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Autore: Leliwen    11/12/2012    12 recensioni
Stiles reclinò per un istante la testa all'indietro, andando a posarla sulla spalla del licantropo, e respirò profondamente, ad occhi serrati e labbra dischiuse.
Genere: Azione, Dark, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!, Violenza
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Capitolo XI
Derek e Stiles

Era scappato da casa di Isaac immediatamente dopo la rivelazione. Scott l'aveva seguito, ma Stiles non l'aveva fatto entrare in camera lasciandolo – imbarazzatissimo – in salotto con suo padre.

Misurò un paio di volte la stanza a grandi passi continuando a mormorare un "non è possibile" strozzato tra i denti.

Derek apparve alla sua finestra un'ora dopo.

"Cosa ci fai tu qui?"

Derek non si mosse di un passo, rimanendo ritto accanto alla finestra appena oltrepassata.

"Dobbiamo parlare."

"Trovi? Tu sapevi cosa stava succedendo? Perché non mi hai avvertito?"

Riuscire a urlare tra i denti era un’abilità che il ragazzo aveva imparato ben presto ad utilizzare. Nonostante suo padre sapesse, ora, dei licantropi non era proprio il caso di informarlo anche di questa novità.

"Stiles, te l'ho detto ieri: i lupi si trovano un compagno per la vita. Kate era la mia compagna, ne sono certo, ecco perché non ho mai pensato che tu potessi assumere quel ruolo."

I capelli corti corti vennero maltrattati, gli occhi strofinati istericamente mentre la lingua cercava di trovare un modo per ordinare i suoi pensieri.

"Questo… tra noi… ecco, non so nemmeno se ci sia un noi… ma che comporta? Cosa cambia? Dobbiamo… devo fare qualcosa? Ho… ho dei doveri dei…"

"Stai iperventilando."

"E ti sembra così strano?"

Urlò per la prima volta da quando l'altro era arrivato e gli occhi di Derek divennero per un istante rossi. Stiles nemmeno ci fece caso, ricominciando a sproloquiare.

"Io ho sperato che tu morissi, che ci lasciassi in pace! E ora scopro che sono il tuo compagno! Come credi che mi dovrei sentire?"

Derek alzò appena un sopracciglio e Stiles si ritrovò a sbuffare e a fare una piroetta su se stesso prima di buttarsi a peso morto sul letto. Il licantropo fece un paio di passi, appoggiandosi alla scrivania e rimanendo ad osservarlo per qualche istante, prima che l'altro alzasse la testa e lo guardasse in attesa.

"Davvero hai sperato che morissi?"

La testa di Stiles ricadde sul cuscino con un leggero puff di piume.

"Mi facevi una paura immane. Mi fai una paura immane! Soddisfatto?"

"Eppure mi hai sempre tenuto testa."

Stiles si alzò  precipitosamente, guardandolo davvero male, rialzandosi di botto.

"Non è mia abitudine tenere la bocca chiusa."

Borbottò piano, mettendosi a buttare robaccia nel cassetto delle magliette, in modo da dare la schiena al licantropo. Lo sentì sospirare e fare un paio di passi nella sua direzione ma s'impose di non voltarsi: sua la camera, sue le regole, Derek non avrebbe fatto nulla di strano.

"Sì, l'abbiamo notato tutti. Stiles, né tu né io siamo soddisfatti di come si sono messe le cose, ma…"

"Hai detto che un compagno era un cuore che batte come il tuo, non una serie di ruoli sociali preimpostati! Avevi detto che un compagno era per la vita, che nessuno lo cambiava mai!"

Nemmeno s'era accorto di star stringendo il cassetto tanto forte da gonfiare i muscoli delle braccia. Derek fermò all'improvviso sia il suo discorso che il suo incedere.

Stiles sentì brividi partirgli dalla nuca – dove certamente gli occhi dell'altro stavano scavando un tunnel – e scivolargli giù fino alla base della colonna vertebrale. Aveva la pelle d'oca e non sapeva nemmeno perché.

