Capitolo
Undicesimo
<<
Sai quanti
segreti nascondono queste panchine? >>
Alzai lo sguardo sul ragazzo che aveva interrotto i miei pensieri.
<< Penso che saranno molti. >>
<< Innumerevoli. >> mi disse, sedendosi
accanto a me.
<< Mia nonna mi portava spesso in questo parco, quando
ero piccolo. Ogni
volta che ci sedevamo su una panchina, mi faceva pensare a quanta gente
l’avesse fatto prima di noi. Chissà quali
discussioni e di che genere, si sono
tenute su queste panchine. Molta gente si è innamorata,
altra si è detta addio.
Ci sono state nuove conoscenze e prime esperienze. >>
continuò,
allentandosi il nodo della cravatta che indossava. Si tolse la giacca e
la
poggiò sulle sue ginocchia, infine si piegò
leggermente di lato e appoggiò il
braccio sullo schienale della panchina, per avermi di fronte.
<< Questa che occasione è? A cosa
assisterà questa panchina, stavolta?
>> mi sentii domandare.
Sorrise in quel suo modo particolare che sempre mi aveva attratto.
<< Decidilo tu >> sussurrò sul
mio viso, ormai a pochi millimetri
dal suo. Non avevo tempo per pensare a una risposta, avrei voluto
dirgli, prima
che le sue labbra si posassero sulle mie. Allungai le mani sul suo viso
e
accarezzai la sua barba appena accennata. Mi punsi piacevolmente le
dita a quel
contatto, ma non smisi. Sentii una sua mano accarezzarmi una gamba e
infine la
sua presa forte poco sotto il ginocchio, mentre mi trascinava sulle sue
ginocchia. Gli cinsi il collo con le braccia e ricambiai il suo bacio
appassionato. Fui la prima a scioglierlo per mancanza d’aria
e quando riaprii
gli occhi incontrai il suo sorriso malizioso.
<< Se fossi stato uno sconosciuto? >>
Sorrisi e appoggiai la fronte alla sua.
<< Sul serio, Dottoressa Swan, risponda. >>
<< Se fosse stato bello come te avrei fatto lo stesso.
>>
<< Ah sì? >> domandò
fintamente arrabbiato.
Prese a farmi il solletico, cosa che io non riuscivo a sopportare per
più di
pochi secondi. Incontrai lo sguardo ammonitore di due vecchiette sedute
in una
panchina vicina a noi, disturbate dalle nostre risate, tanto che erano
rimaste
con i ferri della maglia in mano.
<< Ehm… Edward, smettila, dai. >>
Gli feci segno verso gli sguardi di fuoco che avevamo accanto e lui per
risposta si alzò con me in braccio.
<< Sei impazzito? >>
Adesso mi arrivarono alle orecchie le esclamazioni di protesta delle
due
anziane signore e frasi come “ i ragazzi di oggi” e
“che strani tempi “.
<< Edward Cullen, mettimi subito giù.
>>
Lui sbuffando fece come gli avevo detto e una volta in piedi, mi prese
per mano
e mi portò verso l’uscita del parco.
<< Dove andiamo? >>
<< A pranzo da mia sorella >>
Mi fermai di colpo, facendolo voltare verso di me.
<< Non credo sia il caso. Meglio che ci vai tu da solo.
>>
<< Perché? Mia sorella ha detto di invitare
anche te. >>
<< Questo perché lei è molto
gentile, ma ci conosciamo da poco. Se vengo
con te sembrerebbe… >>
<< Sembrerebbe che cosa? >>
m’interruppe
<< Beh… >>
Insomma, perché diavolo mi sentivo arrossire? In pratica con
Edward ci stavamo
solo frequentando. D’accordo, forse era qualcosa di
più, come io stessa gli
avevo fatto capire ma mi sembrava troppo presto. Mi sentivo a disagio a
stare
con la sua famiglia, dato che ora non era più un mio
paziente.
<< Che stiamo insieme? >>
Quasi mi strozzai con la mia stessa saliva.
