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Autore: Bloodred Ridin Hood    29/06/2007    10 recensioni
Tutto quello che successe dall'arrivo di Xiaoyu in Giappone, sino al Terzo Torneo di Tekken.
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Heihachi Mishima, Hwoarang, Jin Kazama, Ling Xiaoyu
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta
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In genere non ho problemi ad addormentarmi fuori casa.

Non per niente posso vantarmi di essere riuscita a prendere sonno anche nei posti più insoliti.

Quella notte però, era come se quel cuscino e quel materasso fossero diventati improvvisamente troppo scomodi.

Avevo dormito per un po’, ero crollata a dire la verità, ma una volta che mi ero risvegliata, nonostante fosse molto presto, non ero più riuscita a prendere sonno.

Mi giravo e rigiravo nel letto, senza riuscire a rilassarmi.

In realtà non era il letto ad essere scomodo, ma la situazione, gli ultimi avvenimenti, la mia responsabilità.

“Cavolo!! Non doveva andare in questo modo!”

Era diverso da quello che avevo sempre pensato, totalmente diverso!

Tra l’altro ero arrabbiata, adirata, furiosa con Jin!

Mi aveva praticamente abbandonata al mio destino! Se l’era svignata appena aveva avuto l’occasione, lasciandomi da sola nell’arduo compito di mantenere l’ordine.

Ricapitolando, avevo portato a casa della mia migliore amica non uno, ma tre sconosciuti, tra l’altro anche mezzo delinquenti, tra cui due che non conoscevo per niente!

“Xiao sei una stupida, la solita impulsiva, incosciente, irresponsabile, incorreggibile…”

Mi sembrava di sentire la voce di Jin che mi ripeteva instancabilmente quella lunga lista di aggettivi.

Parole poco carine, ma vere.

“Waaaa! Zitto!!”

Quanto avrei voluto poter tirare un pugno a quel piccolo Jin Kazama dentro la mia coscienza.

Ma forse il mio errore è stato sempre questo: quello di non saper ascoltarla abbastanza quella piccola voce della coscienza.

Jin era la mia coscienza?

Forse spesso sì. Troppo spesso.

E odiavo doverlo ammettere, ma mi dava molto fastidio “essere corretta” da lui. Non per altro, ma non volevo dimostrare di aver bisogno di essere corretta.

Non davanti a lui. Odiavo fare la figura della stupida.

Ma soprattutto odiavo fare la figura della stupida davanti a lui, l’essere quasi perfetto.

Perché era vero. Jin Kazama se non lo era, si avvicinava alla perfezione.

Sempre saggio, impeccabile, intelligente, uno dei migliori studenti della scuola, uno dei più forti lottatori della sua età.

Insomma, in tutti i campi Jin eccelleva sempre.

Forse a volte era un po’ antipatico, un po’ freddo, ma per il resto non gli si potevano trovare molti altri difetti.

E quasi inconsciamente, era presto diventato la mia ispirazione.

E soprattutto ci tenevo sempre a fare bella figura davanti a lui.

Ero orgogliosa quando ottenevo risultati per lo meno decenti in matematica, o quando si notavano i miei miglioramenti nelle arti marziali.

In genere non era il tipo da perdersi complimenti e chiacchiere di questo genere, ma mi bastava uno sguardo per capire quello che normalmente si direbbe in più parole.

La sua opinione era una delle cose alle quali tenevo di più.

Jin era stata in assoluto la prima persona con la quale avessi costruito un certo rapporto, da quando ero arrivata in Giappone.

E per lui, sapevo che era la stessa cosa.

Era strano come legame. Ma forse più che strano direi singolare.

Non era una vera e propria amicizia. Era diverso da tutte le altre amicizie.

Ma non era nemmeno un legame simile a quello che si crea fra un fratello e una sorella.

Il nostro rapporto era qualcosa di diverso.

Difficile da definire.

Contro la mia volontà mi ritrovai a pensare ancora una volta a “quella sera”.

Deglutii. Erano passati circa una decina di giorni da quel giorno, ma erano successe tante di quelle cose che sembrava fosse passata un’eternità.

E tutte le volte che ci ripensavo, sentivo sempre la stessa strana sensazione.

