Verità
Nascoste
Non aveva
mai fatto le pulizie in vita sua, il suo Tardis si metteva in ordine e
si
puliva sempre da solo. Ma vuoi che in 910 anni non avesse imparato
qualcosa?
Molto poco, ma ce l’avrebbe fatta, ne era certo.
Lui era il
Dottore e aveva un farfallino figo!
Iniziò con
il preparare la colazione, avrebbe cucinato la sua
specialità e ci avrebbe
messo tutto il suo amore. Ci mise quasi un’ora, Amy e Matthew
si erano già
accomodati a tavola da un pezzo, pronti per essere serviti.
“Ta-dan!!”,
svelò la sua creazione,
“Bastoncini
di pesce e crema? Di prima mattina?!”, Amelia era a dir poco
allucinata,
“Che c’è?
Sono buoni!” la donna scosse la testa rassegnata, non sarebbe
mai cambiato.
Il Dottore
lo notò e il sorriso che poco prima gli illuminava il viso
speranzoso, cadde,
penzolando ai lati della bocca.
Quando vide
l’espressione delusa dell’uomo, Matthew non
poté fare a meno di iniziare a
ingozzarsi con gusto. Il Dottore, vedendolo, si illuminò e
iniziò a ridere.
Anche Amy
guardò suo figlio, era un bambino dolce e altruista, avrebbe
fatto di tutto pur
di rendere felice il Dottore, un po’ come aveva fatto lei
durante i primi tempi
dei loro viaggi.
Si ritrovò
a sorridere, incrociando lo sguardo dell’uomo per un attimo.
Non lo aveva mai
visto più felice e soddisfatto.
“Io non
sarei così felice, se sapessi cosa mi aspetta
ora”, il Dottore si spense,
“Non credo
di volerlo sapere Amelia Pond”,
“Tu, mio
caro Dottore, dovrai stirare!”.
Lo portò in
uno stanzino, e lì il Dottore fece la sua prima conoscenza
con il ferro da
stiro.
“Sai
usarlo?”, l’uomo la guardò altezzoso
“Ovvio!
Sono un Signore del Tempo, tutti sanno usare i ferri da
sparo!”, la donna alzò
un sopracciglio poco convinta,
“Stiro,
ferro da stiro”, lui scrollò le spalle.
Gli lasciò
il campo libero, controllandolo sull’uscio della porta.
“Mio caro,
a noi due!”, ingenuamente prese il ferro tra le mani.
“UAAAAAAUUU!!!”,
lo lasciò cadere guardandosi
le palme ustionate, mente una lacrimuccia gli colava
dall’angolo dell’occhio.
“Sei uno
scemo! E un disastro…”, lui mugolò
contrario.
Lei lo
fissò, lo guardò e scoppiò a ridere.
“Non è
gentile da parte tua ridere delle disgrazie altrui! Sei
perfida!”, tirò su con
il naso.
Amelia lo
ignorò, conducendolo vicino ad un lavello.
Gli passò
le mani sotto l’acqua fredda, si sentiva come un bambino,
dapprima contrasse la
faccia in una smorfia di dolore, poi si rilassò.
Le faceva
così peccato che gli appoggiò le labbra sulla
tempia.
“E’ una
pace Amelia Pond?”, sgranò gli occhioni con il suo
metodo segreto
“No…è solo
un incoraggiamento per quello che farai dopo”.
Scatoloni
riempivano la stanza, dai quali fuoriusciva ogni sorta di strano
oggetto,
vestiti e scartoffie. Varie fungevano da pavimento, mentre una serie di
ragnatele completavano l’opera decorando il soffitto. Il
puzzo di chiuso e di
polvere gli invase le narici facendolo starnutire.
“Che razza di
posto è questo?”, Amy si guardava attorno con aria
sognante,
“Dottore,
questa è la stanza dei ricordi!”. Il Dottore non
riusciva a capire, che cos’era
una stanza dei ricordi? Lui nel suo Tardis aveva migliaia di stanze
diverse, ma
non aveva mai sentito di una stanza del genere.
“Che cos’è
una stanza dei ricordi?”
"Dottore
sei poco perspicace! E’ la stanza dove conserviamo tutti i
ricordi dei tempi
passati: foto, lettere, vestiti, souvenir…Non hai mai
conservato niente durante
tutta la tua vita? Non sei legato ad un oggetto particolare che ti
porta
indietro nel tempo?”, ci pensò un po’ su
prima di rispondere:
“Il Tardis!
Lui mi porta indietro nel tempo e avanti nel futuro!”. Aveva
dimenticato che
stava parlando con un Signore del Tempo.
