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Autore: moonwolf    18/12/2012    2 recensioni
E se tutto fosse andato diversamente?
...se Amy e Rory fossero rimasti solo fidanzati?
...se Amy avesse dato alla luce un bambino invece di Melody?
...se da questo bambino dipendesse la sorte della civiltà dei Signori del Tempo?
Genere: Avventura, Fantasy, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Amy Pond, Doctor - 1, Doctor - 11, Nuovo personaggio, Rory Williams
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Verità Nascoste

 

Non aveva mai fatto le pulizie in vita sua, il suo Tardis si metteva in ordine e si puliva sempre da solo. Ma vuoi che in 910 anni non avesse imparato qualcosa? Molto poco, ma ce l’avrebbe fatta, ne era certo.
Lui era il Dottore e aveva un farfallino figo!
Iniziò con il preparare la colazione, avrebbe cucinato la sua specialità e ci avrebbe messo tutto il suo amore. Ci mise quasi un’ora, Amy e Matthew si erano già accomodati a tavola da un pezzo, pronti per essere serviti.
“Ta-dan!!”, svelò la sua creazione,
“Bastoncini di pesce e crema? Di prima mattina?!”, Amelia era a dir poco allucinata,
“Che c’è? Sono buoni!” la donna scosse la testa rassegnata, non sarebbe mai cambiato.
Il Dottore lo notò e il sorriso che poco prima gli illuminava il viso speranzoso, cadde, penzolando ai lati della bocca.
Quando vide l’espressione delusa dell’uomo, Matthew non poté fare a meno di iniziare a ingozzarsi con gusto. Il Dottore, vedendolo, si illuminò e iniziò a ridere.
Anche Amy guardò suo figlio, era un bambino dolce e altruista, avrebbe fatto di tutto pur di rendere felice il Dottore, un po’ come aveva fatto lei durante i primi tempi dei loro viaggi.
Si ritrovò a sorridere, incrociando lo sguardo dell’uomo per un attimo. Non lo aveva mai visto più felice e soddisfatto.
“Io non sarei così felice, se sapessi cosa mi aspetta ora”, il Dottore si spense,
“Non credo di volerlo sapere Amelia Pond”,
“Tu, mio caro Dottore, dovrai stirare!”.
Lo portò in uno stanzino, e lì il Dottore fece la sua prima conoscenza con il ferro da stiro.
“Sai usarlo?”, l’uomo la guardò altezzoso
“Ovvio! Sono un Signore del Tempo, tutti sanno usare i ferri da sparo!”, la donna alzò un sopracciglio poco convinta,
“Stiro, ferro da stiro”, lui scrollò le spalle.
Gli lasciò il campo libero, controllandolo sull’uscio della porta.
“Mio caro, a noi due!”, ingenuamente prese il ferro tra le mani.
 “UAAAAAAUUU!!!”, lo lasciò cadere guardandosi le palme ustionate, mente una lacrimuccia gli colava dall’angolo dell’occhio.
“Sei uno scemo! E un disastro…”, lui mugolò contrario.
Lei lo fissò, lo guardò e scoppiò a ridere.
“Non è gentile da parte tua ridere delle disgrazie altrui! Sei perfida!”, tirò su con il naso.
Amelia lo ignorò, conducendolo vicino ad un lavello.
Gli passò le mani sotto l’acqua fredda, si sentiva come un bambino, dapprima contrasse la faccia in una smorfia di dolore, poi si rilassò.
Le faceva così peccato che gli appoggiò le labbra sulla tempia.
“E’ una pace Amelia Pond?”, sgranò gli occhioni con il suo metodo segreto
“No…è solo un incoraggiamento per quello che farai dopo”.