Il silenzio invase la stanza per diversi minuti, il rumore attutito delle chiacchiere del padre e di Scott riguardo una partita di baseball continuavano imperterrite, incuranti del dramma che si stava svolgendo al piano di sopra. O forse Scott aveva ascoltato tutto fin dall'inizio e Stiles iniziò a pensare ad un posto dove potersi scavare una fossa con le sue stesse mani.

Cosa gli era saltato in mente di dire? A Derek, poi?

Il silenzio del licantropo, inoltre, si poteva interpretare solo in un modo: nel modo peggiore.

"Aspetta un secondo… ma a te dà fastidio il fatto di essere il mio compagno o il fatto che non c'è il romanticismo che ti avevo raccontato?"

La bocca di Stiles si ritrovò d'un tratto arida. Come volevasi dimostrare, il licantropo aveva interpretato le sue parole nel modo peggiore possibile. Ciò che non capiva era perché il proprio incarnato pallido fosse virato tanto violentemente verso il porpora acceso.

Si voltò di scatto, tenendo la testa bassa, intenzionato a sparire in bagno e a rimanerci per il resto dei suoi giorni, possibilmente cercando di avere l'ultima parola, schermandosi da quello che l'altro aveva capito.

"Non fare domande idiote."

No, la sua testa doveva funzionare davvero male, se la sua lingua aveva incespicato nel dire quelle semplici parole. Nemmeno con Lydia si ritrovava a tremare in quel modo.

No, pessimo pensiero.

Derek l'afferrò per un braccio prima che potesse sorpassarlo e Stiles si ricordò, solo in quel momento, dell'udito spettacolare dei licantropi. Sperò che perlomeno a Derek sarebbe venuto un gran mal di testa col concerto di percussioni che s'era installato nel suo petto in quel momento, perché lui s'era ritrovato con una violenta emicrania.

"Non era poi così idiota come domanda."

Stiles si sentì perso guardando quegli occhi verdi osservarlo attentamente, scivolando piano su quelle labbra mezze aperte per poi tornare a fissare quegli occhi verdi. Prese fiato e riordinò i pensieri, perché nella sua testa c'era un caos che non capiva, che non sapeva come fosse montato né quando scrutare quegli occhi verdi avesse iniziato a farlo sentire così.

Spaventato. Ansioso. Attorcigliato. Elettrico.

"Derek, com'è che era?"

Gli chiese con un filo di voce che divenne poi ferma e cinica.

"Ah, sì, io non mi fido di te e tu non ti fidi di me. Come può un rapporto di qualsiasi tipo fondarsi su queste basi?"

Sentì quello sguardo trapassarlo nuovamente, il nero allargarsi invadendo quasi interamente il verde e una scintilla rossa accendersi velocemente.

"Tu vuoi avere un rapporto con me?"

Stiles cercò di capire cosa nascondesse il tono di Derek ma non riuscì a capire nulla. Il licantropo rimaneva un mistero per lui, un mistero che non riusciva a districare. E avrebbe rivoluto indietro il suo braccio, ma la stretta dell'altro era impossibile da sciogliere.

"Non mi pare che al momento ciò che io voglio abbia alcun valore. Io sono il tuo compagno. E tu sei il mio. E non ho idea di dove tutto ciò ci condurrà."

"Non lo so nemmeno io."

Stiles allargò gli occhi. Derek aveva sorriso.

Appena appena. Niente a che vedere col sorriso aperto e falso che aveva mostrato alla reception della stazione dello sceriffo, capace di stregare anche una donna che sapeva perfettamente tutti i capi d'accusa che avevano gravato sulla sua testa.

Questo, invece, era un sorriso piccolo, più un distendersi delle labbra, un abbandonare la propria maschera da duro, appoggiandola di lato.

"E la cosa non ti preoccupa?"

Nel momento stesso in cui smise di lottare per riavere il proprio braccio, la stretta dell'altro si fece più leggera. Fiducia, possibile?

"Dovrebbe? Tu non sei un pazzo invasato, non hai attentato alla sopravvivenza del mio branco ma, anzi, hai sempre cercato di fare in modo che le cose andassero a posto. La tua presa di posizione ha colmato le mie lacune."

Stiles si allontanò di un passo e le mani di Derek scivolarono nuovamente sulla sua pelle. Stiles sentì nuovamente un brivido scivolargli lungo la schiena, ma il sangue gli tornò alla testa e ignorò il brivido. Alzò la voce stizzito.

