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Autore: likebloodinmyveins    10/12/2012    2 recensioni
In una giornata di pioggia il destino riesce a combinare un incontro tra due persone che non si conoscono ma che sono fatte per stare insieme. Lei è una donna presa dalla sua carriera e prima di questo incontro ignorava l'esistenza del vero amore. Lui un uomo ormai sconfortato dalle tante batoste che la vita gli ha riservato durante il suo cammino, ma molto determinato a cambiare le cose e a prendere in mano le redini della sua vita e migliorarla. Quel bar fa da sfondo e raffigura come le cose capitino per caso senza bisogno che vengano forzate troppo, perché ciò che deve accadere prima o poi accade.
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Cosa c'era che non andava in lui quella sera? Il sorriso spento e lo sguardo vuoto lasciavano presagire qualcosa, ma perché nessuno l'aveva notato? Forse si era chiuso in se stesso per troppo tempo e adesso nemmeno lui riusciva a trovare la via di casa, sarebbe rimasto perso dentro si sé per molto tempo ancora o magari anche per l'intera eternità...

La mattina apriva gli occhi,il mondo lo trapassava da parte a parte e lui non curante ci camminava attraverso, si diceva distaccato, disinteressato al massimo. I bar secondo lui erano affollati di persone senza nome, di gente che non era nessuno, nessuno in quel mondo, nel suo mondo. Lui non era nessuno nella sua stessa vita. La monotonia dei suoi pensieri gli teneva compagnia durante il giorno,mentre sprecava il suo tempo ad isolarsi e a sentirsi inutile.

Beveva alcool per dimenticarsi di esistere, guardava film per immedesimarsi nei personaggi e vivere le loro vite, ogni tanto si chiedeva quale fosse lo scopo della sua vita, ma ce n'era veramente uno?

La sua teoria era: Tu nasci,ma perché? Tu evidentemente sei destinato a qualcosa!

si ripeteva ogni giorno con più foga" Io sono nato, ma ci deve essere stato uno sbaglio, perché io sono destinato solo a fallire e fallire nella vita non è proprio una bella cosa..." Poi si correggeva:" Non fallire nella vita, fallire la propria vita."

La notte si addormentava con la speranza di non svegliarsi il giorno dopo, né quello dopo ancora, per non dovere ripetere tutto daccapo, eppure qualche tempo prima la sua vita aveva un senso...Ora mangiava per noia e respirava per un impulso naturale che non aveva ancora trovato il coraggio di sopprimere, dopotutto la cura c'era anche per la sua malattia...e lui aveva intenzione di trovarla.

 

Molte persone credono in un destino comune, lei non ci credeva...Lei era scettica in quasi tutto, aveva solo in mente il successo nella vita, per lei o era tutto o era niente, nulla accadeva per un motivo, il fato era per lei solo un qualcosa in cui credevano gli stolti incapaci di prendersi le colpe per i loro fallimenti.

Aveva fallito molte volte nella sua vita, ma si era sempre rialzata e aveva deciso di essere più tenace di prima, non voleva arrendersi, si nutriva di quel suo fallimento e si rigenerava da esso. La sua famiglia era piena di buonsenso, forse questa dote l'aveva ereditata dai suoi parenti prima di piantare tutto in asso per dedicarsi a se stessa e al suo egoismo.

La mattina si alzava prendeva il giornale che il maggiordomo lasciava sul tavolo e lo leggeva, non c'era giorno in cui una sola notizia l'interessasse davvero, leggeva per perdere tempo e alla fine per beffa andava all'ultima pagina e leggeva l'oroscopo del suo segno, cosicché potesse dire che l'astrologia è una gran fesseria ed è tutta una questione di lucro...

Anche quel giorno lesse il suo oroscopo: Acquario "Oggi il vostro potere sarà maggiore del solito, ma ciononostante riceverete comunque un'influenza negativa da Mercurio, poiché in Venere, quindi tenete gli occhi bene aperti."

Richiuse il giornale e scoppiò in una fragorosa risata, arrotolò il giornale e lo gettò nel cestino della spazzatura e andò a prepararsi per andare a lavoro.