 Era un disastro, quella stanza era un assoluto disastro. Non si avvicinava neanche lontanamente all’atmosfera della distruzione del suo pianeta, era molto peggio.
Scatoloni riempivano la stanza, dai quali fuoriusciva ogni sorta di strano oggetto, vestiti e scartoffie. Varie fungevano da pavimento, mentre una serie di ragnatele completavano l’opera decorando il soffitto. Il puzzo di chiuso e di polvere gli invase le narici facendolo starnutire.
“Che razza di posto è questo?”, Amy si guardava attorno con aria sognante,
“Dottore, questa è la stanza dei ricordi!”. Il Dottore non riusciva a capire, che cos’era una stanza dei ricordi? Lui nel suo Tardis aveva migliaia di stanze diverse, ma non aveva mai sentito di una stanza del genere.
“Che cos’è una stanza dei ricordi?”
"Dottore sei poco perspicace! E’ la stanza dove conserviamo tutti i ricordi dei tempi passati: foto, lettere, vestiti, souvenir…Non hai mai conservato niente durante tutta la tua vita? Non sei legato ad un oggetto particolare che ti porta indietro nel tempo?”, ci pensò un po’ su prima di rispondere:
“Il Tardis! Lui mi porta indietro nel tempo e avanti nel futuro!”. Aveva dimenticato che stava parlando con un Signore del Tempo.
“Non mi aspetto che tu capisca, in fondo sono cose umane”, sottolineò l’ultima parola pur non avendone l’intenzione. Lui finse di non averla sentita, anche se, inspiegabilmente, quella parola gli cadde adosso come un macigno.
“E io cosa dovrei fare?”
“Mettere tutto in ordine, chiaramente!”.
Il Dottore salvava mondi, persone, specie, civiltà, ma non era in grado di fare miracoli e questo, forse, era un concetto che Amy non era riuscita ad afferrare appieno.
Non sapeva da dove iniziare, non sapeva proprio dove posare gli occhi, tanto era la confusione che lo circondava. Chiedere aiuto era fuori discussione, avrebbe dimostrato di essere in grado di gestire qualsiasi situazione, anche la più noiosa.
“Signorina Pond è pregata di uscire e chiudere la porta, ora la situazione è nelle mie mani!”, Amelia era tranquilla, lì non avrebbe potuto combinare guai.
Iniziò con il raccogliere le carte sparse in giro, si trattava in gran parte di ricevute di negozi, bollette e lettere di parenti all’antica, che raccolse in una cartellina trovata chissà dove.
Poi fu la volta degli scatoloni.
Lui guardò loro, loro guardarono lui.
La tensione calò in tutta la stanza.
La battaglia ebbe inizio.
Urla disumane provenivano dal piano superiore, urla e botti. Pond iniziava a pentirsi di aver chiesto l’aiuto del Dottore. Matthew percepì la preoccupazione della madre e la rassicurò
“Stai tranquilla mamma! Il Dottore sa quello che fa!”, le schioccò un bacione sulla guancia e la donna lo strinse forte a se, ma non si accorse delle piccole scintille che emanava il corpo del piccolo.
Dopo ore di lunga battaglia era riuscito ad avere la meglio. Gli scatoloni erano ormai tutti chiusi e disposti ordinatamente su due scaffali che aveva trovato e montato in pochi minuti con l’aiuto del suo magico cacciavite.
Gocce di sudore gli colavano sul collo bagnandogli il colletto della camicia sporca e strappata.
Per quanto riguardava i pantaloni, beh…era rimasto ben poco.
Si lasciò cadere a terra estenuato, appoggiandosi ad un armadio che dondolò. Un grosso librone gli cadde in testa.
“Augh! Ma che…?”, lo aprì, una serie di volti conosciuti lo guardavano sorridendo. Massaggiandosi la testa (un piccolo bernoccolo aveva fatto da capolino), iniziò a sfogliare le pagine dell’album fotografico dei Pond: Amelia neonata (com’era carina), i suoi primi passi, il primo giorno di elementari, le scuole medie, superiori, il fidanzamento con Rory e….. .
Si ritrovò a guardarsi, non ricordava quei momenti: lui ad un pic-nic con Amy e Rory, una foto insieme nel Tardis, una serie di foto che ritraevano lui e Amy mentre facevano le linguacce, fino ad arrivare alle ultime due foto.
Le fissò intensamente, mentre un turbine di emozioni lo investirono: in una cullava Matthew appena nato, nell’altra baciava Amy sulla fronte con il piccolo stretto tra di loro.
La cosa che più lo colpì fu il suo stesso sguardo,  non il solito sguardo felice  con una velata tristezza nascosta, ma uno sguardo dolce, fiero, veramente gioioso e brillante.
La fatica lo abbandonò di colpo, ripose l’album al suo posto e infilò le due foto nella tasca interna della giacca. Quelli sarebbero stati i suoi primi ricordi.
Appena aprì la porta Amelia si precipitò dentro alla stanza. L’uomo delicatamente, le chiuse la bocca che nel frattempo si era spalancata in un’espressione di assoluta meraviglia. L’uomo si guardò le punte delle dita,
“Si lo so, non ci sono parole per descrivere quanto tu mi sia grata. E’ stato un piacere e un giochetto da ragazzi! Oh! Prima che mi dimentichi…ho trovato questo…”, le mise tra le mani un piccolo omino dai vestiti stropicciati.
“Ma questo è…”
“Sono io! Il Dottore stropicciato! Beh…nella realtà sono più carino, su questo non ci piove”, non aveva idea di quanto avesse reso felice la donna, che si ritrovò a stringere il pupazzetto come quando era una bambina desiderosa di protezione e affetto.
Fiero di aver compiuto la sua missione  e di aver reso felice l’amica, il Dottore si avviò verso il meritato riposo, ma un richiamo lo bloccò.
“Dove pensi di andare?”, l’illusione del riposo stava tentennando,
"A riposarmi, ho lavorato tutto il giorno!”, la donna gli scosse il dito davanti agli occhi,
“No no, dato che ci sei, e che sei così sporco, fai la lavatrice e  taglia l’erba del prato! Poi portai riposarti”, quella minuscola speranza si spezzò, altro lavoro lo attendeva.