“Non mi
aspetto che tu capisca, in fondo sono cose umane”,
sottolineò l’ultima parola pur non avendone
l’intenzione. Lui finse di non
averla sentita, anche se, inspiegabilmente, quella parola gli cadde
adosso come
un macigno.
“E io cosa
dovrei fare?”
“Mettere
tutto in ordine, chiaramente!”.
Il Dottore
salvava mondi, persone, specie, civiltà, ma non era in grado
di fare miracoli e
questo, forse, era un concetto che Amy non era riuscita ad afferrare
appieno.
Non sapeva
da dove iniziare, non sapeva proprio dove posare gli occhi, tanto era
la
confusione che lo circondava. Chiedere aiuto era fuori discussione,
avrebbe
dimostrato di essere in grado di gestire qualsiasi situazione, anche la
più
noiosa.
“Signorina
Pond è pregata di uscire e chiudere la porta, ora la
situazione è nelle mie
mani!”, Amelia era tranquilla, lì non avrebbe
potuto combinare guai.
Iniziò con
il raccogliere le carte sparse in giro, si trattava in gran parte di
ricevute
di negozi, bollette e lettere di parenti all’antica, che
raccolse in una
cartellina trovata chissà dove.
Poi fu la
volta degli scatoloni.
Lui guardò
loro, loro guardarono lui.
La tensione
calò in tutta la stanza.
La
battaglia ebbe inizio.
Urla
disumane provenivano dal piano superiore, urla e botti. Pond iniziava a
pentirsi di aver chiesto l’aiuto del Dottore. Matthew
percepì la preoccupazione
della madre e la rassicurò
“Stai
tranquilla mamma! Il Dottore sa quello che fa!”, le
schioccò un bacione sulla
guancia e la donna lo strinse forte a se, ma non si accorse delle
piccole
scintille che emanava il corpo del piccolo.
Dopo ore di
lunga battaglia era riuscito ad avere la meglio. Gli scatoloni erano
ormai
tutti chiusi e disposti ordinatamente su due scaffali che aveva trovato
e
montato in pochi minuti con l’aiuto del suo magico
cacciavite.
Gocce di
sudore gli colavano sul collo bagnandogli il colletto della camicia
sporca e
strappata.
Per quanto
riguardava i pantaloni, beh…era rimasto ben poco.
Si lasciò
cadere a terra estenuato, appoggiandosi ad un armadio che
dondolò. Un grosso
librone gli cadde in testa.
“Augh! Ma
che…?”, lo aprì, una serie di volti
conosciuti lo guardavano sorridendo.
Massaggiandosi la testa (un piccolo bernoccolo aveva fatto da
capolino), iniziò
a sfogliare le pagine dell’album fotografico dei Pond: Amelia
neonata (com’era
carina), i suoi primi passi, il primo giorno di elementari, le scuole
medie,
superiori, il fidanzamento con Rory e….. .
Si ritrovò
a guardarsi, non ricordava quei momenti: lui ad un pic-nic con Amy e
Rory, una
foto insieme nel Tardis, una serie di foto che ritraevano lui e Amy
mentre
facevano le linguacce, fino ad arrivare alle ultime due foto.
Le fissò
intensamente, mentre un turbine di emozioni lo investirono: in una
cullava
Matthew appena nato, nell’altra baciava Amy sulla fronte con
il piccolo stretto
tra di loro.
La cosa che
più lo colpì fu il suo stesso sguardo,
non il solito sguardo felice
con
una velata tristezza nascosta, ma uno sguardo dolce, fiero, veramente
gioioso e
brillante.
La fatica
lo abbandonò di colpo, ripose l’album al suo posto
e infilò le due foto nella
tasca interna della giacca. Quelli sarebbero stati i suoi primi ricordi.
Appena aprì
la porta Amelia si precipitò dentro alla stanza.
L’uomo delicatamente, le
chiuse la bocca che nel frattempo si era spalancata in
un’espressione di assoluta
meraviglia. L’uomo si guardò le punte delle dita,
“Si lo so,
non ci sono parole per descrivere quanto tu mi sia grata. E’
stato un piacere e
un giochetto da ragazzi! Oh! Prima che mi dimentichi…ho
trovato questo…”, le
mise tra le mani un piccolo omino dai vestiti stropicciati.
“Ma questo
è…”
“Sono io!
Il Dottore stropicciato! Beh…nella realtà sono
più carino, su questo non ci
piove”, non aveva idea di quanto avesse reso felice la donna,
che si ritrovò a
stringere il pupazzetto come quando era una bambina desiderosa di
protezione e
affetto.
