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Autore: Water_wolf    17/12/2012    13 recensioni
Mi chiamo Aida Stones e per non so quale scherzo del destino sono arrivata qui; dopo esere stata risucchiata da un tunnel interdimensionale, in un nuovo mondo chiamato Luce. Non so se riuscirò a tornare a casa e neanche come tornare. La vita qui scorre tranquilla ma c'è un segreto che devo ancora scoprire : perché quando dico "Terra" tutti rabbrividiscono? L'unica persona che conosco è River e non vuole darmi spiegazioni. Non m'importa di ciò che pensano tutti, devo scoprirlo. scoppi pure una guerra.
***
-River…-dissi con voce tremante – Tu hai mai ammazzato qualcuno?-.
Lui scoppiò in una risata sguainata che mi diede sui nervi –Per fortuna, se così si può dire, non ho mai dovuto togliere la vita a nessuno tranne che a qualche animale.-.
-E questo lo trovi divertente? Sei sono un, un …- balbettai io in preda all’ira. [..] “Vada al diavolo” pensai. Ad un certo punto mi raggiunse la sua voce –Ehi! Ragazzina! Guarda che casa mia è dall’altra parte!- .
Lanciai un urlo furioso –Ti detesto principe dei miei stivali!-. “Oggi non è proprio la tua giornata, vero Aida?” pensai tra me e me. Poi fu costretta a tornare indietro.
Genere: Avventura, Guerra, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
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Prologo
Ed eccomi lì, accucciata dietro un pilastro, intenta a strappare delle frecce da un cadavere di un mio compagno. Ne incocco una subito e mi preparo ad attaccare. Quando mi alzo, l’arco alla mano e già in posizione, lo vedo. Il suo maledetto drago nero che sorvola il cielo dove qualche settimana prima c’era il sole. Il mago che lo cavalca, invece, si erge beffardo nella sua armatura nera luccicante, lanciando incantesimi che decimavano le nostre truppe. La sua magia oscura sta distruggendo il nostro mondo. Quando sono arrivata qui era tutta un’altra situazione. Io ero diversa. Lui era diverso. Tutto era diverso.

