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Autore: shapeshifter    09/12/2012    1 recensioni
Per l'ispirazione di questa storia devo ringraziare la mia family reunion di blinker che durante una delle solite chat mi ha tirato fuori da non so cosa l'ispirazione. E poi Skye e Mark sono l'amore, ovvio.
Non riuscirò mai a spiegare la sensazione che provai, eppure probabilmente già in quel momento sapevo che l’avrei amata come nessuna prima d’ora.
Genere: Comico, Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Mark Hoppus, Un po' tutti
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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n/a: Le parti scritte in corsivo fanno parte del sogno di Mark

n/a: Le parti scritte in corsivo fanno parte del sogno di Mark.

Ho preferito differenziare. Buona lettura C:

 

 

 

 

Me ne stavo andando con le speranze che crollavano per l’ennesima volta quando lei mi raggiunse dal fondo del corridoio. Si era levata i tacchi e li teneva in mano, mi tirò per la felpa e presto fummo nella hall.

« Che diavolo sta facendo? » mi venne spontaneo pensare tra me e me. Niente al mondo mi avrebbe fermato dal seguirla, in ogni caso. Ci trovammo all’ingresso, di fronte alla reception dove uno strano ometto calvo ci guardava curioso.

“ Non ho mai visitato questa città, sai?

Non era stata una bella giornata ma avevano deciso che avremmo girato ugualmente il video il giorno dopo. Avevo bisogno di dormire, non di fare scorribande. E oltretutto proprio a causa del maltempo tirava una brezza fastidiosa e da non sottovalutare.

Skye, sei a piedi nudi, hai lasciato la valigia in mezzo al corridoio, con la tua giacchetta. Non mi pare proprio il caso. “ Questo non l’aveva totalmente convinta ma dopo una piccola pausa mentre osservavamo il cielo in cerca di segni di miglioramento o di temporale, le dissi: “ E poi cosa dovrei fare io? Nemmeno ci conosciamo.

Fece più male a me a dirlo che lei a sentirlo, forse. Anzi, sicuramente. Eravamo due mezzi sconosciuti in una città ancora più ignota che volevano stravolgere la notte? Una pazzia, mi venne spontaneo concludere. Eppure non era da me rifiutare questo genere di cose.

Corrugai la fronte per un po’ e la guardai di sottecchi.

“ Così tu vorresti passare questa notte con me? “ fu spontaneo ridacchiare un po’.

“ Sì. Ma non come pensi tu.

Mi addito e mi diede un bel buffetto sulla fronte, voleva farmi rinsavire probabilmente, ma non c’era speranza.

“ Va bene. Prendiamocela. La notte è nostra. Da domani, niente. Non sarà successo niente. Come se nulla fosse.

Le allungai la mano come per suggellare un accordo solenne. Non so se fosse così sicura della cosa, mi venne successivamente in mente che poteva avere idee diverse, ma così decisi e così fu. E così lei accettò stringendomi la mano con non poca forza.

“ Complimenti per la stretta di mano. “

Una executive deve stringere molte mani.

“ Solo quelle?

Sorvolò sulla mia battuta abbastanza scontata e sospirando iniziò a passeggiare a piedi scalzi. La trovai bellissima. I capelli chiari mossi dal vento, quel passo un po’ strisciato per la stanchezza, gli occhi che si soffermavano più sulle persone che sulle vetrine. Si girò e tendendo la sua mano mi intimò di raggiungerla. Corsi verso di lei e l’afferrai.

Passeggiammo così, senza dirci niente, non saprei mai dire per quanto tempo. Di certo iniziai a pensare che non sarebbe mai bastato.

Si fermò e mi indicò un chiosco di dolci ancora aperto. Ci prendemmo due belle crêpes, e la ordinazione fu la prima della lunga serie di parole che pronunciammo durante questa piccola fuga.

Mentre eravamo seduti a mangiare sentivo la mancanza della sua mano e ogni tanto inconsciamente la lasciavo andare e mangiavo solo con la sinistra. Sentii a volte la sua raggiungermi, eppure mi sfuggiva subito. Era un continuo rincorrerla.