Fiero di
aver compiuto la sua missione e
di aver
reso felice l’amica, il Dottore si avviò verso il
meritato riposo, ma un
richiamo lo bloccò.
“Dove pensi
di andare?”, l’illusione del riposo stava
tentennando,
"A
riposarmi, ho lavorato tutto il giorno!”, la donna gli scosse
il dito davanti
agli occhi,
“No no,
dato che ci sei, e che sei così sporco, fai la lavatrice e taglia l’erba
del prato! Poi portai
riposarti”, quella minuscola speranza si spezzò,
altro lavoro lo attendeva.
Ogni tanto
non riusciva a trattenersi di fronte alle prodezze casalinghe del
Dottore e
iniziava a ridacchiare mentre l’uomo fingeva di fare
l’offeso.
La sua
mamma si era presa cura di lui per tutta la giornata: aveva giocato con
lui,
aveva testato le sue capacità intellettive rimanendone
strabiliata e
l’aveva lavato e cambiato, trovando dei vestiti
adatti nel armadio rifornito del Dottore.
Più stava
con il piccolo, più si rendeva conto di quanto bello era
essere mamma. In fondo
nei confronti del Dottore un po’ mamma lo era sempre stata,
lo aveva protetto,
incoraggiato, consolato e coccolato. Il suo Dottore!...quante ne
avevano
passate insieme! Avevano conosciuto la sofferenza, la gioia,
l’amicizia,
l’amore, la paura e la morte; ed ora, nonostante tutto, erano
ancora lì a
battibeccarsi, come se il tempo per loro avesse fatto
un’eccezione e si fosse
fermato preservando la loro amicizia.
“Ehi
Dottore, ti ricordi quando…” lasciò la
frase in sospeso.
L’uomo si
stava facendo scudo con lo stendi panni mentre la sua testa era
protetta da una
bacinella. Guardava la lavatrice con sguardo odioso, minacciandola con
una
molletta da bucato dato che aveva lasciato il suo amato cacciavite
nell’altra
stanza.
“Che
diavolo…”
“Stai
indietro!”, la interruppe lui “Può
essere pericoloso, è una sfida tra me e
lei!”.
Il
macchinario emise un lungo fischio e l’uomo con un urlo si
buttò steso a terra,
iniziando a strisciare sui gomiti come un navy seals.
Per un
momento la donna sperò che scherzasse, era inconcepibile
l’idea che l’uomo
avesse paura di una lavatrice. Poi pensò che effettivamente
quello non era un
uomo…era il Dottore e da lui ci si poteva aspettare di tutto.
Così con
nonchalance si diresse verso “il nemico” premendo
il pulsante di spegnimento. Il
macchinario smise di ronzare e si addormentò con un lungo
sibilo.
“Ti stava
solo avvertendo che il lavaggio era finito…”,
l’uomo aprì la bocca per
ribattere, ma rendendosi conto della tremenda gaffe si
limitò a borbottare
“Pfu…Lo
sapevo”.
Notò subito
il secchio a poca distanza da lei e curiosa vi sbirciò
dentro. Le urla
rimbombarono per tutto il quartiere.
“Smettila
di urlare o le spaventerai ancora di più!”,
la rimproverò il Dottore guardando con amabile
tenerezza il mucchio di
lumache viscide che sbavavano il secchio.
“Perché hai
messo questi “robi “ in un secchio?!”,
l’uomo la guardò scandalizzato
“Non sono “robi”
sono esseri viventi dotati di sentimenti che tu hai appena
deliberatamente
offeso! Comunque gli ho appena salvato la vita e non preoccuparti, le
metterò
in qualche stanza del Tardis…sono così
carine!” gli occhi gli si illuminarono d’amore.
Trovandosi
l’uno di fronte all’altra si guardarono, lui
iniziò a strusciare il piede per
terra guardandola con occhi cucciolosi e facendo sporgere il labbro
inferiore
in modo da risultare più dolce possibile. La donna non
riuscì più a resistere,
si catapultò tra le sue braccia e il Dottore fu ben lieto di
accoglierla,
stringendola forte. Si stava bene tra le sue braccia, il suo corpo era
caldo e
rassicurante. Era diverso da quando abbracciava Rory, in quei casi era
lei la
fonte di rassicurazione, con il Dottore era diverso, era più
a suo agio.
A
interrompere il magico momento fu la presenza di Matthew che eccitato
iniziò a
salterellare dicendo: “Mamma, Dottore! Ci sono gli alieni
alla tv!”.
