LA CASA DEL
MAMBA NERO:
LexxyChap
1:
Il mio nome
è Morsen Malfoy. Mio padre si chiama Manil Malfoy, ed il nome di mio nonno,
invece, è Draco Malfoy. Ed è proprio nell’estate che io andai a trovarlo che
comincia questa storia, la storia di come io sia arrivato ad apprendere un’alra
storia: quella di Lucius Malfoy, mio bisnonno, e di un uomo chiamato Severus
Piton. Questa è una storia che io non dimenticherò mai, per ovvie ragioni...
Tutto
cominciò in un magnifico pomeriggio estivo. Tirava una fresca brezza che
rendeva più sopportabile la mia camminata lungo il sentiero che porta
all’antico maniero dei Malfoy, su in cima ad una collina. Così, trascinando il
baule dietro di me, mi arrampicavo piano piano.
Avevo
promesso da lungo tempo a mio padre di andare a trovare il mio vecchio nonno, e
finalmente stavo adempiedo a quella promessa. La mia scusa è quella di voler
trascorrere le vacanze estive al maniero, un luogo molto tranquillo, circondato
da un bosco ombroso e ben lungi dall’amichevole agli occhi degli avventori come
me.
La
passaporta con cui ero arrivato, mi aveva lasciato nei dintorni dell’edificio,
ed ora mi toccava trascinarmi in direzione del luogo dove finalmente avrei
potuto riposarmi, una volta effettuate le varie presentazioni di circostanza a
mio nonno. Il vecchio mi incute una certa soggezione, lo fa da sempre. Lui
combattè la guerra del Signore Oscuro, anche se al fianco di chi ancora non ho
ben capito...
Quando
finalmente arrivai davanti al portone del Maniero, bussai, e fui accolto da un
elfo domestico, come in ogni famiglia purosangue che si rispetti. Il servo
prese il mio baule e mi indirizzò verso lo studio del nonno, dove lo incontrai.
Nonno Draco stava seduto dietro la sua scrivania, e mi guardava benevolo da
dietro i suoi occhiali quadrati.
“Tu sei
Morsen, giusto?”
“Sì, nonno.
Mio padre ti manda i suoi saluti.”
L’anziano
annuì cortesemente, e poi mi sorrise, tentando di apparire rassicurante.
“Come sta
Manil?”
“Bene,
nonno.”
“Sono
contento. E la mamma?”
“La mamma è
ancora ai Caraibi in attesa del divorzio.”
“Eeh... non
ci si sposa più ponderatamente, come una volta.”
“Concordo
appieno, nonno.”
“Non c’è
bisogno di essere così formali, ragazzo mio! Ora sono occupato, però. Sono
sicuro che non ti dispiacerà riposarti un po’, ora.”
“No. È
stata una bella passeggiata!”
Draco annuì
ancora, sorridendomi mentre mi scrutava da capo a piedi come a valutarmi, e poi
mi salutò.
“Buona
sera, Morsen.”
“Buona
sera, nonno.”
Mi ritirai
nelle mie stanze, e mi feci un bellissimo, lungo, bagno ristoratore, pensando
all’ambiente romantico e selvaggio del luogo. Sembrava tutto dominato dalle
passioni, lì. E mi sentii come in pace. Ora riuscivo a capire il nonno, che
aveva deciso di ritirarsi quassù. Decisi che avrei fatto una passeggiata nei
paraggi, prima di cena. C’era ancora molto tempo...
Camminai
molto, finchè, sulla strada del ritorno, incontrai un sentiero che prima non
avevo notato, decisi di percorrerlo per un po’, ed arrivai ad un’altra casa, ma
al contrario del Maniero, era più piccola, e sembrava disabitata da decenni!
Non mi fermai a lungo in quel luogo, mi metteva addosso troppo disagio: da
quelle parti sembrava che la natura parlasse, che raccontasse storie. Ma non
tutte erano piacevoli da ascoltare.