“ Così… stanotte sono la signora Hoppus.

Interruppe così il silenzio, appena finì di saziarsi, come se nulla fosse.

Skye Hoppus. Non male. Ma ovviamente Mark Hoppus rimane indiscutibilmente il più figo. L’originale non si smente mai.

Io ancora masticavo. Ero sempre stato un po’ lento a mangiare i dolci, non mi entusiasmavano.

E lo zucchero a velo mi dava i nervi dato che ogni volta che mi avvicinavo per addentare finiva che per un flebile respiro mi si cospargesse tutto addosso.

Probabilmente l’avevo appena rifatto dato che prese un fazzoletto e iniziò a pulirmi la faccia ridendo.

“ Sei un disastro. Sarei ottima come moglie per un disastro di proporzioni cosmiche come te!

Moglie.

Io in realtà non avevamo mai pensato al matrimonio. A tutti questi riti religiosi. Questi convenevoli. Lo vedevo come una meta lontana nel tempo, come una decisione da ‘grandi’.

Ci pensai in quell’istante e la trovai sempre una faccenda troppo assurda per uno come me, qualsiasi fosse l’età in cui avrei raggiunto questo traguardo.

“ Io non mi sposerò mai. “

“ Non sei credente?

“ No, anzi. Prego tutte le sere, o almeno quando mi ricordo. Lo diresti? “

Fu piacevolmente sorpresa perché sorrise e senza parlare fece cenno di andare avanti, avvicinandosi un poco. Nel frattempo mi ero sbarazzato della crêpes per non masticare più e conversare quanto volevo.

“ Beh, non la vedo come una cosa per me. Mi spaventa forse. E’ troppo… importante. Nessuna accetterà mai di sposare uno come me.

“ Se sei riuscito ad arrivare fin qua perché smettere di sognare? Di sperare. Ti vedo sfiduciato, te lo leggo negli occhi. “

Non era semplice capirmi al volo. Ero sempre stato pragmatico e poco emotivo, più intento a divertirmi e far credere di essere felice, che auto commiserarmi. In quella fase mi ritrovavo meno sereno nel dover fingere che tutto andasse bene, quindi me l’aveva letto in faccia.

O semplicemente – e la cosa mi spaventava a morte – riusciva a capirmi con uno sguardo.

“ Sì. E’ dovuto più al mio lato sentimentale che altro… Mi chiedo perché sono arrivato fin qui, ho costruito tutto questo, ma non sono mai riuscito a costruire un rapporto che durasse?

“ La band ne valeva la pena.

Non capii bene la sua frase, anche se dovevo darle ragione.

“ Sì, certo, avrei dato, ho dato e sto dando tutto. Ho mollato il college. Ma questo che c’entra?

“ Loro non ne valevano la pena. O lei. Non so quante tu ne abbia avute, ma se fossero anche solo state la metà capaci di smuoverti un attimo quanto sia riuscita a fare la musica… adesso sarebbero le signore Hoppus.

Se ne stava lì, appoggiata con il mento al suo ginocchio e tenendosi stretta la gamba con le braccia, rannicchiata per scaldarsi. Quasi certamente aveva freddo, tuttavia non si rassegnava a battere i denti o lagnarsi per avere la mia giacca. E in tutto questo, contrastando le intemperie senza emettere verso riusciva anche a fare centro lì dove tante altre persone nemmeno si erano avvicinate. Aveva osato ciò che non doveva, ciò che le mie orecchie non erano pronte a sopportare. Era la verità e nessuno sa il modo in cui rispondere quando te la scaraventano addosso come fosse un carro armato.

Ma vedi, non è così difficile. Se non fossi riuscita a smuoverti ora non saresti qua con me. Non avrei l’onore di chiamarmi signora Hoppus.

