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Autore: alimanga    20/12/2012    5 recensioni
"Tutto questo è un incubo. Mi devo svegliare. Svegliare…
Il mondo ha fatto come lo struzzo che nasconde la testa sotto la sabbia quando ha paura: sa che il pericolo c’è, ma ha così poche speranze che preferisce aspettarlo e poi accoglierlo a braccia aperte, piuttosto che fuggire o combatterlo."
2015. Il 21 Dicembre 2012 è passato senza avvenimenti degni di nota, e l' umanità ha dimenticato il significato di Apocalisse.
Ma Apocalisse è proprio la parola più ripetuta nei fogli sgualciti che compongono il diario di una ragazza.
Una ragazza sola e disperata, scampata per miracolo all' "Infezione" che ha spazzato via l' umanità.
Ma non è sola come crede... troverà la forza di reagire, per cercare i suoi amici e per ricominciare. Per sperare. Per vivere.
STORIA SOSPESA PER REVISIONE. Nella nuova versione molte cose cambieranno, dallo stile al pov. Tenterò di concludere il prima possibile, scusatemi e grazie per la pazienza. Alimanga
Genere: Dark, Drammatico, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Courtney, Sorpresa | Coppie: Alejandro/Heather, Duncan/Courtney, Trent/Gwen
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale
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Giovedì, Quarto Giorno dopo l’ Infezione, ore 21:30

 

Dopo l’ ultimo appunto, mai avrei pensato di poter riaprire questo diario.
Ma anche stavolta Dio, quella rassicurante presenza che in questi giorni ho imparato a rispettare e ringraziare, ha avuto pietà di me.
Io ero pronta a dover combattere come non avevo mai fatto in tutta la mia vita, nemmeno in quell’ infantile Reality che con le sue immense frivolezza e stupidità ormai mi sembra appartenga ad un’ altra vita.
Li ho sentiti scendere le scale, ho levato il coltello sperando di trovare il coraggio di colpire il loro o il mio cuore… ma subito l’ ho lasciato cadere.
Paura, determinazione e rabbia sono state risucchiate dal buco nero della sorpresa che ha sconvolto la mia mente.
Perché davvero non potevo credere a ciò che avevo davanti: non erano due esseri disumani e immondi le sagome davanti a me,
erano… i miei fratelli.

In lacrime, graffiati, spaventati e leggermente sanguinanti, ma erano ancora i miei piccoli Carter e Cynthia, i miei fratellini gemelli.
Anche ora, mentre scrivo, non mi spiego come due bambini di otto anni così indifesi siano potuti sfuggire agli Zombie.
Certo in quel momento non mi sono posta simili interrogativi: ero troppo felice e stupefatta per riuscire a pensare razionalmente.
Dopo pochi secondi che mi sono parsi anni, la piccola Cynthia ha urlato a pieni polmoni:”Courtneyyyyyy!” e si è scaraventata tra le mie braccia piangendo come una fontana. Subito dopo, Carter ha vinto la vergogna imposta dalla sua virilità e l’ ha imitata.
Non so quanto sono stata inginocchiata sul pavimento polveroso, con i miei fratelli tra le braccia, piangendo, ringraziando Dio e consolando la mia sorellina. Dopo un po’ mi sono asciugata gli occhi e seduta sul letto.

Carter si è accovacciato di fronte a me, mentre Cynthia si è accomodata sulle mie ginocchia, e mio fratello ha cominciato a raccontare.
Pare che i gemelli, dopo aver perso me e i nostri genitori siano stati trascinati dalla folla impazzita fino a fuori della città.
Hanno trovato un vecchio salice e l’ enorme paura provata poco prima ha fatto il suo effetto, facendoli addormentare abbracciati.

Così, sono rimasti lontani dal contagio. Al risveglio la città era già orribilmente deserta e silenziosa, e i piccoli hanno avuto il buonsenso di non tornare al suo interno per cercare aiuto. Specie, mi ha detto Cynthia, dopo aver intravisto da lontano una sagoma scura barcollante…
Hanno camminato tanto in questi due giorni, e a quanto pare ieri mi hanno vista quando mi sono avventurata fuori dal rifugio.
Così, eccoli qua.

Dopo aver ascoltato il racconto, è toccato a me parlare.
Mai avrei voluto vederli soffrire ancora, ma ormai la delicatezza e la speranza non appartengono più a questo mondo, hanno ceduto il posto a una realtà spietata e dura. Gli ho detto tutto, cambiando leggermente il modo con cui i nostri genitori se ne sono andati.
Hanno pianto, i miei poveri fratellini, ma non tanto come avevo temuto. Credo che ormai anche loro sia siano adattati a questa nuova vita.

A quel punto era ormai notte fonda, così li ho fatti addormentare con la ninna nanna che cantava sempre mia madre.
Li ho osservati a lungo, dormivano come angioletti, e poi mi sono accovacciata accanto a loro, tenendo il coltello accanto al letto.
Questa mattina li ho fatti mangiare, erano ormai privi di forze.
Ritrovare Carter e Cynthia è stata una benedizione, ma con essa è comparso anche un nuovo problema: essendo in tre abbiamo ormai finito tutte le provviste, resta solo poca acqua. Li ho convinti a rimanere qui, nascosti, e ora è il momento di tornare là fuori per cercare cibo.
Sono pronta, armata di tutto il coraggio che ho e del mio ormai fidato coltello, ora non mi resta che andare.

Ancora una volta non so se avrò la possibilità di scrivere ancora, ma una cosa ora mi è ben chiara:
poco più di tre giorni fa volevo morire con tutte le mie forze.
Ora, Dio mi ha dato una nuova ragione di vita: proteggere i miei fratelli.
Sempre e comunque.
E io intendo dedicare tutta me stessa a questo compito.