Una volta
tornato al Maniero, passai la serata in compagnia del nonno, parlammo a lungo,
sciogliendo un po’ il ghiaccio. Non era poi quel vecchio rigido e severo che
credevo, anzi. Sembra quasi che abbia visto così tanto nella vita, che ormai
nulla riusciva più a stupirlo o scandalizzarlo. Poi, andai a dormire. Il sonno
non fu certo dei più tranquilli, anzi. Fu costellato di sogni ed incubi molto
strani e realistici. Continuavo quindi a svegliarmi e riaddormentarmi di
continuo, finchè, a furia di andare e venire tra il sonno e la veglia, non capii
più se stessi ancora sognando oppure no.
E fu
esattamente in quel momento della notte che accadde ciò che diede il via alla
mia curiosità, e che mi ha fatto scoprire la storia che piano piano saprete
anche voi. Passo passo, come l’ho appresa io. Mi stavo rigirando tra le coperte
nel mio nuovo letto, quand’ecco che un rumore attirò la mia attenzione: dei
colpi alla porta-finestra. Mi alzai, e vidi un uomo, o un ragazzo, non riuscivo
a capirlo. In certi momenti sembrava addirittura un bambino. Come se cambiasse
aspetto di continuo.
Era alto
più meno come me, ed aveva lunghi capelli neri, ma ancor più neri e profondi
erano i suoi occhi. Aveva una carnagione molto pallida, tanto da sembrare
malato, o addiritura morto. Non mi mossi subito ad accoglierlo, anche se
sembrava stanco. Quando mi riscossi dal mio esame, però corsi subito ad
aprirgli. Che ragione poteva mai avere un uomo per uscire in uno stato simile,
se non una molto seria? Così gli chiesi
“Salve. Sta
bene?”
“Sono
stanco.”
“Da dove
viene?”
“Sono ormai
molti anni che vago per il bosco.”
“C-come?”
“Mi
chiedevo se potessi lasciarmi entrare, finalmente.”
“Dov’è la
sua casa? Dove abita?”
“No
lontanto da qui, alla Casa del Mamba Nero. Ma cercavo Lucius.”
“Non abita
nessun Lucius qui, mi dispiace.”
“Oh.
Capisco.”
Mi rispose,
ed immediatamente il suo viso si rabbuiò. Sentii un morsa stringermi il petto
in quel momento, ed avrei voluto lenire un po’ il suo dolore. Mi avvicinai
ancora a quest’uomo, e gli chiesi col tono più calmo e rassicurante che possedessi
“Ma...
prego, entri un momento per riposarsi.”
“No. No,
non c’è bisogno.”
“Qual è il
suo nome?”
“Severus.”
“Il mio
nome è Morsen. Ma... Severus? Come quel Piton che affrontò l’Oscuro?”
“...”
“Ma
dove...?”
Non feci
neanche in tempo a terminare la mia domanda, che l’uomo era già bell’e sparito,
come se si fosse smaterializzato. Ma che motivo avrebbe avuto per farlo? Molti
anni nel bosco, aveva detto? Non sembrava così vecchio... o forse sì...? non
ricordo con precisione cosa accadde poi, ma mi ritrovai a correre nel bel mezzo
del bosco, abbandonando il sentiero. Sapevo solo che non potevo lasciare
quell’uomo da solo ancora a lungo. Così continuai a correre, finchè non arrivai
a perdermi.
Mi guardai
intorno, cercando un punto di riferimento, ma non avevo prestato nessuna
attenzione alla strada percorsa all’andata. Mi sedetti a terra, sfinito, e
decisi che aspettare il giorno sarebbe stata una mossa più saggia
dell’aggirarmi lì dentro in piena notte. Avevo paura a stare lì in mezzo, al
buio, ed in più senza bacchetta. Chissà se quell’uomo di poco prima provava la
stessa sensazione? Avrei voluto trovarlo.
Questi miei
pensieri furono però interrotti da un altro suono. Sembravano delle risate di
bambini, ma erano sommesse, come se stessero cercando di non farsi sentire. Le
risate dei bambini sono allegre e trasmettono gioia, ma nel posto in cui mi
trovavo, era tutt’altro. Mi guardai intorno agitato, cercando la fonte di
quelle risa, ed a quanto pareva, questo sembrò divertirli ancor più.
