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Autore: orphan_account    13/12/2012    61 recensioni
Ero a pezzi, fisicamente e mentalmente. Stavo cercando disperatamente di dire quello che pensavo, ma la mia gola era chiusa e non riuscivo a respirare dal dolore: "A-Avete la minima idea di quello che ho dovuto sopportare? Di quello che ancora sopporto, tutti i giorni?"
Li guardai con sfida. Due di loro era chiaramente confusi, come se non avessero la minima idea di cosa stessi parlando. Liam e Niall, invece, abbassarono lo sguardo.
[...]
"Per favore, Taylor! Lasciati aiutare." Liam mi stava supplicando, ma i suoi occhi non riuscivano a scollarsi dalle mie braccia. Niall era così disperato che per poco non si metteva a piangere. Dieci minuti dopo questo teatrino mi abbandonai alle lacrime, lasciandomi scivolare lungo il muro del bagno.
Basta, ora basta.
Srotolai le bende bianche e voltai le braccia verso di loro.
E proprio in quel preciso istante, la porta si aprì, e Zayn entrò nella stanza. No, lui no. Lui non doveva vedere i tagli, non potevo permetterlo.
I suoi occhi saettarono verso le mie braccia scoperte, e la sua espressione cambiò di colpo.
[Gli aggiornamenti sono molto lenti. Siete avvertite.]
Genere: Angst, Drammatico, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti, Zayn Malik
Note: AU, OOC | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate, Violenza
Capitoli:
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POV Taylor:

15 settembre 8:30
Zayn era di fianco a me. Riuscivo a sentirlo con tutti i miei sensi, tesi per la sua vicinanza. Vedevo la sua mano muoversi con grazia sul foglio ai bordi della mia visione, impedendomi di concentrarmi sulla verifica.
Fui distratta dal rispondere alla seconda domanda, che chiedeva di scrivere le definizioni di sette tecniche narrative a nostra scelta, a causa dell'odore di tabacco proveniente da Zayn. Era un odore prepotente, che mi entrava nelle narici e domandava la mia più totale attenzione.
Era il suo profumo, che, seppur in quantità variabili, si portava dietro sempre, rendendolo unico. Persi altri preziosi minuti per cercare di convincermi che non valeva la pena consegnare in bianco per restare ad ascoltare i suoi respiri profondi e regolari, a cui io di conseguenza mi stavo adattando.
Zayn sospirò, appoggiando la penna sul banco di legno. Tutti i miei muscoli tremavano per la voglia di allungare un braccio e coprire la poca distanza che ci separava. Chiusi gli occhi, respirando profondamente in un tentativo di recuperare un minimo di sanità mentale, ma questo mio sforzo fu vanificato da un'altra folata di fumo proveniente da lui.
Il mio mondo ruotava attorno a lui. Zayn si stava impossessando dei miei sensi e della mia mente. Zayn era dappertutto e da nessuna parte allo stesso tempo. Vederlo a meri centimetri da me senza poter dire o fare nulla era sempre un'esperienza agrodolce, una tortura. Ma era una delle torture più dolci a cui fossi mai stata sottoposta.