Capitolo uno
Camminavo svelta tra i corridoi della Sant. Jefferson Junior High e Giselle cercava disperatamente di raggiungermi. –Aida!- gridò ma io non ci badai. Quando ormai ero vicina alla soglia della biblioteca mi fermai.
Lasciai il tempo a Giselle di raggiungermi e quando mi fu vicina ansimò –Aida … tu non puoi farti umiliare così … e in pubblico per giunta!-.
La guardai con occhi supplicanti –Giselle, ti prego.-.
-Non m’importa niente della scommessa che hai fatto con la Mc. Gregor. Tu,- e lo disse con enfasi eccessiva –tu non puoi farti vedere con i secchioni. La tua reputazione passerebbe da dieci a zero in un nanosecondo!-.
Perfetto, era già  abbastanza difficile per me aver preso questa decisione e non avevo tempo per i ripensamenti. –Giselle tu non capisci. Ho dato la mia parola d’onore, non posso tirarmi indietro.- feci una pausa –Poi se non vado la mia vita sarà comunque un disastro.-.
La mia migliore amica ci pensò su qualche minuto e infine annuì –Ha ragione.-. Sfoderai uno dei miei sorrisi più sgargianti e feci per entrare in biblioteca ma Giselle mi fermò –Non credere di avermi convinto Aida, so solo che non riuscirò a farti cambiare idea.-.
La abbracciai e finalmente varcai la soglia dell’aula. Ad accogliermi trovai un odore di libri vecchi e sudore. Vidi i secchioni intenti a giocare al loro stupido gioco da tavola e mi avvicinai decisa. Quando dissi in tono suadente e schietto –Salve ragazzi. Posso unirmi a voi?- notai lo stupore nei loro visi. Come biasimarli? Io sono Aida Stones, una delle ragazze in cima alla lista della popolarità. Se non fosse stato per la scommessa fatta con la mia nemica, Cindy Mc. Gregor, non mi sarebbe neanche passato per l’anticamera del cervello di giocare con dei secchioni.
Mi sedetti al tavolo. Godevo dello spettacolino che inscenavano quelle fecce : stavano lì, tutti sudati, a fissarmi la scollatura della maglietta mentre cercavano di spiegarmi le regole del gioco. Quando arrivò il mio turno lanciai dadi svogliatamente. Ci mancava solo che mi divertissi. Il mio tiro era scarso e avanzai solo di due caselle finendo su una verdognola che portava la scritta “Radura incantata”. Stavo per annunciare la fine del mio turno quando accadde qualcosa di totalmente inaspettato.
Tutto intorno a me incominciò a girare e dalla sezione “Dizionari e manuali d’uso” uscì un fascio di luce saltato fuori da non so quale colorificio scadente. Quello che avvenne dopo fu molto confuso : mi ricordo solo di aver avuto voglia di vomitare  i pancake di quella mattina e di aver fatto parecchie capovolte. Poi d’un tratto il tunnel che mi aveva inghiottito finì come era iniziato. Caddi a terra imprecando; mi massaggiai i glutei ammaccati e mi alzai. Mi ritrovai davanti una pianura rigogliosa e verdeggiante; frutti mai visti sulla Terra adornavano quel magnifico paesaggio: grosse mele blu, manghi viola, pompelmi color caramella, ogni sorta di abbinamento che prima era proibito qui sorgeva naturalmente. La prima cosa che pensai fu “wow”, subito dopo “dove diavolo mi trovo?”. Mi diedi un pizzicotto giusto per escludere la possibilità di essermi addormentata. Fui percorsa da un brivido di curiosità e decisi di andare a scoprire questo nuovo, fantastico, mondo. Mi arrampicai su querce imponenti e osservai dalla loro cima alcuni castagni, erano magnifici grazie alle loro foglie che cambiavano colore a seconda di dove le moveva il vento.
Mentre osservavo eccitata quella strana natura mi accorsi di avere fame. Non lontano da me cresceva una pianta di cachi e mi diressi correndo verso di essa. La osservai per un minuto buono e la valutai commestibile.
Quando feci per addentare un caco mi esplose in pieno volto. Imprecai ma poi una cosa attirò la mia attenzione. Un pugnale era conficcato nel tronco di un albero lì vicino. Era sporco della stessa poltiglia color muco del frutto. Diamine, non sono sola. Cercai disperatamente una soluzione per quel mistero ma nessuna mi parve plausibile.
Mascherando al meglio la mia paura urlai con quanto fiato avevo in corpo –Davvero divertente! Spaventare una ragazza disarmata! Scommetto che sei un vile, stupido e senza coraggio! Fatti avanti se vuoi dimostrarmi il contrario!-.
Come se avessi recitato una formula magica, una figura emerse da dei cespugli. Esplose in un grido di battaglia e corse furiosa verso di me. Fui tenta di scappare ma una parte di me mi disse che era da codardi. Quando quella furia fu a qualche centimetro da me schivai il suo pugno. In quel momento ringraziai Giselle per avermi costretto a frequentare  con lei un corso di kick-boxing. Sferravo calci e pugni ma quell’uomo parava tutti i miei colpi. Quando lo colpì a un fianco non potei fare a meno di esultare. La mia gioia durò poco: con una sola mossa mi inchiodò all’albero dove era conficcato il coltello. Pensai per un momento che avesse l’intenzione di uccidermi; scacciai quel pensiero con tutte le mie forze.
-Sei forte per essere una ragazzina- mi disse. Rimasi imbambolata per qualche secondo. Quello che mi trovavo davanti non era un uomo come avevo creduto ma un giovane anche piuttosto attraente. Portava dei capelli biondi lasciati ricadere lunghi sul viso, aveva occhi grandi e verdi come smeraldi, labbra carnose e rosee. Sorvolai su dettagli come l’abbigliamento in stile medievale e i suoi prorompenti addominali.
–Lasciami andare.- sibilai e poi aggiunsi –E non osare chiamarmi ancora ragazzina o ti giuro che…- fui interrotta dalla sua risata.
–Tu cosa? Ti vendicherai, mi farai del male?- mi canzonò.
Repressi la rabbia e lo inchiodai con lo sguardo. Da sempre amavo i miei occhi blu profondo come il mare; avevano la capacità di far ammutolire chiunque. Rimanemmo così per un po’, osservandoci reciprocamente e respirando affannosamente. D’un tratto mi disse- Se ti lascio tu non scapperai?-. Lo squadrai dall’alto verso il basso –Certo che no, dove vuoi che vada?-.
Per la seconda volta in quella giornata le mie parole servirono l’effetto di un magia: mi lasciò andare i polsi simultaneamente ed io ricaddi a terra. –Sei sporca di bacca yumcai, ragazzina, seguimi.- esordì lui e si incamminò. Ero lì stesa a terra e ci misi un po’ a realizzare quello che voleva dirmi.
Mi alzai di scatto e gli corsi dietro urlando –Ehi, aspetta!  Dove diavolo stiamo andando?!-.
-Alla sorgente.- mi gridò lui di rimando. Non avevo idea di che cosa fosse una bacca yumcai e neanche di dove si trovasse la sorgente ma lo seguì comunque.
Poi mi venne in mente una cosa –Ho detto che non devi chiamarmi ragazzina! Sei un idiota!- gridai infuriata.
Fu così che conobbi River.  

********** Questo è il primo capitolo della mia storia, poi ne seguiranno (spero) molti altri. E' da un po'; circa due o tre annetti buoni :), che mi sto prodigando a scrivere storie e racconti e questa è una trama che tra le tante mi piace molto. Una mia amica mi ha consigliato di venirla a scrivere qui così da avere pareri oggettivi. Accetto qualunque tipo di commenti, anche negativi basta che non siano solo cose del tipo "no non mi piace" perché esigo almeno un motivo per il vostro disgusto giusto per potermi migliorare u.u. Quindi, please, commentate numerosi!!

  
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