D’un tratto
li vidi: due bambini, che ridacchiavano tra di loro, sembravano trovare
divertente il fatto che fossi in difficoltà. Il più piccolino aveva i capelli
neri e la carnagione chiara, proprio come l’uomo di poco prima. Mentre il più
grandicello era biondo e sembrava avere tutti i caratteri tipici della
fisionoia dei Malfoy: mento aguzzo, capelli chiarissimi, e occhi color del
ferro.
“Ehm... vi
siete persi?”
Biondo: “Noi?
Uh uh uh... noi no! Tu ti sei perso!”
Moretto: “Noi
non ci perdiamo qui. Lo conosciamo a memoria.”
“Capisco.
Allora sareste tanto gentile da indicarmi la strada per tornare almeno al
sentiero?”
Moretto: “Uh
uh uh! Sì, perchè no?”
Biondo:
“Basta che cammini dritto, prima o poi arriverai da qualche parte! Ih ih ih!”
Moretto:
“La foresta non è mica infinita, no? Ah ah ah!”
Biondo:
“Basta che stai attento ai piedi... potrebbe esserci il mamba da queste parti!”
E sentito
questo, il bambino moro, scoppiò a ridere senza più trattenersi. Io trasalii...
sembrava quasi una scena di un libro dell’orrore: iniziai a guardare a terra,
un mamba era un serprente pericolosissimo, e per quanto sia Serpeverde me
medesimo, non avevo molta voglia di trovarmene uno in mezzo ai piedi, col
rischio di essere morso nel bel mezzo di una foresta disabitata. I due risero
ancora di più. Iniziavano a darmi sui nervi!
“Insomma,
mocciosi! Devo tornare al Maniero dei Malfoy! Mi indicate la strada giusta?”
Stavolta fu
il biondino a ridere a crepapelle, come se avessi detto qualcosa di
estrememente divertente. Stavolta gli gridai
“INSOMMA,
SMETTETELA DI RIDERE!”
Biondo: “Ci
scusi. Ma nessuno la chiama così.”
“Chiamare
che cosa?”
Biondo: “Il
maniero. Tutti lo chiamano ‘La Casa delle Spada.”
“La casa
della Spada? C’è una spada, ma... insomma, non ho voglia di stare qui a
chiacchierare! Ditemi dove devo andare, e basta!”
Moretto:
“Di là. E quando incontri il tronco di un abete tagliato gira tutto a destra.”
Biondo:
“Arriverai al sentiero.”
Moretto:
“Dovresti farcela ad arrivare entro una mezz’ora.”
Biondo: “Ma
non correre! Ricordati del Mamba!”
E
scoppiarono ancora a ridere, e poi il biondino prese la mano del ragazzino più
piccolo, e lo condusse lontano, verso l’interno del bosco. Mi preoccupai
ancora, ma datosi che mi ero cacciato in quel pasticcio proprio per seguire un
uomo che credevo fosse in pericolo, stavolta decisi di non seguire nessuno. Anche
se bambini, quei due sembravano molto più esperti del bosco di me... mi diressi
quindi lungo la strada indicatami, e presto arrivai al sentiero.
Tornai in
camera mia, e poi non ricordo più nulla. So solamente di essermi svegliato la
mattina seguente ancor più stanco di quando fossi andato a letto. Mi preparai
con calma, ed andai nella sala della colazione, dove il nonno mi aspettava,
intento a leggere la “Gazzetta del Profeta”. Presi posto vicino a lui, e lo
salutai, dandogli un assonnato
“Buongiorno.”
Lui allora
alzò gli occhi dal suo giornale, e squadrandomi, dalle mie occhiaie alla mia
postura scomposta, mi rispose con aria di rimprovero e sufficienza (tuttavia,
sapevo che scherzava)
“È da un
bel po’ che si è fatto giorno.”
“Lo so. Ho
riposato male.”
“Capisco.
Cambiare letto può essere traumatico.”
“Già. E poi
ho fatto un sogno stranissimo.”
“Oh.
Interessante! Racconta qualcosa di strano al nonno, allora.”
E così mi
ritrovai a raccontare al nonno la mia esperienza notturna, dall’uomo che è
venuto a bussare alla porta-finestra, ai due bambin nel bosco che continuavano
a prendermi in giro e che alla fine mi hanno indicato la strada. Vidi il nonno
diventare un po’ più pallido mentre sorrideva e mi chiedeva
“E ti hanno
detto, questi personaggi, come si chiamavano?”