Ero come un aeroplanino di carta, e Zayn era il vento. Ero nelle sue mani, poteva fare di me quello che voleva con il minimo cambiamento di direzione. Aveva nelle sue mani il potere di salvarmi, oppure di lasciarmi vagare nella direzione sbagliata fino a che non fossi andata a sbattere contro un ostacolo.
Quel ragazzo era riuscito nel difficile compito di scombussolarmi gli ormoni.
Fu un quel momento che ammisi a me stessa quello che perfino il mio subconscio aveva già capito: mi ero presa una cotta per Zayn.
Doveva essere stata la conversazione con Harry del pomeriggio a sbloccare qualsiasi barriera ci fosse in me che mi impediva di pensare a lui in quella maniera, o forse era stata una reazione a catena dovuta alla festa di Niall. Ma qualunque fosse la ragione, e per quanto quel ragazzo mi affascinasse, non avevo intenzione di
agire sui miei sentimenti.
A che scopo attraversare l'ennesima delusione, guardarlo con devozione per essere ricambiata dal dolore, sia fisico che mentale? Appena avessi visto Harry gli avrei chiesto di finirla con questa pagliacciata del finto fidanzamento. Mi domandai brevemente come avessi fatto ad accettare una stupidaggine simile quando me l'avevano proposta. Oh, quei cinque ragazzi mi avrebbero fatto perdere tutto il mio buon senso un giorno di questi.
Quando Zayn riprese in mano la penna, tamburellandola contro il banco mentre leggeva con le sopracciglia aggrottate e si mordeva il labbro inferiore, io feci lo stesso.
Buttai giù un paio di frasi smozzicate alla terza domanda, per la prima volta certa che avrei fallito una verifica. Questo avrebbe sicuramente influenzato negativamente i miei voti perfetti, ma al momento era la minore delle mie preoccupazioni.
In effetti con tutto quello che stavo passando mi meravigliavo di non aver fatto un maggior uso del rasoio. Mi sarei aspettata di dover far ricorso al mio fidato amico quando mio padre fosse finalmente tornato a casa la sera precedente, ma ero riuscita a controllarmi, anche solo per onorare la promessa che avevo fatto ad Harry.
Non era stato poi così traumatico, ora che riuscivo a pensarci con mente lucida. Papà si era comportato come al solito, le uniche differenze sostanziali erano le occhiaie violacee sotto gli occhi e i vestiti non curati come al suo solito. Ci eravamo salutati e poi, come succedeva ogni volta, lui si era rintanato nel suo ufficio con una pila di carte da riempire e pochissimo tempo per farlo. E io ero rimasta ancora una volta sola.
Il mio treno di pensieri si spezzò mentre mordicchiavo il tappino della penna e mi concentravo sulla quarta domanda, di cui ricordavo poco o nulla. Aveva qualcosa a che fare con la catarsi, di quello ne ero sicura, ma il termine preciso non ne voleva sapere di venirmi in mente. In quell'istante fui grata di avere davanti a me l'orologio che ticchettava, sempre più vicino al suono della campanella, perché sapere di avere una scadenza che mi stava con il fiato sul collo mi impediva di torturarmi con questi pensieri assurdi su Zayn e cosa sarebbe o non sarebbe potuto capitare.

