Fanfic su artisti musicali > Michael Jackson
Segui la storia  |       
Autore: Lost Girl    16/12/2012    2 recensioni
La storia di una ragazza che si è cacciata in un brutto, bruttissimo guaio. Ma un angelo era nei paraggi. Si da il caso che abbia fatto colpo. Ma non puo' rimanere con lui. Tredici anni di differenza, sono troppi.
Ma se promettete di non dirlo ai tabloid, vi racconterò la loro storia...
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Capitolo 30: Keep Your Head Up.

Era ancora il sette luglio. Quel mese non voleva passare, ma io ormai guardavo scorrere i giorni con passiva rassegnazione, come in attesa della fine. Di che cosa? Non lo so, forse di tutto. O forse volevo solo un nuovo inizio.
La notte piangevo perché lui non aveva capito. Credeva che non lo amassi, e invece era la persona più importante per me, una delle poche ragioni che avevo per sorridere. Non aveva capito che io avevo solo paura di essermi chiusa da tutte le parti. Avevo paura che non avrei mai avuto il mio lieto fine, nel quale ci dirigevamo insieme verso un futuro sorridente. Avremmo per sempre avuto i tabloid? Non avremmo mai avuto veramente occasione per andare a fare shopping insieme?? Quei pensieri mi facevano male, perché se ci fossero state delle minime possibilità di fare tutto ciò, l'avevo fatta sfumare.
Sarah diceva che tutto si sarebbe sistemato, ma era difficile crederlo. E mi faceva ancora più male vedere Gave che la veniva a prendere e poi andavano a farsi una passeggiata sulla spiaggia.
Loro erano una coppia normale! Loro prendevano il gelato, andavano alle feste, correvano dietro agli autobus e facevano stupidaggini per strada senza che nessuno avrebbe mai detto nulla. Michael non... non avrebbe mai potuto fare tutto questo. Avremmo vissuto per sempre tra Neverland e concerti.
Diedi un pugno al cuscino, perché ero diventata matta. Perché fino a pochi giorni prima sarei rimasta a quella vita per sempre, e non avrei dato nulla in cambio, mentre ora non mi andava più bene? Forse stavo solo cercando delle scuse per essere andata via.
Mi venne in mente ogni singolo attimo passato insieme, da quando mi aveva salvata la prima volta, fino a quando mi aveva chiesto scusa in piscina, tutti gli episodi si susseguirono con violenza. Avevamo sempre avuto un lieto fine.
Invece, era la fine di tutto. Il mio compleanno, Natale... tutte feste che erano andate divinamente. E ora erano solo ricordi.
Mi andai a fare una doccia, senza che mi preoccupassi minimamente che fossero le quattro di mattina. Ero solita cantare non appena l'acqua iniziava a scendere. 
"I Just Can't Stop Loving You..." Mormorai. Mi zittii e le lacrime si mescolarono con le gocce d'acqua calda. No, non avrei mai smesso di amarlo, ma l'avevo capito tardi, quando lui ormai aveva capito che il mio essere bambina era fin troppo potente. Chissà, magari nemmeno si stava preoccupando di me. Magari era steso sul suo letto a pensare ad un'altra ragazza con la quale condividere il palco.
Uscii dalla doccia legandomi l'asciugamano sotto le braccia e andando a prendere il phon. Attaccai la spina e provai ad accenderlo. Nulla. Riprovai. Ancora nulla. Come qualche giorno prima, solo che fuori dalla porta non c'era Michael a petto nudo che mi diceva di prendere quell'altro.
Lo sbattei a terra e si fracassò, sentii Silvya e Sarah svegliarsi, allungarono il viso verso il corridoio e mi videro uscire dal bagno, in asciugamano e in lacrime, e si rimisero a dormire. Non era la prima notte che non me ne stavo tranquilla nel mio letto.
Mi misi sul balcone. La notte era calda e umida, ma non si muoveva una foglia. Gli alberi del cortile sembravano anche loro immersi in un sonno profondo, e guardai il cielo, cercando qualcosa di più interessante.
Le stelle. Il cielo ne era pieno. Ammiccavano tutte verso di me, come a chiedermi che diamine stavo facendo e perché non ero da Michael. Mi tornarono in mente tutte le notti passate a dormire all'aperto, oppure la notte in cui avevo fatto un giro clandestino su tutte le giostre. Mi scese una lacrima dall'occhio sinistro, ma stavo sorridendo. Il cuore mi si strinse.
Riabbassai gli occhi per evitare di individuare la seconda stella a destra, perché Peter non mi doveva vedere così... triste.
Rientrai in casa e mi asciugai i capelli al volo con un asciugamano, e poi mi misi sul divano, accovacciandomi sul bordo, come se ci fosse Michael di là, pronto a circondarmi con un braccio. Piansi lacrime amare anche quella notte.