<< Che cosa hai detto? >>
Lui sorrise sornione e mise entrambe le mani in tasca. Solo in quel
momento mi
resi conto di un particolare.
<< Edward, ma hai dimenticato la giacca. >>
Lui sembrò dimenticare la nostra discussione e
guardò alle mie spalle.
<< Già, non capisco però
perché è in mano a quelle due pettegole.
>>
Prima che potessi fermarlo, mi superò e andrò
dritto dalle vecchiette che si
stavano quasi per litigare la giacca di Edward.
<< Mie care signore, quella giacca credo proprio sia mia.
>>
<< Sei l’architetto Edward Cullen?
>>
Una di loro due, vestita con un maglione verde bottiglia e una gonna
nera,
stava cercando di leggere qualcosa da un bigliettino, che pensai essere
il
biglietto da visita di Edward.
<< Non si fruga nelle cose degli altri, non lo sapete?
>>
Afferrai il braccio di Edward e strinsi leggermente, per ammonirlo.
<< Siete state molto gentili a prendere la giacca,
qualcuno avrebbe
potuto rubarla. >>
La presi dalle mani delle due signore e la misi in automatico sotto
braccio.
<< Sei sua moglie? >> chiese la signora
vestita interamente di
giallo.
<< No. >>
<< Sì. >>
Io e Edward rispondemmo nello stesso momento e la sua risposta mi
lasciò a
bocca aperta.
<< Mery, tesoro, si vede che sono sposati
>> ribattè la signora in
verde.
<< La ragazza ha risposto di no, Molly. >>
L’altra rise, in risposta, in un modo che ritenni molto
dolce. Mi ricordava mia
nonna. Ci guardammo per un attimo e lei mi accarezzò il viso.
<< Forse si riferisce solo al lato pratico. Mia madre mi
diceva sempre
che il vero matrimonio tra due persone è qui.
>> disse abbassando la mano
sul mio cuore e guardando Edward, che seguiva con una strana
espressione tutto
quel discorso. Era evidente che aveva risposto di sì solo
per scherzo, ma
sembrava colpito dalle parole di Molly.
<< Tutto il resto è una formalità.
Se prima non ci si sposa nel cuore,
non si può farlo concretamente e voi siete sposati di certo,
come ha detto
questo bel giovanotto. >> disse, dando
un sonoro pizzicotto alla guancia di
Edward.
<< Ah sì, la solita storia che ci raccontava
tua madre da bambine.
>> strascicò Mery, la cui simpatia verso
siddetta storia doveva essere
pari a zero.
<< Latte e Miele, una storia meravigliosa che mi
raccontava tutte le
sere. >>
<< Latte e Miele? >> domandò
Edward, facendo eco ai miei pensieri.
<< Sì! Ai giorni d’oggi questa
bellissima storiella non viene più
raccontata ai bambini e secondo me è per questo che molti
matrimoni falliscono!
>>
Sorrisi e vidi Mery, alzare gli occhi al cielo.
<< Molly, per favore, non avrai mica intenzione di
raccontargli quella
storia? Avrei un maglione da finire, se non ti dispiace.
>>
<< Va pure a casa tua allora >>
Si avvicinò a me e mi sussurrò
all’orecchio che era sempre stata così
antipatica.
<< Forza voi due, sedetevi. >>
Ci tirò letteralmente giù a sedere su una
panchina, mentre lei si posizionava
di fronte a noi, tenendo entrambe le mani sul suo bastone.
<< In
un piccolo villaggio
c’era una ragazza tenuta in disparte da tutti, le piaceva la
solitudine
dicevano. In realtà non era così, passava il suo
tempo a creare corone di fiori
per le sue sorelle, aiutava sua madre in casa e spesso accompagnava suo
padre e
suo fratello nei boschi, per aiutarli a portare la legna al villaggio.