Insomma, era
Zayn. Che cosa mi sarei mai potuta aspettare da un ragazzo con la naturale inclinazione ad odiarmi con ogni gesto e parola?

15 settembre 12:44
Non avevo mai visto la mensa tanto gremita di persone. Sembrava che durante il fine settimana gli studenti si fossero moltiplicati, dato il chiasso che regnava sovrano e il fatto che non c'era più un tavolo libero attorno al mio.
Erano cinque minuti che non staccavo lo sguardo dal vassoio di cibo che Niall mi aveva spinto sotto il naso, incitandomi a mangiare. Il ferro freddo della forchetta sembrava non volersi scaldare nemmeno a contatto con la mia pelle, lasciandosi dietro una scia di brividi freddi che mi attraversavano la schiena. Non mi sentivo a mio agio con Zayn che, tanto per cambiare, mi stava fulminando con gli occhi a vedere la mia reticenza nel voler mandare giù del cibo, e un braccio di Harry stretto attorno alla mia vita con un finto fare protettivo. Non mi piaceva, mi faceva sentire ancora più debole e indifesa di quanto non lo fossi realmente. Liam e Louis stavano cercando di cominciare una conversazione leggera, tentando di distrarre Zayn dal suo obiettivo di incenerirmi. Sentendomi vagamente nauseata, spostai lo sguardo dal sorriso gentile di Harry alla nuova faccia presente al nostro tavolo. Era un ragazzo tremendamente alto e magro, con i capelli di un biondo chiaro, e stava confabulando animatamente con Gary a voce molto bassa.
Mi accorsi dell'improvviso sbiancamento in volto di quest'ultimo quando Ross, mi sembrava che si chiamasse così, cominciò ad elencare un qualche cosa sulle punta delle dita, sogghignando in modo pericoloso.
Ma prima che potessi aprire la bocca e chiedere spiegazioni, la presa di Harry attorno al mio fianco si strinse, portandomi praticamente sulle sue gambe. Sorpresa, alzai lo sguardo verso di lui, che mi ammiccò furtivamente prima di appoggiare la testa sull'incavo del mio collo e parlare a voce abbastanza alta da attirare l'attenzione di tutti: “Come è andata stamattina, principessa?”
Per un terribile secondo pensai che sarei scoppiata a ridere davanti all'espressione esterrefatta di Gary, ma quando intercettai lo sguardo trasudante omicidio che Zayn stava rivolgendo a Harry tornai ad essere seria. Con le guance in fiamme, fissando un punto distante della sala per non morire di imbarazzo, borbottai una risposta sconclusionata e ben poco sensata.
Ancora guardando lontano da Zayn, non mi accorsi della forchetta che Harry mi stava praticamente agitando sotto al naso fino a quando non mi ebbe quasi accecata. Con un sussulto, guardai la foglia di lattuga che Harry stava cercando di spingermi in bocca con disgusto, abbassandogli il braccio.
Liam schioccò la lingua contro al palato, guardandomi con un misto di disappunto e comprensione: “Taylor, sai che devi mangiare, vero?”
Sospirai, lasciando scivolare lontano da Harry e sulla mia sedia: “Sì, lo so. Questo non significa che debba piacermi, però.”
Il solo pensiero di mandare giù del cibo, sentirlo raschiarmi in gola mentre scendeva e lasciare nel mio stomaco quella sensazione di completezza che solo il cibo sapeva dare, mi faceva venire l'impulso di vomitare, rivoltare il mio stomaco come un calzino.
Sentendomi a disagio con gli sguardi puntanti tutti su di me, mandai giù una forchettata di pasta dal mio piatto. Le occhiate penetranti si attutirono un poco, lasciandomi libera di tirare un sospiro di sollievo. Sussultai quando la gamba di Harry si intrecciò alla mia sotto al tavolo, facendomi diventare ancora più rossa in viso quando Liam ridacchiò al mio piccolo sobbalzo.
Quel momento fu uno dei molti di più totale sconcerto per come la mia vita si era ribaltata completamente nel giro di pochi giorni. Dal passare le mie giornate sempre sola, tra scuola e compiti, ad una tavola piena di persone che, pur essendo a conoscenza delle mie pecche, mi accettavano completamente. Sempre non considerando Zayn, ma lui poteva essere considerato l'eccezione che confermava la regola. Certo, se avessi tenuto conto delle rivelazioni che mi aveva fatto Harry
sul suo conto, o peggio ancora, se avessi ripensato a cosa era successo tra noi due la sera della festa, avrei potuto ricredermi, ma mi costrinsi a spingere quei pensieri in fondo al mio cervello e mi concentrai sul difficile compito di finire il pranzo.
Quando finalmente mancavano cinque minuti al suono della campanella, ed io ero riuscita ad ingoiare quanto più cibo possibile (anche se non era stato abbastanza, dalle espressioni di Niall e Liam), mi diressi assieme a Louis verso l'aula di arte.
Con un sospiro spento, camminando a passo svelto di fianco al moro, mi domandai, non per la prima volta, quanto tempo sarebbe durata questa strana e incerta amicizia.

15 settembre 15:50
Allibita, strappai la penna dalla mano di Niall, prima che potesse andare avanti in quella che si prospettava essere la quinta equazione sbagliata di fila. Era incredibile come quel ragazzo non avesse nemmeno la minima idea delle regole basilari della matematica, non avevo mai incontrato nessuno meno portato di lui, tranne forse Louis, che era in condizioni ancora più disastrate di lui.

