Era sera, finalmente. Rosso scese
dabbasso dalla loro stanza:
Blu era raggomitolato sul divano con un cuscino stretto contro il
petto. Teneva
gli occhi chiusi, e per un attimo a Rosso parve di ricordare le notti
innocenti
che tanti anni prima aveva trascorso, sveglio e lucido, a guardare il
pallido
volto sereno e triste di quel ragazzo addormentato...
Sei molto sereno quando
dormi, Blu, e la tua serenità
placa il mio animo avido e ambizioso.
Andò a sedersi in silenzio
sul divano. Blu aprì pigramente un
occhio.
“Vuoi dormire per tutta la
vigilia di Natale?” lo punzecchiò
Rosso. Aveva il cuore in gola e non avrebbe saputo come iniziare.
“Ehi amore”
borbottò Blu. “Io lavoro.”
“Ma se da tre giorni hai
chiuso la palestra per le feste”
replicò Rosso sorridendo.
“Ma fino a tre giorni fa ho
lavorato.”
“Sì, per due
settimane. E via, Blu, alzati! Dobbiamo
preparare la cena.”
“No”
borbottò Blu. “Tra un po'. Stenditi accanto a
me.”
Blu era raggomitolato nell'angolo del
divano, col capo
appoggiato contro il bracciolo. Rosso lo guardò e lentamente
si distese accanto
a lui, poggiandogli il capo contro la schiena.
“Blu...”
mormorò. “Ho bisogni di dirti una cosa.”
Blu si sollevò dal divano e
lo guardò con una sorta di
allarme. “Ti ascolto” disse aggrottando un
sopracciglio con fare perplesso.
“Dimmi, mio caro. Che cos'hai da dirmi?”
Rosso si mise seduto e si
schiarì discretamente la voce.
Mormorò: “So che volevamo aspettare la mezzanotte,
ma preferirei che tu aprissi
ora il regalo che ti ho fatto.”
Ora il volto di Blu era colorato come
di un tono lieve di
scherno. Sorrideva.
“Va bene” disse,
modulando la voce come se gli scappasse da
ridere. “Certo, mio caro. Vediamo questo regalo.”
Allora Rosso si alzò e
scomparve al piano di sopra. Ne
riemerse dopo poco, portando in mano una scatola celeste che teneva
sulla punta
delle dita, come se non sapesse come portarla, come porgerla... Allora
Blu,
comprendendo il suo disagio, tese le mani e si appoggiò il
pacco sulle
ginocchia.
“Vuoi davvero che lo
apra?” domandò.
“Ti prego”
mormorò Rosso. Ora il suo volto era paonazzo, ed
egli si vergognava tremendamente della propria scelta. Ma Blu gli
accarezzò
pazientemente un braccio e tolse lentamente il coperchio della scatola
celeste.
In quel momento, Rosso tratteneva il respiro.
Vi furono lunghi momenti di silenzio,
un silenzio angosciato
e carico d'inquietudine. Infine Blu infossò il mento sul
collo e scoppiò a
ridere, e la sua risata sciolse tutta l'angoscia.
“Oh, Rosso, che scemo... ti
sei dimenticato lo scontrino!”
Rosso avvampò di vergogna e
cacciò la mano all'interno del
pacco. Un momento dopo lo scontrino giaceva a terra in frammenti ed gli
si
abbatté livido in viso contro lo schienale del divano. Blu
scosse il capo con aria
di ironica disapprovazione. Pazienza, ormai. “Dopo
pulisci” lo avvertì. Calò
lentamente le mani nella scatola celeste e ne estrasse un oggetto che
era nero
e liscio e molto curioso…
“Che
cos’è?” domandò con sguardo
perplesso con gli occhi
limpidi e dolcemente illuminato, come da una luce che ardeva
pianissimo.
“Rosso…”
“L’ho comprato ad
Azzurropoli” disse Rosso.
“Che
cos’è?” insisté ancora Blu.
Pareva che gli scappasse da
ridere, eppure non rideva: aspettava.
“È un rilevatore
di posizione che si usa per rintracciare
sempre la posizione dei Pokémon volanti quando vengono
allenati e fare in modo
che rimangano sempre nella stessa zona… ma ascolta, non
ridere! È una cosa
molto seria.”
“Non voglio
ridere” disse Blu.
“Allora ascolta,
è importante. Emette un suono molto acuto,
se si supera un limite prestabilito…”
“Dunque?” lo
interruppe Blu. Aveva intuito, aveva già capito,
e ora pareva che tutta la luce fosse scomparsa dai suoi occhi. Rosso
proseguì.
“È per me, mio
caro” disse. “Per fare la tua
serenità.”