Che mi stava succedendo?

Qual era il rapporto fra me e lui?

Non volevo ammetterlo?

Forse era davvero così. Forse era un ragionamento insensato, ma non mi andava di pensare di poter non essere contraccambiata. Sarebbe stato… appunto “stupido” da parte mia.

E io non volevo esserlo di fronte a lui.

In fondo, avevamo deciso che era stato uno sbaglio.

Un errore, nient’altro.

Mi alzai. Dovevo andare in bagno e poi in cucina a cercare qualcosa da mettere sotto i denti.

A Miharu tanto non avrebbe dato fastidio, se avessi frugato fra le sue scorte di merendine.

Facendo attenzione a non fare rumore, uscii nel corridoio e guardai l’orologio appeso al muro dell’andito.

Ci misi un po’ per capire l’orario, dato che era molto buio, dato che era tutto chiuso.

Erano le sei meno un quarto del mattino. Nonostante tutto, avevo trascorso un bel po’ di tempo in compagnia dei miei giri mentali. Era quasi un orario decente.

Arrivai davanti alla porta del bagno e sfregandomi gli occhi con una mano, aprii la porta.

In un primo momento non mi accorsi di niente, ma quando poi alzai lo sguardo…

-         Aaaah!!- strillai facendo un salto all’indietro.

Andai a colpire la porta, che si chiuse di scatto dietro di me.

-         Oddio!- esclamai in preda al panico, cercando di calmarmi.

Davanti a me c’era l’amico di Hwoarang, quello inquietante, che si lavava i denti davanti allo specchio del lavandino.

A petto nudo, i capelli gli ricadevano ricoprendo la schiena, e indosso aveva solo un paio di boxer scuri.

Non si era nemmeno girato verso di me. Si era limitato ad incenerirmi con lo sguardo attraverso il suo riflesso.

Notai che il mio viso era diventato bianco come un cencio.

-         Scusami, scusami, scusami!- esclamai freneticamente, cercando tremolante di afferrare la maniglia della porta, per poi aprirla e richiuderla di scatto dietro di me.

Appoggiai la schiena al muro del corridoio e cercai di riprendermi, con delle grandi boccate d’aria.

Sentivo il cuore che mi martellava il petto insistentemente.

“Cosa ci faceva nel bagno di casa?!”

-         Oh, Hwoarang me la paghi…- sussurrai a bassa voce rovente di rabbia

“E meno male che sono entrata mentre si lavava i denti!” pensai ringraziando il caso.

Non volevo pensare cosa sarebbe stato, se fossi entrata in “un altro momento”.

Mi rimproverai solo per avere “immaginato”.

Ma insomma, non si usa in Corea chiudere le porte a chiave?

Tornai in camera mia, ancora scossa per lo spavento, e mi cambiai.

Dopodichè mi diressi verso la scala del seminterrato per scendere a parlare con Hwoarang.

Spalancai la porta ed entrai con aria furibonda nella stanzina.

L’altro ragazzo era seduto con le gambe incrociate su una delle sedie di plastica, fumandosi una sigaretta. Hwoarang uscì in quel momento dal bagno passandosi una mano fra i capelli.

Mi vide e mi sorrise beffardo.

-         Fatto un brutto sogno?

Forse aveva notato la mia espressione, non del tutto serena.

-         No, cretino!- risposi con aria minacciosa.- Hwoarang, cosa ci fa il tuo compare mezzo nudo nel bagno di casa?!- sbraitai

Lui per risposta ridacchiò.

-         Un bagno in tre non è sufficiente e per risparmiare tempo abbiamo deciso di dividerci.- rispose alzando le spalle.

-         Non è possibile…- piagnucolai.

Stavo iniziando ad agitarmi.

Le cose stavano andando a rotoli, sempre peggio.

-         Hwoarang, chiariamo le cose una volta per tutte.- mi avvicinai e presi posto a sedere sulla sedia più vicina.

Feci un profondo respiro prima di iniziare a parlare.

-         Allora, te lo spiego molto tranquillamente. In questa casa, la vostra presenza NON - DEVE - ESSERE - NOTATA!

Cercai di essere più esplicita possibile.