 
 

Venerdì, Quinto Giorno dopo l’ Infezione, ore 19:30

 

Quando ero piccola, pensavo che fortuna e sfortuna fossero il dono e la punizione delle fate, che ti osservavano e decidevano come trattarti in base a come ti eri comportato. Ricordo che cercavo sempre di essere bravissima, mangiavo tutto quello che avevo nel piatto, mi lavavo sempre i denti e facevo i compiti. Ora non posso che ridere su tutte queste credenze infantili, ma allora erano tutto il mio mondo.
Da più grande, decisi che fortuna e sfortuna non esistevano, erano due concetti astratti inventati dall’ uomo per giustificare le possibili pieghe degli eventi e che io, in quanto intelligente e dotata, dovevo essere superiore al tutto.

Per tutto il resto della vita ho vissuto secondo i principi della scienza, gli unici che ritenevo veri e fondati, e di cui potermi fidare.
Ma ora che proprio la scienza ha tradito l’ uomo e lo ha annientato con crudeltà inaudita, sono stata a lungo confusa.
Almeno, fino a quando ieri sera sono uscita a caccia di cibo.

Quel che è successo dopo, mi riporta a credere che forse la fortuna esiste, esiste davvero, ma è labile e sottile come un capello, e capricciosa come una bimba viziata.

Decide su chi posarsi, da sola e senza controllo, e può lasciare il suo protetto in ogni momento, che sia dopo anni o momenti dal suo arrivo.
Ieri sera camminavo per la strada che porta dentro alla città, ancora dubbiosa sull’ entrare finalmente in quella che una volta era il mio mondo, o rimanere nella campagna circostante e pregare di trovare un piccolo emporio lungo la strada principale.
I miei occhi,vigili e attenti, scrutavano tutto intorno, pronti a cogliere ogni minimo movimento nello spazio intorno a me.
Avevo il coltello sfoderato, ma non so se in caso di pericolo avrei davvero avuto il coraggio di usarlo.

Grazie a Dio, non ho avuto modo di verificare il dubbio.
Mentre percorrevo la strada principale infatti, ho notato un piccolo discount e mi ci sono diretta.
Così, mi sono trovata per la prima volta davanti agli effetti dell’ Infezione.
La porta era divelta, e cigolava sinistramente sui cardini esterni. All ‘interno le luci erano accese nel tramonto della sera.
Tutt’intorno, un silenzio profondo, sbagliato, innaturale… mortale.
Non l’ abbaiare di un cane, il rombo di una moto, i rumori della città… nulla.
Per la prima volta ho sperimentato il vero significato delle parole “silenzio di tomba”.
Mi sono fatta coraggio, e sono entrata. Fatti pochi passi, davvero ignoro come abbia potuto fare a meno di svenire.
C’erano corpi. Tanti. Tantissimi.

Sanguinanti, squartati, sfigurati orribilmente. Pareva quasi che una fiera affamata vi si fosse avventata per sfamarsi e avesse poi lasciato le carcasse delle sue defunte prede. C’era sangue sui muri e scaffali circostanti. Ma ciò che rendeva la scena davvero raccapricciante era che quelli non erano cadaveri normali. Erano quelle creature, gli zombie, e quindi era ancor più orribile vedere la pelle verdastra perché priva di sangue normale e le orbite vuote di quei resti maciullati.
Fortunatamente non si sentiva ancora il fetore della decomposizione: in tal caso, dubito che il mio stomaco avrebbe retto.
Nella sua assenza mi è bastato tapparmi la bocca per impedirmi di vomitare e rivolgere altrove lo sguardo. Ansiosa di lasciare quel luogo al più presto, ho raggiunto lo scaffale più vicino e ho cominciato a riempire il sacco che mi ero portata dietro con tutto il cibo a portata di mano. Ho quindi preso quattro bottiglie d’ acqua e mi sono diretta alla porta.

Ma non l’ ho mai raggiunta.
La mia mente nauseata dallo spettacolo che avevo davanti ha improvvisamente ricominciato a lavorare, e mi ha mandato un impulso talmente spaventoso da paralizzarmi completamente. Immobile, sono rimasta a guardare la porta, ma senza vederla.
I miei occhi erano persi nel vuoto, e seguivano il flusso simile a un torrente in piena dei miei pensieri.

Quelle cose non uccidevano così. Mordevano, e quindi infettavano le loro vittime rendendole simili a loro.
Non potevano essersi uccisi a vicenda in quel luogo.

C’ era qualcun’ altro.
Qualcuno di brutale, forte e senza scrupoli che era riuscito a sterminare così tanti Zombie.
Qualcuno che forse… in quel momento… era lì con me.
Non ho avuto il tempo ne di spaventarmi all’ idea di un nuovo possibile nemico ne di rallegrarmi per aver probabilmente trovato un altro sopravvissuto.
Una presa di ferro mi ha afferrato il braccio, e ho sentito un fiato caldo sul mio collo. Non so come ho fatto a non urlare, so solo che il mio corpo era all’ erta da troppo tempo, e così ha attivato con una velocità incredibile la sua autodifesa.
Il mio pensiero si è indirizzato ai miei piccoli:
“Umano o Zombie, non mi toccherai; i miei fratelli hanno bisogno di me.”

Così  mi sono voltata di scatto, ignorando la mano che mi stritolava il gomito, e contemporaneamente il braccio libero ha levato il coltello, pronto per menare un fendente. 
 
 
 
 
 Spero abbiate gradito questo capitolo dopo tanto tempo, approfitto dell' occasione per augurare a tutti voi delle Buone Feste!
Ali

 
 
 
  
 

  
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