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Autore: Stella Di Mezzanotte    12/12/2012    13 recensioni
Un architetto famoso, viene lasciato all'altare dalla donna che ama ed è compito della Dottoressa Swan farlo tornare a vivere... sì, perchè Edward Cullen si è chiuso a riccio e non intende far entrare nessuno all'interno del suo scudo. La Dottoressa riuscirà nel suo intento? Compito difficile, dato che il bell'architetto non intende farsi aiutare!
E il latte e il miele cosa c'entrano?
Genere: Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Alice Cullen, Edward Cullen, Isabella Swan, Rosalie Hale, Un po' tutti
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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                       Capitolo Undicesimo

 

 

 

<< Sai quanti segreti nascondono queste panchine? >>
Alzai lo sguardo sul ragazzo che aveva interrotto i miei pensieri.
<< Penso che saranno molti. >>
<< Innumerevoli. >> mi disse, sedendosi accanto a me.
<< Mia nonna mi portava spesso in questo parco, quando ero piccolo. Ogni volta che ci sedevamo su una panchina, mi faceva pensare a quanta gente l’avesse fatto prima di noi. Chissà quali discussioni e di che genere, si sono tenute su queste panchine. Molta gente si è innamorata, altra si è detta addio. Ci sono state nuove conoscenze e prime esperienze. >> continuò, allentandosi il nodo della cravatta che indossava. Si tolse la giacca e la poggiò sulle sue ginocchia, infine si piegò leggermente di lato e appoggiò il braccio sullo schienale della panchina, per avermi di fronte.
<< Questa che occasione è? A cosa assisterà questa panchina, stavolta? >> mi sentii domandare.
Sorrise in quel suo modo particolare che sempre mi aveva attratto.
<< Decidilo tu >> sussurrò sul mio viso, ormai a pochi millimetri dal suo. Non avevo tempo per pensare a una risposta, avrei voluto dirgli, prima che le sue labbra si posassero sulle mie. Allungai le mani sul suo viso e accarezzai la sua barba appena accennata. Mi punsi piacevolmente le dita a quel contatto, ma non smisi. Sentii una sua mano accarezzarmi una gamba e infine la sua presa forte poco sotto il ginocchio, mentre mi trascinava sulle sue ginocchia. Gli cinsi il collo con le braccia e ricambiai il suo bacio appassionato. Fui la prima a scioglierlo per mancanza d’aria e quando riaprii gli occhi incontrai il suo sorriso malizioso.
<< Se fossi stato uno sconosciuto? >>
Sorrisi e appoggiai la fronte alla sua.
<< Sul serio, Dottoressa Swan, risponda. >>
<< Se fosse stato bello come te avrei fatto lo stesso. >>
<< Ah sì? >> domandò fintamente arrabbiato.
Prese a farmi il solletico, cosa che io non riuscivo a sopportare per più di pochi secondi. Incontrai lo sguardo ammonitore di due vecchiette sedute in una panchina vicina a noi, disturbate dalle nostre risate, tanto che erano rimaste con i ferri della maglia in mano.
<< Ehm… Edward, smettila, dai. >>
Gli feci segno verso gli sguardi di fuoco che avevamo accanto e lui per risposta si alzò con me in braccio.
<< Sei impazzito? >>
Adesso mi arrivarono alle orecchie le esclamazioni di protesta delle due anziane signore e frasi come “ i ragazzi di oggi” e “che strani tempi “.
<< Edward Cullen, mettimi subito giù. >>
Lui sbuffando fece come gli avevo detto e una volta in piedi, mi prese per mano e mi portò verso l’uscita del parco.
<< Dove andiamo? >>
<< A pranzo da mia sorella >>
Mi fermai di colpo, facendolo voltare verso di me.
<< Non credo sia il caso. Meglio che ci vai tu da solo. >>
<< Perché? Mia sorella ha detto di invitare anche te. >>
<< Questo perché lei è molto gentile, ma ci conosciamo da poco. Se vengo con te sembrerebbe… >>