-         Non potete uscire di qui, tanto meno gironzolare in mutande nel bagno di casa. La padrona di casa, nonostante stia poco, se non pochissimo in casa, non deve sapere niente!

-         Ma tu questo non me lo avevi detto!- rispose con semplicità, sbadigliando

-         Adesso te lo sto dicendo!- ribattei- Ci sono delle regole da rispettare, se non volete ritrovarvi in mezzo alla strada!

Anche l’altro, nonostante non capisse quello che stavo dicendo, mi scrutò con attenzione.

-         Regola numero uno: non entrare per nessun motivo in casa! E se avete bisogno di qualcosa, fate il giro e suonate il campanello!

Hwoarang sogghignò.

-         Regola numero due: non scocciate Miharu per nessuna ragione! Se le succede qualcosa… vi denuncio!- ringhiai

-         Ma sei fuori?- fece Hwoarang contrariato- Ma per chi mi hai preso?!

-         Ti sto solo avvisando.- lo ammonii- Le precauzioni non sono mai troppe!

-         Tu sei fuori di testa!- rise con sarcasmo

-         Non sono fuori di testa!!- sbraitai- Meglio non dare niente per scontato! E tu smetti di fumare qua dentro!!

Urlai all’altro ragazzo, che per tutta risposta mi guardò confuso.

-         Ma perché, perchè?- mi lamentai scoraggiata, portandomi una mano alla fronte.

-         Hai finito di sclerare? Ti sei calmata?- chiese Hwoarang dopo un po’

Incrociai le braccia sul petto.

-         Ogni tanto mi farò viva per controllare che tutto vada per il verso giusto.- aggiunsi ignorando le sue domande- E poi parleremo di… quella cosa!

-         Ma neanche per idea!- ridacchiò divertito

-         Cosa?!

-         Sono cose serie queste!- disse lui superbo- Non è roba per te!

E un’altra volta desiderai di poterlo fare a pezzetti piccoli piccoli.

-         Aaaargh! Ma quanto sei insopportabile!!

Sogghignò divertito dalla mia reazione.

-         Per ora dovremo indagare.- spiegò- Poi si vedrà!

Lo scrutai imbronciata. Sapevo che sarebbe stato inutile cercare di insistere.

Ne avremo riparlato per forza, tanto.

-         Indagini, eh?- commentai alzandomi e tornando sui miei passi

Arrivai davanti alla porta.

-         Fa’ come vuoi.- sbottai- Basta che spieghi bene ai tuoi amici le regole!- raccomandai

-         Se ne avrò voglia…- si strinse nelle spalle

Era da prendere come risposta affermativa?

Be’ per forza doveva essere una risposta affermativa se non voleva ritrovarsi a dormire su una panchina al parco.

 

Nei due giorni successivi tornai più volte, la mattina presto, il pomeriggio, volevo controllare la situazione, e quando stavo a casa telefonavo spessissimo, per sapere se tutto era sotto controllo.

Nonostante tutto, quei ragazzi si stavano comportando abbastanza bene. Passavano quasi tutta la giornata fuori casa, senza che nessuno sapesse dove andassero effettivamente.

In genere la risposta era sempre la stessa “indagini”, ma non c’era verso di strappare qualche parola di più.

Jin sospettava che quei tre andassero a fare tutt’altro che indagini.

Tra l’altro gli avevo rinfacciato più di una volta il suo totale disinteresse per l’arrivo di Hwoarang e della sua combriccola.

Lui si era scusato, dicendo semplicemente che preferiva evitare di vederlo e di parlarne, perché quel individuo gli dava ai nervi.

Non era andato una volta, da quando erano arrivati, a vedere come andavano le cose.

Magari, pensavo, se fosse stato lui a chiederglielo, Hwoarang avrebbe forse spiegato meglio le sue azioni.

E invece preferiva starsene in disparte, a casa, a oziare, ad allenarsi o a studiare. In pratica, pensando sempre a tutt’altro.

-         Xiao, che programmi hai per stasera?- mi domandò Miharu dall’altro capo del telefono.

-         Mmh…-

Avevo chiamato un’altra volta. Erano circa le dieci del mattino, mi ero alzata da poco.