La
madre, allora, preoccupata che comportandosi in questo modo non avrebbe
mai
trovato marito, le diede un incarico che la facesse notare
all’interno del
villaggio, almeno una volta al giorno. La fanciulla portava i
recipienti con il
latte all’unico negozio del paese. Ogni giorno lei faceva
questo lavoro, finchè
una mattina, come tante, non incontrò il figlio della
proprietaria del negozio.
Faceva molto freddo, così la invitò a entrare.
Lui non l’aveva mai vista prima,
così cercò un modo per attirare la sua attenzione.
“ La tua pelle è bianca come il latte che porti
ogni giorno “ e lei che non
aveva mai parlato con un ragazzo prima d’ora rispose
“ E i tuoi occhi hanno lo
stesso colore del miele “. A quel punto al ragazzo venne un
idea. Prese una
tazza, ci versò un po’ del latte ancora caldo, che
lei aveva portato, e poi
raccolse con un cucchiaino del miele da un barattolo. Lo
mischiò con il latte e
lo porse alla ragazza, che dopo averlo assaggiato lo guardò
incredula. “ E’
buonissimo. “ Il ragazzo le prese la mano “ Un
matrimonio perfetto “. Dapprima
confusa, poi la ragazza capì che stava parlando del latte e
del miele che
insieme formavano un unione perfetta. Da quel giorno, tutte le mattine
i due
giovani ripeterono quel rito, la madre del ragazzo non voleva che suo
figlio
sposasse la ragazza da tutti messa da parte, così gli
proibì di farlo. Loro
vissero per tutta la vita in questo modo, ma nessuno si rese conto che
loro erano,
il latte e miele, l’unico vero matrimonio perfetto. La
comunione di due
elementi inseparabili. >>
Io e Edward non avevamo detto una parola. Ascoltavamo quella dolcissima
vecchietta senza distrarci un attimo.
<< E’ una storia molto dolce. >>
Edward si riscosse al suono della mia voce e lo sentii prendere un
grosso
respiro.
<< Io ho un cane che si chiama Latte e un gatto che si
chiama Miele.
>> disse stupidamente. Molly rise di cuore.
<< Allora è destino! Ricordate: esiste una
sola persona al mondo che ci
completa del tutto, che crea con noi un unione unica. Un vero
matrimonio! >>
<< Questa povera vecchia vi lascia in pace, ora, ragazzi.
>>
<< Mery sei ancora qui? >>
Non avevo notato che Mery si era seduta nella panchina accanto alla
nostra e
aveva ripreso a lavorare al suo maglione.
<< Non essere sciocca, sai che ho bisogno del tuo aiuto
per scendere
quelle quattro scale dell’entrata del parco. >>
<< L’aiuto io. >> propose Edward,
che si alzò aiutando Mery a fare
lo stesso.
<< Sai che ti facevo diverso, ragazzo? Sei gentile,
invece. >>
<< Come al solito, hai delle pecche in quanto a giudizio,
Mery. >>
disse Molly con un sospiro.
Seguii con lo sguardo Edward e Mery che si allontanavano. Anche se era
stato
più un modo per scappare dalla situazione, Edward era stato
molto dolce ad
accompagnarla.
Mi sentii picchiettare su una spalla e solo allora mi ricordai della
presenza
di Molly.
<< Vedi tesoro? >>
Non capii quello che voleva dire, ma fui distratta di nuovo dal ritorno
di
Edward, che dopo avermi dato un veloce sguardo, si rivolse a Molly.
<< La sta aspettando fuori. Vuole che
l’accompagni? >>
<< Oh no, per fortuna ancora riesco a fare le scale da
sola. >>
Mi alzai e l’abbracciai d’istinto. Lei mi dette un
buffetto tra i capelli e mi
sorrise, quando mi allontanai.
<< Mi ricorda tanto mia nonna. >> dissi con
nostalgia.
Sentii la mano di Edward cingermi un fianco, così lo
guardai. Mi sorrideva
leggermente e io mi ritrovai a ricambiare.
<< Se non è matrimonio questo.
>> sentii borbottare a Molly che
dopo aver schiacciato l’occhio ad entrambi, si
allontanò.
