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Autore: Belial    13/07/2004    2 recensioni
Sottotitolata: "Perche' prendersi troppo sul serio fa male". La si puo' considerare come una spin off di "Scale di grigio".. E' stupida. Ma TANTO. E' di un demenziale che neanche ve lo immaginate. XD; spero che vi faccia almeno sorridere.. anche se ammetto di essermi vergognata un po' a scriverla. ^^" [SB/RL slash. Niente di troppo esplicito, ma se non vi piace, sentitevi liberi di *non* leggere.]
Genere: Comico, Demenziale, Parodia | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Remus Lupin, Sirius Black
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Per Serena, da considerarsi la mia parte dell'accordo. XD E poi non dire che non ti do mai retta, o che non faccio mai quello che mi chiedi!

[Per gli ignari: riassumendo, io facevo fare certe cose (o certi commenti) ai canidi, e lei prestava Bill a me. E insomma, era troppo appetitoso per lasciar perdere. XD]

[Sempre per gli ignari: magari sarebbe meglio se leggeste anche la versione "ortodossa". Prima o dopo, come vi pare, ma leggetela. ^^""" Cosi', per rendervi conto che non sono cosi' idiota come sembrerebbe. ^^"""]

Spero solo non sia venuto troppo cretino.

(chiedo scusa per lo Snape-hating, ma ricordo che questa parte della fic era interamente dal punto di vista di Sirius XD;)

(Io di questa cosa mi sto vergognando TANTO. Prima e ultima volta!! XD;;;;)

Sì. È venuto troppo cretino.


È tardo pomeriggio e Sirius è in piedi, davanti ad un edificio. Lo sguardo è puntato verso l’alto, le mani sono dentro le tasche. Sì, il preservativo c’è. Non che sia venuto qui per fare qualcosa di particolare – almeno ufficialmente, deve solo fare arrabbiare Remus così che finalmente parli – ma non si sa mai cosa possa succedere nella vita. Sempre meglio essere preparati. Un piccolo, frustrato sospiro ed è dentro.

Potrebbe fare questa strada ad occhi chiusi. L’ascensore fino al quarto piano, il corridoio sulla sinistra, ultima porta in fondo. C’è una strana striscia, per terra. La bocca si contorce una smorfia di disgusto. Ah, allora è arrivato fin qui. Bussa.

“Moony, fammi entrare”.

Rompicoglioni come al solito, e dammi un minimo di tempo!” La porta si apre, ma è ancora bloccata dalla catenella. L’occhio di Remus fa capolino, come per constatare che sia proprio lui. La porta si chiude, si sente un rumore metallico, si apre di nuovo, lasciando entrare Sirius. Il quale constata che la striscia continua fin nell’interno della stanza.

Remus sembra stupito. “Allora non avete ancora fatto il Fidelius? Ma che aspettate?”

Il volto di Sirius si fa più scuro. Quando risponde “…tra poco”, si ha l’impressione che abbia saltato un’intera frase. Per essere più precisi, sta sperando che la presenza di una sola striscia implichi solamente che chi l’ha fatta in arrivo ha ripercorso la stessa, medesima strada in uscita. In effetti è larghina.

Il loro dialogo va avanti così, a pezzi e bocconi, tra mezze frasi e parole mozzate. Non sono mesi che Remus e Sirius non hanno una conversazione decente, sono anni. Di certo non aiuta il fatto che, ogni dieci parole, Sirius si ritrovi regolarmente sul punto di fargli proposte indecenti. E quello che ha visto poco fa… quello che ha visto non gli è piaciuto. Senza contare il fatto che una delle mosche deve averlo punto, a giudicare dal prurito sul collo.

Ora sta seguendo Remus in camera. A meno che non voglia fare una cosa a tre, può tirare un respiro di sollievo, Snivvy non c’è. Ci pensa su un attimo. No, Remus ha almeno un minimo di amor proprio, non gli proporrebbe una cosa del genere. Spera. Rimane in ogni caso dietro di lui di un paio di passi. Remus ha delle gambe lunghe, non c’è che dire.. non sono neanche eccessivamente esili. Ed ha anche un gran bel culetto tornito. , una bottarella glie la darei. Entrano nella stanza, stranamente in disordine – e qui, Sirius ha un attimo di panico – poi si accorge che Remus sta bofonchiando qualcosa riguardo a delle valigie. Aspetta un attimo. Valigie? Pure la fuga d’amore? Quando è troppo, è troppo…

Che valigie? Moony, dove vai?”

Remus gli rivolge un mezzo sorriso, in parte incredulo e in parte rassegnato. “Bello parlare con qualcuno che ti ascolta… Vado a York, questo fine settimana”.

E perché?” Sirius è in preda al panico. Resta nelle vicinanze della porta, pronto a fuggire, in caso che da un momento all’altro salti fuori dal nulla uno Snivellus che gli mostra qualche improbabile anello. L’altro riprende a preparare la valigia. Da quella posizione ha un’ampia visuale della schiena di Remus... Può distinguere bene la linea delle scapole, sotto la camicia. Camicia? Non ha mai freddo, quello, oppure si è scaldato di recente? (La porta d’uscita dall’appartamento diventa sempre più attraente.) La spina dorsale è troppo visibile. Non si prende abbastanza cura di se stesso, ma non è una novità. Che poi non si venga a lamentare da lui se qualche cretino, per giunta unto bisunto, gli salta addosso. Chissà che sensazione darebbe quella linea, al tatto... Spera ardentemente che l’unto bisunto non lo sappia, altrimenti è ufficialmente giunta la fine dei suoi giorni.