Si aspettava forse una risposta, ma avevo la gola secca e il fiato a metà, per non aggiungere un fischio nelle orecchie e una voce nella testa che mi suggeriva di correre via. Ero stato fin troppe volte codardo nella mia vita e mi inchiodai al suolo con tutta la forza di volontà che potessi avere. Nonostante questo non avevo la risposta.

In quanto tale stanotte ti farò vedere che se vuoi, puoi avere anche quei sentimenti di cui tanto ti preoccupi. Sono quelli di cui sei terrorizzato, non del matrimonio.

 

Ci trovavamo in una sala giochi, finalmente al caldo. Aveva la mia felpa addosso, io giravo con la giacca sopra la maglietta, e stavo bene così. Ci tenevamo ancora per mano, e nonostante mi avesse detto di non conoscere la città il cassiere la salutò amichevolmente e le diede ‘ il solito ‘, ossia due gettoni.

Giocò la sua moneta e pescò un pupazzetto insignificante. Era viola, lo attaccò al portachiavi, che era composto più da pupazzi e souvenir che da chiavi.

Pensai che volesse ritentare la sorte quando vidi che mi aprì il palmo della mano e mi diede la moneta.

“ Adesso è tua. Tu decidi cosa farci. Tu giochi la tua sorte.

La guardai attentamente e poi fissai la moneta. Per un attimo mi immaginai vincere uno di quei montepremi da capogiro che, francamente, per come si prospettavano le cose adesso non mi avrebbe cambiato la vita. Presi la mia decisione.

“ La tengo. “

“ Cosa?

“ La tengo. Magari mi porterà fortuna.

 La infilai in tasca e cingendo la sua mano portai fuori Skye. Volevo decidere io qualcosa adesso, e sapevo bene che cosa.

 

“ E’ proprio necessario? Non ce la farò mai.

Da due quarti d’ora era su quella tavola e non si degnava di fare un mezzo tentativo, mentre io l’avevo rincorsa e assecondata per tutte le sue strane manie.

“ Forza, è solo un holly. E’ facile. “

Le mie rassicurazioni erano vane dato che appena mi allontanavo un po’ mi pregava di tornare a tenerla prima che precipitasse dalla rampa.

“ Guarda che se ti lascio andare vai semplicemente con il culo per aria. Sai quante volte capitò a me! Tom quasi perse un occhio una volta”

Mi fulminò con lo sguardo. La mia provocazione era ben riuscita. Il mio scopo era di farla sentire impotente almeno quasi quanto mi ero sentito io con lei finora.

“ Sei confortante, davvero. Posso scendere?

Scossi la testa e le diedi un baciò sulla fronte. Mi guardò terrorizzata quando capì e la lasciai andare. Schizzò via che fu un piacere, e alla fine in discesa nemmeno perse l’equilibrio. Cadde quando si arrestò perché lo skate le scivolo da sotto i piedi.

Pensai che iniziasse  ad urlare, che fosse meglio darsela presto a gambe, che mi saltasse alla giugulare e mi uccidesse. E invece rise. Addirittura direi tanto, e proprio di gusto. Quando smise tornò su e mi guardò bene negli occhi sussurrando “ Mai più.

Presi la tavola e dopo qualche ricordo dei vecchi tempi con dei salti niente male e delle cadute altrettanto belle, ce ne andammo e rimisi la tavola nel retro di una casa incustodita. Il proprietario era stato fortunato ad avere due ladri così gentili.

 

Notammo che si erano già fatte le tre e mezza e mancava poco allo scadere della nostra notte.

Cenerentola presto sarebbe fuggita senza entrambe le scarpe e il suo principe azzurro avrebbe perso la memoria all’alba. La cosa mi rattristò e così mi venne voglia di milkshake. Era una cosa insana, io in aggiunta detestavo la maggior parte dei dolci, il giorno dopo alle riprese sarei arrivato in uno stato catatonico e probabilmente con un piacevolissimo attacco intestinale che tutti mi avrebbero rinfacciato per molto tempo.

Pensando alle prese in giro mi venne in mente Tom. Se ci avesse visti insieme, soprattutto rientrare all’alba, avrebbe tratto le sbagliate conclusioni.