Acqua. Tanta acqua. Acqua ovunque. E' la prima cosa che vidi. Mi svegliai dentro l'acqua e non riuscivo a respirare. Sotto di me era tutto di nero, mentre sopra era pieno di luce e mi invitava ad andargli incontro.
Nuotai rapidamente verso la superficie, ma non riuscivo a venirne fuori. Non c'era ghiaccio, né nient'altro che potesse bloccarmi. Semplicemente non riuscivo a uscire.
Ma dall'altra parte c'era Michael seduto a gambe incrociate sull'erba che aveva lo sguardo abbassato, e i capelli sciolti che ondulavano davanti al suo viso.
Dietro di lui c'era David con qualcosa in mano. "Sicuro, Michael?" "Lei non mi ama più. Fallo e facciamola finita" Il bodyguard tirò su con forza un ascia sulla testa di Michael, facendola poi cadere pesantemente.

Mi risvegliai sul divano, in lacrime. Scattai seduta e mi guardai intorno: c'era un bel sole e Silvya si muoveva freneticamente in cucina. A tavola, c'era Sarah che si ingozzava per fare colazione. Io non riuscivo né a sorridere né a parlare, mentre loro mi davano il buongiorno. 
"Io... non..." Mormorai. Sarah si sedette vicino a me e mi abbracciò.
"Tranquilla... passerà." La abbracciai e mi misi a piangere. "E' stato bruttissimo, David era lì e.. e..  lui si suicidava... e..." "Sh.." Mi mormorò, accarezzandomi i capelli. Anche lui lo faceva, quindi mi allontanai immediatamente. Suonarono alla porta e mi allarmai.
"Chi è?" Mormorai a Sarah. Lei abbassò lo sguardo e poi mormorò il nome di Gave. Ah, lui... sarebbero usciti. Cercai di non far vedere quanto la invidiavo per come le stavano andando bene le cose e mi alzai dirigendomi in camera mia, visto che ero ancora in asciugamano.
Lei aprì la porta, mentre io mi stavo vestendo.
"Dov'è Eris?" Chiese. Perché chiedeva di me? Per un brevissimo attimo, immaginai Michael al suo fianco, che veniva per chiarire. Ma non c'era la sua voce cristallina, c'era solo quella di Gave. Non mi interessava vederlo.
"Si sta vestendo" La sentii rispondere.
Ci misi volutamente venti minuti, e non cercavo di origliare la conversazione. Sinceramente, non mi interessavano i loro discorsi. Ma ogni cosa che facevo mi ricordava Neverland. Ogni singolo movimento giornaliero mi riportava da Michael. E questo mi uccideva.
Uscii lentamente dalla stanza per la pura necessità di acqua.
"Eris!" Saltò su Gave appena mi vide. "Mh? Ah, ciao, Gave" Accennai ad un sorriso triste. Sorriso, Smile... quante volte me lo aveva detto Michael? Strinsi gli occhi e sbattei violentemente la porta del frigo, facendo voltare tutti.
"Io... scusate" Indurii la voce, per poi girarmi e andarmene in camera mia.
"No, aspetta!" Mi chiamò Gave. "Sarah... aspetta qui. Ho bisogno di parlare da solo con lei" Le disse. Mi sedetti sul letto chiudendomi in me stessa.
Si sedette vicino a me e sospirò. Non ne aveva il minimo diritto. Lui viveva tanto tranquillo la sua vita e non sapevo nemmeno perché stava spendendo il suo tempo con me. Non avevo intenzione di rovinare altre relazioni.
"Senti... ti ho vista in questi giorni e..." Emisi un grugnito. Sì, immaginavo come mi avesse visto. Come la stupida sorella della sua ragazza che piange solo per un'idiotissima relazione finita. Sì, proprio una bella visione... la verità non la sapeva. Ma non si soffermò sulle mie reazioni. E continuò ad andare avanti.
"Ieri sera sono andato da Michael. Mi ha detto... tutto, credo..." Mi guardò negli occhi. Li aveva anche lui color cioccolato, e abbastanza grandi. Ma nulla a che vedere con i suoi. Presi un grande respiro dal naso e distolsi lo sguardo.
