EPILOGO

Annuii e attaccammo contemporaneamente, riducendo a zero i life-points di mia sorella e di Seto.

- MALEDETTA! HAI OSATO FARE QUESTO A TUA SORELLA! MORIRAI ANCHE TU!- detto questo, mia sorella fece un ultimo, debole fendente e morì senza altri suoni.

Parai l’ultimo colpo, anche se mi causò una piccola ferita sulla guancia. Tutto era finito e il faraone era vivo, come il suo alter ego e i due si staccarono mentre la piattaforma tornava indietro al bordo campo.

- Grazie, Yugi, non ce l’avrei mai fatta senza il vostro aiuto… amici.- disse il faraone.

- Siete stati tutti e tre grandi, anche se lo scontro è stato molto veloce.- disse Jono-uchi.

Il potere di Iside che avevo invocato per difendermi e sferrare il colpo di grazia mi abbandonò e caddi a terra, priva di forze e di conoscenza. Nel periodo in cui ero svenuta vidi un immenso parco e lì c’erano anche gli dei, mi sorridevano e m’invitavano tra di loro, ma non volevo separarmi un’altra volta dal mio faraone.

- NOFERTIRI! NOFERTIRI! RISPONDIMI!- esclamò una voce, facendo breccia nella mia mente.

- Con lui.- dissi agli dei, intendendo il mio desiderio di vivere assieme alla persona amata.

La dea Iside mi si avvicinò e mi mise la mano sulla testa: ero stata scelta per passare la vita eterna assieme a loro. Aprii gli occhi e vidi il faraone chinato su di me, che mi chiamava.

- Sono stata scelta dagli dei per vivere assieme a loro, addio, mio faraone.- mormorai.

- No, non puoi morire, non ora che ci siamo ritrovati, non ora che ti devo dire le parole che non ti dissi allora.- ribatté.

- Non morirò, vivrò con gli dei, mio faraone.-

- Non chiamarmi "faraone", sono solo Yami e ti amo, Nofertiri, ti ho sempre amato.- disse e mi baciò.

Quando mi lasciò il mio corpo s’illuminò di luce e divenne lentamente incorporeo, lasciando quel mondo per raggiungere quello degli dei.

- Nofertiri, figlia mia, so che avresti voluto vivere con lui, ma tu sei una dea, non una mortale, non puoi vivere la stessa vita delle creature terrene.- disse Iside.

- Madre, perché allora farmi vivere per diciassette anni sulla Terra, se non ero destinata a restare con colui che unico ho amato?- le chiesi, voltandomi verso di lei.

- Non siamo noi a controllare il Fato, figlia mia, noi solo agiamo per eseguirlo, ti conviene non pensare più a lui e dimenticarlo o relegarlo come un fantasma del passato.-

- Madre, sai bene che ciò non sarà possibile per me perché il mio era un sentimento puro, anche se lui lo conosceva, e anche il suo lo era, sebbene me lo abbia sempre celato.-

Iside voltò lo sguardo verso Osiride, mio padre, e questo scosse la testa, dopo di ciò entrambi scomparvero e piansi le mie ultime lacrime di essere umano, lacrime che non sarebbero state di sangue come quando avrei recuperato la mia natura divina.

- Ehi, guarda che le lacrime non si addicono al tuo viso.- disse una voce alle mie spalle.

Mi voltai verso la voce e vidi Yami che mi sorrideva. Corsi verso di lui e lo abbracciai, nascondendo il viso contro il suo petto. Mi sollevò il viso, lo asciugò delle lacrime e dolcemente mi baciò, il mio primo bacio da dea. Lo ricambiai e dopo rimanemmo abbracciati.

- Ora va meglio.- sorrise.- Sembra che il Fato, in questo periodo, sia a noi favorevole, facciamo in modo che duri.-

Annuii. Eravamo insieme anche nel mondo in cui lui per origini non sarebbe mai dovuto stare, essendo un umano figlio di umani. Il Fato non poteva guardarci meglio, in quel momento.

Che l’amore non imiti le forti ondate, abbondanti ma presto esaurite; sia invece come l’acqua nascosta sotto la sabbia: non si pensa di trovarla e la si trova (proverbio malgascio)