No, Niall. Ci sono le parentesi, prima devi eseguire il calcolo dentro, e poi moltiplichi.” gli feci notare, circolettando con una matita il calcolo sbagliato. Mi girai verso Louis, osservando da dietro le sue spalle i numeri minuti scritti con inchiostro blu sul foglio.
La mia lingua schioccò contro il palato prima che riuscissi a trattenermi: “Louis, le divisioni hanno la precedenza sulle addizioni.”
Lou alzò gli occhi verso di me, sorpreso: “Dici davvero?”
Mi trattenni dal ridergli in faccia, pensando che non sarebbe stato molto gentile da parte mia, specie perché ero stata io ad offrirmi di aiutarli. Scesi dalla sedia in cucina per prendere un bicchiere d'acqua, domandandomi quando mi fosse successo di trovarmi più a mio agio a casa di Hannah che a casa mia. Forse per il fatto che qua non ero mai rimasta da sola, mentre a casa mia era una solitudine eterna. Le mie giornate erano divise tra l'inferno che passavo a scuola e la mia camera, un luogo così triste e desolato che sembrava essere sospeso nel tempo.
Intravidi Liam in salotto, disteso a testa in giù sul divano e intento a leggere un libro dalla copertina consunta. Sorrisi alla vista delle sue sopracciglia corrugate, la bocca che si muoveva piano per articolare suoni silenziosi.
Dalle camere chiuse sentivo qualcuno canticchiare un motivetto allegro, e, nonostante fuori uno strato di nuvole che impediva al sole di illuminare la terra, l'aria era meno pesante, o perlomeno non prometteva più pioggia. Era come una specie di sogno, una tregua dal dolore così inaspettata che non avrei nemmeno osato immaginare.
Per la prima volta da anni mi sentivo come se avessi davvero trovato il mio posto nel mondo, un luogo sicuro con persone che sapevo non mi avrebbero fatto volontariamente del male. E poi, stavano riuscendo a distrarmi da quello che mi aspettava una volta che fossi tornata a casa. Non ero ancora pronta ad accettare l'apparente tradimento di mia madre, o il fatto che i miei genitori stessero per divorziare dopo tutti quegli anni felicemente sposati.

Ehi, Taylor, vieni a vedere, penso che questa mi sia venuta!” esclamò Niall allegramente, distraendomi dal mio treno di pensieri.
Mi avvicinai a lui, abbassandomi un poco per leggere l'equazione, ridacchiando e scompigliandogli i capelli con fare affettuoso quando risultò che era davvero corretta.
Non sapevo esattamente quanto tempo avessi passato cercando di inculcargli in testa almeno le basi della matematica, ma quando Zayn fece il suo ingresso in cucina la luce fuori dalla finestra era già sparita.
Il suo sguardo incontrò il mio a metà strada. Contemporaneamente, sembrò che il freddo nei suoi occhi ghiacciasse tutto quello che ci stava attorno, e che il magma in essi arrivasse fin dentro alla mia anima, bruciando tutto al suo passaggio e lasciandomi agonizzante per il dolore puro che mi travolgeva quando mi guardava con quell'espressione. Ripetute fitte all'altezza del petto mi torturavano, facendomi domandare se per caso non fossi sul punto di avere un infarto.
Poi però, forse intuendo il mio disagio, spostò il suo sguardo sul tavolo, con gli angoli delle labbra tirati verso il basso.
Mi sentii di troppo. Era probabilmente quella la ragione per cui Zayn mi odiava, mi ero intromessa nella loro amicizia secolare, allontanando da lui i suoi amici di sempre. Avrei potuto giurare che Niall avesse speso più tempo con me che con lui nell'ultima settimana.
Mi alzai di scatto, afferrando la mia cartella e attirando tutti gli sguardi su di me: “Io devo andare.” mormorai, fissando il pavimento.