“Sì. Uno ha
detto di chiamarsi Severus.”
“E l’altro?
Il bambino biondo?”
“Non so. Ma
mi sembra che il moretto lo abbia chiamato Lou, mentre scappavano. Forse
Louis...”
“No. Non lo
ha chiamato ‘Lou’, ma ‘Lu’, diminuitivo di ‘Lucius’”
“E tu che
ne sai? Li hai sognati anche tu?”
Chiesi,
stupito. Il nonno sorrise in maniera enigmatica. Sorseggiò il suo thè, e poi mi
guardò intensamente, come a cercare la parole giuste per rivelarmi un grande
segreto, al quale non avrei mai creduto. Aprì bocca un paio di volte, ma ci
ripensò. Poi sorrise ancora, e scosse la testa. Infine mi chiese
“Immagino
avrai studiato, a scuola, la lotta contro il Signore Oscuro?”
“Sì. Ma che
c’entra? Forse perchè hanno dei nomi storici, ma non vuol dire che...”
“Invece sì.
Erano proprio loro. Severus Piton, e Lucius Malfoy, tuo bisnonno e mio illustre
padre...”
“Ma è...
inverosimile! E poi... c’era forse qualcosa che li legava? Nessun libro ne
parla!”
Il nonno si
ritrovò ancora una volta a sorridere, non so se della mia ingenuità, o se della
mia ignoranza a proposito della storia di famiglia.
“Immagino
che nella tua passeggiata pomeridiana, ieri, tu sia arrivato fino alla casa
disabitata vicino il sentiero?”
“Sì. Ma
sono rimasto poco in quei paraggi. Mi sentivo inquieto lì.”
“Ti
capisco. Sappi che lì ci abitava proprio Severus Piton, con la sua famiglia.”
“Ed il mio
bisnonno abitava qui, dunque?”
“Esatto. E
la stanza dove tu dormi, era sua un tempo. Per questo forse, Severus ha bussato
proprio a quella porta-finestra. Ma non temere non ti accadrà nulla di male a
dormire lì.”
“Severus e
Lucius... erano amici?”
“È una
lunga storia.”
“Beh, non
hai nulla da fare oggi, giusto?”
“Qualcosa.
Ma abbiamo tutto il tempo di parlarne stasera. Buongiorno, Morsen.”
“Buongiorno,
nonno.”
Lo salutai,
mentre si alzava, lasciandomi a terminare la mia colazione. La storia di
Severus Piton e mio nonno, mi aveva davvero incuriosito! Subito dopo colazione
tornai in camera mia e decisi il da farsi: avrei perquisito a turno la mia
camera, e poi la casa vicino al sentiero, in cerca del passaggio di quei due
personaggi che mi avevano fatto visita la notte precedente. Trovai ciò che
cercavo quasi subito, in un punto nascosto nell’armadio. C’era infatti una
scatola piena di vecchie foto, e lettere.
Con mio
estremo disappunto però, notai che c’erano ben pochi di quegli effetti
riguardavano Severus Piton ed il mio bisnonno. Vi erano infatti solo un paio di
foto di loro due, una di quando erano bambini, e sentii una fitta nel notare
che erano proprio i due che avevo visto nel bosco. E nell’altra invece erano
adolescenti. In nessuna delle due però ridevano molto...
Sorrisi
notando che non poteva esistere una coppia più male assortita: il mio bisnonno,
aveva, come già detto in precedenza, tutti i nobili caratteri dei Malfoy:
capelli ed occhi chiarissimi, un’altezza non indifferente, il fisico atletico
ed un modo di vestire ben curato. L’altro invece, seppure alto anch’egli, aveva
un corpo molto più sottile, e pareva quasi delicato, le mani avevano le dita
lunghe e sottili, probabilmente dovevano facilitarlo molto nelle pozioni,
sembravano molto agili! E poi vestiva tutto di nero! L’unica cosa che li
accomunava era il sorriso stirato e furbo, quello di Severus, dovevo
ammetterlo, molto più bello di quello di Lucius.