Ero seduta nel divano, con la televisione accesa che facevo zapping con svogliatezza.

-         Allora?- mi chiese ancora

-         Veramente… non devo fare niente.- risposi

-         Perfetto! Vieni ad una festa, nel locale di mia cugina?

-         Mmh… non lo so…

-         Che entusiasmo!- commentò sarcastica- Dai, già non vorrai rimanere ad ammuffirti in casa anche a Capodanno!

-         Va… va bene.- acconsentii

-         Ok, ti richiamo per metterci d’accordo per l’orario. A dopo!

-         Ok, ciao.

Chiusi la chiamata e rimasi in pensiero.

A dire il vero con tutte le cose a cui avevo dovuto pensare nell’ultimo periodo, non avevo preso minimamente in considerazione l’idea di andare ad una festa di Capodanno.

In questi momenti il problema numero uno è sempre lo stesso: “come mi vesto?!”

Sicuramente avrei scelto delle scarpe comode!

Avvenimenti recenti mi avevano totalmente condizionato.

Pensando a come mi sarei potuta preparare, mi alzai, spensi la TV e mi diressi per uscire dalla stanza.

Uscendo incrociai Jin che stava invece entrando. Mi salutò.

Non ci eravamo ancora incontrati quella mattina. Aveva i capelli bagnati che stavano per conto loro, tutti appiccicati sulla fronte. Doveva essere appena uscito dalla doccia.

Lo scrutai pensierosa.

“Chissà se lui ha qualche progetto per stasera” pensai, mentre lo seguivo con lo sguardo.

Entrò in cucina e vidi che aprì il frigorifero.

“Ma che sciocchezze!” biasimai la mia ingenuità.

“È impossibile. Lui non è proprio il tipo che ci tiene a prendere impegni di questo tipo.”

Si chinò e prese qualcosa dal frigo, poi lo richiuse e notò in quel momento che lo stavo ancora osservando sulla soglia.

Mi guardò stupito, aspettando che parlassi.

-         Jin, oggi è…

-         Il 31 dicembre.- rispose terminando la frase.

Annuii.

-         È per quello che in casa non c’è nessuno a parte noi.

In genere c’era un sacco di gente in giro per la casa, era impossibile non notare il silenzio e la calma che invece si respirava quella mattina.

Annuii ancora.

Lui continuò ad osservarmi perplesso.

-         Cosa…?

Era buffo vederlo con quello sguardo e quei capelli tutti scompigliati. Sorrisi e mi avvicinai di qualche passo. Mi sedetti al tavolo, su una sedia di fronte a lui.

-         In genere cosa ti piace fare a Capodanno?

Rimase titubante, mentre prendeva un pentolino per riscaldarsi del latte.

-         In genere non do molta importanza a questo tipo di feste.- rispose poco dopo con fermezza.

-         Sì, lo sospettavo.- risposi- Allora, che ne dici di…

-         No!- mi anticipò con decisione

-         Non mi hai fatto finire!- protestai

-         Posso immaginare come sarebbe andata a finire la frase.- alzò le spalle- Non ci vengo alla festa del locale della cugina di Miharu.

Come… lo sapeva?

Era diventato anche telepatico adesso?

-         È una lunga storia, lascia perdere… Ci va ogni anno.- tagliò corto leggendo la mia perplessità

-         E perché non ci verresti?- chiesi

-         Non ho intenzione di uscire stasera, per diversi e validi motivi.- sorseggiò dalla tazza fumante- Hai già fatto colazione?

Scossi piano la testa.

-         Se ti accontenti di caffellatte, serviti pure. Non ho voglia di preparare qualcosa di più sofisticato.

-         E dai, vieni!- ignorai la proposta

-         Ho detto di no!

-         Ma cosa…

-         No!

Rimanemmo per qualche istante ad osservarci, seri, senza parlare.

Come avevo potuto pensare che sarebbe venuto? Era assolutamente impossibile, conoscendolo.

Però, non volevo andarmene sapendo che lui sarebbe rimasto a casa da solo.

-         Perché sei sempre così testardo?!- sbuffai

-         Non ho voglia di continuare a ribattere. Ho detto che non voglio venire.

-         E io non voglio che tu rimanga da solo a Capodanno!

