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Autore: Mrs C    18/12/2012    10 recensioni
- Mi sono spaventato, ok? Non volevo dirgli quelle cose ma ho avuto paura, e lui non è così stupido da non capirlo! Stiamo insieme, ma a volte è come se fossi da solo!
- John... che cosa gli hai detto?
- …
- … John?
[Terza oneshot della serie Ovunque tu vada, non rimanere bloccato]
Genere: Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Altro personaggio, John Watson , Sherlock Holmes
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Ovunque tu vada, non rimanere bloccato'
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Resto, anche se me ne vado










- Harry per favore, non farmi domande. Vorrei solo rimanere a casa tua per un po’, va bene?
Appoggi il borsone sul pavimento, chiudi la porta di casa e sospiri. Tua sorella alza le mani, non chiede nulla come tu l’hai pregata, e va in cucina a fare un thé. Il monolocale in cui si è trasferita il mese scorso è piccolo, ordinato e profuma di buono. Lavanda, e forse caffè.
- È un bel posto, sorellina. Davvero.
- Sì. Sono stata fortunata a trovare un appartamento a così poco in questa parte della città. Canary Wharf di sera è splendida. [1]
L’acqua bolle, Harry prepara l’infuso e l’odore di limone e latte riempie il salotto. Il silenzio che ti circonda è, allo stesso tempo, fragile e pesante, e non sai se esserne grato o spaventato.
- Il divano è piuttosto comodo, non dovresti avere problemi.
- Grazie. Tanto non credo riuscirò a dormire.
Bevi un sorso di thé, e il suo calore ti avviluppa piano lo stomaco. Harry freme per sapere cos’è successo ma sai che non ti porrà alcun quesito a meno che non sia tu a parlarne per primo. Sei ragionevolmente convinto che, discuterne, non aiuterà il tuo nervosismo dilagante, ma Harry ti sta ospitando ed è giusto che sappia. Quantomeno in parte.
- Ho litigato con Sherlock.
- Non mi dire. Che cos’ha fatto questa volta?
Ignori il tono saccente di Harry e posi la tazza sul tavolo. Ti torturi le dita per qualche secondo e gli occhi vivaci e curiosi di tua sorella, ti spingono a parlare.
- Fondamentalmente nulla di diverso. Si è fatto accoltellare durante un inseguimento.
- Cosa?!
- Sta bene.
Harry inarca le sopracciglia; il thé ormai dimenticato e tiepido.
- Allora qual è il problema?
- È quello che è successo dopo, il problema.
Sbuffi, sbatti una mano sul tavolo e gesticoli in preda a un attacco isterico. Harry ti guarda stranulata e tu ti senti tanto un perfetto idiota.
- Mi sono spaventato, ok? Non volevo dirgli quelle cose ma ho avuto paura, e lui non è così stupido da non capirlo! Stiamo insieme, ma a volte è come se fossi da solo!
- John... che cosa gli hai detto?
- …
- … John?
Abbassi gli occhi. Il senso di colpa, fino a ora trincerato dietro la rabbia, torna a pompare e a colpire il tuo cuore ma lo ignori. Non è colpa tua, maledizione, sei tu la vittima qui!
- Gli ho detto di comportarsi meno da macchina e più da uomo.
- John!
- Non sono venuto qui per sentirmi fare la predica, Harry! Mi sento in colpa a sufficienza senza che ti ci metta anche tu, grazie.
Lei non dice niente. Un silenzio carico di domande aleggia sulle vostre teste e pensi che, forse, venire qui è stata una scelta un poco avventata. In fondo anche tua sorella ha i suoi problemi e tu sei sempre pronto a riversargli sulle spalle i tuoi. Altro senso di colpa, bel lavoro, John.
- E lui che cosa ti ha risposto?
- Non mi ha risposto. Mi ha guardato. E io me ne sono andato.
Non è del tutto vero. In realtà Sherlock ha detto qualcosa prima che sbattessi la porta di casa, solo che tu eri troppo intento a bestemmiare in lingue morte per riuscire a capirlo. Harry ha già finito da un pezzo il suo thé e adesso è indecisa se parlare o meno. In alternativa, ti fissa. Anche da bambini avevate entrambi questa brutta abitudine: pur di non ferire l’altro, vi limitavate alle occhiate. Solo che adesso è un po’ diverso, perché tu sai perfettamente di aver sbagliato - beh, diciamo che avevi le tue ragioni, diamine - e hai bisogno che qualcuno te lo dica. Che ti sproni a tornare al 221B, da quel sociopatico del tuo ragazzo e stringerlo forte. Perché, adesso, passata la paura e il terrore di perderlo - tutte le volte - è rimasta solo la voglia di accertarti che stia veramente bene e rimanere tutta la notte a inspirare il suo profumo finché non verrà mattina e Sherlock sgattaiolerà via dalle tue braccia e metterà su il caffè, portandotelo a letto insieme a qualche biscotto, come fa sempre dopo aver risolto un caso.
- Ho rovinato tutto, vero?
- Sherlock capirà. Beh... faglielo capire, piuttosto. Sei o no, il suo conduttore di luce? [2]
Annuisci. In questo momento, per la verità, ti senti più una lampadina bruciata, ma questo non lo dici. Ti alzi dal tavolo dopo qualche secondo, e tua sorella non è stupita di vederti rimettere la giacca dopo nemmeno mezz’ora dal tuo arrivo.
- Se vuoi la borsa te la riporto io. Sarebbe la volta buona che finalmente mi fai conoscere mio cognato.
Arrossisci e squadri tua sorella da testa a piedi. Come per quando sei entrato, lei alza le mani e ridacchia.