 

Lui ansimando si vestì, accidenti quei jeans gli stavano sempre più stretti..e quella maglia, oddio, poi di quel colore!! Si guardò allo specchio e non si piacque, ma ormai sapeva che il problema non erano i vestiti, ma era lui. Poteva cambiare una cravatta o una camicia, ma non poteva certo cambiare il suo aspetto...

Combattuto afferrò l'ombrello e uscì di casa.

 

Caspita, aveva iniziato a piovere...

Guardò in alto, un nuvolone nero copriva tutta la città. Si mise a correre su quei tacchi troppo fragili verso la macchina e salì in fretta, ma l'automobile proprio quella mattina non voleva saperne di partire. La donna andando su tutte le furie scese e si avviò a piedi, riparandosi sotto i balconi delle case e camminando si ricordò che nella sua borsa teneva un ombrellino per le emergenze e quello era proprio un caso. Ma l'ombrello le copriva solo la testa, i vestiti le si bagnarono in pochi secondi...

Avvilita entrò nel primo bar che trovò aperto e si sedette ad uno dei tavoli cercando di riacquistare la calma.

 

La pioggia non sembrava voler dare segni di arresa, continuava a scendere impetuosa, sgorgava dal cielo, come sgorga il sangue da una ferita profonda, copioso e compatto. Affrettò il passo, aveva passato la sera precedente a fare programmi per la sua mattinata dell'indomani, aveva scrutato il cielo che pareva sereno e non dava cenni di pioggia e invece quella mattina aveva notato il cambiamento del clima, ma nonostante la pioggia aveva deciso di uscire per andare a prendere una boccata d'aria. Dopo tanto tempo aveva ritrovato la voglia di uscire di casa, era stanco di rimanere in casa a deprimersi e ormai pure con la pioggia era deciso ad uscire. Non voleva più rimandare, doveva farlo ora. Dopo sarebbe stato troppo tardi...

Vide nella pioggia fitta una porta semichiusa. "Un bar" pensò...

Era anche aperto, fuori si stava bene a parte la pioggia, non faceva freddo, ma un bel caffè caldo non gli sarebbe certo dispiaciuto, entrò e ordinò un caffè al barista.

 

La donna innervosita si alzò di scatto, non poteva uscire da quel maledetto bar se pioveva a dirotto, non poteva andare a lavorare e questo la metteva di pessimo umore, lei avrebbe dato la vita per la sua carriera e la pioggia insistente era di intralcio. Chiamò la sua segretaria e le disse che era impossibilitata ad andare al lavoro, almeno per il momento, sperando in cuor suo che smettesse presto di piovere...

Andò con passo pesante al bancone. C'era un signore che stava ordinando un caffè, aspettò imprecando contro il maltempo il suo turno e quando arrivò ordinò un cappuccino e incuriosita guardò l'uomo...

Il suo fare era goffo, molto impacciato, aveva girato il caffè prima ancora che ci mettesse lo zucchero e dopo aveva continuato a girarlo per un pò prima di decidersi a berlo...

 

L'uomo era nervoso, si guardava intorno sospettoso, non aveva avuto contatti umani per parecchio tempo a adesso la cosa lo metteva decisamente a disagio, gli tremavano le mani...

Era confuso. Notò che una donna gli si era avvicinata per ordinare un cappuccino e appena si accorse che la donna lo stava guardando si girò di scatto e si decise a bere il caffè ormai freddo... 

La donna sembrava bella, ma appariva troppo fredda, come fatta di ghiaccio, il suo sguardo era vuoto...

 

La donna si voltò, aveva capito che stava mettendo a disagio l'uomo guardandolo con quel fare insistente, prese il cappuccino dalle mani del barista, la tazza era calda, quasi bollente. L'uomo si era voltato sentendo l'odore del profumo della donna, era così buono, inebriante, la donna si spaventò per quel movimento repentino ed ebbe un sussulto che fece fuoriuscire delle gocce di cappuccino dai bordi della tazza, che le ustionarono la mano e quell'improvvisa vampata di calore le fece aprire involontariamente le mani lasciando cadere la tazza e il contenuto si riversò direttamente sui jeans dell'uomo...

L'uomo saltò in aria urlando per il dolore, il calore lo aveva ormai invaso, non riusciva a smettere di urlare, la donna allarmatissima iniziò a gridare al barista di passarle qualcosa per asciugarlo, il barista senza scomporsi le passò una spugnetta col quale lei asciugò l'uomo.

