Cervo.
Ricordo il giorno in cui ho scoperto di essere un mago. Ricordo la porta che cadeva, ricordo la figura di Hagrid che si stagliava minacciosa sulla soglia. Ricordo il calore di quell'abbraccio e il profumo di salsicce, il primo pasto che qualcuno preparava con amore solo e soltanto per me da pių di dieci anni. Ricordo com'č stato scoprire che al mondo c'era qualcuno che mi voleva bene e che mi amava, qualcuno che rideva con me e non di me, qualcuno che almeno per un po' riusciva a farmi dimenticare dei miei problemi, del fardello che il destino aveva deciso di caricare sulle mie spalle. Ricordo un album di foto, un paio di fieri occhi verdi, cosė simili ai miei. Una testa di capelli neri e scompigliati, un paio di occhiali squadrati e un sorriso malandrino. Ricordo uno specchio, la magica illusione di vederli di nuovo lė, accanto a me, a sorridermi, parlarmi, vivermi. E poi ricordo due voci. Due voci che credevo di aver rimosso per sempre dalla mente, di non poter sentire mai pių. Due voci che invece ho scoperto, seppur nel peggiore dei modi, essere ancora lė, in qualche angolo remoto della mia coscienza. Strano il destino: la cosa che me le ha fatte ricordare č anche la cosa per la quale sto cercando di dimenticare.