<< Sembrerebbe che cosa? >> m’interruppe
<< Beh… >>
Insomma, perché diavolo mi sentivo arrossire? In pratica con Edward ci stavamo solo frequentando. D’accordo, forse era qualcosa di più, come io stessa gli avevo fatto capire ma mi sembrava troppo presto. Mi sentivo a disagio a stare con la sua famiglia, dato che ora non era più un mio paziente.
<< Che stiamo insieme? >>
Quasi mi strozzai con la mia stessa saliva.
<< Che cosa hai detto? >>
Lui sorrise sornione e mise entrambe le mani in tasca. Solo in quel momento mi resi conto di un particolare.
<< Edward, ma hai dimenticato la giacca. >>
Lui sembrò dimenticare la nostra discussione e guardò alle mie spalle.
<< Già, non capisco però perché è in mano a quelle due pettegole. >>
Prima che potessi fermarlo, mi superò e andrò dritto dalle vecchiette che si stavano quasi per litigare la giacca di Edward.
<< Mie care signore, quella giacca credo proprio sia mia. >>
<< Sei l’architetto Edward Cullen? >>
Una di loro due, vestita con un maglione verde bottiglia e una gonna nera, stava cercando di leggere qualcosa da un bigliettino, che pensai essere il biglietto da visita di Edward.
<< Non si fruga nelle cose degli altri, non lo sapete? >>
Afferrai il braccio di Edward e strinsi leggermente, per ammonirlo.
<< Siete state molto gentili a prendere la giacca, qualcuno avrebbe potuto rubarla. >>
La presi dalle mani delle due signore e la misi in automatico sotto braccio.
<< Sei sua moglie? >> chiese la signora vestita interamente di giallo.
<< No. >>
<< Sì.  >>
Io e Edward rispondemmo nello stesso momento e la sua risposta mi lasciò a bocca aperta.
<< Mery, tesoro, si vede che sono sposati >> ribattè la signora in verde.
<< La ragazza ha risposto di no, Molly. >>
L’altra rise, in risposta, in un modo che ritenni molto dolce. Mi ricordava mia nonna. Ci guardammo per un attimo e lei mi accarezzò il viso.
<< Forse si riferisce solo al lato pratico. Mia madre mi diceva sempre che il vero matrimonio tra due persone è qui. >> disse abbassando la mano sul mio cuore e guardando Edward, che seguiva con una strana espressione tutto quel discorso. Era evidente che aveva risposto di sì solo per scherzo, ma sembrava colpito dalle parole di Molly.
<< Tutto il resto è una formalità. Se prima non ci si sposa nel cuore, non si può farlo concretamente e voi siete sposati di certo, come ha detto questo bel giovanotto. >> disse,  dando un sonoro pizzicotto alla guancia di Edward.
<< Ah sì, la solita storia che ci raccontava tua madre da bambine. >> strascicò Mery, la cui simpatia verso siddetta storia doveva essere pari a zero.
<< Latte e Miele, una storia meravigliosa che mi raccontava tutte le sere. >>
<< Latte e Miele? >> domandò Edward, facendo eco ai miei pensieri.
<< Sì! Ai giorni d’oggi questa bellissima storiella non viene più raccontata ai bambini e secondo me è per questo che molti matrimoni falliscono! >>
Sorrisi e vidi Mery, alzare gli occhi al cielo.
<< Molly, per favore, non avrai mica intenzione di raccontargli quella storia? Avrei un maglione da finire, se non ti dispiace. >>
<< Va pure a casa tua allora >>
Si avvicinò a me e mi sussurrò all’orecchio che era sempre stata così antipatica.
<< Forza voi due, sedetevi. >>
Ci tirò letteralmente giù a sedere su una panchina, mentre lei si posizionava di fronte a noi, tenendo entrambe le mani sul suo bastone.
<<