Non mi rispose e scostò lo sguardo verso la finestra.

-         Dai, è solo una festa! Non ti sto chiedendo di andare…

-         Ho detto di no.- tagliò corto tranquillamente- Non ho alcun problema a stare da solo a Capodanno. Vivo lo stesso.

-         Ma che tristezza!- esclamai contrariata

-         Non c’è niente di triste. E poi scusa, non vedo niente da festeggiare. Finisce un anno, e ne inizia uno nuovo! Il Capodanno è un’inutile e stupidissima festa, creata solo per far spendere soldi alla gente. Gente che, per non sentirsi “triste”, dici tu, decide di andare a divertirsi, poi beve e…

Era sufficiente.

-         Io proprio non ti capisco!- iniziai alzandomi- E ci ho provato, moltissime volte! Vedi sempre negativo dappertutto, sei incorreggibile! Queste sono solo scuse, delle stupidissime scuse. Scuse con le quali cerchi di convincerti da solo.

Andai verso la porta e poi mi fermai, mi voltai e lo guardai di nuovo.

-         E sai una cosa? Tu credi di essere migliore, guardi le persone dall’alto verso il basso per il modo in cui si comportano. Ma non puoi vivere nella tua gabbia di cristallo pensando che il mondo esterno non sia all’altezza di comprenderti! Sei tu che sei sempre stato incapace di adattarti! E mai lo sarai!

Quelle parole mi uscirono di bocca quasi senza che me ne rendessi conto. Ero infastidita.

Da lui e da quel suo modo stupido di vedere tutte le cose.

Mentre gli parlavo però, notai che non mi stava più guardando con aria superba e sicura, come poco prima. Aveva abbassato gli occhi, distolto lo sguardo e aveva rilassato la sua espressione, avrei detto quasi… che si fosse rattristato?

Impossibile! Stiamo parlando di Jin Kazama. Nessuna parola può scalfirlo.

Rimasi molto sorpresa, da questo suo atteggiamento.

Uscii dalla stanza senza dire altro e mi reclusi in camera per tutta la mattina.

Passai il tempo a vuotare l’intero armadio cercando qualcosa di proponibile per la serata.

Verso l’ora di pranzo, avevo ridotto la scelta a cinque possibilità. Era già un buon risultato.

Non avendo mangiato niente per tutta la mattina, mi convinsi a scendere e ad andare a cercare qualcosa da mangiare.

Jin non sembrava essere nei paraggi. Anzi, talmente grande era la casa, per quanto ne sapevo, poteva anche benissimo essere uscito senza che io me ne accorgessi.

Entrai in cucina e notai che sul tavolo c’era qualcosa. Con mia grande sorpresa, avvicinandomi di qualche passo, constatai che la tavola era stata lasciata apparecchiata per una persona.

Mi guardai intorno. Jin non sembrava proprio essere nei paraggi.

Mi avvicinai alla lavastoviglie e la aprii. Come avevo sospettato, ci trovai le stoviglie di qualcuno che aveva pranzato poco prima.

Mi aveva lasciato il pranzo pronto.

Mi sedetti a tavola ed iniziai a mangiare. Era ottimo.

“Perché si comporta così?”

Mi sentivo in colpa.

Poteva anche evitare di lasciarmi il pranzo.

Dopo che io l’avevo trattato così.

Ma qui stava la differenza fra me e lui.

Chi avesse ragione in questo, non so dirlo. Ma non sempre deve esserci per forza qualcuno che abbia ragione. Sono solo diversi modi di comportarsi, diversi modi di essere, diversi modi di reagire.

Finii di pranzare riposi i piatti nella lavastoviglie e tornai in camera mia.

Di lui neanche l’ombra.

Che cosa aveva intenzione di comunicarmi con questo?

Era troppo misterioso per tentare di capirlo.

Chiusi la porta e mi voltai a guardare i vestiti che avevo lasciato sul letto, in attesa di una decisione.

Mi avvicinai al letto e presi una maglietta bianca e una gonna nera.

“E stamattina il mio più grande dilemma era scegliere il vestito adatto…” pensai.

“Quanto sono cretina!”

Avevo deciso.

