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Autore: Chara    18/12/2012    4 recensioni
C’era una volta… No, così non va proprio. C’era una cazzo di volta il rock. Sì, decisamente molto meglio. Il rock è sempre stato una ragione di vita, per coloro che ci credevano davvero. Era qualcosa che faceva vibrare il cuore e le ossa e ricordava alla gente che sapeva sentire non soltanto con le orecchie che si poteva essere fottutamente vivi anche solo ascoltando un suono. Eppure non era solo un suono, era pura anima, l’espressione più sincera di coloro che la lasciavano fluire dalle proprie mani. I musicisti consideravano i propri strumenti come una parte di loro, come un’estensione del proprio corpo, e nessuno sapeva meglio di essi quanto il rock n’ roll fosse uno stile di vita, una religione. Un motivo per continuare a fare ciò che facevano e per crederci ancora.
Beh, quasi nessuno. C’erano loro. Sì, loro… le groupie.
Genere: Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Quasi tutti, Slash
Note: What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Capitolo 24


 

Ridendo e scherzando era passata un’altra settimana. Beh, d’accordo, non tutti ridevano e scherzavano. C’era chi, con un radicale cambio nei modi di fare, si era rinchiuso in camera a fare dio solo sapeva cosa. Una volta lo sapevano tutti cosa accadeva al di là delle pareti dietro cui si nascondeva, perché le urla di Angie erano sempre arrivate ben chiare a tutti e lei stessa non si era mai premurata di nasconderle. Dopotutto, che le importava?

Ma da quando Slash aveva deciso, senza apparente motivo, di avercela con lei, sia sull’autobus che negli alberghi regnava uno strano silenzio e, quando qualcuno parlava, lo faceva sempre sottovoce perché quella tensione sembrava precaria, come se spezzandola potesse capitare di peggio. Ma cosa poteva esserci di peggio di uno Slash taciturno e solitario? D’accordo, non era mai stato particolarmente estroverso o espansivo, anche da ubriaco preferiva farsi i cazzi suoi perché a farsi quelli di tutti ci pensava già Steven, ma si era arrivati ad un punto in cui ne avevano tutti i coglioni pieni. Tuttavia, l’espressione che aveva sempre in volto Angie aveva fatto desistere persino Axl da qualsiasi frecciatina, o simili, diretta a quella coppia di divorziati, ormai, perché nessuno avrebbe più potuto dire che erano sposati. Due estranei avrebbero avuto più interazioni di quante ne avessero avute loro in quei giorni.

In realtà, Angie non levava mai gli occhi di dosso alla sua rockstar, spesso lo fissava così intensamente da farlo dimenare a disagio e scappare come un codardo, naturalmente. Aveva deciso che gliel’avrebbe fatta pagare per quel comportamento insensato, ma Izzy e Duff scuotevano la testa con incredulità crescente, perché lo stava facendo davvero. E la cosa assolutamente priva di senso era che non aveva nemmeno preso in considerazione l’idea di parlargli, di chiedergli per quale motivo si comportasse così. Sempre che lei non lo sapesse e avesse fatto credere agli altri una cosa sbagliata. Chiederlo a Slash naturalmente era impossibile, visto che nessuno aveva il coraggio di avvicinarsi a lui per parlargli di qualcosa che non fosse la musica.

- Smettila di rompere le corde come se le tue dita fossero delle fottute forbici, allora! – blaterò Izzy, uscendo dalla camera del suddetto chitarrista – O, almeno, pagami tutte quelle che mi scrocchi. Non navighiamo nell’oro, cazzo -

- Vaffanculo! – replicò il riccio e, per tutta risposta, il compagno sbatté adirato la porta della stanza.

- Io non ero così acido quando ci stavamo avvicinando a Seattle – sospirò Duff a bassa voce, facendosi sentire solo da Angie, seduta sul divano accanto a lui, mentre ammiravano quella pessima scenetta da cabaret. In realtà era Slash che faceva sembrare tutti quanti delle adolescenti in piena sindrome premestruale, e quel suo strano modo di fare aveva reso Izzy molto adatto ad essere inquadrato come la sua fidanzatina isterica. Era una sua dote, probabilmente.

La groupie ponderò di farlo notare a Steven e Axl, sperando che in quel modo la smettessero di prenderla per il culo, ma poi si rese conto che non l’avrebbero comunque più fatto. Era strano come tendesse a dimenticarsi che il legame con la sua rockstar era stato reciso come le corde della chitarra che ad ogni concerto facevano una brutta fine.