“ E’ meglio che quando arriviamo in albergo facciamo strade diverse.

“ Perché? “

“ Thomas.

Bastò questo a farle capire tutto e fece segno di sì.

Camminavamo come due zombie, sembravamo reduci da un rave party devastante o sotto l’effetto di chissà quale sostanza. La guardai con i capelli scompigliati che andava un po’ a zonzo, m restituì lo sguardo e il mio aspetto doveva essere simile dato che scoppiammo a ridere.

“ Adesso ho voglia di milkshake. “

 

Era una piccola tavola calda con la solita cameriera pettegola e scortese che ci guardò male sia quando prese l’ordinazione sia mentre ce la portò. Pensai che fosse abituata più a servire caffè, bistecche e ciambelle ai poliziotti che queste schifezze.

“ Sai, Tom spesso quando facciamo colazione sostituisce il sale con lo zucchero e lo fa non solo a me, ma a tutto lo staff. Il bello è che per rendere tutto più veritiero e far si che tutti si versino quello stesso zucchero, se lo versa anche lui. Ovviamente ha imparato a berlo senza avere la minima reazione.

“ Gli vuoi molto bene, non è vero?

Non mi andava di rispondere. Quando si trattava di me e lui ci sentivamo sempre troppo gay ad ammettere quanto l’uno fosse indispensabile per l’altro. Eppure era così, e ognuno dei due lo sapeva.

Mi limitai a fare spallucce.

“ Si vede da come ne parli, da come vi comportate. Non riesci a non metterlo almeno in una conversazione. E’ con te anche quando non c’è. E’ una cosa molto bella.

Ciò che aveva detto era effettivo. Dal primo giorno in cui c’incontrammo capimmo che non sarebbe stata un’amicizia normale. Da allora Tom c’era sempre stato, era come un fratello, anzi, era di più, era come se avessero preso una persona e l’avessero divisa in due corpi diversi.

“ O una cosa molto gay!

Skye si limitò a sorridere e bere il suo milkshake. Aveva tirato fuori il suo famoso portachiavi, che avrei osato definire più un porta cianfrusaglie. Lo guardai bene e compresi che il pupazzetto non era stato vinto per sfortuna ma per suo volere.

Ci assomigli non credi? A me ricorda i tuoi capelli nel video di Josie. Ho curiosato tra gli archivi, un po’ su internet, e insomma.. mi sono fatta un po’ di cultura su di voi! Bel colore comunque, approvo!

Non riuscii a capacitarmi bene di ciò che aveva detto per un attimo.

Si era informata sulla nostra band. Su di me. Per quale motivo, osavo domandarmi. Non conoscevo la risposta o forse non volevo credere che fosse sotto ai miei occhi.

Si riprese il porta chiavi e iniziò con affanni a tirar via lo strano fantoccio viola. Quando si riuscì si poté leggere la soddisfazione sul suo volto.

Tieni, te lo regalo, trattalo bene. Così ti ricorderai per sempre di quella stronza che ti disse di no sul set di All The Small Things. “

Soddisfatto guardai il mini-Mark di stoffa e dopo averlo accarezzato un po’ me lo infilai in tasca senza tanti complimenti.

“ Lo chiamerò Markey. “

Markey? Ti chiamerò io così d’ora in poi! E’ deciso! Quando mi gira aspettati un Markey.

Entrambi avevamo finito e iniziavamo a sentire i primi segni di stanchezza. Sebbene entrambi conoscessimo la nostra sorte chiacchierammo ancora per una buona ora. Cose stupide. Cose serie sulla nostra famiglia. Mi fece persino ammettere di tenere davvero tanto a quello zuccone di Tom. Mi fece sentire debole a parlare di mio padre, di mia sorella. Mi fece sentire vivo quando le espressi la mia felicità nel fare musica.

Mi sentii semplicemente completo.