In un piccolo villaggio c’era una ragazza tenuta in disparte da tutti, le piaceva la solitudine dicevano. In realtà non era così, passava il suo tempo a creare corone di fiori per le sue sorelle, aiutava sua madre in casa e spesso accompagnava suo padre e suo fratello nei boschi, per aiutarli a portare la legna al villaggio. La madre, allora, preoccupata che comportandosi in questo modo non avrebbe mai trovato marito, le diede un incarico che la facesse notare all’interno del villaggio, almeno una volta al giorno. La fanciulla portava i recipienti con il latte all’unico negozio del paese. Ogni giorno lei faceva questo lavoro, finchè una mattina, come tante, non incontrò il figlio della proprietaria del negozio. Faceva molto freddo, così la invitò a entrare. Lui non l’aveva mai vista prima, così cercò un modo per attirare la sua attenzione.
“ La tua pelle è bianca come il latte che porti ogni giorno “ e lei che non aveva mai parlato con un ragazzo prima d’ora rispose “ E i tuoi occhi hanno lo stesso colore del miele “. A quel punto al ragazzo venne un idea. Prese una tazza, ci versò un po’ del latte ancora caldo, che lei aveva portato, e poi raccolse con un cucchiaino del miele da un barattolo. Lo mischiò con il latte e lo porse alla ragazza, che dopo averlo assaggiato lo guardò incredula. “ E’ buonissimo. “ Il ragazzo le prese la mano “ Un matrimonio perfetto “. Dapprima confusa, poi la ragazza capì che stava parlando del latte e del miele che insieme formavano un unione perfetta. Da quel giorno, tutte le mattine i due giovani ripeterono quel rito, la madre del ragazzo non voleva che suo figlio sposasse la ragazza da tutti messa da parte, così gli proibì di farlo. Loro vissero per tutta la vita in questo modo, ma nessuno si rese conto che loro erano, il latte e miele, l’unico vero matrimonio perfetto. La comunione di due elementi inseparabili. >>
Io e Edward non avevamo detto una parola. Ascoltavamo quella dolcissima vecchietta senza distrarci un attimo.
<< E’ una storia molto dolce. >>
Edward si riscosse al suono della mia voce e lo sentii prendere un grosso respiro.
<< Io ho un cane che si chiama Latte e un gatto che si chiama Miele. >> disse stupidamente. Molly rise di cuore.
<< Allora è destino! Ricordate: esiste una sola persona al mondo che ci completa del tutto, che crea con noi un unione unica. Un vero matrimonio! >>
<< Questa povera vecchia vi lascia in pace, ora, ragazzi. >>
<< Mery sei ancora qui? >>
Non avevo notato che Mery si era seduta nella panchina accanto alla nostra e aveva ripreso a lavorare al suo maglione.
<< Non essere sciocca, sai che ho bisogno del tuo aiuto per scendere quelle quattro scale dell’entrata del parco. >>
<< L’aiuto io. >> propose Edward, che si alzò aiutando Mery a fare lo stesso.
<< Sai che ti facevo diverso, ragazzo? Sei gentile, invece. >>
<< Come al solito, hai delle pecche in quanto a giudizio, Mery. >> disse Molly con un sospiro.
Seguii con lo sguardo Edward e Mery che si allontanavano. Anche se era stato più un modo per scappare dalla situazione, Edward era stato molto dolce ad accompagnarla.
Mi sentii picchiettare su una spalla e solo allora mi ricordai della presenza di Molly.
<< Vedi tesoro? >>
Non capii quello che voleva dire, ma fui distratta di nuovo dal ritorno di Edward, che dopo avermi dato un veloce sguardo, si rivolse a Molly.
<< La sta aspettando fuori. Vuole che l’accompagni? >>
<< Oh no, per fortuna ancora riesco a fare le scale da sola. >>
Mi alzai e l’abbracciai d’istinto. Lei mi dette un buffetto tra i capelli e mi sorrise, quando mi allontanai.
<< Mi ricorda tanto mia nonna. >> dissi con nostalgia.
Sentii la mano di Edward cingermi un fianco, così lo guardai. Mi sorrideva leggermente e io mi ritrovai a ricambiare.
<< Se non è matrimonio questo. >> sentii borbottare a Molly che dopo aver schiacciato l’occhio ad entrambi, si allontanò.