Ma le spalle, quando risponde, sono rigide. “Lavoro. Forse ho trovato qualcosa”. Il tono non è come dovrebbe essere. Ci manca solo che cominci a lavorare come entraineuse. Ma se quello fosse il caso, chissà se gli farebbe degli sconti? (Anche se non si dovrebbero far pagare affatto, gli amici.)

“Ti stanno facendo problemi?” Ma sono coglioni? Solo con lui si riempirebbe il locale. Sirius riflette un attimo sull’ultimo pensiero. Ok, o Remus si assicura che Sirius sarà il suo unico cliente, o il tizio si ritroverà senza entraineuse e senza locale. D’inverno non è strano che ci siano esplosioni per fughe di gas, specialmente se il sistema di riscaldamento è antiquato. Ma Remus non lo ha ancora guardato in faccia, adesso, anche se si è girato ed è seduto sul letto. Se Sirius non fosse un gentiluomo, prenderebbe questo gesto come un invito a nozze. Oddio no, le nozze no, per favore, che i primitivi di Wild Rock sono più che sufficienti…

“Sembrerebbe di no. Spero di no”.

E ci credo. Dio, quel tono noncurante gli sta proprio dando sui nervi. Ma quanto hanno intenzione di pagarlo? Sirius sa di poter offrire di più! Oh, sì, insomma. Gli occhi di Remus sono fissi sulla finestra. Il viso è leggermente proteso verso destra, il collo quasi teso. Sirius sofferma lo sguardo sul pomo d’Adamo. Ora si sente molto più nervoso, e sa esattamente il perché. Se non gli è ancora saltato addosso, è giusto per via dei tizi dell’Enel che stanno riparando il palo della luce davanti alla finestra, e che se non se la smettono di farsi i cavoli degli altri e non se ne vanno in fretta, si ritroveranno senza scala. E senza palo. E non sanno volare, di questo Sirius è sicuro.

“Mi fa piacere sentirti così sicuro”.

Cosa?”

, a sentirti parlare sembrerebbe una cosa semplice”. Sirius sa che il tono che sta usando può risultare particolarmente irritante. A Remus in special modo. Vediamo chi salta prima addosso a chi.

“Sirius, ma vuoi litigare? Di che diavolo stai parlando? Sicuro? Io?”

“Già! Te, guarda un po’!”

“Non ci credo. Tu, che vieni a dire a me queste cose? Tu! Ma stiamo scherzando?”

E va bene. Lui non è stato gentile. Tuttavia, la reazione di Remus gli sembra piuttosto esagerata… Non gli sembra di aver mai fatto da entraineuse, prima d’ora. Anche se con il suo talento naturale SA che farebbe faville.. Ma resta il fatto di Snivellus da verificare. E se il padrone del locale è lui, farà in modo che sia dentro al momento della famosa esplosione. Insomma, a questo punto tanto vale dirle tutte. “Dimmi un po’, il viaggietto lo fai da solo?”

L’altro sembra spiazzato. “Adesso questo che c’entra?”

“Hai discusso per bene tutti i dettagli con Snivellus? Non è tanto che l’ho visto partire, correndo dovresti raggiungerlo, se hai dimenticato qualcosa. Non so, qualche olio per i massaggi, roba del genere”.

Gli occhi di Remus sono ormai due fessure. “Ti capita di pensare, ogni tanto, oppure apri la bocca e speri per il meglio?”

Dai, salta! Saltami addosso! Coraggio, che ce la fai! Ma cavolo! Cos’è, ti devo dire ‘trom---- finchè non riesco più a camminare’??

“Cos’è, ti devo dire ‘trombami finchè non riesco più a camminare’??”

L’aria nella stanza si congela.

Almeno nei suoi pensieri un minimo si era censurato.

Non c’è bisogno di essere amici da dieci anni, per capire dove Sirius voglia andare a parare. Non c’è bisogno di conoscersi, per capire dove Sirius voglia andare a parare. I due restano in silenzio. Remus è l’immagine vivente del – insomma. Via, è intuibile. Sì, della libido, comunque. Sta tremando, quando se ne accorge alza le mani e le guarda. Sì, sta tremando.

Non alza gli occhi, ma sente Sirius inspirare prima di aprire di nuovo la bocca, e lo interrompe. "Sta’ lontano da me. Non toccarmi. Non parlarmi. Se ci riesci, non respirare neanche se sei a meno di un metro di distanza. Ed ora spogliati. IN MENO DI UN NANOSECONDO!"

Sirius non ha mai sentito Remus urlare, non con tutta quella– cavolo, ma è una bestia. Quant’è che non lo fa più? Guarda in basso e mette le mani sui fianchi.

“Ehi, hai sentito?”

Sembrerebbe di sì, ha alzato la testa. Sirius muove un passo avanti, ma Remus è più veloce, lo prende per un braccio e lo scaraventa sul letto. “Ho detto spogliati!” Quando vede che Sirius si limita a fissarlo con quel sorrisino lubrico e idiota, prende la faccenda nelle sue mani. No, prende i vestiti nelle sue mani. Letteralmente. Solo quelli. Che, tra l’altro, Sirius aveva comprato giusto la mattina, e gli erano pure costati un occhio della testa. Pazienza, se li farà risarcire in natura… e Remus si piega su di lui, iniziando a saldare il conto.

~ * ~

Tre quarti d’ora, cinque litri e mezzo di sudore e tre chili persi dopo – meraviglie dell’attività fisica – Sirius si lascia cadere all’indietro sul letto, con Remus che crolla sopra di lui. Il corpo caldo sopra di lui lo fa sentire bene, a suo agio… ma è solo quando gira la testa e nota che non c’è traccia di unto da nessuna parte, che lascia un gigantesco ghigno soddisfatto affiorare sul suo viso.


  
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