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Autore: drawandwrite    15/12/2012    3 recensioni
Protagoniste di questa storia saranno Nagisa e Honoka, una buona parte sarà assegnata a Shogo Fujimura e farà la sua apparizione anche Hikari.
Dopo un lungo tempo di pace, le amiche sono ormai convinte di aver chiuso con l'esercito del male. Ma un avvenimento inaspettato le costringerà a sfoderare le loro armi migliori per contrastare l'ormai imminente ritorno del male. Per una sfortunata coincidenza Shogo verrà coinvolto e spetterà alle Pretty Cure trarlo in salvo senza farsi smascherare.
Genere: Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Shogo si ritirò con il collo, nascondendo naso e bocca nel colletto alto della giacca.
Erano quasi le sei e quella sera faceva particolarmente freddo .
Si cacciò anche le mani in tasca, poi sbuffò e il suo soffio si condensò in una nuvoletta bianca.
Il sole stava calando, tingendo il cielo di un timido rosa che si trasformò progressivamente in un rosso deciso. Il tramonto spennellò le soffici nuvole di color pesca e le prime stelle cominciarono a brillare in cielo.
Shogo pensò che fosse una magnifica serata.
Improvvisamente una folata di vento lo colse impreparato e un brivido gli corse lungo la spina dorsale.
-Fa freddo, eh?-
Shogo sobbalzò. Si voltò per capire a chi appartenesse una voce così aspra e inquietante:
Dietro di lui non vi era nessuno.
Aggrottò la fronte, incapace di trovare una risposta.
Alla fine tornò a guardare la strada davanti a sé ma si bloccò nuovamente.
-Cerchi qualcuno?- Sibilò la stessa voce, questa volta proveniente dalla sua destra.
Si voltò:
Niente. Solo vento e foglie che vorticavano.
Il ragazzo cominciò ad avere paura.
Si sentì afferrare per il braccio sinistro e si ritrasse in modo brusco, allontanandosi di qualche passo.
Non vedeva niente nemmeno a sinistra.
Decise di tornare a casa e fece per mettersi a correre, ma non ebbe nemmeno il tempo di fare il primo passo che qualcosa si materializzò davanti a lui.
Si ritrovò a guardare due occhi senza pupilla né iride.;Due occhi la cui cornea era verde smeraldo. 
Indietreggiò, spaventato.
Questi però scomparvero in un turbinio nero.
Il cuore prese a martellargli nel petto e lo spavento rese il suo respiro affannoso.
Pensò di tornare da Nagisa e Honoka:  Se quella “cosa” gli avrebbe impedito di procedere, lui sarebbe tornato indietro.
Si guardò attorno un paio di volte, poi corse via con la stessa energia che impiegava quando doveva fare un goal.
Per un po’ la sua corsa concitata sembrò funzionare.
Ma all’improvviso, quando Shogo fu certo di essere in salvo, qualcosa lo afferrò in malo modo per un polpaccio, facendolo cadere violentemente a terra.
Sbatté con forza il petto e l’impatto gli strappò un gemito strozzato.
Poco dopo però, si sentì sollevare da terra e trascinare via con una velocità degna di una moto da corsa.
Urlò con tutta la voce che aveva in gola, mentre la violenza della velocità gli strappava di dosso la giacca.
 
 
[Nagisa stava per lasciare la maniglia quando improvvisamente un urlo le fece sobbalzare. 
Si guardarono: conoscevano quella voce.
Alle ragazze ghiacciò il sangue nelle vene.]
Nagisa Sgranò gli occhi con aria terrorizzata.
Honoka ricambiò lo sguardo, mentre una goccia di sudore le percorreva la tempia.
L’angoscia calò sulle due amiche come un peso che ne opprimeva i petti.
Nagisa strinse la maniglia, quasi volesse disintegrarla, e spalancata la porta con violenza, uscì correndo a perdifiato.
-Nagisa!- Honoka  le corse dietro, ma l’amica era una sportiva abituata alla corsa e non ci volle molto prima che la seminò.
Honoka si piegò in due, appoggiando le mani sulle ginocchia. Riprese fiato e, facendosi coraggio, proseguì la sua corsa.
Si stupì nel vedere la figura di Nagisa stagliarsi ferma all’orizzonte, sullo sfondo Rosso del tramonto.
-Nagisa!- Urlò
La raggiunse.
-Nagisa cosa … -
L’amica aveva lo sguardo fisso a terra e stringeva i pugni convulsamente.
Honoka seguì il suo sguardo: vide qualcosa a terra e si chinò a raccoglierla.
-Una giacca- dedusse
-non una semplice giacca- mormorò Nagisa, svegliatasi dal suo torpore.
-Cosa vuoi dire?-
-E’ la giacca di Shogo-
-Cosa?- Honoka si porto una mano alla bocca.
-La riconoscerei ovunque. E’ la sua.- Rispose l’amica tra i denti.
-Vieni, andiamo a cercarlo- Prese Nagisa per un braccio e insieme seguirono la strada che portava al campo.
Non molto lontano,  un frastuono che non prometteva nulla di buono  attirò l’attenzione delle due ragazze.
Nei pressi di una casa diroccata l’eco di tonfi sordi risuonò nelle loro orecchie.
-C’è qualcosa che non va-mipo!- esclamò Mipple
-Una presenza negativa-mepo!-  l’assecondò Mepple
Nagisa e Honoka si guardarono ed un luccichio di complicità brillò nei loro sguardi.
Honoka le porse una mano e Nagisa l’afferrò con determinazione.
Nel giro di qualche secondo le due si ritrovarono nei panni di Cure Black e Cure White.
 
