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Autore: Britin_Kinney    05/01/2013    2 recensioni
"Perché te la prendi tanto?" chiese sospettoso il biondo.
"Perché anche se sono un servo, conservo il mio orgoglio e la mia dignità. Potreste anche prendermi qui, in questa grotta, fare del mio corpo ciò che vorrete ma, ricordatevi che la dignità non potrete togliermela, mai".
Artù gli prese il viso tra le mani, costringendolo con non poca difficoltà a guardarlo negli occhi e prestare la massima attenzione alle sue parole.
"Ascoltami io non volevo..." uno sguardo particolarmente significativo da parte del servo, gli bloccò le parole in gola.
Merlin accerchiò i suoi polsi con le mani e le tolse dal suo viso, facendole scivolare lentamente lungo i suoi tratti giovani.
"Torno a Camelot" annunciò con voce rotta il moro.
"Ma fuori piove ancora e... ed è pericoloso" fece Artù.
"Preferisco andare adesso, grazie per l'interessamento"
Genere: Erotico, Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Merlino, Principe Artù, Un po' tutti | Coppie: Merlino/Artù
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessuna stagione
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Il Mio Rifugio Sei Tu
Capitolo 2
 
"Il principe è tornato a Camelot!" esclamò una guardia annunciando il ritorno del principe nel regno. Come al solito, l'erede fu accolto con sorrisi di bentornato e acclamazioni. Le più anziane che lo avevano praticamente visto crescere, ogni volta che faceva ritorno sano e salvo, si portavano una mano al petto sollevate. 
Inutile dire che Artù non avesse nient'altro a cui pensare se non ciò che aveva fatto a Merlin la notte prima.
Insomma... poteva anche tenersi quel "carne calda" e "credevo che sarei riuscito a scoparti".
Certo era, però, che Merlin poteva anche non schiaffeggiarlo. 
Cavolo, lui era il principe! 
L'erede al trono di Camelot! E si era fatto prendere a schiaffi da un servo idiota. Come diavolo si era permesso, quell imbranato?!
Spinto da queste riflessioni, Artù, smontò da cavallo e reggendo l'elsa della spada attaccata alla sua cintura attraversò la piazza dirigendosi agli appartamenti del medico di corte.
Bussò, nel tentativo di buttare giù la porta.
"Arrivo! Arrivo!" si sentì sbraitare da dentro. Dopo qualche istante dalla porta spuntò il viso confuso di Gaius.
Perché diavolo tutto quel trambusto?
"Buongiorno, sire" lo salutò, ma Artù spinse la porta, facendosi strada oltre Gaius, scandagliando la stanza alla ricerca di Merlin.
"Dov'è quell'idiota incompetente?" chiese stizzito.
"L'incompetente, come lo chiamate voi, è già al lavoro sire. E vi è devoto più di quanto riusciate a pensare" replicò irritato Gaius acciuffando la sua bisaccia per le commissioni. Uscì borbottando qualcosa che somigliava tanto ad un : questi principini con i loro capricci!
Artù rimase per un istante fermo, poi fissò la stanza con aria omicida e schizzò spedito per le sue stanze.
"Merlin!" tuonò aprendo con forza il portone, tanto da farlo sbattere contro il muro.
Era sicuro che il tempo che avrebbe trascorso a cercarlo gli avrebbe fatto perdere qualsiasi tipo di crisi isterica o rabbiosa lo stesse tenendo in pugno, per questo voleva trovarlo in fretta, prima che ogni traccia di stizza sparisse e ogni parvenza di rabbia si riducesse al minimo.
Purtroppo, Merlin, non era neanche nelle sue stanze.
"Sarà a lavare i panni" ragionò, gettò senza alcun riguardo tutto ciò che lo appesantiva sul tavolo, Cotta di maglia e spada comprese, rimanendo in casacca, pantaloni e stivali. Comininciava a sentirsi, più fresco, quasi meno stanco e per questo più rilassato e lui non voleva essere rilassato in quel momento, voleva solo trovare Merlin per dirgliene quattro.
"Merlin!" urlò cercando di ottenere un tono abbastanza intimidatorio, che incutesse una certa ansia. 
"Non è qui, sire" rispose una lavandaia, avvicinandosi a lui.
"Sai per caso dove potrebbe essere andato, Mary?" chiese alla ragazzina che per un istante pensò solamente al fatto che il principe le stesse rivolgendo la parola. Come tutte le altre donne del castello, la bellezza di Artù, non le era indifferente.
"No, sire. Ha detto che doveva andare a finire i suoi doveri e poi si è praticamente volatilizzato da qui" raccontò e lui la prese per le spalle, sorridendogli: alla ragazza venne un mezzo infarto con tanto di capogiro.
"Grazie mille, Mary" disse prima di dileguarsi da quel posto pieno di vapore, umidità e odori strani.
 