Sicura? A mia zia non darebbe fastidio apparecchiare un posto in più a tavola.”offrì Niall con un sorriso timido. Liam, ancora in salotto a leggere il suo libro, urlò che avrebbe fatto piacere a tutti se mi fossi fermata anche a cena.
A tutti tranne Zayn
, sussurrò una vocetta maligna nella mia mente, spingendomi a rifiutare l'invito. “Allora ci vediamo domani?” domandò Harry, cingendomi la vita e avvicinandomi a sé.
Sapendo quali erano le loro aspettative su di me, annuii con vigore, alzandomi in punta di piedi e facendo sfiorare le nostre labbra.
Mi ero aspettata di non sentire assolutamente nulla, siccome nei confronti di Harry non provavo altro che un sincero moto di amicizia, e per questo le sensazioni che mi pervasero al tocco furono le più sconvolgenti.
Una scarica di elettricità mi pervase il corpo, sconcertandomi piacevolmente. Le mie labbra sembravano sfrigolare al contatto morbido e caldo.
Le mie guance si tinsero di rosso mentre guardavo istintivamente il pavimento lucido e mi allontanavo il più velocemente possibile.
Non osai guardarmi indietro per paura di vedere la reazione di Zayn.


POV Gary:

15 settembre 16:00
Gli occhioni grigi di mia sorella Sophia osservarono attentamente Ross da capo a piedi, fin troppo vigili e attenti per i suoi sei anni di età.
Sophia spostò lo sguardo su di me, chiudendo gli occhi per qualche secondo prima di riaprirli: “Chi è lui?” domandò a voce troppo alta, indicando con una manina il ragazzo biondo, che di fronte a quella bambina perse completamente la sua facciata da duro e sorrise per la prima volta da quando lo avevo conosciuto.
Le scompigliai giocosamente i capelli: “Non si indicano mai le persone, non è una cosa molto educata.” le ricordai, abbassandole il braccio fino a che non era di nuovo steso lungo un fianco.
Lei spinse fuori il labbro inferiore: “Ma io voglio sapere chi è!”
Ai bordi della mia visuale vidi Ross ridere dolcemente e fin troppo piano prima di accucciarsi sul talloni per essere alla sua altezza e sporgere una mano verso Sophia: “Io sono Ross, un amico di tuo fratello. E tu chi sei?”
Come avrebbe potuto immaginare chiunque conoscesse anche solo poco mia sorella, lei ignorò la mano protesa, preferendo gettarsi direttamente tra le braccia di Ross per stringerlo forte e cinguettare il suo nome. Ross scoppiò in una risata più rumorosa, restituendo l'abbraccio e alzando lo sguardo verso di me. I suoi occhi scuri sembravano brillare, e, per qualche assurda ragione su cui non volevo nemmeno soffermarmi a riflettere, l'azione mi fece esplodere una miriade di farfalle nello stomaco, che ora si agitavano disperatamente.
Mi costrinsi a deglutire e distogliere l'attenzione dal biondo, spalancando la porta di casa e precedendoli in casa.

Mia, sono a casa.” urlai, sentendola affaccendarsi in cucina. Lasciai cadere lo zaino sul divano, facendo segno a Ross di fare lo stesso.
La testa di Mia sbucò dalla porta, il suo sorriso tingendosi di malizia quando si accorse di Ross. Mi ricordai improvvisamente della ragione per cui non avevo più portato amici a casa dalla prima media. Mia aveva la tendenza a interrogare minuziosamente ogni persona che conoscevo, cercando di farsi un giudizio più
accurato.
Dirigendosi verso Ross, Mia lo scrutò non del tutto convinta. Con tutta probabilità i piercing le dovevano aver fatto una brutta prima impressione. Ross rispose allo sguardo pungente con una facciata calma che gli invidiavo, essendo a conoscenza della mia inabilità a non arrossire quando mia sorella mi guardava con quell'espressione.