 Matthew seguiva il corso degli eventi standosene in disparte per paura di recare disturbo e di far sfociare ulteriori litigi, come aveva già fatto.
Ogni tanto non riusciva a trattenersi di fronte alle prodezze casalinghe del Dottore e iniziava a ridacchiare mentre l’uomo fingeva di fare l’offeso.
La sua mamma si era presa cura di lui per tutta la giornata: aveva giocato con lui, aveva testato le sue capacità intellettive rimanendone strabiliata  e l’aveva lavato e cambiato, trovando dei vestiti adatti nel armadio rifornito del Dottore.
Più stava con il piccolo, più si rendeva conto di quanto bello era essere mamma. In fondo nei confronti del Dottore un po’ mamma lo era sempre stata, lo aveva protetto, incoraggiato, consolato e coccolato. Il suo Dottore!...quante ne avevano passate insieme! Avevano conosciuto la sofferenza, la gioia, l’amicizia, l’amore, la paura e la morte; ed ora, nonostante tutto, erano ancora lì a battibeccarsi, come se il tempo per loro avesse fatto un’eccezione e si fosse fermato preservando la loro amicizia.
“Ehi Dottore, ti ricordi quando…” lasciò la frase in sospeso.
L’uomo si stava facendo scudo con lo stendi panni mentre la sua testa era protetta da una bacinella. Guardava la lavatrice con sguardo odioso, minacciandola con una molletta da bucato dato che aveva lasciato il suo amato cacciavite nell’altra stanza.
“Che diavolo…”
“Stai indietro!”, la interruppe lui “Può essere pericoloso, è una sfida tra me e lei!”.
Il macchinario emise un lungo fischio e l’uomo con un urlo si buttò steso a terra, iniziando a strisciare sui gomiti come un navy seals.
Per un momento la donna sperò che scherzasse, era inconcepibile l’idea che l’uomo avesse paura di una lavatrice. Poi pensò che effettivamente quello non era un uomo…era il Dottore e da lui ci si poteva aspettare di tutto.
Così con nonchalance si diresse verso “il nemico” premendo il pulsante di spegnimento. Il macchinario smise di ronzare e si addormentò con un lungo sibilo.
“Ti stava solo avvertendo che il lavaggio era finito…”, l’uomo aprì la bocca per ribattere, ma rendendosi conto della tremenda gaffe si limitò a borbottare
“Pfu…Lo sapevo”.

