Il sole brillava rosso dietro le colline e la notte avanzava
con il suo nero manto trapuntato di stelle, un vento gelido soffiava da nord e
nubi temporalesche giungevano da est. Per tutta la Foresta del
Non Ritorno si respirava aria di magia e attesa… attesa per la nascita
della prima creatura nata dall’amore fra un umano ed un elfa. Nessuno quella sera si era azzardato a girovagare per le
strade del regno ed invero avevano fatto bene siccome non molte ore dopo il
tramonto del sole si scatenò un violento temporale, ma la peculiarità di quella
notte era che nonostante i lampi illuminassero a giorno il cielo le stelle
brillavano fulgide come diamanti. E fu proprio in quella notte, poco prima che le
campane suonassero l’ultimo rintocchi della mezzanotte che io emisi il mio
primo vagito, nell’istante in cui il cielo era illuminato da un lampo, una
stella risplendeva sopra la mia casa et il vento spazzava la terra. Fu subito
chiaro a tutti che non sarei stata una bambina come le
altre, ma qui si sbagliavano io non avevo nulla di magico, la mia unica
particolarità erano gl’occhi azzurri venati di viola, per il resto era come
tutti gl’altri bambini mortali. Eh si anche se ero
nata da un elfa et un umano non ero una mezz’elfa, ma solo una comunissima
umana. Ma ciò non mi creò mai un peso dato che tutti i
bambini mi accettarono con gioia. Cosa assai stana per
quel regno che di solito emarginava i mezzi, ma così non fu con me. Però forse
qualcosa di speciale l’avevo: ovunque io andassi il vento mi accompagnava,
caldo e gentile quando ero felice e freddo et forte se ero in pericolo. Poi
ogni volta che mi sentivo triste o piangevo sempre veniva a piovere,era come se il cielo lacrimasse con me. Vissi anni felici
nella foresta assieme a quella che credevo la mia famiglia, si perché essi non
erano i miei veri genitori. Una notte di luna piena la mia vera madre mi
apparve in sogno, mi disse che era stata uccisa subito
dopo la mia nascita et mio padre, l’uomo che mi aveva cresciuto, aveva
occultato tutte le prove sposando subito dopo un'altra donna facendola passare
per mia madre, quelle parole mi colpirono nel profondo dell’animo non potevo
crederci, ma fui costretta a farlo. Quella stessa notte mia madre mi diede in
dono un braccialetto d’argento con una rosa nera incastonata, l’unico ricordo
del mio vero padre. La mattina seguente quando mi svegliai credetti
che fosse stato tutto solo un sogno, ma non era così, al polso indossavo il braccialetto. Per tutto il giorno evitai i miei genitori indecisa sul da farsi, ma quando le prime
ombre della sera giunsero avevo preso la mia decisione. Svelta mi recai in camera mettendo nella bisaccia lo stretto
indispensabile e poi quando non udii più rumori al di la della porta lasciai
per sempre la mia casa diretta per l’ignoto. Vagai per un tempo che mi parve
infinito senza sapere dove andare, senza sapere chi
fossi. Persa per quel vasto mondo con solo la speranza di trovare ciò che cercavo et un regno che avesse bugie per le mie orecchie.
E così una mattina dopo settimane
senza sosta mi ritrovai dinnanzi alle mura di Lot, senza la minima esitazione
le varcai. Ero stanca et avevo bisogno di riposarmi e rifocillarmi così decisi
che sarei rimasta solo un paio di giorni, ma così non fu, dato che mai più lasciai il Ducato.
Anche se ancora non so chi sia il
mio vero padre, ma non smetto di sperare che un giorno io possa vedere il di
lui viso.
Sento il sonno scivolare sui miei occhi come le gocce di
rugiada sulla mia pelle…
Vedo il mondo appannato dietro occhi imperlati di lacrime…
Vedo le foglie scivolare via in questa notte, dove la luna
splende argentea nel cielo…
Lacrime di sangue scivolano sulle mie gote…
Sol quando il sonno calerà sui miei occhi…
Sentirò la tristezza lasciare il mio cuore lacerato…