Mia, lui è Ross, un mio amico.” stressai l'ultima parola, gesticolando e temendo che mia sorella si facesse un'idea sbagliata sulla natura della nostra relazione. Per mia fortuna le avevo parlato di Louis, e quindi Mia fu più pronta ad accettare la nostra presunta amicizia di quanto mi sarei potuto aspettare altrimenti.
È un piacere, Ross. Volete qualcosa da mangiare? Ho appena finito di cucinare dei muffin, se siete interessati.”
Mi girai a guardare il biondo, invitandolo a seguirmi in cucina con uno sguardo allegro.
Sophia era già seduta al tavolo in maniera scomposta, mordicchiando un muffin mentre disegnava su un foglio, il viso così vicino che praticamente il suo naso toccava il foglio.
Le scompigliai i capelli dorati prima di sedermi di fronte a Ross, allungando una mano per afferrare il muffin più vicino a me, ancora caldo.
Ross copiò le mia azioni, mentre Mia si sedeva a capotavola, una tazza di caffè nero bollente, come sempre senza zucchero, stretta in mano.

Ross è appena arrivato alla Felicity.” dissi, blaterando la prima cosa che mi attraversò il cervello per iniziare una conversazione, captando l'aria di diffidenza che Mia stava emanando.
Davvero? Dove andavi prima?” domandò mia sorella con un sorriso educato.
Ross inclinò la testa, lasciandosi sfuggire una smorfia divertita che mi fece realizzare che aveva capito perfettamente a che gioco stava giocando Mia: “Mi sono appena trasferito dal Montana, in effetti.”
Come ti stai trovando qua a Londra?”
Il biondo scrollò le spalle, addentando il muffin: “Tutto sommato bene. Da quel che sono riuscito a vedere, qua sono tutti più tolleranti che a casa mia.” i suoi occhi neri si spostarono su di me per un istante prima di tornare a posarsi su quelli grigi di Mia.
Un sorriso appena percettibile piegò le labbra di mia sorella, solo per essere nascosto dalla tazza che si era posata sulla sua bocca. L'odore penetrante del caffè mi entrò nelle narici, facendomi rabbrividire. Dopo tutti questi anni non ero ancora riuscito a capire come facesse Mia a farsi piacere quella bevanda disgustosamente amara.

Cosa mi dici dei tuoi genitori, si trovano bene?” domandò Mia quando il silenzio si allungò più di quanto risultasse comodo.
Ross esitò: “I miei viaggiano molto, non li vedo da un paio di settimane.”
Mi sentii riempire di compassione al pensiero di rimanere da solo senza la mia famiglia per così tanto tempo, solo per poi ricordarmi che era la stessa cosa che sopportava Taylor da anni e, in una certa misura, anche Louis ora. Sembrava che non riuscissi a trovarmi un amico che non avesse delle cicatrici, sia esterne che
interne.
Senza accorgermi di quello che stavo facendo, mi ritrovai in piedi, una mano stretta attorno al polso di Ross. Il biondo alzò un sopracciglio come per domandarmi cosa stessi pensando di fare, e Mia si schiarì la voce con fare minaccioso.
Quando il mio cervello si mise al passo con le mie azioni, i miei istinti mi avevano già portato a mollare la presa e arrossire bruscamente mentre distoglievo lo sguardo.

Penso che faremmo meglio ad andare in camera mia, abbiamo molto da fare.” mormorai nervosamente, fissando Sophia mentre dava un morso al suo muffin e si sporcava metà faccia di cioccolato.
Sentii una bolla di isteria salirmi in gola e rischiare di fuoriuscire. Non riuscivo a capire per quale ragione stessi reagendo in modo così esagerato a tutto quello riguardava Ross.
Per fortuna lui si alzò con un sorriso sfacciato rivolto a Mia prima che potessi fare qualcosa di cui mi sarei sicuramente pentito in seguito: “Hai ragione, abbiamo molto da organizzare, e poco tempo per farlo.”

