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Autore: ast3r    05/07/2007    4 recensioni
"Ti ho vista con Lui, Dubhe, ti ho vista. Vi ho visti camminare affianco, guardandovi con amore, con quei sorrisi che a me non hai mai donato, con quella bellezza che voti a Lui, solo a Lui. Io ti amavo, ma tu non mi hai amato." .
Jenna soffre per l' amore tra Dubhe e Lonerin, Ma a cosa può portare l' amore?
Fanfiction ambientata dopo la fine delle guerre.
Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: What if? (E se ...) | Avvertimenti: nessuno
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Era passata circa mezz’ ora dalla mezzanotte, un ragazzo si alzò dal suo letto. Lonerin si fissò allo specchio. Era segnato dai giorni passati a studiare, tremava, era frenetico. Le mani bramavano sangue, il volto rabbioso e concentrato sembrava distruggere Lonerin con gli occhi.
Prese un foglio, e velocemente scrisse qualcosa, con una calligrafia veloce e frenetica. Posò il biglietto sul letto disfatto. Quando lo avessero visto lui sarebbe già stato lontano, e già avrebbe avuto il sangue sulle mani.
Uscì dalla stanza, e scese silenziosamente le scale. Arrivò davanti al luogo dove solitamente si pagava il soggiorno nella locanda, posò una piccola somma, rubata il giorno stesso, sul bancone. La porta si chiuse silenziosamente, passi lenti andarono verso il bianco stallone, già sellato. Jenna portò il cavallo al limite della città e lo legò lì.
Dopo aver legato bene il cavallo, si diresse a piedi verso il palazzo reale, in cui Dubhe e Lonerin soggiornavano. La strada era corta, in circa dieci minuti di cammino fu lì.
Si fermò a circa venti metri dall’ edificio. Ripetè mentalmente il piano.
Le guardie si muovevano in maniera sistematica, molto complicata da aggirare. C’ era un secondo, un solo secondo, in cui nessuna guardia aveva gli occhi sul luogo dove Jenna voleva passare. Le possibilità erano pochissime, ma Lui era determinato. La notte le porte erano comunque aperte, perché alcune persone arrivavano di notte. Jenna si sarebbe tolto una piccola soddisfazione. Uccidere entrando dall’ ingresso principale. Da lì sarebbe arrivato da un balcone che dava direttamente sui giardini. Quel balcone era in una stanza che pochi utilizzavano, mai a quell’ ora. Appena avesse visto Dubhe nei giardini, si sarebbe mosso. Velocemente sarebbe arrivato alla loro stanza, dove probabilmente la porta era socchiusa, per non dare noie a Dubhe. Ma anche se fosse stata chiusa, Lui l’ avrebbe scassinata. Poi, una volta entrato, l’ avrebbe ucciso.
Focalizzò il punto in cui doveva passare. E’ il momento. Una rapida corsa, e fu dentro. Lui stesso non capì come aveva fatto a correre così velocemente. Poi fissò i corridoi che erano davanti a Lui. Velocemente imboccò quello giusto, che portava a una scala secondaria. Un paio di guardie, aggirate con facilità e fu alla scala. Salì velocmente gli scalini. La scala portava direttamente davanti ad un corridoio. La prima davanti a Lui era la porta del balcone. Rapidamente entrò e si affacciò. Dannazione. Jenna vide che Dubhe era già lì. Non sapeva da quanto, aveva perso la sua regolazione. Velocemente, quasi che sembro teletrasportarsi, attraversò quattro o cinque corridoi, aggirando le guardie come se non ci fossero. Eccola. Nel fissare la porta della stanza Jenna se ne capacitò: Ora non si torna indietro. La porta era chiusa, e Jenna la scassinò in un tempo che sembrò impercettibile. Aveva scassinato di rado serrature, lui era un ladro di strada, eppure era riuscito a scassinare in pochi secondi una delle porte più complicate di tutto il mondo emerso.
Entrò, lo vide. Dormiva pesantemente. Si avvicinò. Lo fissò. La mano non tremava, lo fissava, senza pietà.
Affondò il coltello.
Non morì, ma gridò. Dannazione! Lonerin iniziò a mugugnare un incantesimo. Il coltello affondò nel ventre, le labbra si fermarono. Lonerin si immobilizzò, le labbra allargate a pronunciare una parola. Lonerin si immobilizzò, morto. Jenna provò un improvviso piacere, nel vedere il sangue che sgorgava dal ventre del ragazzo. Una porta si aprì dietro di Lui. Una voce femminile gridò:
- No… no… non… non può essere! – La voce era disperata, gridava così forte da spaccare i timpani. – Chi è stato? Chi è stato? –
Jenna saltò dalla finestra, rompendo il vetro, ma per un attimo Dubhe vide il suo volto.
- Jenna… - disse. – Pagherai, Jenna. No, non morirai, ma pregherai di morire, soffrirai, soffrirai l’ inferno, te lo giuro… - Prese un po’ di sangue, sfiorando Lonerin.
- Te lo giuro, te lo giuro su di Lui. – Una lacrima di rabbia solcò il viso di Dubhe.
- Te lo giuro.

L’ oste entra nella stanza. Subito vede il letto disfatto. Sopra alle lenzuola sgualcite, un piccolo biglietto. L’ uomo lo prende, e lo legge. Lo rilegge volte e volte, stupito, e infine lo posa dov’ era. Sulle lenzuola del letto ora c’ è di nuovo un biglietto, appoggiato su un coltello, con sopra una piccola macchia di sangue a forma di “L” e una scritta. Quella scritta, la scritta di un assassino, dice più di quanto sembri. Lì, sulla carta, c’ è il destino di due uomini.
“Ecco a cosa può portare quella cosa, quella sensazione crudele che ci distrugge ma che vogliamo provare ancora. Ecco a cosa può portare l’ amore.

J.

  
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