"Vorrei sentire la tua versione" Queste semplici parole mi fecero tornare a galla tre giorni di pura frustazione e tristezza.
"La mia versione? E che cosa risolveresti? Credi di essere l'avvocato? Mi spiace, sei l'avvocato delle cause perse. Lui non avrebbe motivo di mentirti, ti fidi di lui, no? Perché vieni a chiederlo a me? Perché? Non cambierebbe nulla. L'ho perso, è finita. Stavolta per sempre!!" Glielo urlai in faccia e per un attimo ci fu silenzio, come se tutto il mondo si fosse fermato ad ascoltare quello che aveva da rispondermi. Non avevo voglia di piangere. Per cui mi limitai a tirare su col naso e ricacciare indietro le lacrime, mentre avanzava il mal di testa e la velocità del mio cuore.
"Anche se non risolverò niente, posso aiutarvi a capire. Lui mi ha detto che gli hai fatto capire che non vuoi accettare i tuoi sentimenti e che hai paura. Ti chiedo solo: è vero?"
Un pensiero mi sovvenne. Per la prima volta non mi stavo comportando come una bambina e la cosa non mi piaceva per niente. Ma scossi la testa. "Non capisco cosa cambi la mia risposta" Lo sentii sospirare.
Di colpo, mi abbracciò. Mi sembrò di parlare con un fratello maggiore e fu un getto d'istinto a farmi ricambiare l'abbraccio. Feci dei grandi respiri e cercai di non piangere. Sentire il suo cuore tranquillo battere contro il mio petto mi faceva tranquillizzare.
"Allora... in un certo senso è come ha detto lui... solo... io non è che non accetto i miei sentimenti... ho... ho paura di essermi chiusa le strade... cioè... quanto posso aspirare a vivere tranquilla...? E chi... chi me lo dice che un giorno sarà troppo impegnato per pensare... a... a me?" La voce mi tremava.
"Ascoltami bene" Spezzò l'abbraccio, ma tenne le mani sulle mie spalle e mi guardò negli occhi.
"Io conosco Michael da una vita. E' sempre stato impegnato tra concerti, tour, studi, inviti e cose varie. Ma ti assicuro, e te lo giuro su tutto ciò che vuoi, che non ho mai conosciuto nessuno capace di amare quanto lui. E' capace di un amore sconfinato che non risparmia nessuno, ha amato le persone sbagliate, ma non ha mai imparato la lezione. Avrà sempre, e dico sempre, tempo per te. Lui ti ama. E non metterà mai il suo lavoro sopra a te" Rimasi ancora qualche secondo per riflettere. Rielaborai tutto il discorso che disse, e mi colpì come il primo raggio di sole della giornata. Dolce e caldo.
Lo guardai negli occhi, ma non stavo vedendo niente. Cercavo di immaginarmi la scena, ma non riuscivo a credere che fosse veramente così.
"Ma... ma ora come faccio... come faccio a tornare indietro?"
"Verrà naturale. Siete destinati" Mi sorrise, un bel sorriso. Ma nulla a che vedere con quello di Michael. Il suo ricordo non faceva più male. Avevo di nuovo speranza.
"Spero che succeda il prima possibile" Mormorai, abbassando lo sguardo.
"Credo che dovrai aspettare.. vedi.. stava così male.. che è partito per Las Vegas... ci resterà fino al 30 agosto..." Sospirò. Ma io ero felice. Sapevo che sarebbe tornato tutto a posto, e mi bastava. Avrei potuto aspettare anche due anni! No, ok, non esageriamo.
"Grazie, grazie, grazie" Lo abbracciai. Mi sentivo come un fiore a primavera. Tutto sarebbe tornato normale.

*Autriceee*
Un po' depresso, ma alla fine, contento, no??? Ma chissà cosa starà combinando Michael in vacanza, poverino :(
Beh, lo scopriremo nel prossimo capitolo *imita le signorine della pubblicità* xD
Ciaoooo;

Lost Girl

  
Leggi le 2 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su artisti musicali > Michael Jackson / Vai alla pagina dell'autore: Lost Girl