Le altre
foto non mi interessarono molto: c’erano molte altre persone che non conoscevo,
altre che conoscevo di nominata, ed altre di cui avevo studiato a scuola. Ma il
suo bisnonno non sembrava tranquillo al fianco di nessuno di loro, nonostante,
evidentemente si conoscessero tutti molto bene. solo vicino al giovane Piton,
sembrava tranquillo e sincero. Ce n’erano anche alcune della sua famiglia: una
moglie altrettanto bionda, ed un bambino. Sorrisi divertito capendo che doveva
trattarsi del nonno, Draco.
Passai
dunque agli oggetti, che non erano altro che ciondoli rappresentanti lo Slyth,
il simbolo dei Serpeverde.
In ultimo
lasciai il piatto forte: le lettere. Ma come anche per le foto, fu una
delusione scoprire che pochissime di quelle erano da parte di Severus Piton, e
nessuna molto amichevole, o più lunga di cinque righe. Dovevano avere litigato
ad un certo punto della loro vita. La mattinata insomma, la passai a spulciare
tra quelle vecchie cose, ed a cercarne altre in giro per la stanza. Arrivò
infine l’ora di pranzo, e scesi a tavola, dove trovai come al solito ad
aspettarmi mio nonno.
Dopo
pranzo, sedemmo nella biblioteca, vicino al fuoco. Il tempo era ancora
piuttosto buio e freddo ogni tanto, probabilmente perchè ci trovavamo in
collina. Nonno Draco aveva un’espressione calma e sembrava assorto nei suoi
pensieri e ricordi di un’altra vita. All’improvviso però ruppe il silenzio e mi
disse
“Ti
racconterò di mio padre e di Severus Piton. Se ancora ti interessa.”
“Ma certo!”
Risposi immediatamente, entusiasta.
“Bene.
allora ti dirò ciò che so di loro. Anche se naturalmente non so molto, e non
ricordo neanche più di tanto... molto di ciò che ti dirò, mi fu raccontato. Ma
ascolta. Era più o meno settant’anni fa che il tuo bisnonno, Lucius Malfoy
aveva sette anni, ed aveva un migliore amico, Severus Piton, che invece ne
aveva cinque, e viveva nella casa sul sentiero, che all’epoca chiamavano “La
casa del Mamba Nero”. Questa, invece, veniva chiamata...”
“La villa
della Spada.” Terminai io al posto suo, con l’informazione datami dal piccolo
Lucius in persona.
“Esattamente
–sorrise il nonno, e continuò- all’epoca si usava dare di questi nomi
popolari... nessuno tuttavia riusciva ad andare daccordo con i Piton, tranne
Lucius, mio padre, che sembrava amare molto la compagnia di Severus, fin da
piccolo!”
La Casa del
Mamba nero, una villeta oscura che riusciva a trasmettere da subito
un’impressione selvaggia e misteriosa, con cascate di edera aderente alle
pareti grige, ed il camino, che lanciava sbuffi di fumo nella rigida aria
autunnale. In questa casa abitavano i Piton, una famiglia che amava definirsi
purosangue, ma che nessuno sapeva essere in realtà, tutto l’opposto.
Dall’altra
parte del sentiero, più in alto lungo la collina invece, si poteva vedere una
villa più grande, bianca e circondata da fiori, dove abitavano i Malfoy. Questa
casa dava un’impressione ben diversa da quella del Mamba. Era più rassicurante,
e sembrava fatta apposta per ospitare
feste e banchetti allegri. Questa era la “Casa della Spada”.
Questi due
nomi avevano una storia ben precisa: “la casa del Mamba Nero” prende il nome da
uno dei serpenti più pericolosi e velenosi che esistano: i Black Mamba. Si dice
che una volta morsi da questo rettile, si possano fare solamente sette passi
prima di cadere morto. I padroni di casa amavano molto questo animale, e ne
allevavano uno, che ogni tanto lasciavano libero in giardino. Inutile dire che
quasi nessuno osava avvicinarsi al cancello di questa casa, a cui fu proprio la
gente del luogo a dare il nome “casa del Mamba Nero”.
La “Casa
della Spada”, invece era di gran lunga più antica, ed il nome gli fu dato,
sempre dalla gente del luogo, in onore del sepolcro del patriarca Malfoy, in
cima al quale, era conficcata la sua spada. Ed era questo monumento a dare
lustro alla loro famiglia, insieme alla loro storia, ed alle loro buone
maniere. Cosa che non si poteva certo dire dei Piton e del loro Mamba.