 

 

 

************************************************************* 

 

Stare in compagnia di Alice e Jasper era piacevole come ricordavo, solo che era la prima volta che stavo con loro in presenza di Edward. Subito dopo pranzo ci eravamo seduti nel salone, Edward e Jasper dovevano tornare in ufficio nel pomeriggio e io avevo delle visite in studio. Alice sembrò dispiaciuta all’idea di non poter passare il pomeriggio con me, ma non potevo mancare ai miei appuntamenti.
<< Alle volte dimentico che sei una psicanalista così famosa. >>
<< Non sono famosa, Alice! Solo che non posso sottrarmi al mio lavoro. >>
<< Hai ragione, però promettimi che qualche pomeriggio andiamo a fare shopping insieme. >>
Annuì con un sorriso, anche se avrei voluto dirgli che ne avevo abbastanza di negozi, in quel periodo, grazie alla mia migliore amica. Tanya era sempre più convinta che avrebbe avuto una bambina, quindi continuava a comprare qualsiasi cosa fosse per bambini, di colore rosa. Inutili erano i miei tentativi di fargli comprare qualcosa di colore quantomeno neutro.
Con un lungo sbadiglio mi alzai per prendere un bicchier d’acqua in cucina e vidi Edward, seduto accanto al cognato, seguirmi con lo sguardo. Di nuovo, quella strana storia raccontata da Molly mi tornò in mente. Latte e Miele…
<< Ci stai ancora pensando vero? >>
Quasi mi cadde il bicchiere dalle mani, quando sentii Edward abbracciarmi da dietro.
<< No, non è vero. >>
Lo sentii sorridere sul mio collo.
<< Te l’ho già detto una volta mi pare: le bugie non si dicono. >>
<< Sei tu quello che le dice >> dissi, posando il bicchiere nel lavello.
<< Sei ancora arrabbiata perché ho detto a Molly e Mery che siamo sposati? >>
Mi girai nel suo abbraccio e lo guardai.
<< No. >>
<< Ah no? >>
<< Non sono arrabbiata, Edward. Solo pensierosa. >>
<< Allora ho ragione. Stai pensando a quella storia. >>
<< E’ molto bella >>
<< E vera, soprattutto. >>
<< Tu credi? Non ti facevo così romantico, Edward Cullen! >>
<< Non farti sentire da mia sorella e mio cognato, per carità! >>
Risi e lui mi guardò con quella che credetti essere tenerezza.
<< Credo anch’io che esista una sola persona che ci completi davvero. >>
A quelle parole mi adombrai. Per lui quella persona era stata Kate. Lo sarebbe rimasta comunque?
<< No, no. Ferma quella tua testolina. >> disse, picchiettandomi leggermente con il dito la fronte.
<< Che intendi? >>
<< Kate è stata un errore. So, che nonostante i miei sentimenti per lei… Bella, cosa c’è? >>
Non gli avevo dato il tempo di concludere la frase, mi bastava ciò che avevo sentito.
<< Parli ancora al presente, Edward? >>
Lui mi guardò dubbioso.
<< Senti Isabella… mi sono espresso male e poi… >>
<< E poi? >> dissi, girandomi di scatto.
<< E poi non puoi pretendere che la dimentichi dall’oggi al domani! >> disse con nervosismo.
Per una volta volevo smettere di pensare come una psicanalista e volevo concedermi il diritto di essere arrabbiata e delusa per le sue parole. Prima di tutto ero una donna. Innamorata. Sì, avevo smesso di litigare con me stessa. Amavo Edward Cullen e lui non faceva altro che farmi soffrire con questi suoi continui cambi di idee. Lui sembrò rendersi finalmente conto di cosa stava combinando, perché sospirò e la sua espressione cambiò. Mi strinse con forza le braccia intorno alla vita, per evitare che scappassi via. In effetti era proprio quello che stavo per fare.