Shogo non riusciva a vedere decisamente niente. Là dentro era buio pesto e non era in grado di orientarsi.
D’un tratto le sue mani, tese in avanti per evitare scontri con ulteriori ostacoli, toccarono qualcosa.
Shogo tastò meglio nei dintorni e comprese di essersi addossato ad un muro.
Tutto quello che desiderava in quel momento era trovare la porta e uscire di lì.
Come se non bastasse, rumori di passi lo confondevano,  scompigliando i suoi pensieri e il suo udito.
Il punto era che, stando al suono dei passi, i piedi che camminavano sul quello stesso pavimento non erano solo i suoi. C’erano almeno altre due persone nella sala. Presumibilmente donne, dal momento che il rumore ritmico era facilmente riconducibile a dei tacchi.
-Il ragazzo ha paura- Sussurrò una voce femminile, differente da quella dell’aggressore che aveva condotto Shogo in quel posto
- L’importante è che le conduca qui- Rispose la voce già conosciuta.
Shogo passò altri secondi, minuti e forse ore in quel luogo da incubo. Non era in grado di stabilire per quanto tempo fosse rimasto seduto in un angolo, addossato al muro, unica certezza di quel luogo.
Là il tempo sembrava dilatarsi, avere una mente propria, rallentare ed accelerare secondo la propria volontà.  L’oscurità imbrogliava gli occhi di Shogo e le voci che sussurravano lo stavano facendo letteralmente impazzire.
Quando pensò di aver superato il limite, un’esplosione di luce lo accecò e gli occhi protestarono allo sbalzo luminoso improvviso.
Diede alle sue pupille il tempo di adattarsi e quando fu in grado di rivolgere lo sguardo alla luce, scorse due figure.
Erano controluce, quindi Shogo non poté vedere altro che sagome nere su sfondo abbagliante.
-E così siete arrivate, finalmente- sussurrò una voce.
Ci fu un attimo di silenzio.
-Che ha detto quella-mepo?-  intervenne una vocina acuta
-Ho detto … - Ripeté la voce, innervosita –Che finalmente siete arrivate!- Urlò
Shogo vide una sagoma illuminarsi di una flebile luce rossastra. mutò forma:
 i capelli si ritirarono in voluminosi ricci stretti sul capo.
Gli occhi persero ciò che di umano avevano e il corpo si circondò di un alone nero.
La affiancò un’altra figura femminile dai capelli biondi corti.
Shogo la vide di sfuggita in volto e riconobbe gli occhi che lo avevano terrorizzato.
Una sgradevole sensazione di gelo gli chiuse lo stomaco in una morsa e il ragazzo cominciò a sudare.
Le figure sulla porta aperta spiccarono un salto verso l’alto e  vennero inghiottite dall’oscurità di quel luogo.
Passò un altro istante in cui il ritmo dei passi venne interrotto, si fece più frenetico e convulso.
All’improvviso un braccio gli strisciò sulla spalla sinistra e una mano gli tappò la bocca. Lui trasalì al contatto e tentò di ribellarsi.
La stretta però non era prepotente, al contrario: era leggera e delicata.
Qualcuno gli sussurrò un flebile “Shhhh” all’orecchio. –Siamo amici.- continuò la sconosciuta.
Il ragazzo trovò stranamente familiare quella voce, ma in quel momento di poca lucidità non riuscì a collegarla a nessuno. Si limitò ad annuire e la mano che gli impediva di parlarle gli lasciò libera la bocca.
Vide al suo fianco un’ombra ma la poca luce non riusciva a contrastare il buio che ne mascherava i lineamenti.
Nel frattempo la battaglia infuriava al centro della sala: Una sola figura si batteva contro le due donne.
Era un combattimento spettacolare: Le tre si confondevano in un groviglio di pungi, calci e schivate incredibili. Si trattava di una combinazione di velocità , forza e agilità sorprendente.
Shogo non aveva mai visto nulla del genere.
Purtroppo la figura amica stava indietreggiando e il respiro ansimante faceva intuire che non avrebbe resistito ancora a lungo.
La battaglia si chiuse quando la sagoma sconosciuta, atterrando da un balzo, crollò rovinosamente a terra, tradita dalla sua caviglia destra.
L’ombra al fianco di Shogo scattò a proteggere la sagoma, ancora stesa a terra su un fianco.
La situazione stava precipitando: nemmeno la seconda figura sarebbe riuscita a tenere a bada le due donne a lungo.
Non ci volle molto prima che anche lei cadesse in ginocchio, piegata dalla forza degli attacchi nemici.
Le due donne stavano per dare loro il colpo di grazia, ma in quel preciso istante intervenne una terza figura: bassa, dai capelli lunghissimi, dorati, raccolti in due code.
La situazione era ribaltata: tre contro due.
Le due donne arretrarono, intimorite dall’inaspettato soccorso.
-Ci rivedremo- Ringhiarono, per poi scomparire in una nube corvina.
Shogo si alzò sulle gambe tremanti  appoggiandosi di schiena al muro.
Una fitta al costato lo costrinse a piegarsi: la caduta di prima aveva lasciato i suoi segni.
Le due figure sane aiutarono ad alzarsi quella a terra e , senza dire una parola, balzarono fuori dalla casa.
-Aspettate!- Tentò Shogo correndo fuori dalla casa.
Inutilmente: si erano già volatilizzate.
Il ragazzo sospirò e, per quanto concesso dal suo costato, tornò a casa in fretta. 
  
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