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Autore: Mana Sputachu    18/12/2012    8 recensioni
Have you seen my childhood?
I'm searching for that world that I come from
'Cause I've been looking around
In the lost and found of my heart...
Childhood – Michael Jackson

#6. "Se durante i primi anni in viaggio era stato tutto un gioco, ora le cose erano decisamente diverse: suo padre aveva molte aspettative su di lui, aspettative che Ranma non condivideva. Voleva poter decidere per se stesso, commettere i suoi errori, fare le sue scelte. Ma Genma sembrava aver deciso per lui senza neanche interpellarlo, ed era la cosa che più irritava il ragazzo. Non condivideva le scelte che il padre gli aveva imposto, o quantomeno non ne era ancora sicuro; Genma non gli aveva nemmeno dato il tempo di assimilarle e ragionarci. Quello che davvero detestava era il non poter decidere da solo cosa era meglio per se stesso.
E ora si ritrovava con una vita pianificata nel dettaglio, che lui non aveva chiesto."
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ranma Saotome
Note: Missing Moments, Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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6. It's been my fate to compensate, for the childhood I've never known
 
Una cosa che Nodoka aveva sempre raccomandato a Ranma, quando sarebbe arrivato il momento di partire con suo padre, era di trovare la sua strada.
Il piccolo sulle prime non aveva ben capito cosa mamma intendesse; era piuttosto sicuro che la strada l’avrebbe trovata papà con la cartina geografica.
Nodoka aveva riso, cercando di spiegarglielo nel modo più semplice possibile.
“Ciò che intendo dire è che devi cercare il tuo percorso… quello che ti piace davvero fare, che ti fa stare bene. Quello che vorrai fare nella vita.”
Ranma, in braccio a Nokoda, aveva cercato di riflettere su quelle parole tanto strane, dondolando i piedini e corrucciando la fronte.
“E se non la trovassi?” aveva chiesto preoccupato. Non voleva dare un dispiacere alla mamma. Nodoka gli aveva sorriso, pettinando i capelli del bambino con le dita.
“Non devi preoccuparti di questo, Ranma. E’ solo questione di tempo, ma tutti prima o poi trovano la loro strada nella vita… crescendo lo capirai.”
Ranma aveva annuito, sentendosi sollevato almeno in parte. Di tempo ne aveva ancora tanto.
 
Col passare dei mesi, però, la sua ricerca era ancora ferma a un punto morto.
Se durante i primi anni in viaggio era stato tutto un gioco, ora le cose erano decisamente diverse: suo padre aveva molte aspettative su di lui, aspettative che Ranma non condivideva. Voleva poter decidere per se stesso, commettere i suoi errori, fare le sue scelte. Ma Genma sembrava aver deciso per lui senza neanche interpellarlo, ed era la cosa che più irritava il ragazzo. Non condivideva le scelte che il padre gli aveva imposto, o quantomeno non ne era ancora sicuro; Genma non gli aveva nemmeno dato il tempo di assimilarle e ragionarci. Quello che davvero detestava era il non poter decidere da solo cosa era meglio per se stesso.
E ora si ritrovava con una vita pianificata nel dettaglio, che lui non aveva chiesto.
 
“Giornata faticosa, eh?”
Ranma si volta verso Akane, che gli porge un asciugamano per tergere il sudore.
La ringrazia con un cenno della testa, e si volta verso il gruppetto di ragazzini che sta lasciando il dojo.
“Abbastanza. Allenare ragazzini richiede un’enorme dose di pazienza... tu invece sembravi quasi a tuo agio con quei demonietti.”
“Oh, ho avuto modo di fare esperienza con due marmocchi piuttosto irritanti che avevano una strana fissazione per i funghi(*)… direi che mi è servito.”
Ranma la guarda di sbieco, gli occhi ridotti a due fessure; non ama particolarmente ricordare lo spiacevole episodio accaduto a lui e Ryoga tempo addietro, legato ai funghi dell’età.
Akane ridacchia, per nulla impressionata da quell’occhiataccia.
“Mi sembra che neanche tu te la stia cavando male, in ogni caso. I bambini sembrano stranamente attratti dal tuo modo di fare…”
“Dev’essere il fascino dell’artista marziale!” ride lui, mimando un kata in direzione della ragazza.
Ma deve ammettere che comincia ad abituarsi all’idea di fare l’insegnante: all’inizio aveva deciso di farlo come lavoretto estivo, per tenersi occupato e racimolare qualche soldo per le proprie vacanze. Ma a poco a poco aveva iniziato ad apprezzare la routine, insegnare le sue tecniche a qualcuno, riuscendo persino a divertirsi.
“In fondo non è male” commenta, incrociando le mani dietro la nuca “potrei anche abituarmi.”
Akane sgrana un po’ gli occhi, arrossendo.
“È quello che i nostri padri ci hanno imposto fin da quando ci hanno fatto incontrare, e dal quale abbiamo sempre cercato di fuggire… te ne rendi conto?”
“Certo che sì. Sarebbe poi così male…?” chiede, voltandosi leggermente verso Akane. Quest’ultima nota il lieve rossore sulle guance del ragazzo, molto simile a quello che colora le sue in quell’istante.
“…no. Non sarebbe poi così male.” Sorride, avvicinandosi a Ranma.
Rimangono in silenzio a fissare gli alberi in giardino, senza la necessità di riempire quei vuoti con delle parole. È quel tipo di silenzio piacevole, in cui non c’è bisogno di aggiungere nulla perché tutto è stato detto, tutto è al suo posto.
Forse Ranma ha finalmente capito cosa sua madre intendeva, quel giorno. Forse ha finalmente trovato la sua strada. Anzi, ne è abbastanza sicuro. Inoltre, pensa, è un percorso che non dovrà fare da solo. E questo ha deciso che ad Akane lo dirà, prima o poi.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
(*) Akane fa riferimento ai Toshi no Kazudake.


Sesto ed ultimo capitolo di questa raccolta su Ranma, che spero la concluda degnamente.
Il prompt del 500themes_ita su cui è basato è il numero 465. Il percorso di un bambino.
Ringrazio chiunque l’abbia commentata, mipiacizzata, preferita: il fandom di Ranma mi ha fatta sentire accolta e apprezzata come non mi succedeva da tempo nel mio fandom “storico”, e di questo ve ne sono immensamente grata :)
Spero di continuare a scrivere ancora su Ranma (l’intenzione c’è tutta), e spero continuerete a seguirmi, con commenti o mazzate :’)
A presto!

Mana
   
 
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