Buon pomeriggio :3 e buona fine del mondo a
tutte! Siete sopravvissute, voi? Io no, i Maya mi hanno fatto un brutto
scherzo… infatti, sto aggiornando la ff dal Paradiso, LOL
Okay, basta con gli scherzi adesso ù_ù
Penultimo aggiornamento di questa storia!
Il 25, se riesco a trovare un piccolo ritaglio di tempo, posterò l’ultimo ç.ç
lo so, che presa a male ç.ç ma ho un paio di sorprese per voi, che vi svelerò
quel giorno :3
Adesso vi lascio leggere in pace XD il capitolo
di oggi è leggero, molto leggero… anche stupido, se vogliamo chiamarlo così XD
ma spero che vi piaccia :3
Ci sentiamo il 25, per l’ultimo capitolo e
per gli auguri di Natale :*
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Capitolo diciassette – Parlando, parlando
20/08/2010
Percorro
il corridoio di casa con il mio pc sotto braccio, diretta in cucina: ho
intenzione di prendere qualcosa da mangiucchiare. Oggi sono in vena di
schifezze, e penso proprio di andare a prelevare qualche buon manicaretto della
nonna … tanto, lei ne lascia sempre la cucina piena.
Il
motivo per cui ho voglia di schifezze è uno solo, che mi ha lasciata
leggermente irritata – ma proprio leggermente! -, e che vi spiegherò più
avanti: non siete le uniche a cui devo raccontarlo.
Entro
velocemente in cucina, appoggio momentaneamente il pc sul tavolo e vado al
frigo per prendere qualcosa da bere. Voglio anche una bibita calorica e dolce,
insieme alle schifezze, devo fare le cose per benino. Aggrotto le sopracciglia,
e prelevo una lattina di pepsi e una di limonata.
Le
poggio su un vassoio di legno, quello che di solito usiamo io e la nonna per
portarci il cibo in camera, e poi vado a prendere qualcosa da mangiare. La mia
attenzione viene occupata tutta dalla torta che la nonna ha sfornato
stamattina, fatta interamente di cioccolato e con la glassa all’arancia, e ne
prendo una bella fetta, che poggio sul vassoio insieme a diversi muffin.
Mia
nonna, che fino a poco fa si trovava in giardino a sistemare le piante, mi
raggiunge in cucina quando io ho appena terminato di sistemare i miei viveri e
sto per andare nello studio al pian terreno, dove vado di solito a lavorare.
Lei mi
guarda con un sopracciglio inarcato, che scorgo bene anche se ha ancora il
cappello in testa e le copre un po’ il viso. «Dove vai con tutto questo cibo?»
mi chiede, sospettosa e curiosa insieme.
«Nello
studio. Ho bisogno di sfogarmi con qualcosa.» rispondo, e cerco di trovare il
modo migliore per trasportare vassoio e pc insieme.
Merda,
sarà una bella impresa!
«Ma …
sono le sei del pomeriggio! Se mangi tutto questo adesso, poi non mangerai
nulla per cena.» esclama, un po’ scandalizzata.
«Vorrà
dire che questa sarà la mia cena!» replico, forse in modo un po’ troppo
sgarbato.
Non
voglio rispondere male alla nonna, è sicuramente l’ultima delle cose che vorrei
fare … è che sono ancora così nervosa e irritata per quello che è successo e non
riesco proprio a trattenermi! Sospiro, voltandomi verso di lei. «Scusami, non
volevo risponderti in questo modo.»
La
nonna mi sorride tranquillamente, scuotendo la testa. «Non preoccuparti, Bella,
non è successo nulla.» si avvicina al tavolo e si toglie il cappello di paglia,
poggiandolo sulla superficie di legno. «Sei ancora arrabbiata per prima, vero?»
Annuisco,
inarcando le sopracciglia. «Penso che resterò così fino a quando non andrò a
dormire! Forse il sonno mi farà sbollire un po’ la rabbia.»
Annuisce,
e mentre la osservo il suo sguardo cambia, diventando serio tutto d’un tratto.
«Sai che io ti do ragione? Hai tutto il diritto di essere arrabbiata con tuo
padre! Lo sono anche io, e non mi interessa se è mio figlio … non doveva
attaccarti in questo modo, è stato un comportamento esagerato ed errato.»
«Lo so,
anche la mamma la pensa così.»
«Reneè
è una santa, visto che deve sopportare Charlie ed il suo caratteraccio tutti i
giorni!» dice, così convinta da farmi ridere. Mi sorride, e da un occhiata alla
roba che ho accumulato nel vassoio. «Va bene, per una volta ti puoi anche
concedere una cena a base di dolci! Vai a parlare con Edward?»
«Sì, ci
siamo dati appuntamento su Skype.» prendo il vassoio tra le mani, e lancio uno
sguardo al pc grigio. Annuisco tra me e me. «Poi vengo a prendere il computer.»
Una
decina di minuti dopo, sono seduta comodamente sulla sedia in pelle dello
studio e sto sbocconcellando un muffin ai mirtilli, mentre aspetto che Edward
si connetta a Skype.
È la
seconda videochiamata che facciamo nel giro di due giorni, questa, e devo dire
che è molto meglio parlarci e vederci, anche se soltanto attraverso una webcam,
invece di sentirci soltanto per telefono. È tutta un'altra cosa, e poi così
risparmiamo anche un sacco di soldi sulle tariffe dei cellulari … non che
questo sia un problema.
Non
ringrazierò mai abbastanza quel genio che ha inventato Skype! Se lo conoscete,
o se sapete dov’è che abita, ditemelo subito per favore! Gli spedirò una cassa
del mio vino migliore come ringraziamento!
