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Autore: Britin_Kinney    13/12/2012    6 recensioni
"Perché te la prendi tanto?" chiese sospettoso il biondo.
"Perché anche se sono un servo, conservo il mio orgoglio e la mia dignità. Potreste anche prendermi qui, in questa grotta, fare del mio corpo ciò che vorrete ma, ricordatevi che la dignità non potrete togliermela, mai".
Artù gli prese il viso tra le mani, costringendolo con non poca difficoltà a guardarlo negli occhi e prestare la massima attenzione alle sue parole.
"Ascoltami io non volevo..." uno sguardo particolarmente significativo da parte del servo, gli bloccò le parole in gola.
Merlin accerchiò i suoi polsi con le mani e le tolse dal suo viso, facendole scivolare lentamente lungo i suoi tratti giovani.
"Torno a Camelot" annunciò con voce rotta il moro.
"Ma fuori piove ancora e... ed è pericoloso" fece Artù.
"Preferisco andare adesso, grazie per l'interessamento"
Genere: Erotico, Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Merlino, Principe Artù, Un po' tutti | Coppie: Merlino/Artù
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessuna stagione
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Il Mio Rifugio Sei Tu

Merlin non sapeva perché l'aveva seguito a quella santissima, benedettissima battuta di caccia. Era quasi Natale, c'era un freddo cane e, per fortuna, gli zoccoli e i brontolii dei cavalli nascondevano i suoi denti che battevano incessantemente. Sarebbe stato meglio che Artù non li sentisse, sennò avrebbe anche dovuto sopportarlo mentre lo sbeffeggiava ritenendolo una femminuccia. 
E certo! 
Lui aveva le sue tre casacche e la sua giacca di pelle a tenere caldo il suo corpo da asino impedito. Merlino invece aveva solo i suoi abiti di sempre.
Avrebbe voluto -non sapeva, davvero- sopprimerlo, drogarlo, strozzarlo, dargli tante di quelle botte in testa da farlo rimanere incosciente per il resto della sua vita e tanti saluti alla grande Albion.
Purtroppo, per sua grande sfortuna, aveva dovuto seguirlo, in quanto valletto reale.                                               
Uther aveva ordinato ad Artù di cacciare un grosso cinghiale, il più grande che avesse mai potuto uccidere per il banchetto di natale e com'è ovvio e risaputo, Merlin era dovuto andare con lui. Per proteggerlo da:
1. La sua asinina idiozia.
2. Il cinghiale.
3. Possibili banditi.
4. Da Merlin stesso.
E, davvero, con tutto il cuore, non sapeva cosa avesse la priorità.
In quel momento avrebbe voluto lanciargli contro un sasso o, peggio, trasformarlo in un rospo o in qualcosa di inanimato, probabilmente sarebbe servito di più come gnomo da giardino che nelle vesti di principe di Camelot.
Mentre progettava possibili ed efficaci attentati all'erede al trono, cominciò a grandinare.
Merlin mugulava per i chicchi di ghiaccio che lo colpivano sul viso.                                                                
Dai, Merlin -si disse- uccidilo adesso, tanto siete soli, nessuno lo saprà mai... Potrai tornare a Camelot urlando sconvolto: "Il principe è sparito!"
Dopo qualche minuto cominciò a piovere e subito dopo a nevicare: ma il cielo ce l'aveva con lui, o cosa?!
"Dovremmo trovare una grotta o qualcosa del genere, per ripararci. Riprenderemo domattina" informò il principe, voltandosi verso un Merlin fradicio e infreddolito al punto da avere degli spasmi. "Lì c'è una grotta, potremmo ripararci" disse e con la mano guantata -diversamente da Merlin che le mani quasi non le sentiva più- indicò una piccola grotta pochi metri più avanti. 
La pioggia peggiorò diventando un vero e proprio acquazzone. Si affrettarono, dunque, a trovare riparo in quella grotta.
Il tramonto arrivò troppo presto e fuori non accennava a spiovere.                                                  
Così, Merlin, battendo i denti e tremando più di prima provò ad accendere il fuoco, purtroppo le sue mani tremavano più del dovuto e al terzo tentativo anche l'acciarino gli cadde di mano.