Camminai verso la scrivania e guardai il cellulare, con qualche secondo di esitazione, lo presi in mano.

 

Erano circa le nove di sera, quando uscii dalla mia stanza, pronta.

Scesi al piano di sotto e andai di proposito a cercare Jin.

Lo trovai seduto su un davanzale di una delle grandi finestre che davano sul giardino a fare non so cosa. Probabilmente rifletteva con lo sguardo perso nel vuoto.

Mi notò arrivando e senza cambiare espressione di una virgola mi squadrò dalla testa ai piedi.

-         Sei pronta.- commentò smettendo di guardare nella mia direzione- Divertiti.

-         Sicuramente lo farò.- risposi

Gli andai vicino, continuava a guardare altrove, ma non come se fosse arrabbiato, era più che altro indifferente, e forse leggermente infastidito.

-         Hai ragione, il capodanno non è altro che una grandissima trovata economica.

Non reagì minimamente.

-         Ma c’è anche da dire che è un momento per riflettere sull’anno che è appena passato e su quello che sta per iniziare. La gente affida le proprie speranze al futuro e ripensa a ciò che sta finendo. In fondo non è tanto male.- sorrisi

Mi sedetti dall’altra parte del davanzale, affianco a lui.

-         Alla fine quello che conta, è passare una buona serata.- continuai- Non è necessario partecipare a grandi feste, solo per il gusto di andarci.

-         Io… non intendevo questo.- finalmente si degnò di rispondere

-         Lo so.- risposi- Ma per me è così. Anche io non sono abituata a questo genere di cose. Preferisco la semplicità. Per questo ho deciso di stare qua, stasera.

Dapprima mi guardò a bocca aperta per lo stupore senza dire una parola, poco dopo, invece abbassò gli occhi trasformando la sua espressione con un leggero sorriso quasi divertito.

-         Non ti ho mai chiesto di fare una cosa del genere.

-         Lo so, infatti è una mia scelta.

-         Ma allora perché ti sei vestita…- fece un cenno con la testa verso di me- insomma… così…

-         Così?- risi inclinando leggermente la testa, aspettando che continuasse la frase.

-         Beh… da… festa.

-         Chi ha detto che voglio rinunciare a festeggiare il Capodanno?- risi

Gli tirai una mano e lo incitai ad alzarsi.

-         Faremo la nostra festa qui: io e te.- proposi entusiasta- Ci stai?

Non riuscì a mascherare il suo stupore, rimase qualche secondo in silenzio a studiare la mia espressione. Forse voleva capire se fossi seria oppure no.

-         Non ti permetto di rifiutare.- lo avvertii

Ricambiò il sorriso.

-         D’accordo.- acconsentì alzandosi- Sembra proprio che non possa fare a meno di festeggiare questa stupida ed inutile festa.

-         Forse perché alla fine non è poi così stupida e inutile. Tu che ne pensi?

Fece una piccola smorfia piena di sarcasmo.

-         Se lo dici tu…- commentò- Dai, vado a preparare qualcosa allora.

-         Oook!- esultai con un sorriso a trentadue denti- Io nel mentre mi occupo delle altre cose.

Detto questo lo lasciai ed entrai in sala da pranzo, iniziando a pensare a come avrei potuto apparecchiare e preparare il tavolo. Avevo intenzione di fare qualcosa di particolare.

Dopotutto era una “sera speciale”. Semplice, ma pur sempre speciale.

Aprii i cassetti e frugai in cerca di tovaglie belline. Ce ne erano di ogni tipo, per tutte le occasioni.

Ne tolsi fuori qualcuna per decidere.

Non mi convincevano. Il fatto è che in quella casa era tutto, per così dire, principesco. Troppo elegante.

Le riposi nel cassetto e pensai. Pensai a qualche soluzione carina guardandomi intorno.

Provai ad andare in soggiorno, cercando qualche ispirazione. Provai a frugare anche dentro a ai cassetti di quei mobili, ma senza trovare niente di interessante.

Stavo per rassegnarmi ed andare ad apparecchiare il tavolo in modo normale, quando lo sguardo mi cadde sul tavolino basso del soggiorno.

In fondo, anche se era un po’ piccolo come tavolo, non sarebbe stata una cattiva idea apparecchiare lì, ed andarci a mangiare.