- Magari la prossima volta, Harry.
La saluti, lei lo stesso, apri la porta e la borsa che hai recuperato poco fa ti si sfila dalle dita. Sherlock, bagnato come un pulcino, è davanti all’ingresso. Sherlock. Il tuo ragazzo. Che è uscito di casa per venire a cercarti con una ferita al fianco ancora pulsante.
- Cristo santo, Sherlock! Che diavolo ci fai qui?
Lui ti guarda dritto negli occhi e un familiare calore al basso ventre ti invade prima che tu possa fermarlo. Stupidi occhi cangianti.
- Dovrei essere io a farti questa domanda, John. E adesso fammi entrare.
Con un movimento brusco del braccio, ti sposta di lato e si accomoda in casa. Harry ha un sorriso compiaciuto sulle labbra, e un miracoloso asciugamano che tiene fra le mani.
- L’asciugamano è forse l’oggetto più utile che una persona possa avere, non credi, John? [3]
Esordisce, porgendo l’oggetto al tuo ragazzo. E ci metti poco a riunire tutti i pezzi.
- Gli hai scritto che ero qua, disgraziata!
- Non dire stupidaggini. È stato lui a scrivermi di non stendere il bucato perché iniziava a piovere. Non ho idea di come abbia il mio numero né come sapesse che avevo appena fatto la lavatrice, ma suppongo di non dovermi sorprendere vero, Mr Holmes?
Sherlock fa una smorfia, stringe la mano di tua sorella e tu inizi ad avere un vago senso di nausea alla bocca dello stomaco.
- Come diavolo facevi a sapere dov’ero?
Dopo qualche minuto in cui l’unico rumore udibile è quello di Sherlock che si friziona i capelli, ti decidi finalmente a parlare. Harry è scomparsa chissà dove e una strana inquietudine ti risale lungo la spina dorsale quando si libera del lungo cappotto e del maglione, che lascia vedere la ferita un po’ sanguinante, anche se coperta dal grande cerotto che gli hai applicato proprio tu nemmeno un’ora fa. Nuova ondata di senso di colpa, benissimo!
- Sei prevedibile, Watson. Con una borsa di quelle dimensioni potevi passare una sola notte da un conoscente. Non da Lestrade, perché lui sta inciucciando con mio fratello e sarebbe stato sconveniente.
- Sta che?
- Non da Sarah perché il suo ragazzo non avrebbe sicuramente approvato. Molly, sì, poteva essere una possibilità ma no. Non ha ancora superato il trauma della nostra relazione e tu hai troppo l’anima dell’infermiere per farle un tale sgarbo. Chi rimane? Tua sorella. Semplice, ovvio.
Se non fossi così ammirato per queste deduzioni lampo gli sbatteresti la testa contro il frigo.
- Non hai risposto alla prima domanda, però.
Sherlock si irriggidisce e non parla. I capelli sono ancora umidi, e il cerotto si è quasi del tutto staccato. Ti avvicini sospirando, e posando le tue dita calde sul suo addome che si contrae in uno spasmo. Sorridi. Non è ancora abituato a questo tipo di carezze, nemmeno quando vuoi solo impedire che muoia dissanguato.
- Sei uno stupido. La ferita è ancora fresca, e il tuo fisico non è onnipotente né autoriparante come quello di Andrew Martin [4], santo Dio.
- Volevo portarti a casa.
- Sarei tornato lo stesso. Ero solo un po’ arrabbiato.
- Lo so.
La mano fredda di Sherlock sfiora piano il tuo palmo, e tu alzi gli occhi per poter guardare il suo viso corrucciato. È piuttosto pallido e forse ha qualche linea di febbre. Non hai bisogno nemmeno di toccarlo per rendertene conto. In realtà vorresti essere ancora in collera con lui, ma proprio non ti riesce. Non con quella faccia da cane bastonato che ti rivolge ogni volta che stai per dirgli no.
- Non posso prometterti che non succederà più, John.
- Lo so.
- E nemmeno che farò più attenzione.
- So anche questo.
Fa una smorfia, come se non riuscisse ad arrivare al punto della questione o come tu non sia già scappato da lui e da questa folle relazione. Ti stupisci sempre su come, per certe cose, rimanga ancora così vergine, nel senso più puro del termine.
- Io però non posso garantirti che non sbotterò di nuovo. Mi dispiace, Sherlock. Ero arrabbiato. Non penso davvero quelle cose, lo sai.
Sherlock annuisce e tu senti lo stomaco un po’ più leggero. Ma c’è ancora una cosa che devi sapere e, anche se hai un po’ paura di chiederglielo, non ti blocchi davanti a un’altra possibile fitta di colpevolezza.
- Che cos’hai detto prima che me ne andassi?
Sherlock arriccia le labbra.
- Devo proprio?
Ridacchi.
- Devi proprio, Sherlock.
- Resta. Ti ho detto ‘resta’. [5]
Gli dai un lieve bacio sulla fronte, sfiorando piano i capezzoli e il petto. Sherlock s’irriggidisce e si risveglia sotto il tuo tocco, e tu rimani impietrito nel sentire il suo respiro accelerato. È la prima volta che succede questo, anche se non è la prima volta che vi baciate. Un bacio sulle labbra, e le sue mani corrono sulla tua schiena, stringendo la stoffa e sfiorando la pelle.
- Resto anche se me ne vado, Sherlock. Non preoccuparti di questo.
Annuisce piano, e ti bacia forte. Un’antitesi che ti lascia senza fiato, come il suo profumo e la sua vicinanza, e tutto ciò che riesce a darti ogni singolo giorno... fantastico. Ogni cosa con Sherlock raggiunge vette mai viste, e tu sei l’unico che può scoprirle, che può toccarle. È semplicemente fantastico.
- Resterò per sempre, Sherlock.