"Quindi sarebbe colpa mia se ci troviamo in questa situazione?"

                           

Derek iniziava a sentirsi spossato. Parlare con Stiles non gli era mai sembrato tanto difficile: dopotutto però, solitamente lui abbaiava qualche ordine, Stiles gli rispondeva per le rime, lui lo guardava male. Fine della conversazione. Questa invece andava avanti ormai da un bel po' e, probabilmente, non sarebbe finita presto.

"Non ho detto questo."

"Ah no?"

Strinse la presa sul suo polso. Gli piaceva avvertire la sua pelle premergli contro il palmo della mano, gli sembrava di sentirsi più sicuro di sé.

"No. Tu mi hai salvato e hai salvato il mio branco."

"E il tuo branco viene prima di tutto?"

Stiles provò nuovamente a staccarsi ma lui non lo permise, rivoltandolo nuovamente verso di sé. Gli piacevano gli occhi di Stiles, più di quanto sarebbe stato lecito.

Gli rodeva ammetterlo, ma suo zio aveva avuto ragione: Stiles era il suo Alfa più di quanto non fosse stata Kate. Era come se lei fosse stata la sua prova generale, andata malissimo. La prima, però, era ora con lui.

"Dovrebbe."

Concesse molto di più di quanto l'altro avrebbe dovuto intuire. Eppure Stiles prese un profondo respiro e annuì, contrito.

"Ok… parliamone."

"Ne stiamo già parlando."

Gli veniva da ridere come non gli succedeva da tanto tempo. Si era sempre dovuto sforzare di rimanere serio con lui, ma ogni giorno la cosa si faceva più difficile. Avrebbe dovuto capirlo anche solamente da quello.

Stiles non voleva più fuggire. Quindi lo lasciò andare e lo osservò mentre, piroettando, arrivò fino al letto. Era la seconda volta che ci si buttava scompostamente sopra e trovava la cosa leggermente ambigua.

"No, io sto sfogando la mia isteria e tu… tu te ne stai lì senza fare niente."

Gli si sedette vicino, le mani vicine a quelle dell'altro.

"Vorresti che facessi qualcosa?"

"Non lo so!"

Stiles si passò le mani sugli occhi prima di riuscire a completare il suo pensiero.

"Non so come mi dovrei sentire, se l'essere divenuto il tuo compagno modifichi qualcosa, come succede quando si diviene licantropo o se questa… cosa che ho dentro c'è sempre stato e tuo zio gli ha semplicemente dato un nome."

"Hai i battiti troppo accelerati."

Aveva un tamburo nel petto e la cosa che lo incuriosiva era che il proprio batteva lo stesso ritmo. Con Kate non era mai successo, non in modo così intenso.

"Lo so, dannazione a te, lo so!"

Fu in quel momento che prese la decisione. Salì a cavallo del bacino del ragazzo, piantò le mani ai lati del suo viso, in modo da incastrarlo lì.

"Ci tieni davvero al mio branco? A tutti loro? Anche a Jackson? Da quanto ho capito lui ti ha soffiato le ragazza che ti piace e da quello che vedo quello rimarrà un legame indissolubile."

"E' proprio così importante per te?"

"Sì, è importante. Non lo è stato prima e le conseguenze sono state devastanti: ora devo mettere il branco davanti a tutto il resto."

Gli occhi dorati scivolarono oltre le sue spalle.

"Anche davanti al tuo compagno?"

"Lo stai facendo ancora."

Lo rimproverò. Era stanco di quel tira e molla, quel dire e non dire, chiedere e ritrattare subito dopo. Lui doveva essere sicuro, dannatamente sicuro. Avrebbe preferito essere solo a vita piuttosto che mettere un'altra volta il branco in pericolo. E Stiles attirava i pericoli come il miele attira le api.

E lui nemmeno sembrava accorgersene.

"Sembra che tu voglia essere il mio compagno."

"Io non…"

"Riconosco quando menti."

Lo bloccò immediatamente e l'altro prima impallidì poi divenne scarlatto in volto e sul collo. La sua pelle chiarissima con un paio di nei scuri ad esaltarne ancora di più il candore si era tinta di un bel rosso fiammante. Delizioso.

