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Autore: Stella cadente    14/12/2012    10 recensioni
"In quell’orfanotrofio degli Stati Uniti, in una piccola stanzetta, giocava una bambina pallida. Era una bambina dal corpo esile parzialmente ricoperto da lunghi capelli corvini, che le ricadevano vaporosi sulla sua schiena magra. Una bambina che si sentiva messa da parte, oppressa, imprigionata tra quelle pareti spoglie, scrostate e di un color bianco sporco, quasi grigio."
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"E non era colpa sua.
E lei avrebbe preferito incastrarsi in una dannazione eterna, piuttosto che vivere una vita vuota."
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La storia di una bambina come tante, eppure così diversa.
La storia di una bambina innocente che voleva solo un po' di affetto.
Lei voleva solo essere ascoltata.
Genere: Drammatico, Horror | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri, Samara Morgan
Note: Missing Moments, Movieverse | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'The Ring - Samara Morgan'
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Capitolo 3
Samara Morgan


 

 

Dopo un po’ sentì bussare alla porta della sua stanza.
Era Richard, che non aveva tolto dal viso quell’espressione sorridente che aveva assunto prima.
Con lui non era rilassata come con Anna, ma l’uomo sembrava una bravissima persona, e lei cercava di sembrare meno tesa possibile.
Abbandonò le borse sul pavimento e puntò la sua attenzione su di lui, sui suoi occhi piccoli e scuri, ma luccicanti di gioia.
– Ciao Samara. Ti piace qui? – le chiese.
Lo immaginò come un buon padre; quell’aspetto austero stonava un po’ con il modo di fare, ma la bambina apprezzò la sua cortesia. Sentiva che, anche se non subito, avrebbero legato molto.
– Sì, è... veramente bello. Mi piacciono i cavalli – rispose accennando un sorriso.
Appena li aveva visti, aveva cercato di immaginare come sarebbe stato salire su uno di quegli animali così maestosi e grandi; forse lassù non si sarebbe sentita così piccola come si sentiva di solito. Cavalcare le avrebbe dato una sensazione di libertà, le avrebbe dato la possibilità di assaporare l’aria frizzante, seppur intrisa da una grigia coltre di nebbia, di quell’isola.
Ne era certa. E non vedeva l’ora di farlo.
– Davvero? – fece lui.
Si voltò a guardarlo perplessa, cercando di cogliere una qualche sfumatura nella sua voce, poi rispose timidamente:
– Sì.
 Ci fu qualche secondo di silenzio, ma ad un tratto Richard lo interruppe, dicendo:
– Se vuoi ti faccio salire su uno dei miei cavalli.
Si chiese se lo avesse detto davvero, mentre un bagliore percorreva i suoi grandi occhi scuri. Era come se il cuore fosse così colmo di felicità da scoppiare.
Lasciò che le scappasse un sorriso.
– Grazie Richard, grazie mille – disse felice, trattenendosi dal saltare di gioia.
– Chiamami papà – le rispose lui, con un sorriso.
Appena lo sentì pronunciare quelle parole, capì che forse si sarebbe abituata dopo un po’ di tempo a chiamarlo così.
Apprezzava la sua gentilezza nei suoi confronti, ma doveva ancora prendere in considerazione l’idea di identificare come “papà” uno – almeno per il momento – sconosciuto a tutti gli effetti.
– Certo... papà – disse comunque. Voleva dimostrare che non era diffidente, voleva tuffarsi con fiducia tra le sue braccia, ed essere finalmente sua figlia.
Voleva fare di tutto, pur di andare incontro alla sua famiglia.
 