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Stare
in compagnia
di Alice e Jasper era piacevole come ricordavo, solo che era la prima
volta che
stavo con loro in presenza di Edward. Subito dopo pranzo ci eravamo
seduti nel
salone, Edward e Jasper dovevano tornare in ufficio nel pomeriggio e io
avevo
delle visite in studio. Alice sembrò dispiaciuta
all’idea di non poter passare
il pomeriggio con me, ma non potevo mancare ai miei appuntamenti.
<< Alle volte dimentico che sei una psicanalista
così famosa. >>
<< Non sono famosa, Alice! Solo che non posso sottrarmi
al mio lavoro.
>>
<< Hai ragione, però promettimi che qualche
pomeriggio andiamo a fare
shopping insieme. >>
Annuì con un sorriso, anche se avrei voluto dirgli che ne
avevo abbastanza di
negozi, in quel periodo, grazie alla mia migliore amica. Tanya era
sempre più
convinta che avrebbe avuto una bambina, quindi continuava a comprare
qualsiasi
cosa fosse per bambini, di colore rosa. Inutili erano i miei tentativi
di
fargli comprare qualcosa di colore quantomeno neutro.
Con un lungo sbadiglio mi alzai per prendere un bicchier
d’acqua in cucina e
vidi Edward, seduto accanto al cognato, seguirmi con lo sguardo. Di
nuovo, quella
strana storia raccontata da Molly mi tornò in mente. Latte e
Miele…
<< Ci stai ancora pensando vero? >>
Quasi mi cadde il bicchiere dalle mani, quando sentii Edward
abbracciarmi da
dietro.
<< No, non è vero. >>
Lo sentii sorridere sul mio collo.
<< Te l’ho già detto una volta mi
pare: le bugie non si dicono. >>
<< Sei tu quello che le dice >> dissi,
posando il bicchiere nel
lavello.
<< Sei ancora arrabbiata perché ho detto a
Molly e Mery che siamo
sposati? >>
Mi girai nel suo abbraccio e lo guardai.
<< No. >>
<< Ah no? >>
<< Non sono arrabbiata, Edward. Solo pensierosa.
>>
<< Allora ho ragione. Stai pensando a quella storia.
>>
<< E’ molto bella >>
<< E vera, soprattutto. >>
<< Tu credi? Non ti facevo così romantico,
Edward Cullen! >>
<< Non farti sentire da mia sorella e mio cognato, per
carità! >>
Risi e lui mi guardò con quella che credetti essere
tenerezza.
<< Credo anch’io che esista una sola persona
che ci completi davvero.
>>
A quelle parole mi adombrai. Per lui quella persona era stata Kate. Lo
sarebbe
rimasta comunque?
<< No, no. Ferma quella tua testolina. >>
disse, picchiettandomi
leggermente con il dito la fronte.
<< Che intendi? >>
<< Kate è stata un errore. So, che nonostante
i miei sentimenti per lei…
Bella, cosa c’è? >>
Non gli avevo dato il tempo di concludere la frase, mi bastava
ciò che avevo
sentito.
<< Parli ancora al presente, Edward? >>
Lui mi guardò dubbioso.
<< Senti Isabella… mi sono espresso male e
poi… >>
<< E poi? >> dissi, girandomi di scatto.
<< E poi non puoi pretendere che la dimentichi
dall’oggi al domani!
>> disse con nervosismo.
Per una volta volevo smettere di pensare come una psicanalista e volevo
concedermi il diritto di essere arrabbiata e delusa per le sue parole.
Prima di
tutto ero una donna. Innamorata. Sì, avevo smesso di
litigare con me stessa.
Amavo Edward Cullen e lui non faceva altro che farmi soffrire con
questi suoi
continui cambi di idee. Lui sembrò rendersi finalmente conto
di cosa stava
combinando, perché sospirò e la sua espressione
cambiò. Mi strinse con forza le
braccia intorno alla vita, per evitare che scappassi via. In effetti
era
proprio quello che stavo per fare.
<< Lasciami. >> dissi con tono che non
ammetteva repliche.
