Abbiamo mai parlato della madre di Sora? No? Allora ci penso io!! ^__^ In questa fic ho messo il presunto rapporto tra Sora e la sua mamma... alquanto particolare, credo! Recensite, mi raccomando! Accetto complimenti e critiche!!
Genere: Commedia, Malinconico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altro Personaggio, Sora
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Tre giorni di convivenza mi avevano istruita: il soprannome non era Polaretto, o yeti. No, il soprannome era FETENTE. Con tutte le lettere maiuscole.
Riku era allergico a: chili, farina di grano tenere, fecola di patate, mais, fagiolini, pomodori, carne di bovino, melanzane e peperoni. Il che spiegava la sua continua espressione corrucciata. Mica facile campare quindici anni mangiando solo grissini integrali.
Mi aveva lasciato un biglietto appuntato sul frigorifero.
Trovare un ristorante che consegnasse a domicilio, che avesse cibi che per Riku fossero commestibili e che soprattutto i suddetti cibi gustassero tutti e tre.. vivere era veramente un’impresa ardua.
- Mamma.. è il mio migliore amico…- l’aveva detto con lo stesso tono supplicante di un marito che dice alla moglie “Cara…è mia madre..”
- Ho chiesto solo quanto si intrattiene. Senza rancore. Giuro.-
- Mamma.-
- Ma che ho fatto io! E’ il fetente che…-
- Dai!- Sora tentava di non sorridere, ma non gli riusciva bene
- Cosa? Chi ha detto Fetente? Cosa? Chi?-
- Insomma!-
- Detto niente io!- dissi, quindi abbassai lo sguardo sull’elenco telefonico
- Parliamo di cose serie: cubano- cinese o greco- thailandese?
- Greco- thailandese.-
- Io preferisco il cubano- cinese.-
- Amen.-
Che antipatico. Composi il numero telefonico
- Salve, vorrei sapere che piatti avete che non contengano…- e via con l’elenco. Una perfetta cogliona.
- Qualcosa ce l’avremmo. L’acqua.-
- Ah. Ah. Ah. Che ridere. La battuta era così esilarante che il mio senso dell’umorismo deve essere imploso.- risposi, asciutta.
- Non era una battuta.-
- Ah. Allora non importa. Grazie.-
Mi alzai per uscire.
- Dove vai?-
- Nel mio rifugio alle avversità dell’esistenza.-
- Credi che Nove ti aiuterà?-
- Ovvio che no. Ma provar non costa nulla.-
*
- Assolutamente no. -
Appunto.
- Perché no?-
- Perché lo dico io.-
- Bhè, sai che ti dico? E’ facile fare i finocchi con il culo degli altri! Devo nutrire più vite!-
- Diosanto, quante volte te l’ho sentito dire? Novemila, diecimila volte? Che noia abissale, che enorme rottura di palle.-
- Si può sapere perché continui a trattarmi male così? E soprattutto, perché continuo a venire sapendo che mi tratterai male così?-
- Perché ti ho detto il codice del bancomat. Perché ti ho aiutata a trovare casa e lavoro. Perché ti ho tenuta qui per tre anni…-
- Prendo e vado, eh?-
- … perché la prima volta che ti ho visto eri pesta come una drogata e non ti ho chiesto niente…-
- Prendo e vado.- confermai, uscendo.
*
- Ti ha dato qualcosa?-
- No.-
- Te l’avevo…-
- Non azzardarti a finire quella frase. Vado a dormire.-
- Ma sono solo le undici.-
- Ma io ho sonno. Riku?-
- Dorme pure lui… avete tante cose in comune! A proposito, dobbiamo tirare la moneta. L’antenna si è inclinata. Uno di noi due deve salire sul tetto per ripararla.-
- Domani.-
- Mamma, che altro dovrei fare se non riesco a dormire?-
- Non ho intenzione di abbarbicarmi ad un’antenna a quest’ora.-
*
Equilibrio estremamente precario. Il tetto non è comodo per camminare.
- Non mettere il piede a destra, che sennò scivoli.- consigliò Sora. Perché perdersi lo spettacolo di sua madre che si fracassa i corni?
- Attenta, zoccola, se cadi non c’è un bell’atterraggio.-
Non devo neanche voltarmi.
Non risposi, ma con un salto raggiunsi l’antenna, la inclinai leggermente, quindi mi aggrappai a una grondaia e mi lasciai scivolare.
Quando toccai terra, Sora non c’era. Solo un maledetto idiota.
- Ciao.- sorrise l’idiota. La sua identità, ovviamente, non era un mistero per me quanto non lo era per lui.
- Ciao.- ripetè Nove.
Nella mia mente lo ignoravo e rientravo in casa. Nella realtà dissi
- Che vuoi?-
- Ti ho chiesto scusa.-
Questo non ritorna nella banca dati del mio cervello.
- Sul serio. Prima!-
- Devi toglierti questo vizio di parlarmi mentre non ci sono.-
Sospirai, dirigendomi verso la porta di casa
- Non mi fai entrare?-
- Assolutamente no.-
- Perché?-
- Cito testualmente.- risposi, acida. Lui inspirò ed espirò teatralmente.
- Ok. Tu avevi ragione, io torto. Ho sbagliato. Errato. Cannato.-
Sorrisi
- Puoi farmi una dichiarazione firmata?-
- Non tirare la corda, Alisa.-
- Ok, ho capito. Buona notte.-
- Ma non mi fai entrare?-
- No!-
*
Riku era in piedi sulla soglia, con un sorriso esitante e un pacchetto in mano
- Senti – cominciò
- Abbiamo cominciato male, io e te.-
Rimasi zitta, e lui continuò
- Io la pianterò di fare il fetente, ma tu… ti prego, elimina qualsiasi forma di soprannome! Ci stai?-
- Certamente.-
- Fantastico! Amici? - disse, aprendo il pacchetto e tirando fuori un fiore che mi offrì
- Amici!- gli sorrisi di rimando, prendendo il fiore. Giacinto. Il mio fiore preferito. Il colore dei miei occhi. Qui c’era sotto lo zampino di Sora.
*
Entrai in camera sua la mattina dopo, inciampando su un paio di scarpe e cadendo giusto sulla parte legnosa del letto. Quella che fa più male. Sulla testa. Ahi, ahi, ahi.
- C’entri tu con la nostra pausa pacifica?-
- Ovviamente.- sbadigliò
- Tu da sola fai solo casino, ti ci vuole un aiuto esterno.-
- Tu?-
- ovviamente.-
- se non altro riusciamo a non sbranarci a vicenda. Per il momento.- afferrai una sveglia a caso. Le dieci e un quarto.
- Sveglia!- esclamai, dandogli un bacio sulla guancia.
- Ferma! E se mi prendo qualche infezione?-
- Ma vai a…-
- vado a lavarmi i denti.- mi interruppe.
Fantastico. La pace parziale regnava sovrana. Un solo obbiettivo.
Perché Riku se n’è andato via di casa?
Capitolo un pò caotico, lo ammetto...RECENSITEEEEEEEEEEEEEEEEEE!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!..e, piccola curiosità...Riku lo preferite Polaretto o nella versione Pace Parziale? Thankkkkssssssssssssss!!!!! XD XD