Nessuno dei
Piton aveva veri amici, eccetto, forse, Severus, il più giovane, che sembrava
aver sviluppato un grande affetto per l’altrettanto giovane Lucius Malfoy,
della Villa della Spada. Ed era proprio il biondino a scendere ogni giorno il
sentiero, fino alla Casa del Mamba, per giocare col piccolo Severus, nonostante
gli avveritmenti degli adulti.
Ma Lucius
Malfoy, con quella consapevolezza di saperne sempre di più, tipica dei bambini,
non sapeva proprio che farsene di quei brutti consigli.
Era quindi
un rigido pomeriggio autunnale, quando un bambino biondissimo uscì dal portone
della Villa della Spada, con un cipiglio arrabbiato dipinto sul volto. Subito
dietro di lui arrivò un elfo domestico, correndo a perdifiato, che gli disse
preoccupato
“Signorino
Malfoy! Signorino, per pietà! Suo padre si è tanto raccomandato di non andare!”
Il bambino
allora si fermò, e si voltò verso il servo, gli fece la linguaccia, e gli gridò
in tono viziato
“Dì PURE A QUELLI
CHE NON MI FREGA NIENTE! IO VADO A GIOCARE CON SEVERUS!”
E senza
un’altra parola se ne andò via, correndo lungo il sentiero, indifferente alle
suppliche dell’elfo. Pochi minuti dopo si fermò col fiatone, e senza nemmeno
aspettare di riprendere fiato, scavalcò silenziosamente il cancello della casa
del Mamba, mentre il suddetto animale sibilò rabbiosamente contro il biondino,
che era atterrato vicino a lui, svegliandolo dal suo sonno.
Lucius
allora fece la linguaccia anche a lui e, sempre il più silenziosamente
possibile (il che non era molto silenzioso, considerato che si trattava pur
sempre di un bambino), si diresse verso il retro della casa.
“Che
succede, Eileen?”
“Mh? Credo
che il piccolo Malfoy stia chiamando di nuovo Sev per andare nel bosco.”
“Che dici,
dovremmo dirgli qualcosa?”
“No... in
fondo si divertono così. Credono che non ne sappiamo nulla.”
“Ah...
beata gioventù.”
“Sono un
po’ preoccupata per il Mamba.”
“Credi
possa morderlo? Mannò, è addestrato!”
“No, Tobias.
ho paura che un giorno di questi lo possa inavvertitamente schiacciare.”
“Va bene,
cercherò di tenerlo lontano dal cancello, da oggi in poi.”
La
tranquillizzò il signor Piton, e tornò a leggere il suo giornale in santa pace,
mentre la signora Piton ridacchiava ancora, osservando il piccolo Lucius farsi
goffamente strada tra gli attrezzi da giardinaggio sparsi in giro.
Arrivato
sul retro della casa, Lucius raccolse un sasso, e lo lanciò contro una persiana
chiusa al secondo piano. Poco dopo, una figurina piccolissima si affacciò, e
quando lo vide, annuì ed in pochi minuti si era già calato dalla finestra con
l’aiuto dell’edera rampicante.
Quando
furono insieme, finalmente, ridacchiarono sommessamente, credendo di averla
fatta in barba agli adulti, e si presero per mano, correndo verso l’interno del
bosco. Non sembravano per nulla intimoriti dall’aspetto pauroso degli alberi
fitti, o dalle ombre oscure che questi proiettavano, rendendo il luogo
impenetrabile ai raggi del Sole.
Ed alla
sera, si trovavano ancora in mezzo agli alti tronchi, correndo e cantando
canzoni spettrali, per sfidarsi a chi aveva più paura. Ma nessuno dei due
sembrava averne, ed invece ridevano a crepapelle ad ogni sussulto dei rami, o
suono strano che udivano. Si sedettero infine sul terreno a gambe incrociate
uno davanti all’altro.
Riposandosi,
Lucius lasciò la sua mente a vagare su un pensiero fisso che gli si era ficcato
in mente da moltissimo, ormai, e con l’espressione serissima (per quanto possa
essere seria l’espressione di un bambino) disse
“Sev...”
