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Autore: Vampilica    11/12/2012    1 recensioni
Sono una ragazza di vent'anni che ha abbandonato il paradiso per tornare all'inferno. Sono alla perenne ricerca del lume della ragione e nel mentre mi diletto nella scrittura. Questa, è la mia storia.
Genere: Comico, Introspettivo, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Spirito natalizio cercasi
 
Siamo a dicembre. Inizia a fare più freddo, tanto che bisogna vestirsi in modo da impedire ad ogni striscia di pelle il contatto con l’aria gelata. Calze collant, calzettoni di lana, jeans, canottiera, t-shirt lunga, maglione, giubbotto imbottito, sciarpa di lana, cappello, e guanti. Mio padre mi fissa, con aria interrogativa.
“Stai andando a sciare?”
“No, vado all’università”
Poi mi guarda dall’alto in basso e con il dito indica i miei piedi.
“Ci vai in ciabatte?”
Mi guardo i piedi e riesco a trattenere un’imprecazione. Sono già in ritardo e allora mi infilo le scarpe con il mio completo-anti-freddo che mi soffoca e mi impedisce i movimenti. Alla fine esco di casa così accaldata, che sento il bisogno di levarmi qualcosa.
Ma dicembre non è solo il mese del freddo cane, ma anche un periodo di feste. Arriva il natale! Vedi per strada bambini tutti emozionati, genitori preoccupati per le proprie finanze e persone che anche quest’anno regaleranno una cravatta agli amici e un set di creme profumate alle amiche. Si sente odore di pino, profumo di cannella e di biscotti appena sfornati. Insegne luminose che ti augurano Buon Natale, fiocchi di neve quattro volte più grandi illuminati, palle di natale e Babbi Natale dappertutto. UN INCUBO.
In televisione ti fanno vedere la famigliola felice, che compra gli ingredienti per il cenone, con un bimbo di due anni seduto nel carrello che la mamma spinge e uno di quattro che cammina tranquillo dando la mano al suo papà. Passano per i corridoi del supermercato e i bambini ammirano i giocattoli sugli scaffali senza fare una piega. Poi il bambino che cammina, guarda in faccia il papà e gli indica una macchina telecomandata quattro volte più grande di lui e gli dice.
“Papà guarda! Babbo Natale mi porterà quel gioco!”
Ma la realtà la conosciamo tutti. Al centro commerciale si è testimoni del vero spirito natalizio. Gente che si fionda sulle montagne di panettone e pandoro convinti che costi meno della settimana prima, quando in realtà il prezzo è diminuito di 50 centesimi. Nonne che fanno scorte di farina, zucchero e uova per fare i dolci tipici natalizi. Padri che fissano gli alberi di Natale in esposizione per capire se sia meglio compare quello più grande in offerta o quello più piccolo che costa di meno. Madri che ancora non sanno chi inviteranno per la cena di Natale, che comprano ogni tipo di carne possibile immaginabile. Ma più eclatanti di tutti sono i bambini. Quegli esseri così piccoli e carini che due volte all’anno (Compleanno e Natale) sembrano posseduti. I genitori cercano di evitare il reparto giocattoli, ma loro hanno orecchie e occhi ben sviluppati. La mamma cerca di convincerli che i giochi lì non ci sono, il padre li distrae facendo loro vedere qualche dolcetto. Ma poi loro vedono in  lontananza quei due colori accesi, che a dicembre occupano tutto il supermercato. Il rosa e il blu. Allora si fiondano in quel corridoio e iniziano le urla.
“Papà, Papà! Per Natale voglio quello!”
“Mamma, mamma! Voglio anche questo!”
“Mamma, papà voglio tutto!”
I genitori disperati, sono costretti a tirare i loro figli per le braccia, mentre gridano, urlano e piangono. Li vedi tutti rossi in faccia coi lacrimoni che scendono giù dalle guance, il moccolo ben visibile e i denti scoperti come se ringhiassero. Poi passano dei nonni o persone che non hanno mai avuto figli che guardano il genitore in preda allo sclero totale per trascinare via il proprio figlio, e li senti dire.