 

L'uomo stava soffrendo le pene dell'inferno, non si era mai ritrovato in una situazione del genere, così dolorosa e imbarazzante...

La donna lo stava ripulendo...Il suo odore adesso gli risultava sgradevole.

Lui le prese una mano e la scostò con decisione, e in un impeto di rabbia le portò il viso all'altezza del suo per dirle che aveva combinato un bel pasticcio e che era inutile che lo ripulisse, sarebbe stato in grado di farlo anche da solo. Ma quando la guardò negli occhi notò quanto fosse incantevole, il suo sguardo preoccupato lo trafiggeva da parte a parte come la lama di un coltello, adesso non gli sembrava più di ghiaccio, adesso la donna che aveva davanti sembrava appartenere al suo mondo, sembrava reale più di tutto il resto circostante che appariva sfocato nella mente dell'uomo.

 

L'uomo la stava guardando con quegli occhi dolci e la cosa strana era che lei ricambiava il suo sguardo, vicino a lui non poteva farne a meno, era come se tutto intorno non esistesse nient'altro, solo lei e lui. Quell'uomo aveva dei bellissimi occhi azzurri, un mare vi ci scorreva dentro, un mare in tempesta però...

Si lasciò prendere la mano quando lui le disse che non importava, che non era successo niente...Lei persa nei suoi occhi annuì e dimenticò persino il danno che aveva combinato...

Quel suo sguardo l'aveva rassicurata e dal momento che lui le ripeteva di stare calma, che non era successo nulla come poteva non smettere di agitarsi e fissarlo...

 

La donna dopo vari tentativi di farla calmare si era calmata e lui la guardava affascinato, era così bella...

 

Ora che lo guardava meglio non era poi così brutto, a parte un pò di ciccia qua e là, i vestiti un po' stinti, ma per il resto era perfetto...E quello sguardo...

 

Lui gentilmente le chiese come si chiamasse e lei rispose con un nome esotico, di lei ai suoi occhi era bello persino il nome...

 

Lei ricambiò la domanda interessata e lui rispose con un nome italiano, ma un nome bellissimo e lei lo trovò ancora più affascinante solo guardandolo negli occhi e pensando a quanto fosse pura la sua anima...

 

Rimasero in quei pochi minuti a perdersi ognuno dentro l'altra, forse si stavano amando, si sorridevano complici, magari già si amavano e non lo sapevano, avevano aspettato solo il momento di incontrarsi per saperlo e confermarlo...

Il barista rimase sconcertato a fissarli, aveva visto i fulmini dell'amore passare nei loro sguardi in un batter d'occhio e adesso rimaneva lì a bearsene stupito da tale sentimento che sembrava sviluppatosi in una vita e invece era appena sbocciato ed era già forte, indistruttibile...

 

L'uomo invitò la donna a sedersi ad un tavolo con lui, all'esterno le ultime gocce di pioggia scendevano piano e il cielo si apriva lasciando spazio al sole e l'uomo sorrise dimenticandosi addirittura della macchia di cappuccino sui jeans...

 

La donna guardò fuori e vide il cielo rischiararsi, alzando le spalle accettò l'invito e si mise accanto a lui al tavolo portando la tazza di cappuccino che sorseggiò in un modo che all'uomo apparve adorabile, come lei del resto...

 

Parlarono per molto tempo dentro quel bar sperduto nella cittadina, nessuno sa quanto quelle due anime si tennero compagnia in quella giornata vuota...

Però tutti sanno che quel giorno il destino aveva giocato a loro favore, l'uomo convinto ad uscire nonostante la pioggia, la pioggia aveva costretto la donna a ripararsi nel bar nonostante dovesse andare a lavorare, e in tutto lo spazio del mondo, il destino aveva scelto di farli incontrare proprio in quel bar di periferia. Il perché si sa, lui troppo stanco di stare da solo e lei troppo fredda perché senza amore...

Quell'incontro fu la loro salvezza, il fato aveva salvato due vite ormai avviate verso una distruzione sicura, e invece ora quei corpi desiderosi di calore umano si erano incontrati per compensarsi a vicenda.

   
 
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