POV Taylor:

15 settembre 17:15
Appena misi piede in casa diventò ovvio che c'era qualcosa che non andava.
Non era come se tornassi a casa tutti i giorni per sentire urla e piatti che si spaccavano a terra con una fragore assordante.
Non era come se fossi abituata a ritrovarmi davanti agli occhi l'immagine di mio padre, immobile e con un muscoli tesi, fermo in mezzo ad un mare di frammenti di ceramica e vetro.
Non era come se avessi visto molte volte in vita mia mia madre così isterica, il volto arrossato pieno di lacrime e un piatto integro stretto in una presa tremolante mentre strillava e inveiva contro il mondo intero.
Il buon umore che i miei amici erano riusciti ad infondermi nel pomeriggio svanì senza una traccia quando capii perché mia madre avesse avuto la faccia tosta di presentarsi qua, pur sapendo che non era di certo benvenuta.
“Non ti permetterò di portare via anche mia figlia.” ringhiò mia madre, ma non mi sfuggì la mano libera stretta in fare protettivo attorno al suo stomaco. Mi sentii male per l'intensità della pugnalata di rabbia e tradimento che mi colpì quando lo notai.
Il solo pensiero di mia madre che andava a letto con un uomo che non era mio padre mi fece venir voglia di vomitare lì sul pavimento d'ingresso di casa mia. E il fatto che fosse anche rimasta incinta era ancora più drammatico, un'evoluzione del nostro rapporto su cui non volevo nemmeno soffermarmi a riflettere.
Per un momento mi immaginai come sarebbe stato vivere con il mio fratellastro. Di certo non sarei mai riuscito a guardarlo negli occhi sapendo che era stato il motivo per cui i miei genitori stavano divorziando. Forse, se solo mia madre non stesse aspettando un bambino, mio padre non sarebbe mai nemmeno venuto a sapere della sua infedeltà.
E forse, solo forse, avrei preferito vivere con entrambi i miei genitori senza sapere cosa aveva fatto mia madre che questo scempio.

Non ci pensare nemmeno, Tay non vorrà nemmeno vederti, figuriamoci andare a vivere assieme a te.” sbottò mio padre, linee dure attorno agli occhi.
Nonostante mi sentissi sul punto di scoppiare in lacrime, sia arrabbiata che triste riguardo a questa scenata, non potei fare a meno che assentire mentalmente con lui. Non c'era la minima possibilità che accettassi di finire sotto custodia di mia madre, non dopo quello che aveva fatto.
É mia figlia, non puoi impedirmi di vederla!”
Non sarò io a farlo, sarà lei a non volerti nemmeno guardare in faccia, vedrai.”
Si vede che non conosci la mia Taylor.”

L'ultima cosa che vidi prima di ritirarmi nella mia camera senza farmi notare fu il viso di mio padre adombrarsi, e le sue parole mormorate: “Se tu quella che non la conosce.”
Camera mia era silenziosa, ma nemmeno la spessa porta chiusa poté impedire ai suoni sempre più intensi che provenivano dalla cucina di filtrare dagli spiragli e penetrarmi dentro.
Mi lasciai cadere sul letto perfettamente rifatto, nascondendo un paio di lacrime traditrici nel cuscino. Solo quando i miei singhiozzi scemarono a sussulti asciutti mi permisi il lusso di sollevare lo sguardo verso la mia camera.
E, forse per uno scherzo del destino, mi ritrovai a fissare l'orsetto bianco che mi aveva regalato Niall in ospedale, che ora giaceva abbandonato sulla scrivania. A passi instabili mi avvicinai al peluche, prendendolo delicatamente in mano.
I suoi lucidi occhioni neri non mi aiutarono però a rilassarmi, perché riportarono ancora una volta il mio binario di pensieri su Zayn e i suoi occhi.