“Ma guarda come tratta suo figlio quella!”
“Mio Dio che padre manesco”
Allora il genitore umiliato tira una sculacciata al figlio, si fionda alla cassa e si ripromette di ritornare da solo.
Assisto ogni anno a queste scene, quasi ridendo. Ormai la gente festeggia il Natale, senza più ricordarsi che festa sia. L’importante è avere il necessario per mangiare e il necessario da scartare. Così decidono le famiglie, ma finiscono sempre nell’esagerazione con tre regali per ogni persona e servendo antipasto, primo, secondo e due dolci. Alla fine gli unici ad essere felici sono i dietologi che dopo Natale e Capodanno si ritrovano con un bel po’ di pazienti.
Gli unici regali che mi sono ripromessa di fare quest’anno da vera risparmiatrice sono a madre, padre e sorella. Mia sorella. E’ da anni che mi viene da pensare che in realtà sia figlia di un folletto di Babbo Natale e che i miei genitori l’hanno trovata la vigilia di Natale fuori dalla porta, in un cestino di vimini avvolta in una copertina rossa. Lei adora il Natale. Inizia a canticchiare dal primo dicembre “Jingle Bells”, cerca regali su regali per persone che ha visto poche volte, impacchetta da sola i doni con carta natalizia e fiocchi d’oro, rossi e verdi e sforna biscotti di Natale da regalare ai vicini, con la casa che profuma di burro, cannella e cacao fino all’epifania. Tutti i giorni con un sorriso smagliante, mi chiede.
“Allora hai preso i regali di Natale?”
“No”
“Cosa pensi di regalare alla mamma? E al papà?”
“Non lo so”
“Su fai in fretta! Natale è alle porte!”
E poi si distrae a sfogliare una rivista sui biscotti natalizi con un sorriso smagliante stampato in faccia. In realtà un regalo ce l’ho ed è il suo. Una scatola con tre formine per biscotti: un fiocco di neve, un pupazzo di neve, e il biscottino Zenzy. Roba da far girare la testa ad ogni ragazza con manie da pasticcera.
Una tra le tante cose che non sono in grado di fare sono i pacchetti. Quando ancora facevo i regali di Natale alle amiche, loro erano sempre pronte a notare quanto fossi negata. Ma se uno butta via la carta dopo, perché spendere energie per far un capolavoro d’arte? Fatto sta, che quello per mia sorella è riuscito piuttosto male, per fortuna lei adora stracciare la carta e non le importa come il regalo sia impacchettato. Per lei l’importante è ricevere un regalo.
 Ma la cosa peggiore di tutte, sono le canzoni natalizie. Ovunque vado sento 700 volte le stesse canzoni! Jingle Bells rock, Last Christmas e Let it Snow. CHE PALLE. Le sento nei centri commerciali, per le strade mentre cammino, alla radio e a casa. Addirittura i tamarri mettono Jingle Bells a palla, mentre cazzeggiano in macchina. Poi il bello è che anche se il Natale è passato, quelle tre canzoni e tutte le altre romperanno i coglioni fino all’epifania.
Naturalmente a dicembre finisce anche un anno e ne inizia uno nuovo. Bisogna scriversi gli obbiettivi da raggiungere, i sogni e i desideri che si devono avverare. Tutte cose che finiscono nel dimenticatoio dopo tre settimane di duro lavoro ovviamente, come gli esempi significativi del “Studierò tutti i giorni, così da non dover correre il giorno prima della verifica”, “Quest’anno dimagrirò di venti chili ” e del “E’ l’anno buono! Scoperò con la mia ragazza”. Il mio proposito per l’anno nuovo? Sfogare il mio istinto omicida, uccidendo il Natale. 
   
 
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