<< Lasciami. >> dissi con tono che non ammetteva repliche.
<< Neanche morto. >>
<< Edward, finiscila di fare il bambino. Mi sto stancando. >>
Le mie parole, però, non produssero il risultato sperato, infatti mi ritrovai le sue labbra premute con forza sulle mie. Tentai di divincolarmi, ma più mi muovevo, più lui mi stringeva, a tal punto che cominciò a farmi male. Vittima dei miei stessi sentimenti cedetti alla forza della sua supremazia e mi lasciai travolgere dal suo bacio appassionato. Avevamo il fiatone entrambi quando si allontanò.
<< Isabella non ti farò uscire dalla mia vita. >>
<< Stai facendo di tutto per farlo, invece >> mormorai, con la fronte premuta sul suo collo.
<< Mi dispiace, sono solo più nervoso del solito. Non volevo dire quello che ho detto. Kate fa parte del passato, prendo in giro solo me stesso Isabella. >>
<< Perché? >> dissi, alzando il viso per guardarlo.
<< Perché occupi tutti i miei pensieri, fin da quando apro gli occhi la mattina a quando li chiudo la sera. >>
Gli accarezzai il viso e sorrisi leggermente.
<< Ho promesso di non farti pressioni di alcun genere. So benissimo che questi primi giorni di lavoro ti stanno stressando. Ci stai mettendo tutte le tue forse, lo vedo, e sono orgogliosa di te. >> cominciai, mentre lui ricambiava il mio sorriso.
<< Però non voglio più sentirti ripetere il suo nome. Rispetto ciò che stato per te in passato, ma non posso più accettarlo, capisci? Ti amo Edward. >>
Il suo sorriso morì lentamente sul suo volto, per lasciare il posto a un espressione molto seria, che forse non gli avevo mai visto.
<< Prima che tu dica qualsiasi cosa, sappi che non voglio che tu mi dica di essere innamorato di me. Ti ho detto che ti avrei aspettato e lo farò. >> continuai.
Lui allentò la presa con cui mi stringeva e con una mano mi accarezzò i capelli e il viso.
<< Sei una donna straordinaria, Isabella Swan. >>
Non feci una piega e continuai a guardarlo, seria.
<< Tanto so che mi ami anche tu, Cullen. >>
Il suo sorriso tornò e inarcò un sopracciglio, guardandomi malizioso.
<< Ah sì? Ne sei sicura? >>
<< Sì. Ne sono sicura. >>
La sua mano, ancora tra i miei capelli mi obbligò, con dolcezza e fermezza insieme, a reclinare il capo per incontrare ancora una volta le sue labbra insistenti.
Pochi secondi dopo però mi arrivarono alle orecchie dei bisbigli.
<< Zitta Alice! >>
<< No, tu sta zitto! Ehm, Bella? Edward? >>
Ci girammo entrambi e solo allora mi accorsi di Alice e Jasper schiacciati da un lato dell’uscio della porta. Ci stavano spiando? Mi domandai, sentendo le mie labbra piegarsi in un sorriso. Edward invece li guardava tra l’arrabbiato e il divertito.
<< Ma… vi siete sposati senza avvertirci? >>

 

 

 

 

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Ok, eccomi. E’ passato diverso tempo lo so, ma è un periodo terribile in tutti i sensi. Beh, Alice e Jasper sono due spioni a quanto avete scoperto, naturalmente ricorderete che Edward chiede a Bella se è arrabbiata per il fatto che ha detto che erano sposati, quindi i due impiccioni hanno tratto delle comiche ( ? ) conclusioni!
La storia del Latte e del Miele vi è piaciuta? Tra poco la storia finirà ragazzi! Per fortuna, direte voi, vero?
J
Per qualsiasi domanda sono qui! Ah, ve ne faccio una io adesso: “ Avete mai assaggiato il latte con il miele? “ io sì. Mia nonna me lo preparava sempre!

A presto!

Stella Di Mezzanotte

  
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