- Se avete finito di accoppiarvi nella mia cucina, ho portato dei vestiti puliti e delle garze per mio cognato. Fratellino, trasformati in un dottore e lascia da parte le vesti del maniaco, per adesso.
- Harriett!
- Mpf.
- Che ho detto?










Ps. I’m a Serial Addicted


È un periodo un po’ così. Ci sono poco in generale, sia su internet che fuori, e odio il Natale. Non so se l’avevo già detto. Per cui non aspettatevi fanfic di Natale, da parte mia, a meno che non mi capisca qualche rara malattia che mi faccia cambiare idea e smettere di un essere un verde, grasso e grosso Grinch. Btw, ecco qui con la terza oneshot di Ovunque tu vada, non rimanere bloccato. Come al solito, è possibile leggerla senza aver letto le altre due, andate tranquilli.

[1] Omaggio all’omonima storia di rosieposie77 Canary Wharf.
[2] Citazione di The Hounds of Baskerville <3
[3] Citazione/omaggio a Guida Galattica per Autostoppisti, in cui recita il nostro Martin/John XD
[4] Il protagonista di L’Uomo Bicentenario, che io adoro.
[5] Un omaggio alla meravigliosa Stay di Minerva74.

La dedico a Simona (Mrs Teller) perché l’ambientazione ricorda un po’ l’ultima meravigliosa oneshot Babies know best, no? Sperando di strapparti un sorriso <3
Insomma. Spero non faccia schifo come pare a me, ma ultimamente non mi soddisfa nulla. Vi mando profondo amore e giuro che risponderò a tutti, ma ho davvero poco tempo. Grazie mille, come sempre, le vostre recensioni mi riempiono il cuore di gioia.



Jess
   
 
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