 
La grande stalla dei Morgan, da cui poteva sentire i nitriti dei cavalli, era poco distante dalla casa dal tetto rosso; Richard le fece strada verso di essa, conducendola all’interno.
Mentre lo seguiva, facendo attenzione a non perdersi, ammirò alcuni di quegli animali al pascolo, che di tanto in tanto trottavano nel grande recinto di legno al di fuori della stalla.
Il suo sguardo correva lungo ogni singolo dettaglio dell’ambiente circostante. Correva attento,vigile, come un esploratore  impaziente di conoscere tutto e subito, mentre ancora non riusciva a credere di dove fosse.
Era tutto così diverso rispetto a com’era all’orfanotrofio, pensò, mentre si era soffermata per qualche secondo ad osservare un cavallo nero.
Da quel momento, Samara avvertì come un legame tra lei e quegli animali così belli. Ce ne erano così tanti che faticò a trovare quello che le piacesse più degli altri, ma improvvisamente ne adocchiò uno grande e bianco, dal manto talmente lucido da assumere di tanto in tanto un bagliore argenteo.
I suoi occhi neri e dolci la guardavano intensamente. Senza che neanche se ne fosse accorta, si sorprese a fargli delle carezze.
È meraviglioso, pensò, mentre faceva correre la sua mano lungo il muso candido e allungato dell’animale, dalla punta screziata di un bellissimo grigio fumo.
– Vuoi montarlo? – chiese Richard, come in risposta ai suoi pensieri, giungendo da dietro fino a lei e il cavallo bianco. – Si chiama Wind – continuò.
– Che bel nome – disse, continuando ad accarezzarlo.
Era entusiasta.
Richard prese una coperta color mattone dai bordi dorati, e dopo averla poggiata sul dorso, strinse accuratamente la sella alla pancia del cavallo, mentre lei osservava attentamente ogni sua minima mossa. Wind era docile, buono. Sembrava perfettamente calmo, mentre Richard, intanto, sistemava le staffe in modo sicuro ed esperto.
– Okay Samara, puoi salire – le disse, evidentemente  felice del fatto che lei stesse cominciando a condividere la sua passione.
Samara guardò il cavallo che era davanti a lei, alto e maestoso.
Improvvisamente ebbe paura. Un’inspiegabile sensazione di timore e insicurezza le serpeggiò nel corpo, attorcigliandosi nel suo stomaco; deglutì e tornò a fissare il cavallo, con gli occhi leggermente sbarrati in un’espressione spaurita.
– Coraggio – sentì che diceva la voce di Richard. – Non aver paura. I cavalli sono animali buoni e non oseranno mai farti del male – la rassicurò, forse perché aveva percepito la sua incertezza.
Infilò goffamente i piedi nelle staffe e si issò con un po’ di fatica sulla sella, cercando di trovare una posizione comoda che rendesse sicura e piacevole la sua prima cavalcata.
– Visto? Ce l’hai fatta! – la incoraggiò ancora, con la sua voce profonda e rassicurante.
Samara sorrise nella sua direzione, come per fargli vedere che ora era più calma; aveva temuto che il cavallo la spingesse via o cominciasse a scalciare. Invece l’animale si limitò ad oscillare lievemente la testa a destra e a sinistra, nel tentativo di scacciare le mosche che gli svolazzavano intorno alla criniera.
Richard slegò Wind dalla sbarra a cui era tenuto con una corda e con calma lo portò fuori dalla stalla, conducendo la bambina in una tranquilla passeggiata.
– Domani, se vuoi, ti insegnerò a cavalcare come si deve – le disse, mentre attraversavano il bosco. Gli alberi tendevano verso l’alto i numerosi rami spogli, come scure e secche braccia dalle dita nodose.
– Certo, non vedo l’ora – rispose lei ammirando il panorama, seppur spoglio e grigio, immerso in una coltre di fitta nebbia. Faceva un po’ freddo, e i piccoli spifferi si insinuavano sotto al suo maglioncino bianco.
Samara non ci badò e si guardò intorno, ascoltando i passi del cavallo sul sentiero di sassi e foglie cadute che crepitavano sotto gli zoccoli.
Accarezzò Wind dolcemente, toccando la sua criniera bionda come il grano, mentre Richard lo conduceva per lei. Ora ne era certa: si sarebbe trovata bene dai Morgan.
Aveva trovato la famiglia adatta a lei in una vita adatta a lei.
– Guarda, Samara.
La voce di Richard interruppe i suoi pensieri, costringendola a distogliere lo sguardo dal mantello del cavallo.
Sentiva un mormorio, il mormorio sommesso dell’acqua, come se fossero in prossimità del mare. Alzò lo sguardo e rabbrividì leggermente.
L’acqua.
Non riusciva a distogliere la sua attenzione da ciò che le si presentava davanti: una scogliera immensa, scura, imponente. La schiuma arrivava a loro con qualche schizzo a causa del vento, che le scompigliava violentemente i  capelli.
Si scostò  a fatica le lunghissime ciocche nere dalla faccia, e rimase incantata ad ammirare quello scenario così cupo, ma affascinante allo stesso tempo. In lontananza vedeva un faro alto e scuro, che si addiceva perfettamente all’ambiente circostante.
Per qualche secondo ci fu così silenzio che Samara riuscì a sentire soltanto il suo respiro e l’infrangersi incessante delle onde sugli scogli alti e frastagliati. Sia lei che Richard ammirarono il panorama senza dire niente, come se fossero vicini ma allo stesso tempo molto lontani.
– Bello, vero? – interruppe il silenzio.
– Sì... – rispose sovrappensiero. Intanto, Wind si mostrava nervoso e di tanto in tanto batteva uno zoccolo per terra, come impaziente di andarsene.
Samara sentì una goccia caderle sulla guancia destra, seguita da un’altra; in pochi secondi, sentì che la sua pelle era baciata da decine di piccole e leggere gocce d’acqua.
– Piove – disse piano.
– Dovremmo tornare a casa, sta cominciando a piovere – la ricambiò Richard.
E così si allontanarono da quello scenario quasi irreale, che sembrava come uscito da un quadro; si guardò dietro per un po’, mentre vedeva che la pioggia cominciava a picchiettare forte anche sulle onde del mare, come piccoli e impercettibili sassi che increspavano l’acqua.
L’acqua.
Nonostante tutto, avrebbe voluto rimanere lì con Wind; non voleva tornare a casa, ma Richard aveva deciso così e non le andava di farlo arrabbiare.
I rami degli alberi erano scossi dal vento, mentre le foglie volteggiavano nell’aria come farfalle color rame sopra le loro teste; intanto la pioggia aumentava e stava diventando più pesante, invadente. Ormai il suo maglioncino era zuppo d’acqua e anche i capelli stavano appiccicati alla fronte, impedendole di vedere bene.
Ma lei si sentiva al sicuro, perché con lei c’era Richard.
Con lei c’era il suo papà.
Ora si fidava di lui.