POV Gary:

15 settembre 17:38
Mi costrinsi a restare impassibile alle parole di Ross, ma resistetti solo per pochi secondi prima di scoppiare a ridere in maniera isterica.
Ross cercò di fulminarmi con uno sguardo, e avrebbe funzionato indubbiamente bene se solo non fosse stato per il sorriso divertito che lo illuminava: “Io ero serio.”
E lo era, eccome se lo era.
“Aspetta, quindi stai cercando di dirmi che domani dovrei tendergli un agguato e baciarlo a sorpresa? Perdonami, ma non mi sembra un piano molto geniale.”
Lui però annuì: “É un adolescente, Gary, non può trattenere gli ormoni.”

E questo cosa centra?” domandai, sbattendo lentamente le palpebre, del tutto confuso.
Che non importa se sei maschio o femmina, il suo primo impulso sarà quello di rispondere al bacio.” disteso di fianco a me sul mio letto, i suoi capelli lunghi formavano un ventaglio attorno alla sua testa.
Quindi a seconda di quanto ci mette a respingermi dovrei capire se gli piaccio o meno?” mi umettai le labbra secche.

Gli occhi di Ross scattarono verso la mia bocca, seguendo il percorso della mia lingua e fermandosi a fissare le mie labbra per qualche secondo di troppo per potermi mettere a mio agio: “Esatto.”
Mi schiarii la gola, riuscendo a malapena a trattenere un sospiro di sollievo quando la sua attenzione si spostò da me. Per quanto mi facesse sentire meno infimo sapere che Ross era attratto in una qualche misura da me, l'attenzione del ragazzo era imbarazzante.
Ross non era esattamente un tipo normale, si portava dietro un'aura di pericolosità a cui io di certo non ero immune e avrei mentito se avessi detto che non mi faceva anche un po' di paura.

Quando dovrei metterlo in pratica?”
Ross scrollò le spalle: “Appena di senti sicuro suppongo. Ma ti dirò, io sono ancora convinto che la soluzione migliore sarebbe cercare di farlo ingelosire mettendoti con me.” il suo ghigno ferale mi fece rizzare i capelli dietro alla nuca, ma cercai di mascherare la mia reazione.
Non era una buona idea far fiutare le proprie paure al predatore.

*ANGOLO AUTRICE*
Sono viva! Questa volta non mi scuserò per il ritardo ancora più sostanziale del solito, mi sento del tutto giustificata. Ho avuto delle... complicazioni. C'è qualcuno lassù che mi odia, e ha deciso che non mi bastavano i problemi che già avevo, quindi ora mi ritrovo un cuore malfunzionante. Ho passato gli ultimi mesi tra scuola e ospedali di mezza Italia, cercando di capire perché io soffra di tachicardia. Inutile dire che non hanno ancora trovato il motivo.

Comunque, vi volevo ringraziare di cuore. Grazie mille a chi segue questa storia sin dal primo capitolo, a chi l'ha appena scoperta, a chi l'ha messa tra le seguite e le preferite, a chi ha addirittura messo me tra gli autori preferiti, a chi recensisce ad ogni capitolo, a chi legge solamente, a chi ha pensato di chiedere di mettere la storia tra le scelte (mi avete fatta piangere, e non scherzo). Volevo ringraziare specialmente
TheOnlyWay e HitTheLights, che ho scoperto solo da poco seguire questa storia, e che stimo tantissimo come autrici.
Ne approfitto per suggerirvi un paio di storie che mi hanno colpito:

If we could only have this life for one more day, If we could only turn back time...

vesper's goodbye.

Vi saluto, augurandovi buone vacanze nel caso non riuscissi ad aggiornare prima di Natale :)
Ele
P.S. Per il motivo sopraccitato, non ho avuto il tempo materiale di rispondere ai messaggi privati/rispondere alle recensioni/recensire le vostre storie. Non vi sto snobbando, giuro, cercherò di ritagliarmi un angolino di tempo per farlo.
P.P.S. Vi ricordo che se volete che io passi a leggere le vostre ff (e mi farebbe piacere, considerando che sto cercando altre ff da leggere), sarebbe meglio chiedermelo in una recensione.

   
 
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