 La sera arrivò prima del previsto, al Dottore il tempo era letteralmente sfuggito di mano. Quando Amelia lo chiamò per la cena stava tagliando l’erba.
Notò subito il secchio a poca distanza da lei e curiosa vi sbirciò dentro. Le urla rimbombarono per tutto il quartiere.
“Smettila di urlare o le spaventerai ancora di più!”,  la rimproverò il Dottore guardando con amabile tenerezza il mucchio di lumache viscide che sbavavano il secchio.
“Perché hai messo questi “robi “ in un secchio?!”, l’uomo la guardò scandalizzato
“Non sono “robi” sono esseri viventi dotati di sentimenti che tu hai appena deliberatamente offeso! Comunque gli ho appena salvato la vita e non preoccuparti, le metterò in qualche stanza del Tardis…sono così carine!” gli occhi gli si illuminarono d’amore.
Trovandosi l’uno di fronte all’altra si guardarono, lui iniziò a strusciare il piede per terra guardandola con occhi cucciolosi e facendo sporgere il labbro inferiore in modo da risultare più dolce possibile. La donna non riuscì più a resistere, si catapultò tra le sue braccia e il Dottore fu ben lieto di accoglierla, stringendola forte. Si stava bene tra le sue braccia, il suo corpo era caldo e rassicurante. Era diverso da quando abbracciava Rory, in quei casi era lei la fonte di rassicurazione, con il Dottore era diverso, era più a suo agio.
A interrompere il magico momento fu la presenza di Matthew che eccitato iniziò a salterellare dicendo: “Mamma, Dottore! Ci sono gli alieni alla tv!”.
Scostandosi si guardarono preoccupati, precipitandosi in casa e posizionandosi davanti all’immenso televisore al plasma.
L’immagine di un astronave occupava l’intero schermo e il suo colore grigio metallico spiccava nel chiaro cielo di Washington.
Il Dottore non la riconobbe: era immensa, di una forma pressappoco piramidale, una striscia rosso sangue la attraversava e ai fianchi cannoni laser sottolineavano la sua ferocia.
Si posizionò proprio sopra alla Casa Bianca e nel giro di pochi secondi una striscia luminosa la investì, facendola vaporizzare. Amy non riuscì a trattenere un sussulto, mentre le sopracciglia del Dottore si incrinavano e la sua faccia si contrasse in un’espressione rabbiosa.
Tutte le persone erano nel panico più completo: urlavano, scappavano, i media di tutto il mondo interruppero le trasmissioni per mandare in onda la disgrazia.
Amelia condusse il bimbo nella sua camera, rassicurandolo che tutto si sarebbe sistemato.
Dalla tasca dei jeans tirò fuori un pupazzetto stropicciato,
“Tienilo stretto a te, mi ha sempre protetta da piccola e ora sono sicura proteggerà anche te”, gli diede un bacio sulla fronte. Il bimbo era tranquillo, sapeva che al fianco del Dottore non gli sarebbe successo niente, lui glielo aveva promesso e il Dottore manteneva sempre le sue promesse.
Quando la donna tornò nel salottino vi trovò anche Rory che si tormentava l’unghia del pollice. Il Dottore era incredibilmente silenzioso e serio, tanto che la donna si spaventò.
“Dottore…”, la interruppe,
“Si Amy, credo siano loro…..e credo si siano evoluti”.
Una scintilla, un rombo e per un secondo nella casa si fece buio. La corrente ripartì subito dopo e nello schermo comparve l’essere più spaventoso che Amelia avesse mai visto.
Mezzo uomo, mezza macchina, mezza lucertola, una serie di combinazioni che Amy ricordava scomposte e che aveva conosciuto nel corso dei suoi viaggi con il Signore del Tempo.
La creatura aprì la bocca scoprendo zanne affilate, mentre un occhio meccanico brillava di una luce rossa alquanto sinistra.
“Voi esseri inferiori che occupate questo pianeta chiamato “Terra”. Verrete annientati con il vostro pianeta, se non ci consegnerete l’ultimo Signore del Tempo”.
Il Dottore era furioso, corse a prendere il cacciavite sonico che puntò nello schermo mettendosi così a contatto con gli invasori.
“Fermatevi! Mi consegnerò a voi, ma non dovete toccare un solo filo d’erba di questo pianeta, altrimenti…”, la voce metallica proseguì
“Dettiamo noi le regole Dottore, non vogliamo lei…ma l’ultimo Signore del Tempo”. L’irritazione dell’uomo crebbe,
“Io sono l’ultimo Signore del Tempo, i miei simili sono tutti morti perché voi li avete uccisi!”, una fiamma di vendetta incendiò le ultime parole.
“Sbagliato, noi vogliamo tuo figlio…”, in quel momento il piccolo Matthew spaventato dal trambusto e dalle grida del Dottore, entrò nella stanza.

Tutti si volsero verso di lui,

“….lui è l’ultimo Signore del Tempo”.

 

 

 

 

 -CONTINUA-

 

 

 

 

-Ritorno-

Dopo un lungo periodo di pausa (dovuto sostanzialmente ad impegni scolastici) sono tornata con il tanto sudato nuovo capitolo (che spero non sia venuto fuori una schifezza -.-).
Caro il mio Dottore che non riesce a fare nulla senza combinare disastri! XD
Cooomunque….Matthew figlio del Dottore, cos’è questa storia?
I Dalek evoluti si sbagliano, o c’è un fondo di verità?
Ma, soprattutto, cosa succederà al piccolo Matthew?
Tutto questo lo scoprirai nel prossimo capitolo caro lettore! ;)

 
Ti ringrazio per aver continuato a leggere la mia storia e spero vivamente che ti sia piaciuta! Apprezzerei consigli su come migliorare il mio stile o altro, perciò non trattenerti dal fare anche una piccola recensione (“anche una piccola cosa può cambiare il mondo”), le accetto volentieri!

Grazie mille per il sostegno! Ciao alla prossima! :D

   
 
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