Scostandosi
si guardarono preoccupati, precipitandosi in casa e posizionandosi
davanti all’immenso
televisore al plasma.
L’immagine
di un astronave occupava l’intero schermo e il suo colore
grigio metallico
spiccava nel chiaro cielo di Washington.
Il Dottore
non la riconobbe: era immensa, di una forma pressappoco piramidale, una
striscia rosso sangue la attraversava e ai fianchi cannoni laser
sottolineavano
la sua ferocia.
Si
posizionò proprio sopra alla Casa Bianca e nel giro di pochi
secondi una
striscia luminosa la investì, facendola vaporizzare. Amy non
riuscì a
trattenere un sussulto, mentre le sopracciglia del Dottore si
incrinavano e la
sua faccia si contrasse in un’espressione rabbiosa.
Tutte le
persone erano nel panico più completo: urlavano, scappavano,
i media di tutto
il mondo interruppero le trasmissioni per mandare in onda la disgrazia.
Amelia
condusse il bimbo nella sua camera, rassicurandolo che tutto si sarebbe
sistemato.
Dalla tasca
dei jeans tirò fuori un pupazzetto stropicciato,
“Tienilo
stretto a te, mi ha sempre protetta da piccola e ora sono sicura
proteggerà
anche te”, gli diede un bacio sulla fronte. Il bimbo era
tranquillo, sapeva che
al fianco del Dottore non gli sarebbe successo niente, lui glielo aveva
promesso e il Dottore manteneva sempre le sue promesse.
Quando la
donna tornò nel salottino vi trovò anche Rory che
si tormentava l’unghia del
pollice. Il Dottore era incredibilmente silenzioso e serio, tanto che
la donna
si spaventò.
“Dottore…”,
la interruppe,
“Si Amy,
credo siano loro…..e credo si siano evoluti”.
Una
scintilla, un rombo e per un secondo nella casa si fece buio. La
corrente
ripartì subito dopo e nello schermo comparve
l’essere più spaventoso che Amelia
avesse mai visto.
Mezzo uomo,
mezza macchina, mezza lucertola, una serie di combinazioni che Amy
ricordava
scomposte e che aveva conosciuto nel corso dei suoi viaggi con il
Signore del
Tempo.
La creatura
aprì la bocca scoprendo zanne affilate, mentre un occhio
meccanico brillava di
una luce rossa alquanto sinistra.
“Voi esseri
inferiori che occupate questo pianeta chiamato
“Terra”. Verrete annientati con
il vostro pianeta, se non ci consegnerete l’ultimo Signore
del Tempo”.
Il Dottore
era furioso, corse a prendere il cacciavite sonico che puntò
nello schermo
mettendosi così a contatto con gli invasori.
“Fermatevi!
Mi consegnerò a voi, ma non dovete toccare un solo filo
d’erba di questo
pianeta, altrimenti…”, la voce metallica
proseguì
“Dettiamo
noi le regole Dottore, non vogliamo lei…ma
l’ultimo Signore del Tempo”.
L’irritazione
dell’uomo crebbe,
“Io sono l’ultimo
Signore del Tempo, i miei simili sono tutti morti perché voi
li avete uccisi!”,
una fiamma di vendetta incendiò le ultime parole.
“Sbagliato,
noi vogliamo tuo figlio…”, in quel momento il
piccolo Matthew spaventato dal
trambusto e dalle grida del Dottore, entrò nella stanza.
Tutti si
volsero verso di lui,
“….lui
è l’ultimo
Signore del Tempo”.
-Ritorno-
Dopo un
lungo periodo di pausa (dovuto sostanzialmente ad impegni scolastici)
sono
tornata con il tanto sudato nuovo capitolo (che spero non sia venuto
fuori una
schifezza -.-).
Caro il mio
Dottore che non riesce a fare nulla senza combinare disastri! XD
Cooomunque….Matthew
figlio del Dottore, cos’è questa storia?
I Dalek
evoluti si sbagliano, o c’è un fondo di
verità?
Ma, soprattutto,
cosa succederà al piccolo Matthew?
Tutto
questo lo scoprirai nel prossimo capitolo caro lettore! ;)
Ti
ringrazio per aver continuato a leggere la mia storia e spero vivamente
che ti
sia piaciuta! Apprezzerei consigli su come migliorare il mio stile o
altro,
perciò non trattenerti dal fare anche una piccola recensione
(“anche una piccola
cosa può cambiare il mondo”), le accetto
volentieri!
Grazie
mille per il sostegno! Ciao alla prossima! :D