baciarmi e, per un attimo, pensai di scansarmi. Poi mi ricordai della promessa fatta a Duff, così ricambiai il bacio controvoglia, sorridnedo forzatamente.
Il mio problema, da sempre, era l'espressività. Mi veniva totalmente impossibile nascondere le mie vere emozioni o fingerne di diverse, e così lui capì. “ Sei arrabbiata.” rise “Prendi tutto troppo seriamente però!”

Sollevai le sopracciglia incredula, risi ironicamente scuotendo la testa, rimanendo poi anche a bocca aperta. “Scusa se mi sono fidata di te!” Sentivo gli occhi che iniziavano a riempirsi di lacrime, la vista diventava sfocata, ma continuavo a ributtare le lacrime indietro, l'ultima cosa che volevo era piangere davanti a lui.
Per quanto il pianto non è sinonimo di debolezza ma è debole colui che non sa piangere, io odiavo farmi vedere dagli altri mentre piangevo.
Ripresi parola quasi subito “Axl mi sono sentita umiliata, quella scena è stata una grandissima mancanza di rispetto” Con il braccio indicai indietro, come se il bar si trovasse lì, in un gesto impetuoso, il quale esprimeva bene la rabbia che stava iniziando a ribollire dentro di me, tanto da non rendere più il mio tono calmo e controllato.

“No, sei tu che non mi rispetti!” Anche lui iniziò ad alzare la voce, lasciandosi trasportare dalla rabbia “Ne avevamo già parlato, sai che devo vivere così e non smetterò di farlo! Questa è una mia scelta e, se non la rispetti, allora non rispetti me.” fece una pausa, abbassò lo sguardo, si passò una mano tra i capelli, tirò un sospiro profondo come a volersi calmare e poi riprese a guardarmi “Abbiamo corso troppo e forse è meglio finirla qua”

Annuii, ero d’accordo, non c’era altra soluzione e, in realtà, mi sentivo quasi sollevata dal fatto che era stato lui a prenderla. Non dissi niente, fu lui a riprendere poi parola:

“Verrai lo stesso domani?”

“Non lo so”

“Se non vuoi venire per causa mia, fallo per gli altri, credo che li farà stare più tranquilli vederti lì”

 “Loro mi odiano” Sbuffai una risata ironica, memore delle voci che avevo sentito da parte loro su di me

“No…” Scosse la testa socchiudendo gli occhi, in una pausa di qualche istante “…No, loro odiano me. Ti prego, è l'ultimo favore che ti chiedo”


Sospirai in modo evidente, poi annuii lasciandomi andare ad un semplice “d’accordo”.

“Grazie e … Les, io ci tengo davvero a te.”

“Ma ti prego” Esclamai ironica alzando gli occhi al cielo, ma quando tornai a guardarlo potei leggere la sincerità nel suo sguardo.

“Va bene." Annuì appena, consapevole del fatto che ormai era difficile credergli. "Allora a domani” accennò un sorriso, ora l’amarezza che aveva accompagnato me fino a quel momento era presente anche sul suo volto. Capii che, per quanto cercasse di dimostrarsi forte, in realtà non lo era poi così tanto.
Quel suo modo di fare era solo una maschera quasi per difendersi dalla vita, doveva aver vissuto qualcosa che lo aveva spinto a crearsi quella falsa identità, ma negli occhi si poteva ancora leggere chi davvero fosse: un ragazzo impaurito.

Lo guardai andare via, per qualche secondo rimasi anche a fissare la porta che aveva lasciato chiudersi alle sue spalle. Solo a quel punto tornai in camera.
  
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