 

****

 

Appena scorse la grande casa bianca dal comignolo rosso, sentì improvvisamente un piacevole calore, che rimpiazzò per un secondo il gelo che aveva provato fino a qualche secondo prima.
Zuppo d’acqua, Richard portò Wind nella stalla e, dopo averla fatta scendere, la coprì con un braccio guidandola di corsa verso la casa, nel tentativo di ripararla dalla pioggia incessante che ora ricadeva come grandine.
Suonò il campanello, e dopo il suono squillante sentì dei passi da dentro dirigersi con ansia verso la porta.
Anna.
– Finalmente siete tornati! – disse, con una faccia piuttosto preoccupata. Probabilmente era stata in pensiero per loro, lo si poteva leggere nei suoi occhi castani.
– Samara, stai bene? – le chiese. – Ma guardati... sei fradicia... – disse, passandole una mano tra i capelli. Poi guardò Richard, con aria lievemente accigliata.
– Da quanto tempo siete fuori casa? – chiese, con la voce che le tremava appena.
– Avevo visto che le piacevano i cavalli e ho pensato di portarla a fare una passeggiata, ma ha cominciato improvvisamente a piovere – disse lui, come se si stesse giustificando.
– Andate a farvi una doccia che è meglio... e asciugatevi bene. Io intanto preparo qualcosa di caldo, fuori sta venendo giù il diluvio – concluse Anna, minimizzando la situazione.
Sin da quando l’aveva vista per la prima volta, Anna le aveva dato l’idea che sarebbe stata una madre molto premurosa, e come aveva immaginato lo era. Quando scese le scale con un accappatoio bianco che Anna aveva preparato per lei, trovò infatti una minestra calda sulla tavola apparecchiata con cura, mentre lei le diceva affettuosa:
– Mangia, che così ti scaldi – facendole una carezza sui capelli bagnati e appiccicati ai lati del viso, che gocciolavano acqua ovunque.
– Grazie Anna – le disse, con sincera gratitudine, cominciando a mangiare la calda minestra.
– Non devi ringraziarmi, piccolina – rispose lei con la sua voce più dolce. – E puoi chiamarmi mamma, se vuoi – aggiunse, con un sorriso che le scaldò il cuore.
Samara restò a guardarla per qualche secondo, con un sorriso sulle labbra.
I Morgan erano la famiglia che aveva sempre desiderato, la famiglia che aveva aspettato per nove anni.
E lei era loro figlia.
Era Samara Morgan.

 
 
Buonasera, miei cari lettori :)

Ho visto che in questi primi due capitoli mi avete lasciato la bellezza
di dieci recensioni, che a me vanno benissimo,
e così mi sono decisa a mettere il terzo.
Come sempre, spero di non avervi deluso, mi auguro che non ci siano errori di battitura,
di contenuto o peggio ancora...di grammatica :/
C
i tengo molto a sapere quali sono i punti che vi sono piaciuti di più, come vi sembra il mio stile o quello che volete voi,
mi piace trovare opinioni ampie e ben articolate :)
Attendo con ansia le vostre preziose recensioni <3
Beh, che dire..
Alla prossima puntata di questa Fan Fiction The Ringosa <3


Stella cadente

  
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