<< Neanche morto. >>
<< Edward, finiscila di fare il bambino. Mi sto
stancando. >>
Le mie parole, però, non produssero il risultato sperato,
infatti mi ritrovai
le sue labbra premute con forza sulle mie. Tentai di divincolarmi, ma
più mi
muovevo, più lui mi stringeva, a tal punto che
cominciò a farmi male. Vittima
dei miei stessi sentimenti cedetti alla forza della sua supremazia e mi
lasciai
travolgere dal suo bacio appassionato. Avevamo il fiatone entrambi
quando si allontanò.
<< Isabella non ti farò uscire dalla mia vita.
>>
<< Stai facendo di tutto per farlo, invece
>> mormorai, con la
fronte premuta sul suo collo.
<< Mi dispiace, sono solo più nervoso del
solito. Non volevo dire quello
che ho detto. Kate fa parte del passato, prendo in giro solo me stesso
Isabella. >>
<< Perché? >> dissi, alzando il
viso per guardarlo.
<< Perché occupi tutti i miei pensieri, fin da
quando apro gli occhi la
mattina a quando li chiudo la sera. >>
Gli accarezzai il viso e sorrisi leggermente.
<< Ho promesso di non farti pressioni di alcun genere. So
benissimo che
questi primi giorni di lavoro ti stanno stressando. Ci stai mettendo
tutte le
tue forse, lo vedo, e sono orgogliosa di te. >>
cominciai, mentre lui ricambiava
il mio sorriso.
<< Però non voglio più sentirti
ripetere il suo nome. Rispetto ciò che
stato per te in passato, ma non posso più accettarlo,
capisci? Ti amo Edward.
>>
Il suo sorriso morì lentamente sul suo volto, per lasciare
il posto a un espressione
molto seria, che forse non gli avevo mai visto.
<< Prima che tu dica qualsiasi cosa, sappi che non voglio
che tu mi dica
di essere innamorato di me. Ti ho detto che ti avrei aspettato e lo
farò.
>> continuai.
Lui allentò la presa con cui mi stringeva e con una mano mi
accarezzò i capelli
e il viso.
<< Sei una donna straordinaria, Isabella Swan.
>>
Non feci una piega e continuai a guardarlo, seria.
<< Tanto so che mi ami anche tu, Cullen. >>
Il suo sorriso tornò e inarcò un sopracciglio,
guardandomi malizioso.
<< Ah sì? Ne sei sicura? >>
<< Sì. Ne sono sicura. >>
La sua mano, ancora tra i miei capelli mi obbligò, con
dolcezza e fermezza
insieme, a reclinare il capo per incontrare ancora una volta le sue
labbra
insistenti.
Pochi secondi dopo però mi arrivarono alle orecchie dei
bisbigli.
<< Zitta Alice! >>
<< No, tu sta zitto!
Ehm,
Bella? Edward? >>
Ci girammo entrambi e solo allora mi accorsi di Alice e Jasper
schiacciati da
un lato dell’uscio della porta. Ci stavano spiando? Mi
domandai, sentendo le
mie labbra piegarsi in un sorriso. Edward invece li guardava tra
l’arrabbiato e
il divertito.
<< Ma… vi siete sposati senza avvertirci?
>>
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Ok, eccomi. E’ passato diverso tempo lo so, ma è
un periodo terribile in tutti
i sensi. Beh, Alice e Jasper sono due spioni a quanto avete scoperto,
naturalmente ricorderete che Edward chiede a Bella se è
arrabbiata per il fatto
che ha detto che erano sposati, quindi i due impiccioni hanno tratto
delle
comiche ( ? ) conclusioni!
La storia del Latte e del Miele vi è piaciuta? Tra poco la
storia finirà
ragazzi! Per fortuna, direte voi, vero? J
Per qualsiasi domanda sono qui! Ah, ve ne faccio una io adesso:
“ Avete mai assaggiato
il latte con il miele? “ io sì. Mia nonna me lo
preparava sempre!
A
presto!