“Sì?”
“Sev, fammi
una promessa!”
“Ih ih ih!
Col dito?”
“Sì, col
dito!”
Il moretto
trasalì, e con gli occhi spalancati osservando l’amico disse
“È una cosa
così seria?”
“Sì!
Giurami che resteremo insieme per sempre!”
Esclamò
Lucius, tendendogli il mignolo. Il viso di Severus immediatamente si rilassò e
sorrise dolcemente.
“Ma questo
è normale! Chissà che credevo!”
“No, non
basta! Devi giurare! Giura!”
Intimò il
biondino, tendendogli il dito col faccino ancora spaventosamente serio. Anche
Severus allora assunse un’espressione seria, e giurò, stringendo il mignolo a
quello di Lucius. Dopodichè sorrise ancora all’amico, che immediatamente si
tranquillizzò, e sorrise di rimando.
“Quando
cresceremo ti sposerò!”
“Ma Lu! Tra
maschetti è indecoroso! Me lo ha detto la mamma!”
“Allora
anche tu te ne sei interessato!”
“Io... ma è
indecoroso comunque...”
“Non mi
interessa! Ti porto via e ci sposiamo comunque!”
“Via? E
dove?”
“Beh...
andiamo ad Avalon!”
“Oooh!”
Esclamò
Severus sorridendo ampiamente, ammirato per le parole di Lucius, senza che
nessuno dei due ancora sapesse che Avalon non esisteva se non nella fantasia
dei bambini che leggevano libri di storie fantastiche.
“Bello! E
ci sposeremo là?”
“Sì! E poi
andremo in luna di miele!”
Severus
guardò l’amico con espressione sconcertata e confusa.
“Che cos’è
una luna di miele?”
“È quando
dopo il matrimonio, poi vai in vacanza, e gli sposi fanno l’amore per la prima
volta!”
“Oh... e
come si fa l’amore?”
Lucius si
impensierì, e perse la sua aria da saputello. Guardò il bambino seduto di
fronte a lui, e poi, grattandosi inconsciamente il naso (cosa che faceva sempre
quando non sapeva qualcosa), rispose
“Io penso
che... la mamma mi ha detto che quando si fa l’amore, poi nascono i bambini.”
“E come
nascono?”
“Beh non lo
so. Forse ci si bacia con la lingua.”
“Bleah! Che
schifo!”
Ridacchiò
Severus, ed anche Lucius scoppiò a ridere, e tirando fuori la lingua si mise ad
imitare gli adulti mentre si baciano. Severus continuò a ridere ed a ripetere
“Che
schifo! Che schifo!”
“Ed è così
che, a quanto ne so io, è cominciata questa storia. Quando mio padre e Severus
strinsero quella promessa. Fu mio padre stesso a farmelo sapere, seppure
involontariamente. In punto di morte, iniziò a straparlare della promessa
credendo di avere davanti a sè Severus. Ed io riuscii a capire quel giorno la
profondità del loro legame.”
Guardai il
nonno con attenzione, aspettando che continuasse, ma si era fatto troppo tardi.
Il nonno mi guardò dopo molto: raccontando queste cose, si era perso nei suoi
pensieri, e sorrise notando la concentrazione che mettevo per capire fino in
fondo ogni parola che uscisse dalla sua bocca.
“Però!
Nessuno ha mai dato tanta attenzione a qualsiasi cosa io avessi da dire! Ah ah
ah! Ma ora si è fatto tardi! Andiamo a cenare, e poi andrò a letto. Sono
vecchio, ed ho bisogno di molto più riposo di te!”
Mi disse,
ed io obbedii al suo desiderio, enon insistetti per sapere il seguito di questa
storia che già mi stava ossessionando. Non avrei avuto pace finchè non avessi
saputo tutto di ciò che accadde a Lucius e Severus dopo la loro promessa!
Ringrazio tutti coloro che sono
arrivati alla fine di questo capitolo! Viringrazio molto e vi prego di usare un
minuto della vostra vita per lasciare una recensione! Spero vi sia piaciuta
questa storia! Alla prossima!
XxX.Lexxy.XxX