Artù afferrò le due pietre e accese il fuoco al primo tentativo.
Merlin lo lasciò fare, senza protestare.
Una volta che la luce del focolare illuminò l'ambiente, Merlin si guardò attorno per cercare la sua sacca da viaggio, per prendere una coperta e con suo mastodontico dispiacere non la trovò... Ma come?! Era così sicuro di averla portata.
"Merlin, il tuo silenzio mi preoccupa" esordì ad un certo punto il biondo.
"Che cos'hai?" gli chiese.
"Ho freddo" rispose.
"Anche..." 'io', avrebbe voluto rispondere ma fu congelato sul posto da 
un'occhiata omicida del valletto.
"Sai, c'è una cosa che mi hanno insegnato in questi casi..." cominciò Artù, iniziando a sfilarsi le casacche e restando, quindi, a petto nudo.
"Che diamine fate? Vi verrà un malanno, così!" lo rimproverò il moro, ma Artù incurante delle sue parole, si tolse anche i pantaloni "Voi. Siete. Matto" commentò Merlin prima di coricarsi dando le spalle all'asino ma, passati cinque secondi esatti, ricominciò a battere i denti e ad avere spasmi violenti. E i vestiti bagnati contribuivano solo a fargli arrivare il freddo fin dentro le ossa.
"Spogliati" ordinò il principe.
"C-c-come p-p-prego?" snocciolò Merlin.
"Spogliati. Ci riscalderemo, fidati" proferì il biondo prima di avvicinarsi al moro e provare a spogliarlo contro la sua volontà. Al diavolo la gentilezza, ne andava della vita di quella testa di legno del suo valletto!
"N-n-non t-t-t-toccatemi" protestò Merlin, Artù fece finta di non sentirlo e gli sfilò ugualmente la giacca.
"È t-t-t-tutta c-c-c-colpa v-v-vostra" lo accusò Merlin "M-m-mi v-v-verrà u-una f-f-febbre or-r-rib-bile e m-mor-r-rirò" disse al principe.
"Vuoi smetterla di dire idiozie?!" sbottò il biondo "Ascoltami: devi spogliarti e dobbiamo riscaldarci con la temperatura corporea a vicenda. È una delle regole di sopravvivenza in questi casi e se tu non fossi così tonto, lo sapresti" Merlin sbuffò, tremando.
"D-d-d' ac-c-ord-do m-ma f-f-fatemi il-l f-f-favor-re d-d-di v-v-volt-t-tarv-vi" impose Merlin.
"Oh, andiamo, Merlin! Non fare il cretino" lo riprese l'erede.
"V-voltat-tev-vi, ho d-d-dett-t-to" ripeté Merlin con un tono che non ammetteva repliche, Artù sollevò le mani in segno di resa e si voltò. Merlin si alzò e in meno di venti secondi smise la sua casacca blu, la bandana rossa che portava sempre al collo, gli stivali e i pantaloni.
Tornò a coricarsi, dando nuovamente le spalle al principe.
"Ho f-f-finit-t-to" rispose. Quando Artù si voltò, Merlin potè quasi sentire gli occhi del principe perforargli l'anima.
Si morse le labbra per l'imbarazzo mentre, meravigliato oltre ogni limite, Artù lasciava correre le iridi azzurre lungo la schiena nuda del mago.
Si avvicinò con cautela a lui.
Nel momento in cui il suo torace toccò le spalle di Merlin sussultò, era gelato! Capì la gravità delle condizioni di Merlin e si prodigò per riscaldarlo: passò un braccio intorno alla vita del servo e lo strinse contro di lui. Merlin chiuse gli occhi, sentendo il calore di Artù fare effetto, disperdersi in ogni parte di lui.
I denti che battevano, lentamente, smisero di farlo e gli spasmi che lo tormentavano a poco a poco scemarono, trasformandosi in banali tremolii sparsi tra le mani e le gambe intrecciate a quelle del principe. 
Si sentiva come un tutt'uno con lui... 
Artù, per sbaglio, toccò il petto di Merlin e si accorse di quanto fosse raffreddato anche sul davanti. Così lo voltò e se lo strinse contro per riscaldargli anche il petto, i fianchi e il viso.
