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Autore: fuko chan    20/12/2012    3 recensioni
Ed ora? Ed ora sono felice. Riapro i tristi occhi, strappandomi dalle labbra un sorriso. Non lascerò mai morire la mia anima per mano di qualcun altro. Io voglio vivere, io devo vivere!
Premio speciale "alza la testa ora che puoi" al contest "Libera la fantasia che è in te" indetto da
ButnowIamfeelinggood.
Genere: Introspettivo, Slice of life, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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"...Mi chiederai perchè
io apro le finestre
sulle strade vuote,
quando la gente dorme...
Risponderò: lo so, 
che io son figlio della notte,
che mi aiuta ancora  a vivere felice...”


Vivo Forte!

 

 

 


 
Si giunge di nuovo alla fine di un altro lungo e freddo giorno; accendo l’ultima sigaretta, seduta con la coperta sopra il pavimento ghiacciato della terrazza.
Guardo il fumo fondersi con la densa aria che agghiaccia quella via che ormai conosco da ventuno anni: il vecchio albicocco del mio vicino, la magnolia che si innalza imponente davanti alla mia tana, i lampioni sempre accesi che illuminano cose troppo inutili di giorno, ma che solo di notte ti rendi conto della loro bellezza.
Come quel muro di mattoni che tutte le mattine maledico perché, ogni volta, mi sembra di imbarcarlo con la macchina, ma che di notte fisso, penetrando con lo sguardo le fessure dei consunti mattoni, chiedendomi: «caspita, ma quanta vita sarà scorsa lì dentro? Quanti viandanti gli saranno passati davanti? E quanti occhi innocenti avranno calciato quei vecchi mattoni? E quanti anziani, ormai presi da morbi e tristi acciacchi, si saranno appoggiati lì, su quella fredda pietra che gli faceva da bastone portante?»

 

The Past…
 
Mi ritrovo a sorridere, chiudendo gli occhi, inspirando con le narici quell’aria tagliente, che sale fino alla testa, indebolendo la vista; come ogni stagione ha i suoi odori, nell’aria gira un' aroma quasi tossico di tubi di stufe, di camini quasi ormai spenti.
E ricordo, quando da bambina, quell’odore mi trasportava nell’aria del Natale, un’aria che man mano che gli anni passavano, non cambiavano mai: anche se la festa viene sempre meno sentita, il ricordo di quei giorni di finti credi, dove passavano renne e un vecchio con una veste rossa, portava tanti, troppi regali sotto un finto albero, ma che in quel momento viveva la gioia insieme alla mia triste infanzia, bruciata, macchiata, lacerata.
Non ho dimenticato il dolore che mi fu impresso, non dimentico le torture che il mio corpo e la mia mente hanno dovuto sopportare. Ma nonostante tutto, ero felice, e quella felicità mi ha portato a calciare il tuo vigliacco ricordo dentro il mio gioioso inconscio.
 Anche se ora è tutto più focalizzato, ormai ho abbattuto quel muro, ho affrontato il perdente che è dentro di te.
Anche se le lacrime, ogni volta che ripenso, si fanno meschine e bruciano i miei organi, sono riuscita a perdonare la bestia che era e che è in te.
Che ridicola che sono!
Mi nascondo dietro una futile scrittura per sfogar la mia rabbia repressa di troppi anni di malattia psicologica, offuscata da terribile epilessia; convivenza, dicono loro.
Ma voglio andarmene dal giro della droga che ogni sera ingerisco calmando le mie paure e i miei attacchi, perché so di essere forte.
Ma forse è proprio questa consapevolezza che mi indebolisce troppo, a tal punto di diventare dipendente da quello schifo che mi fa andare avanti; sogni bruciati, memorie dimenticate, lacrime salate e menti macchiate.
Una causa, un solo problema, una denuncia non fatta, i passi non mossi, le onde troppo basse, i sipari non calati e giorni troppo bui, hanno reso la mia essenza come un’ameba.
Organi intorpiditi, muscoli incontrollabili, tremolii troppo forti e un cuore che non sopportava più spasmi. Era ora di accettare la tua macchia, era l’unico modo per trovare pace.
Ed ora?
Ed ora sono felice.

 

“Ma ti piacerebbe fuggire lontano 
E fermare chi si è permesso… 
Di legare ad un muro le tue speranze 
Per provare qualcosa a se stesso. 
E allora tiri di più e ti arrabbi di più 
Vivi, corri per qualcosa, corri per un motivo… 
Che sia la libertà di volare o solo di sentirsi vivo…”