Senza pensarci due volte, liberai il tavolino da tutte le orribili decorazioni e soprammobili di Heiachi.

C’erano cose davvero assurde, come statuette di guerrieri ninja in terracotta e persino una testa di Heiachi in miniatura placcata, credo, in oro.

La guardai con ribrezzo, chiedendomi come fosse possibile avere dei gusti talmente orrendi. Per quanto una persona possa essere vanitosa, è veramente una cosa orrida tenersi un modellino della propria testa in oro sul tavolino del soggiorno.

Trasferii tutte queste cianfrusaglie sul tavolo dell’altra stanza ed iniziai ad apparecchiare sull’altro.

Una volta finito, mi alzai e sorrisi vedendo il mio tavolino pronto.

Mancavano solo i due cuscini su cui appoggiare le ginocchia, che sistemai subito dopo.

Dopodichè era perfetto. Ero pienamente soddisfatta.

“Certo che però”, mi ritrovai a pensare mentre guardavo il tavolino “visto così sembra proprio il tavolo apparecchiato per una cenetta romantica”.

Deglutii rimproverandomi all’istante.

Perché stavo di nuovo pensando a questo tipo di cose?

Non era vero! Per niente! Era un tavolo piccolino, apparecchiato per due persone. Non sembrava romantico, per niente!

Era solo la mia fantasia strampalata che mi faceva venire certi pensieri, del tutto infondati.

Anche se… in quella stessa stanza…

I miei pensieri vennero interrotti dal campanello che aveva preso a suonare.

Rimasi spiazzata. Chi poteva mai essere?

Uscii dalla stanza ed andai verso il corridoio.

Era uscito anche Jin.

-         Aspettiamo qualcuno?- mi chiese sospettoso

-         No, non ho invitato nessuno io!- risposi indovinando i suoi pensieri

Mi avvicinai alla porta e l’aprii.

-         Sorpresaaaaa!

Guardai sconcertata chi aveva suonato la porta.

“Non è vero!” mi ripetei cercando di convincermi.

“Oggi è la volta buona che faccio fuori qualcuno”.

Fui tentata di richiudere la porta di botto, solo per evitare di assistere alla reazione di Jin.

Invece cercai di incrociare il suo sguardo solo per fargli capire che io non centravo nulla con loro! Non ero stata io a chiamarli!

-         Abbiamo deciso di cambiare programmi. Spero la cosa non vi rechi disturbo.

Sulla soglia della porta c’erano niente po’ di meno che Miharu, accompagnata da Hwoarang e gli altri due.

Entrarono in casa, come se niente fosse.

Jin rimase quasi pietrificato, osservando in silenzio, con aria truce, i nostri ospiti inattesi.

A questo punto gli si leggeva in faccia che avrebbe preferito di gran lunga andare ad una festa strapiena di gente sconosciuta, piuttosto che dover passare il Capodanno in casa con Hwoarang.

-         E questa sarebbe l’umile dimora del nonnino, Kazama?- beffò quello guardandosi attorno.

-         Non dovevi andare alla festa?- chiesi a denti stretti prendendo Miharu da una parte.

-         Ero alla festa fino a poco fa.- ammise, poi fece un grande sorriso- Ma mi annoiavo, e ho deciso di venire a farvi compagnia!

-         E… loro?- chiesi lanciando messaggi telepatici di totale disaccordo

-         Loro? Beh, ci divertiamo di più se siamo tanti, no?- rise

-         Miharu!- piagnucolai- Ma è possibile che non lo capisca?!

-         Capire… cosa?

-         Non puoi portare Hwoarang a casa di Jin, sapendo che non si sopportano a vicenda!

-         Ma veramente lui era d’accordo.- rispose- Quando gliel’ho proposto ha subito acconsentito. Ha detto che ne avrebbe approfittato per terminare una certa cosa…

Preoccupata mi voltai a vedere la scena.

Hwoarang si era avvicinato a Jin e parlava animatamente. L’altro non lo calcolava, e ogni tanto gli rivolgeva qualche occhiataccia gelida.

-         La serata ci aspetta!- fece Miharu con un enorme sorriso.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

  
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