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Autore: drawandwrite    17/12/2012    2 recensioni
Protagoniste di questa storia saranno Nagisa e Honoka, una buona parte sarà assegnata a Shogo Fujimura e farà la sua apparizione anche Hikari.
Dopo un lungo tempo di pace, le amiche sono ormai convinte di aver chiuso con l'esercito del male. Ma un avvenimento inaspettato le costringerà a sfoderare le loro armi migliori per contrastare l'ormai imminente ritorno del male. Per una sfortunata coincidenza Shogo verrà coinvolto e spetterà alle Pretty Cure trarlo in salvo senza farsi smascherare.
Genere: Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Nagisa si strinse la caviglia dolorante.
Molto probabilmente la caduta di quella sera, pur non avendo lacerato muscoli, né danneggiato ossa, doveva averne indebolito i legamenti. E le conseguenze non si erano fatte attendere.
Le compagne di lacrosse corsero in suo soccorso, formando un ammasso di gente in pensiero per il loro capitano.
-Nagisa, stai bene?- Chiese Rina con tono preoccupato, mentre cercava di farsi strada tra le compagne di squadra.
La ragazza sorrise –si, niente di grave. Continuate pure, io vado a metterla sotto l’acqua- dichiarò indicandosi la caviglia.
Rina e Shino la aiutarono ad alzarsi e la accompagnarono fino agli spalti, dove lei le congedò, ringraziando per l’aiuto.
Dopodiché si spostò nel corridoio che portava ai corridoi, saltellando sul piede sano e sostenendosi con la racchetta di lacrosse. Si appoggiò al muro e rimase in silenzio per qualche minuto. Non avrebbe mai pensato che un attacco nemico potesse scuoterla a tal punto.
Il fatto era che, dopo un lungo anno di pace in cui si era convinta di potersi godere la vita senza più indossare i panni di Cure Black, un attacco così inaspettato, senza alcun preavviso, non se lo sarebbe mai aspettato. E tantomeno Honoka.
Loro due erano state le “Pretty Cure” per un lungo periodo e a quei tempi non davano troppo peso alle aggressioni dell’esercito del male, perché sapevano che, se fossero state insieme, avrebbero respinto qualsiasi tentativo malevolo.
Ma il ritorno delle loro antiche nemiche, già affrontate in passato, dopo un così lungo arco di tempo, aveva intaccato  la sicurezza delle due amiche.
Nagisa riusciva a capirlo dal comportamento di Honoka:  Anche lei si sentiva inquieta e diffidente nei confronti di chiunque. La paura di ritrovarsi di fronte il nemico nuovamente la rendeva schiva e più chiusa di quanto lei non fosse realmente.
Ma, a scaraventare il morale a terra, era soprattutto la  terribile consapevolezza che, senza Hikari e senza l’elemento sorpresa, le combattenti  non avevano molte speranze.
Nagisa si passò una mano sul viso sospirando, poi zoppicò in direzione dei lavandini.
 
Shogo svoltò un altro angolo, ma di Nagisa nemmeno l’ombra.
Vagava nei corridoi da qualche minuto.
Quando aveva capito tutto si era alzato e immediatamente era corso a cercare Nagisa, al fine di farsi dire la verità e di farsi spiegare la situazione, poco chiara già da due giorni.
Finalmente la vide:
Era intenta a saltare di qua e di là sulla caviglia in buone condizioni , producendo un fracasso degno di una mandria di bufali.
La chiamò, ma lei non lo sentì, così la raggiunse e le picchiettò su una spalla.
Lei si voltò di scatto e, per un attimo, negli occhi di Nagisa  brillò una strana luce, come se fosse in procinto di aggredirlo.
Fu questione di secondi, quando si accorse di chi aveva di fronte cambiò subito espressione e sfiorò l’infarto.
-Shogo!- esclamò trasalendo –Che cosa …?- la racchetta di lacrosse scivolò e la ragazza perse il suo punto d’appoggio.
Sarebbe rovinata a terra se lui non l’avesse afferrata prontamente per un braccio.
Nagisa fu comunque costretta ad appoggiare la caviglia, cosa che le procurò una fitta poco gradevole.
Shogo la aiutò a sedersi su uno sgabello nei corridoi.
-Stai bene?- le chiese
In tutta risposta lei farfugliò qualcosa ed annuì.
Ci fu un attimo di silenzio. Il ragazzo non sapeva come dare inizio al suo discorso e Nagisa si limitava a starsene seduta, nascondendo il viso sotto i capelli di scarsa lunghezza.
Decise di fare riferimento alla caduta di Nagisa.
-Che hai fatto alla caviglia?- Esordì
 
Nagisa non capiva più nulla.
Da quando lui l’aveva afferrata per un braccio, il suo cervello aveva smesso di funzionare.
-eh? Ah .. niente, solo un ruzzolone durante l’allenamento- balbettò in risposta alla domanda del ragazzo.
Shogo la studiò con sguardo serio e penetrante.
-Avevi già la fasciatura. Cosa ti è successo prima dell’allenamento?-
A Nagisa ghiacciò il sangue nelle vene: 
Ha capito. Pensò, mentre una morsa fredda le cingeva i polmoni, accorciandole il respiro.
-Ti sbagli- bisbigliò, in un patetico tentativo di sviare le sue indagini.
Lui le si accucciò di fronte, abbassandosi al suo livello fino a guardarla in volto –Se c’è una cosa che non sai fare è mentire, Nagisa.-  disse addolcendo il tono di voce.
Lei si trovò improvvisamente interessata alla punta delle sue scarpe da tennis. Rimase a testa bassa, incapace di intavolare una discussione basata su bugie con lui. Non avrebbe fatto altro che peggiorare la situazione.
-Eri tu, vero?-  chiese Shogo a mezza voce.
Nagisa trattenne il fiato.
-Eri tu quella sera, nella casa diroccata.-
Dal suo tono di voce capì che non si trattava più di una domanda.
Nagisa si grattò la fronte imperlata di sudore.
-Non so di cosa parli.- disse con tono tagliente. Detto questo prese la racchetta di lacrosse e si allontanò il più velocemente possibile.

note: Ehm, si ... anche questo è piuttosto cortino ... chiedo umilmente perdono, ma urge un ripasso di matematica per la verifica! XD 
  
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