The Present…
 

Riapro i tristi occhi, strappandomi dalle labbra un sorriso. Non lascerò mai morire la mia anima per mano di qualcun altro.
Io voglio vivere, io devo vivere!
E la mia morte, la deciderò solo io! Non ambisco al suicidio, sia chiaro, ma aspetterò l'ora in cui il mio organo vitale cesserà di battere, quando la mia anima, cioè me stessa, volerà via da sola, intoccabile, pura e non macchiata di criminalità.
Ma prima di ciò, devo lasciare un segno in questo mondo, devono sentirmi urlare, devono conoscere la mia esistenza, il mio egocentrismo, la mia perversione!
La gente deve sapere, la gente deve conoscere la vera me. Una ragazza che non vuole essere capita, consolata o compatita… ma una ragazza che vuole realizzare il suo sogno, essere conosciuta come artista nel mondo dell’arte, della pittura, in quel mondo che mi ha accompagnata fin da piccola, quando a farmi compagnia in amare giornate c’erano solo loro: il foglio ed una matita.
Mi alzo, ormai infreddolita, quasi congelata; prendo in mano quella dannata droga, le sorrido gettandola via. Esco piano dalla porta, passando per le altre camere.
Una luce di una fioca lampadina illumina il volto dell'anzianità, che percorre il viso di una dolce nonna. Lei, quella che si è fatta in quattro per tutti noi, colei che vizia, colei che ama, colei che è vedova di un marito troppo buono, colei che aveva un padre soldato ed una mamma cieca, colei che ha sentito passare i peggiori anni sulla sua consunta pelle.
Proseguo avanti, verso l'altra stanza; vedo nel grande letto del peccato la donna che mi ha dato alla luce e l’uomo che ha piantato una nuova vita in quel grembo di madre. La gioia più grande della mia vita: il loro amore. Il dono più grande che mi hanno fatto: mio fratello.
Già, undici anni di differenza che si sentono, troppo. Ma è l’unico vero amore intoccabile dei miei anni. Ancora nove anni, ancora un’infanzia da crescere ed un’adolescenza da godersi; lo vedo lì, nella sua cameretta, dormendo felice.
Sento la forza dell’amore entrare dentro me, acchiappando e tenendo stretti tutti i miei organi. Sussurro al silenzio della casa una serena Buonanotte, con la consapevolezza che l'unica risposta sarebbe stato un quieto ed intoccabile silenzio.
Posso sentire, indelebile sulla mia pelle, il ricordo dell’amore più grande, dell’amore che ancora mi fa vivere gioie uniche, emozioni nuove, una realtà che sa quasi di favola. Ti vedo, lì, nel grande libro del mio cuore, che fai scivolare lenta la tua traccia quasi marchiata a fuoco in un cuore di donna troppo debole.
Tu, che sei vita!
Tu che sei pazzia!
Tu che sei amore!
Tu che sei dolore!
Tu che mi hai salvata!
Tu che sempre mi hai aiutata.
Un nome, un cuore, una vita, occhi marroni, occhi che diventano rossi, forza dell’amore, pazzia che profuma di passione, labbra amate, labbra sfiorate, parole sussurrate, gioie vissute, realtà ormai scoperte, voglie saziate.
La tua presenza è la mia forza, la forza che mi tira ad andare avanti, attendendo quell’abito bianco, su un altare che guarda solo noi; aspettando il fiore dei nostri anni, l’essenza del nostro sangue, l’unione dei nostri cuori, del nostro amore.
 La creatura che accompagnerà la nostra vecchiaia, che crescerà in questo grembo di donna. Con te vivo, con te vivo forte, perché sei l’essenza impeccabile che accompagna i miei giorni.
Libera!
Ora mi sento libera da tutto, da tutti.
Voglio esserlo, voglio volare alta come un gabbiano, liberare con te la mia consunta anima, liberarmi di quelle grida di paura, di inquietudine,  di amarezza e di vuoto.
Già, proprio così, devo sentire proprio tutto il mio essere liberarsi di queste malattie mentali, di troppe e inutili paranoie. Sempre libera e vitale, libera di spaziare con la mia fantasia. Vedo i fantasmi del passato corrermi affianco, i tristi e amari ricordi aprire le porte della mia anima! No, no, non entrerete più da questo portone.
Per quanta crudeltà e per quanti traumi ho tenuto nascosti e piano piano rivelati, sono riuscita a scacciarvi; ladri della mia anima, padroni del mio inconscio, stupratori della mia mente, credetemi… non vi sarà più un filo di tenebra per potervi insinuare di nuovo.
Quello spiffero dei luce ha liberato la mia anima! Ora e per sempre, su di voi, cari miei fantasmi, calerà la tagliente lama della parola Fine!



“… Vedrai che prima o poi 
Qualcuno verrà di sicuro a liberarti. 
Vedrai che ce la farai… 
Non è detto che per forza devi fermarti. 
E allora scoprirai che questo tempo che passa 
Ricopre tutto ciò che ti resta …“




Finisce qui, la mia nottata. Ripongo tra le mie membra la speranza di una vita migliore con l’uomo che accompagnerà il mio destino; per quanto possa essere difficile convivere con vecchi ricordi e profondi traumi, getto tutta la speranza in giorni davvero migliori. Sento già che questi vecchi fantasmi se ne sono andati, ma ora l’unica cosa in cui davvero spero è vivere, perché io esisto, perché io vivo, e vivo forte!

 




Note d’autrice: oggi pomeriggio ho cominciato a ricordare, e questa notte, fumando quella sigaretta, ho rimembrato vecchi istanti di una vita ormai chiusa alle spalle. Ho nuovi sogni, nuove ambizioni, un uovo credo e direi una nuova vita. Ringrazio quella persona che ha parlato con me, per avermi fatto ricordare, che la forza di dire addio ad una sofferenza si cela proprio sulla fioca luce che fino a quell’istante rimane ingabbiata nelle tenebre. Ormai ho chiuso con questi fantasmi del passato, che sarebbero solo futili ricordi di un’infanzia cresciuta troppo velocemente. Ma ora vivo, e vivo forte!

Spazio d'autrice: Comincio dicendo che questo elaborato parteciperà al contest “La speranza vive in una creativa realtà”. Le frasi citate appartengono alle canzoni "Vivo forte" e "Libertà di volare" da cui ho ripreso il titolo, scritta e cantata dal gruppo "Nomadi", coloro che seguo da quando sono piccolissima. Grazie a tutti coloro che passeranno di qua e si soffermeranno a leggere questa one shot! Grazie a te, che oggi hai avuto la pazienza di ascoltare il mio sfogo, grazie a tutti quelli che regalano gioie ed emozioni alla mia vita e grazie alle mie dita, alla mia musa, che anche questa notte mi hanno donato una buona dose di sacra ispirazione.
   
 
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