Ci fu un momento di assoluto silenzio... momento in cui Merlin sollevò il capo, incontrando gli occhi azzurri di Artù.
"Grazie" gli sussurrò.
Artù non seppe cosa lo stesse spingendo a fare ciò che stava per fare.                          
Ma per un attimo riuscì ad imprigionare gli occhi del mago con il suo sguardo e avvicinandosi lentamente -così lentamente da temere che non si stesse nemmeno muovendo-, sfiorò le labbra di Merlin in una carezza labiale casta, sbagliata, eppur cosi immensamente e maledettamente giusta...   Non perse tempo e con sconfinata sicurezza, imprigionò con maggior foga le labbra di Merlin con le sue. La sua lingua cercò quella del mago, per assaporarlo, per bearsi di lui.

E in men che non si dica, Artù fu tra le sue gambe divaricate.
"No..." soffiò Merlin sulle sue labbra in un misto tra il contrariato e l'arrendevole, sentendo la sabbia asciutta del freddo terreno della grotta graffiargli la schiena mentre il principe sopra di lui lasciava baci dolci tra le sue ciocche more "No, Artù..." sospirò contro il collo del principe ma lui non sembrava neppur vagamente sentirlo "Artù, fermatevi!" Merlin lo spinse con le mani sul petto, facendolo ricadere al suo fianco.
"M-mi dispiace" balbettò Artù... fin quando non si accorse realmente e concretamente di ciò che aveva fatto "IO NON..." cominciò "Oddio, perdonami, Merlino... cioè, io non volevo... insomma, volevo ma..." Merlin gli poggiò un dito sulle labbra.
"Tranquillo, sire. Non è..." cominciò arrossendo "N-non è successo n-nien..." balbettò.
"NIENTE?!" balbettò Artù diventando paonazzo e facendolo sobbalzare. "NON MI PARE CHE NON SIA SUCCESSO NIENTE!" esclamò ancor più esterrefatto.
"D-d'accordo... allora facciamo finta che non sia accaduto niente. Niente, intesi?" parlò Merlin con ancora il fiatone per le attenzioni del principe ricevute qualche minuto prima.
"Ti prego di dimenticare tutto, Merlin. Io... mi sono trovato nella difficile situazione di sentire della 'carne calda' accanto a me. Era da un po' di tempo che non... ecco..." tossichiò, schiarendosi la voce "E quindi, il tuo corpo -incosciamente!-, ha risvegliato delle pulsioni sconvenienti e fuori luogo" Merlin si voltò a guardardo oltraggiato.
"Dunque io sarei solo della 'carne calda' per voi, eh?!" esclamò offeso, alzandosi in piedi, avendo l'improrogabile necessità di vestirsi, di coprirsi agli occhi del principe.
Andò vicino ai suoi vestiti per indossarli e fortunatamente li trovò in ottimo stato; erano abbastanza asciutti per poterli indossare, certo sempre un po' umidi, ma comunque non letali come un'ora prima.
Poi prese un bastone, legò attorno ad esso il suo foulard cremisi e dopo aver rovesciato sopra la stoffa una delle pozioni di Gaius, particolarmente oliosa, gli diede fuoco.
"Che cosa fai?" chiese il principe, vendendolo allontanarsi da lui "Dove stai andando?" chiese, alzandosi "Merlin?" gli afferrò un polso e vide uno strano, vago e sospetto lucore brillare negli occhi del mago "Stai piagendo?" chiese Artù.
"No..." rispose Merlin con voce rotta, asciugandosi di riflesso gli occhi con le maniche "Lasciatemi in pace" fece per liberarsi dalla stretta di Artù, che diventò ancor più ferrea.
"Aspetta" mormorò il principe.
"Ho detto lasciatemi!" strillò il servo, cominciando a piangere "Maledizione, perché dovevate... insomma... non potevate tenere a freno le vostre...?" A Merlin, pensando di essere solo carne da macello per chiunque avesse voluto usufruire del suo corpo, venne da vomitare.
Un conato gli fece ribollire lo stomaco.