Aprì le labbra e soffiò fuori, piano, quasi stesse parlando a se stesso e non all'altro che ancora lo sovrastava.

"Io non lo so. Ecco, l'ho detto. Non so cosa voglio. So solo che quando sto con te ho le palpitazioni e la tremarella e le parole faticano ad uscire e, cazzo, sono sempre preoccupato o sul chi vive. Perché, Derek? Paura o… o altro?"

La mano di Derek agì di propria iniziativa andando a sfiorare dolcemente la guancia accaldata.

"Tu non hai paura di nulla."

"Ne sei proprio sicuro?"

"Sì, direi di sì."

La mano scivolò verso l'orecchio, andando a massaggiare i capelli troppo corti per essere afferrati ma così morbidi al tatto.

"E tu hai paura?"

Gli sorrise e si rialzò sedendosi sui propri talloni, sempre restando a cavalcioni del suo bacino.

"Sinceramente? Sì."

Stiles balbettò. Non c'era più nient'altro, solo loro due: erano un universo sufficiente per perdersi.

"E lo dici a me perché…"

"Perché tu sei il mio compagno ed è questo che i compagni fanno: si svelano."

Stiles si puntellò sui gomiti. Un'ombra scura, uno dolore lontano nel tempo ma forte nel cuore, gli oscurò l'espressione, facendo tornare la pelle del suo usuale colore.

"Ed è per questo che ci si può ferire tanto profondamente?"

"A volte."

"Già."

L'avvertiva, pesante tra loro eppure eterea, semplice da spazzare via con un gesto della mano.

"Ora hai paura."

"Sì. E non so di cosa."

Derek decise che si sarebbe dovuto svelare ancora un po'. Non era una cosa che gli desse fastidio.

"Io ho paura che tu te ne vada."

Stiles ridacchiò incredulo.

"Non è vero."

Derek tornò a toccargli il volto. Gli era indispensabile.

"Per colpa tuo sono quasi morto più di una volta, sono finito in prigione per molto più di quanto non sia lecito, ma accanto a te sono più forte, se tu ci sei c'è il mio branco. Eppure, ogni volta che sei in pericolo non è al mio branco che penso, ma a te."

Due cuori che battono all'unisono.

"E… questo da quanto succede?"

Balbettare non gli era mai sembrato altrettanto affascinante.

"Credo da quella volta in piscina. Quando mi hai lasciato andare per recuperare il telefono e poi sei tornato a prendermi. Ero inerme ma la sola cosa cui pensavo era che, se uscivi dall'acqua, il Kanima ti avrebbe ucciso e io non avrei potuto impedirlo."

Le dita di Stiles si adagiarono, tremanti, sulla sua mano ferma sulla guancia candida e Derek le intrappolò tra le proprie, tirandosele poi verso il proprio petto. Gliele posizionò proprio dove il cuore gli batteva all'impazzata.

Stiles tornò color pomodoro maturo.

"Credo stia arrivando il romanticismo…"

Derek avvicinò il volto a quello dell'altro per poi allungare il collo per potergli sussurrare direttamente nell'orecchio.

"Un po' di corteggiamento non fa mai male."




E' passata la mezzanotte, quindi sono ufficilamente con un giorno di ritardo, scusatemi.
Spero che non ci siano errori, ma non ci metterei la mano sul fuoco.
Scusatemi ancora per non aver risposto ai vostri bellissimi, meravigliosi, numerosi commenti. Li adoro, tutti quanti dal primo all'ultimo. A dio piacendo, domani dovrei avere un attimo di tempo così da potervi dedicare tutto il tempo che vi meritate per le splendide cose che mi scrivete.

Passando al capitolo, spero che quest'impennata vi sia piaciuta. A me tanto! E da adesso in poi, le cose come si metteranno? Avete delle idee che volete condividere con me? Scrivetemi un commento! Io un'idea già ce l'ho, ma potrebbe sempre cambiare ^_______^
Un bacio grandissimo a tutti voi che leggete, a chi mi segue, a chi commenta. Siete la mia boccata d'ossigeno.
Gazie a tutti
Leli
  
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