“La mia
serenità” ripeté Blu alzando gli occhi.
“Ne sei ben
certo?”
“Sì”
rispose Rosso. Sorrideva, ora, benché Blu gli apparisse
un poco infelice e angustiato.
“Non sei ancora sereno,
qui?” domandò Blu tristemente. “Non
c’è pace a Biancavilla per te? Eppure credevo che
avessi smesso di cercare
qualcosa ch’è lontano da qui, che forse non
esiste…”
“No” disse Rosso
con forza, e Blu tacque bruscamente e rimase
immobile, in silenzio. “No, Blu… non hai capito.
Guarda” mormorò, e dolcemente
gli prese il rilevatore dalle pallide mani bianche. Blu restava ancora
immobile.
Rosso andò alla finestra da
cui, talora, si soffermava a
guardare il cielo. La spalancò e d’improvviso
nella stanza entrò un vento
freddo di cui Blu rabbrividì e si strinse conto lo schienale
del divano. Ma
Rosso, cui quel freddo non dava fastidio, fronteggiò la
finestra aperta e gettò
lontano quell’oggetto nero, il più lontano
possibile dalla loro casa e dal
corso delle loro vite.
Chiuse la finestra.
Ora Blu era in piedi e lo scrutava.
Rosso si voltò e chiese:
“Hai capito?”
Blu non rispose.
“L’ho gettato via
per dimostrarti che non ti servirà. Che non
voglio scappare dalla nostra quotidianità… credo
che sia questo il significato
profondo del mio regalo. Che io sono qui e farò di tutto per
restarci, anche se
la sommità del monte dovesse chiamarmi con una voce che
talora sento anche da
lontano; che ho rinunciato a tutte le mie ambizioni per riuscire a
restare qui
con te, e che non importa se sarà una lotta quotidiana,
voglio lottare con te,
ed ecco tutto.”
“Oh, Rosso,
Rosso…”
Ed eccola, finalmente, la meravigliosa
risata di Blu, che era
come una liberazione. Era un volo d’uccello, e Rosso si
sentì d’improvviso il
cuore balzare e rasserenarsi in petto.
“Sei felice?”
“Sì, Rosso” mormorò Blu.
“Era proprio ciò che volevo per Natale.”
Ecco, ora dunque veniva la seconda
parte, la parte per Rosso
più difficile da affrontare.
“C’è
qualcos’altro, Blu, per questo Natale”
incominciò
lentamente, cautamente. “C’è un altro
regalo per te, qualcosa che forse tu hai
sempre desiderato… con la stessa forza con la quale hai
bramato il mio
ritorno.”
Blu lo guardava convinto di non aver
capito. Egli tuttavia,
in una piccola parte della sua mente, sapeva qual era la sola cosa in
tutta la
sua vita ch’egli aveva bramato quanto il ritorno di Rosso.
Rosso intuì il suo pensiero.
“Apri la porta,
Blu” disse a voce bassa, e si fece di lato
per lasciarlo passare. Blu non si mosse. Allora Rosso aprì
per lui la porta, e
di nuovo quel vento gelido s’insinuò nel soggiorno
vivamente riscaldato.
“Va’ fuori,
Blu” disse ancora Rosso, e allontanandosi dalla
porta chinò lo sguardo e rimase immobile. Non voleva
partecipare. Finalmente,
Blu si mosse come un automa. Ora avanzava a piccoli passi lenti, ora
era fuori
dalla porta…
“Papà!”
Rosso non si affacciò. Non
voleva guardare, non voleva
intromettersi. Accostò la porta senza chiuderla. Avrebbe
atteso in casa che
quell’attimo finisse.
Eccomi qua
finalmente,
dopo qualcosa come quattro mesi dall’ultimo aggiornamento.
Ovviamente avevo
perso il foglio, un numero considerevole di volte, devo dire, e non di
rado non
sono stata io a ritrovarlo. Poi mi si è anche rotto il pc,
sul quale avevo appena
terminato di copiare il nuovo capitolo, e allora ho dovuto ricercare il
foglio
e poi ricopiarlo da capo; e alla mia velocità non
è semplice.
Però
siamo sotto
Natale, perciò diciamo che questi ritardi capitano
più o meno a fagiolo; l’epilogo
mi convince un po’ meno del resto, ma
tant’è. A questo punto un ringraziamento
a Gleeklove, per le recensioni e il continuo sostegno su tutti i
fronti, a
Sochan e Yujikki per aver aggiunto la storia alle preferite, e ad
Amaerise (che
spero si ricordi che dobbiamo andare a vedere Lo Hobbit appena esce)
per averla
aggiunta alle seguite.
Tanti baci
grassi e
natalizi a tutti, e grazie di cuore :)