"Il tuo corpo era così morbido e avevo voglia di... cioè tu... ecco... Sì, d'accordo! Ammetto di aver pensato, anche solo per un minuto, che questa sera sarei riuscito a fare l'amore con te" Merlin levò un dito davanti al viso di Artù.
"Non provate, mai più, a sporcare l'amore con queste vostre parole. Cosa ne sapete, voi, dell'amore?" sibilò il moro.
"Okay, bene, d'accordo: ammetto di aver pensato che sarei riuscito a scoparti, va bene così?!" sbottò inacidito l'asino.
Merlin si sentì ferito e offeso nel profondo e tirò uno schiaffo ad Artù, sentendosi uno schifo il secondo dopo.
Artù ci mise qualche millesimo di secondo per mettere insieme i tasselli: lui... aveva davvero fatto ciò che aveva fatto?
"Come hai osato?!" tuonò contro il mago. Merlin si morse le labbra e le lacrime calde scivolarono sulla sua lingua, sentì un sapore salato e amaro. Artù si avventò su di lui, bloccandolo contro la parete di roccia della grotta. "Merlin, ti rendi conto di quello che hai fatto? Dovrei mandarti alla gogna per un mese" lo minacciò, Merlin alzò lo sguardo ferito e orgoglioso e rispose con parole taglienti quanto i suoi occhi azzurri in quell'istante.
"Tanto sapete che non mi opporrò, la carne calda non si oppone. Potreste vendermi, aprire un mercato di schiavi solo per me, solo per questa 'carne calda'" si colpì il petto con entrambe le mani, come a decretare che la 'carne calda' era lui e lui soltanto.
Detto questo non ce la fece a guardarlo ancora negli occhi e voltò il capo, non sapendo se si sentiva più ferito dallo sguardo del principe o dalle sue stesse parole.
"Perché te la prendi tanto?" chiese sospettoso il biondo.
"Perché, anche se sono un servo, conservo il mio orgoglio e la mia dignità. Potreste anche prendermi qui, in questa grotta, fare del mio corpo ciò che vorrete ma... ricordatevi che la dignità non potrete togliermela, mai".
Artù gli prese il viso tra le mani, costringendolo con non poca difficoltà a guardarlo negli occhi e prestare la massima attenzione alle sue parole.
"Ascoltami: io non volevo..." uno sguardo particolarmente significativo da parte del servo, gli bloccò le parole in gola.
Merlin accerchiò i suoi polsi con le mani e le tolse dal suo viso, facendole scivolare lentamente lungo i suoi tratti giovani.
"Torno a Camelot" annunciò con voce rotta il moro.
"Ma fuori piove ancora e... ed è pericoloso" fece Artù.
"Preferisco andare adesso. Grazie per l'interessamento" Merlin sentì un tonfo al cuore mentre pronunciava quella frase, afferrò la sua borsa e uscì dalla grotta. Salì sul suo ronzino, lasciando il principe in quella grotta nudo e pieno di interrogativi.
Spronò il cavallo a galoppare perché arrivasse prima a Camelot, la bestiola non si fece intimorire dai tuoni e obbedì a Merlin.
Merlin arrivò a Camelot a tarda notte, più o meno le quattro del mattino.                          
Era buio pesto e solo le torce all'ingresso della cittadella illuminarono Merlin mentre si avviava nelle stalle.
Quando entrò negli appartamenti del medico di corte, trovò il mentore mezzo addormentato sul tavolo, probabilmente era rimasto lì ad aspettarlo. 
Il vecchio si strofinò gli occhi e con voce roca domandò: 
"Merlin, dove sei stato? Artù sta bene?"
"Sì, sta bene. Ha preferito rifugiarsi in una grotta qui vicino. Tornerà domattina" informò con tono smorto.
"Ma che cos'hai?" domandò scrutandolo in viso, improvvisamente attento nonostante l'orario.
"Niente. Sto... sto bene. Buonanotte, Gaius" salutò Merlin, prima di entrare nella sua stanza sfilarsi gli abiti nuovamente fradici e indossarne degli altri asciutti e comodi. Si infilò sotto le coperte e lasciando cadere poche lacrime, si addormentò sfinito.
  
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