La cameriera, che ormai capii fosse la proprietaria, iniziò a scocciarsi visibilmente di noi perciò pagammo il conto e levammo le tende. La destinazione più dura ci attendeva: si tornava alla vita reale.

 

Ci trovavamo davanti all’ingresso ed entrambi pompavamo dentro di noi idee di una fuga istantanea. Ne sparavamo una al secondo, mentendo a noi stessi, sapendo che il domani era alle porte e ci chiamava.

Mi strinse la mano, forse sarebbe stata l’ultima volta.

“ Se vuoi puoi cambiare idea, sai?

“ Su che cosa? “

“ Se ne avessi bisogno, se il mondo reale ti facesse paura, se volessi ritrovare un po’ di… questo. Puoi ricordare. Non scordarti mai di questa notte Skylee. Mai. Io non lo farò.

Abbassò la testa. Forse si era commossa. Forse stava prendendo una decisione. Non lo sapevo, ma mi venne spontaneo cantarle due strofe che considerai giuste per divorziare ‘, se così si potesse dire.

“ This world’s un ugly place but you’re so beautiful Skylee.

Mi sorrise e abbracciò calorosamente. La vidi entrare nell’androne, poco prima di svoltare l’angolo verso gli ascensori si voltò e mi salutò con un cenno della mano. La sentivo ancora nella mia e capii che non avrei mai voluto che quella notte finisse.

 

Mi svegliai di soprassalto e con il fiatone. Ero sudatissimo, e sapevo bene perché. Avevo rivissuto la notte precedente. Certo, alcuni dettagli come il fatto che avessi fatto skate dopo così tanti anni senza commettere errori clamorosi erano cose di pura fantasia, ma tutto il resto era accaduto.

Mi stesi per rielaborare meglio i pensieri e calmare un po’ il mio umore sottosopra.

In quel momento sentii dei passi e delle voci nella stanza. Erano troppo famigliari per confonderle con altre.

“ Buongiorno bell’addormentato!

Tom entrò masticando dei pancakes che si era portato via e immediatamente aprì le tende.

“ No, ma grazie!

Mi coprii la faccia e tentai di riassestarmi. Non c’era il sole, stesso tempo incerto di ieri. E ci aspettavamo altre riprese, aggiungendo che avevo dormito soltanto due ore. Davvero fantastico.

“ Dove sei stato stanotte? Te la vai a spassare e non mi dici niente. Oggi morirai di sonno! Caffè?

Quasi fui sul punto di accettarlo ma mi ricordai del solito scherzetto, per di più Travis mi fece cenno di no e capii.

“ No, bevitelo tu il sale.

Mi alzai, notai che ero andato a dormire con la giacca perciò mi svestii e presi dalla valigia dei vestiti a caso. Non c’era nessun imbarazzo tra di noi nel fare queste cose.

Mentre mi sistemavo i capelli Tom tentava di convincermi che fosse caffè “sano” bevendolo, ma non ci cascai e ignorai ogni sua protesta, così alla fine rassegnato lo versò nel lavandino.

“ Bell’alzabandiera, comunque!

Mi stavo cambiando i pantaloni e indicò il punto critico in mezzo alle mie mutande.

“ Potrei tamburellarci sopra

Quando ci si aggiungeva anche Travis era giunta la fine.

“ E’ quella Skye? Diglielo anche tu! Siamo venuti in stanza e non facevi altro che blaterare ‘Skye, Skye, Skye. Oh sì Skye, più forte! ‘ “

Lo ammutolii tappandogli la bocca ma lui continuava a fare i suoi stupidi versi e mi leccò la mano per liberarsi.

“ Sì. Cioè, NO! Non in quel senso, sicuramente non ho detto quelle cose… Vero?

“Allora è proprio vero, eri con lei la scorsa notte!

Raccontare a Tom quella notte non sarebbe servito a niente, in questo momento era troppo su di giri perché stavamo girando e perché anche lui doveva aver dormito poco, dato che Jennifer era in viaggio con noi.

“ No, sono solo andato a fare un giro. E’ normale che succeda al mattino, tu lo sai meglio di me!