- Però, Duff, lo sai che Indianapolis è ad uno sputo da Lafayette –

Il bassista annuì distrattamente, guardando Izzy ciondolare fino a loro. Quando era scazzato strusciava i piedi in modo davvero fastidioso, infatti tutti ringraziarono che fosse sempre incline al pacifismo, perché se fosse stato di pessimo umore più spesso avrebbe fatto saltare i nervi a tutti.

- Allora vedi di riprenderti le tue corde del cazzo – gridò Slash, aprendo la porta di scatto e facendo saltare tutti per aria – Me le comprerò con gli stessi soldi che prima sputtanavo in eroina, come tu continui a fare anche adesso! –

Quello che però il chitarrista non aveva previsto era la presenza di Angie esattamente di fronte a lui, così quando giunse spavaldo ad incontrare i suoi occhi del colore del cielo si pietrificò. Letteralmente.

Izzy avrebbe tanto voluto scoppiargli a ridere in faccia, perché dopotutto se lo meritava, ma non era così stronzo e capiva anche il malumore dell’amico. Certo, non gli aveva fatto piacere sentirsi dire quelle cose sull’eroina, ma da una parte lo ammirava perché per lui Angie era stata una ragione abbastanza forte per riuscire a smettere. E poteva solo immaginare come si sentisse in quei giorni, senza di lei.

Che cazzone, però. Ce l’aveva lì davanti, se gli faceva così male stare senza di lei perché non andava a riprendersela? Lei di certo non l’avrebbe rifiutato, era a pezzi quanto lui.

E si vedeva, si vedeva dai loro occhi che non riuscivano ad allontanarsi, erano quasi incollati e sicuramente non si sentivano più così bene da giorni, perché la verità era che si attraevano come due fottute calamite. I loro corpi sembravano quasi tendersi l’uno verso l’altro. La schiena di Slash era rigida ma piegata in avanti, come se il suo stesso corpo stesse anelando il calore della sua groupie. Era come un’astinenza. Dopotutto, lui lo sapeva bene, una dipendenza la si poteva curare solo con un’altra. E chi lo diceva che una donna non potesse essere importante a tal punto? Axl? Ma per favore…

Però non avrebbero potuto rimanere così in eterno, Angie avrebbe preso a testate un muro fino ad aprirsi di nuovo quel taglio che si era appena cicatrizzato se fosse rimasta in quel modo ancora a lungo, con le difese abbassate, e qualcuno avrebbe dovuto farglielo notare. Lei era quella forte, quella che non avrebbe mai voluto mostrare la sua debolezza a colui che ne era la causa. E invece lo stava proprio facendo. Non sarebbe stata fiera di se stessa.

Così Izzy si schiarì la gola, e mancò poco che Slash saltasse per aria come un cazzo di fuoco d’artificio. Era palese che non si fosse accorto del casino che aveva combinato, per lui era talmente un bisogno avere un qualsiasi contatto con lei che, quando succedeva, era come perdere la cognizione del tempo. E dire che, nemmeno due settimane prima, era la normalità passare le ore perso nei suoi occhi. Non che fossero momenti meno preziosi, soprattutto perché di solito accadeva insieme a del meraviglioso sesso senza precedenti, ma quella era davvero una tortura.

L’unico risultato di quell’azzardo di Izzy, però, fu che Slash rientrò nella sua stanza sbattendo la porta esattamente nello stesso modo in cui l’aveva aperta, e lo sentirono anche dare un giro di chiave.

Angie si alzò furiosa, mangiandosi in due falcate la distanza tra il divano e l’ingresso di quella camera in cui l’idiota era sparito, e fece per prenderla a pugni. Tuttavia, quando fu lì, abbassò il braccio senza più un briciolo di forza e si lasciò andare con la fronte contro il legno. Sospirò, posando i palmi ai lati delle tempie, e mormorò una sequela di insulti che però stonavano con la sua voce incrinata.

- Vaffanculo – ringhiò infine con tutta la forza che aveva, ma non le uscì dalla gola più di un labile gemito. Sperò che Slash fosse dall’altra parte della porta a sentirla disperarsi, ma sperò anche il contrario perché l’ultima cosa che voleva era rendere noto il suo tormento al diretto interessato. Non le importava se Duff, Izzy e Jen l’avessero vista in quelle condizioni, loro l’avrebbero comunque saputo vedendola con addosso solamente suoi vestiti, niente più magliette della sua rockstar, e con quelle occhiaie spietate sotto agli occhi.

Ma addirittura scoppiare a piangere…

Così se ne andò in quella che era diventata egoisticamente anche la sua camera, ma non riusciva a vederla come Jeff gliel’aveva rigirata. Lui non si sarebbe più potuto fare i cazzi suoi per un periodo di tempo indeterminato e lei se ne stava là a sbafo, come se non le fosse importato un cazzo.

