Dove mi stai portando? Chiese lei curiosa
il piu’ lontano possibile da qui. Disse lui con la sua voce soave.lo guardò bene,era lui.si,era quel ragazzo che aveva l’aveva salvata.lo stesso che l’aveva fatta prendere per pazza dai suoi amici.voleva chiedergli molte cose ma non riuscì a dire nulla si lascio guidare da lui.che per lei ormai non era diventata solo un ombra,un ombra che la tormentava.
perché mi hai salvato?
mi hanno insegnato a dare una mano le persone che hanno bisogno d’aiuto.
perché?perchè?mi davi una mano se mi lasciavi lì,distesa per terra dissanguata!tu non sai quanto schifosa sia la mia vita.non sai quello che passo ogni fottuto giorno,come mi sento,lo schifo che mi faccio quando mi guardo allo specchio!
se sei qui significa che qualcuno lassù sapeva che eri abbastanza forte per passare tutto ciò,non credi? -ribatté lui.lei non rispose rimase zitta,come faceva ad essere così saggio,come faceva a farla sentire bene solo con la sua presenza accanto,riusciva a farla sentire in un qual modo se stessa.
senti forse è meglio che io vado,sennò farò tardi-si fermo lei.
tranquilla,non hai bisogno di giustificazioni.sei con me. Le fece l’occhiolino.
ma fanculo,chi se ne fotte d’italiano.tanto non mi serve a nulla. Si giustificò lei.
non riusciva a toglierli gli occhi di dosso,aveva un sorriso bellissimo che ti trasmetteva affetto,gioia,per non parlare dei suoi occhi,si ci perdeva dentro.
grazie-disse lei timida.lui si limitò ad arrossire.
gli chiuse gli occhi e gli mise mani davanti agli occhi e le levò solo quando erano arrivati in destinazione.
ecco ora puoi aprire.-sorrise.
si trovo’ davanti una sorta di terrazza con un gazebo con due divani,un tavolino e intorno piante,piante e ancora piante.rimase schioccata,quel posto era davvero stupendo.sembrava quei posti da film,perfetti.lui l’abbracciò da dietro e gli baciò il collo,lei si spostò leggermente perché gli aveva provocato solletico.
ti meriti tutto il bene del mondo,eva.sei una persona stupenda.-gli sussurò.
lei si girò di colpo,lo guardò e l’abbracciò d’istinto.si,non lo conosceva ma si sentiva di farlo.aveva bisogno di stringerlo a sé.
dimmi solo una cosa,come ti chiami?-gli sussurò anch’essa all’orecchio.
sorrise.Certo,mi chiamo..
SIGNORINA?SIGNORINA, SI SENTE BENE?-gli disse l’infermiera della sua scuola.
dove sono?-chiese lei curiosa,con gli occhi ancora appiccicati e la voce ancora rauca.
in infermeria.-disse lei fredda.
in infermieria?non ero con..con?..ecco.non so’ ancora come si chiama.