“ Sì, ma hai pur sempre ripetuto Skye tutta la notte!

Non sapevo cosa rispondere, e forse nemmeno dovevo farlo, arrendermi al fatto che Tom pensasse quel che volesse era la soluzione giusta, ero troppo stanco per parlare.

Quando finii di prepararmi ci avviamo sul set dove già stavano allestendo.

Girammo delle scene dove ballavamo un po’ cantando tutti e tre insieme, come al solito Travis si sentì imbarazzatissimo ma si comportò come se niente fosse.

Ad un certo punto Tom strappò un fiore e me lo passò, io lo mangiai. I suoi denti durante la ripresa successiva erano meravigliosi e quando baciò quel cannocchiale tutti scoppiammo a ridere. La troupe si divertì forse più di noi, osai pensare.

“ A riposo?

Sentii una scossa violenta percorrermi il corpo intero e sobbalzai sulla sedia su cui mi ero seduto da poco. Si sedette di fianco a me e mi porse una tazza di caffè. Per l’ennesima volta il caffè ci univa in una chiacchierata.

“ Sì, hanno visto come ballo e hanno preferito Tom

Sorseggiai. Ormai mi sentivo a mio agio, tranquillo. Nessuna pressione, ero rilassato. Come se ci conoscessimo da molto più tempo.

Finalmente riuscivo ad essere quel Mark bonario, sicuro e un po’ giocherellone che tutti conoscevano anche con lei, senza che l’imbarazzo mi travolgesse.

In effetti tu non avresti avuto lo stesso fascino a baciare quel cannocchiale.

“ Guarda che lui è fidanzato! “

“ Lo so, e lei è molto carina ”

La mia vulnerabilità riaffiorò pensando ad una plausibile uscita a quattro. O a sei, se si fosse contato Travis. Cacciai subito quell’assurda fantasticheria dalla mente e tornai a godermi il gusto della mia bevanda. Sapeva anche quanto zucchero metterci… mi domandai come faceva.

Le riprese erano finite e il mio amico si mise a guardarmi con una particolare smorfia divertita che avrei voluto cavargli dalla faccia a suon di sberle.

“ Gliel’hai detto?

“ Non proprio. “

“ Okay, avrà fatto tutto da solo suppongo..

Più o meno.

“ Queste risposte criptiche mi danno il voltastomaco perciò ti lascio al tuo momento di soliloquio. Non farti troppe paranoie assurde, tra poco avrai un cane che ti morderà il culo! “, e se ne andò abbandonando addirittura lì il suo cartone.

Sorrisi.

Meditai su tutte le vicissitudini dei giorni scorsi: a come avevamo passato la nottata, a come era venuta in spiaggia, alle parole nell’ascensore, pensai anche a quello che non era ancora successo. In questa occasione nemmeno il futuro mi spaventava.

Ogni volta che pensavo a tutte le nostre piccole cose non avevo nessuna ricordo bieco. Ero felice, semplicemente felice.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Shapespace: questo capitolo prende il nome dal titolo all the small things, tradotto in italiano -con l'aggiunta di nostre-, e sono felice finalmente di averlo utilizzato! E' durato più del solito e spero non vi abbia annoiato la lettura uwu -ne sono terrorizzata a dirla tutta-

Potevo anche non specificare di aver differenziato le parti o non differenziarle affatto, ma ho preferito così, so haters gonna hate \m/

Mi piace come si sta sviluppando il tutto nella mia testa, forse perché Mark e Skye mi piacciono sul serio /fangirl mode on/

A parte questo, come al solito ringrazio chi ha ancora la costanza di seguire la storia e chi ha lasciato recensioni e quant’altro. Fa sempre piacere sapere i vostri pareri e non esitate a dare consigli! C:

Dovrei ringraziare molte persone per essere la mia fonte inesauribile di idee ma sarebbe una lista troppo lunga, quindi auguro solo pace e amore a tutti  

~Al prossimo capitolo~

 

   
 
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