- Qualcuno sa per quale motivo quei due non si cagano? – sbuffò Duff, accendendosi una sigaretta.

- Tu e Jen sapete per quale motivo non vi cagavate? – chiese Izzy serafico, scuotendo anche il capo mentre li osservava. Era quasi ridicolo che proprio lui facesse una domanda del genere.

Jen e il bassista si guardarono per un lungo istante, forse pensierosi o forse rendendosi conto delle analogie con i loro due amici.

- No – risposero poi candidamente, stringendosi nelle spalle.

Era acqua passata, continuare a chiederselo non avrebbe fatto nessuna differenza, tanto più che finalmente, dopo quelle poche settimane che però erano sembrate loro un’eternità, erano riusciti a trovare di nuovo quell’equilibrio che si erano persi per strada.

- Vi siete risposti –

Izzy faceva sempre tutto facile, eppure il suo ragionamento non faceva una grinza e dovettero dargliene atto. Alla fine era lui il cervellone in quella macchina malandata, non perché fosse più intelligente degli altri ma perché era quello che non si faceva problemi ad usare la materia grigia.

E poi qualcuno avrebbe dovuto ragionare, no?

- Quindi, molto probabilmente, quando riusciranno a chiarirsi si fidanzeranno e torneranno a comportarsi come due sposati del cazzo –

Tutti guardarono Gilda, che era appena comparsa dalla stanza di Steven, che occupava abusivamente proprio come le altre groupie, e si stupirono della perla di saggezza che aveva appena sparato. Lei ignorò seraficamente quelle occhiate sconvolte e, con un sogghigno indecifrabile, si lasciò cadere sul divano tra Jen e Izzy e continuò il suo monologo.

- Quello che mi sconvolge è che hanno rotto i coglioni a voi due idioti per due settimane e adesso si stanno comportando nello stesso identico modo -

- Gilda – balbettò Duff, alzandosi dallo schienale del divano per guardarla in viso - Che hai mangiato a colazione? Hai rubato il cervello ad Angie? –

- McKagan, sei dolcissimo – mugugnò saccente, fingendosi seccata o forse fingendo di non esserlo… non la conoscevano così bene - Il fatto che non abbia mai usato il cervello non significa che non l’abbia mai avuto, non ti pare? Dopotutto sono una donna –

Jen si morse la lingua, cercando di trattenere una risatina: da quando Steven le aveva confessato, da ubriaco naturalmente, di essere innamorato pazzo di lei allora aveva mostrato di essere un po’ più meritevole di stare dove stava. D’accordo, non era miss simpatia in ogni caso, ma riusciva ad essere sopportabile e magari anche a dire qualcosa di sensato, come aveva fatto proprio in quel momento.

- Beh, avresti dovuto usarlo più spesso – soffiò anche Izzy, centrando il punto come sempre grazie alla sua predisposizione genetica all’uso del minor numero possibile di parole – Ti saresti risparmiata un sacco di insulti –

Gilda fece per rispondere, sulla lingua già la quantità giusta di veleno, ma venne interrotta dalle urla di Axl, che stava cacciando fuori dalla sua stanza una donna mezza nuda. La guardò andarsene, con sulle labbra un sogghigno biecamente soddisfatto, e solo dopo che vide la porta chiudersi si rese conto di quattro paia d’occhi spalancati che lo fissavano senza ritegno.

- Bill… - mugugnò Izzy, una nota allibita nella voce – Dimmi che non è come penso –

- Sì che lo è – rispose il rosso – E ora scusate, vado a farmi una bellissima doccia –

E se ne andò canticchiando Fat bottomed girls, a voce così alta che lo sentirono anche sotto il getto dell’acqua.

- Quella – Jeff si schiarì la voce, imbarazzato – Era la madre della prima ragazza che ha rifiutato Axl, se non erro erano di Indianapolis –

Jen e Gilda si guardarono, e all’unisono si schiaffarono una mano sul volto.

Era una fottuta primadonna.


 

*



Giorno!
Prima ti tutto vi dico che questo capitolo mi fa schifo, l'ho scritto di merda ma non sono capace di vederli che si ignorano. Mi mettono addosso una depressione allucinante e quindi scrivo di conseguenza. Spero che, comunque, tutto ciò vi faccia capire che preferisco quando vanno d'accordo e quindi faranno "pace" molto presto xD Gilda, boh, mi sono sentita in colpa e quindi le ho voluto fornire almeno un cervello xD Poi resta antipatica anche a me, ma almeno non fa sfigurare il genere femminile. Più avanti farà un'altra buona azione! Poi basta, vi ringrazio per le recensioni, come sempre siete troppo gentili. E me ne vado a studiare! :3

Giuggi

   
 
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