"Merlin" il servo si sentì chiamare da Gaius, mentre usciva dalla città bassa per recarsi nel bosco dietro Camelot.
"Sì?" rispose il moro.
"Artù ti sta cercando" lo informò.
Il servo lasciò cadere la pala che usava per ripulire le stalle e si terse la fronte con il dorso della mano.
"Bhe, chi se ne importa" rispose, lasciando cadere le braccia lungo i fianchi.
"Che significa 'chi se ne importa'? Artù ti sta cercando ed è anche molto adirato" spiegò, credendo che Merlin avesse un delirio da febbre alta.
"Non mi importa, se lui è adirato io lo sono per tre volte" replicò riacciuffando la pala e continuando a lavorare imperterrito.
"Come vuoi, dovrei tornare per pranzo. Ci vediamo dopo" lo salutò, Merlin rispose con un cenno della mano, senza staccare gli occhi dalla pala.
Gaius fece spallucce e si avviò.
Doveva a tutti i costi evitare Artù. A tutti i costi!
Quando finì nelle stalle, passò dalla sua stanza per riempire un catino e darsi una ripulita. 
Si vestì e si recò nelle stanze del principe.
Non appena aprì la porta, le prime cose a saltargli all'occhio furono la spada sporca di polvere e la cotta di maglia malamente appallottolata gettate sul tavolo.
Merlin sentì cigolare il cardine della porta.
Qualcuno stava per entrare... era Artù!
Schizzò attraverso la stanza, raggiungendo l'armadio. Aprì un anta e vi si nascose, tappandosi la bocca con una mano.
Non appena entrò, Artù, cominciò a spogliarsi sbuffando ad ogni minimo movimento.
Quando fu nudo, Merlin lo osservò.
La sua mano scivolò dalle sue labbra e fu come se i suoi occhi turchesi si aprissero per la prima volta: l'aveva mai guardato, veramente?
Studiò la linea del collo che scendeva giù, disegnando sul suo fisico il magnifico tratto ondulatorio della schiena possente, le natiche perfette scolpite dagli angeli celesti, le gambe tornite, snelle, forti.
Il principe si voltò: le sue spalle grandi, i suoi pettorali, il ventre piatto e perfettamente scolpito, i fianchi che disegnavano una dolce forma torica, poco accentuata come gli estremi di una fede nuziale.
E poi la parte proibita, quella su cui Merlin aveva preferito distogliere lo sguardo.
Artù era bellissimo, perfetto.
E sarebbe stato suo se solo Merlin l'avesse voluto.
Perché era stato così sciocco da respingere tutta quella eterea perfezione?
Ricordò il suo signore mentre premeva quel corpo fantastico contro il suo. I suoi baci, il suo calore.
Maledizione, Merlin, smettila! Ti stai solo suggestionando!
Senza accorgersene, fece scattare un chiodo sporgente, ferendosi l'avambraccio mentre si riportava la mano alle labbra.
Purtroppo tapparsi la bocca non sarebbe giovato a molto, visto che i sensi super sviluppati di Artù captarono subito il piccolo rumore.
"Chi è là?" chiese circospetto, studiando anche l'angolo più recondito della camera.
  
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