Un ‘bip’, proveniente dal pc, mi fa voltare
lo sguardo e spostare così la mia attenzione dal muffin mezzo mangiato che ho
in mano. Un icona mi sta avvertendo che Edward si è appena connesso, e una
nuova finestra, che si è aperta da sola, mostra il faccione sorridente e
allegro del mio ragazzo.
Mi
affretto ad ingrandirla, sorridendo, e appoggio il muffin sulla scrivania.
«Ciao amore!» lo saluto, e mi sistemo meglio sulla poltrona.
«Ciao piccola!» la sua risata mette
allegria, ed è anche contagiosa. Un po’ dell’irritazione che provo da questo
pomeriggio va via, lasciandomi più serena.
«Pensavo
che volevi darmi buca, non ti facevi vivo!» esclamo, giocando con una ciocca dei
miei capelli.
«Stavo preparando qualcosa per cena.»
dicendo così, si sporge verso sinistra – o a destra? -, e afferra il piatto che
ha accanto, dove c’è un panino. «Non sono
un gran cuoco, questo è il massimo che riesco a combinare da solo!»
ammette, scrollando le spalle.
Sorrido.
«Io invece so cucinare, ma per stasera ho optato per qualcosa di dolce!» e
dicendo così, prendo il piatto pieno di muffin e di torta e glielo mostro.
«‘Qualcosa’ di dolce? Beh, è più di qualcosa,
Bella!» scoppia a ridere, e mi regala il sorriso sghembo che mi piace
tanto. «Com’è andata la tua giornata?»
La
rabbia torna a trovarmi. La mia giornata, proprio quello di cui volevo parlare
con lui! Voglio proprio raccontargli la mia giornata, così si fa più o meno un
idea di quello che lo aspetta non appena verrà a trovarmi a Napa … ma forse,
dopo che gli avrò raccontato tutto se ne resterà a Chicago, al sicuro.
«La mia
giornata è stata … movimentata.» inizio. Afferro il muffin che avevo lasciato
sulla scrivania e gli do un morso enorme, finendolo quasi tutto.
«Che intendi per movimentata? Raccontami.»
come se volesse farmi compagnia mentre mangio, Edward da un morso al suo panino.
È confortante vederlo mangiare, sembra quasi che stiamo cenando insieme … via
webcam, va bene, ma sembra davvero che stiamo cenando insieme.
«Stamattina
è andato tutto bene, tutto liscio come l’olio. Ho litigato con Jacob, come al
solito, ma non è successo nulla di che. Questo pomeriggio, invece, sono venuti
a trovarmi i miei genitori e mio fratello, insieme a sua moglie.» la scena è
ancora vivida nella mia testa, sembra che sia appena accaduta e invece sono
passate già diverse ore.
Edward
sorride, e vedo che comincia già a non capirci più niente. «Non ci vedo nulla di male, in questo …»
dice, prima di mangiare.
Già,
che c’è di male?
«Sono
venuti a sapere che sono incinta, e che ho preso l’herpes al campeggio.» dico,
imbronciando le labbra.
La
reazione di Edward è istantanea: boccheggia, rischia di strozzarsi con il
boccone che ha appena morso e sbianca in volto. Incrocio le braccia al petto, e
abbasso lo sguardo, mentre aspetto che lui si riprenda dal colpo che gli ho
appena fatto prendere.
Dopo un
minuto, più o meno, ritorno ad osservare lo schermo del pc: non lo sento più
tossire, quindi è un buon segno.
A meno
che non sia morto.
Edward,
che per fortuna è vivo e vegeto, anche se un po’ pallidino, mi sta osservando
con gli occhi sgranati ed impauriti. «Stai
scherzando?» domanda.
Scuoto
la testa. «No, non sto scherzando.»
«Sei incinta sul serio? E hai l’herpes? Te
l’ho attaccato io? Ma … ma io non ce l’ho, l’herpes!» okay, sta andando nel
panico. Meglio intervenire.
«Edward,
fermati! Non sono incinta, e non ho l’herpes.» dico, fermando il suo fiume di
parole.
Il
sospiro che esce dalle sue labbra è il più rumoroso che gli ho sentito fare. Si
passa una mano sulla fronte, ridendo nervosamente. «Oh, mi hai ridato dieci anni di vita! Ma perché mi hai detto queste
cose, allora?»
«Perché
loro mi hanno attaccato dicendomelo.»
«Ma se non è vero!»
«Gliel’ha
raccontato Lauren, quella stronza! Ha fatto quasi prendere un infarto a papà,
ha fatto svenire mia madre e ha istigato in mio fratello istinti omicidi verso
di te! Se la prendo le tolgo tutte le extension che ha in testa!» mi sfogo ad
alta voce, battendo un pugno sulla scrivania.
Edward
resta in silenzio prima di arricciare le labbra. «Fai un passo indietro, amore: chi è Lauren?»
Così,
dopo aver messo da parte le vicende di questo pomeriggio, racconto a Edward
dell’incontro che ho avuto con Lauren l’altro giorno, del piccolo battibecco
che c’è stato tra di noi e della risposta che le ho dato prima di andare via.
Da
quello che mi ha detto Alice, a lei non è andato giù il fatto che io potessi
avere un ragazzo carino e per vendicarsi, quindi, ha spifferato in giro questa
storia del cazzo. Mia cognata è rimasta così incazzata che l’ha licenziata in
tronco, ma visto che non ha nessun altro ad aiutarla nell’agenzia l’ha dovuta
riassumere quasi subito … però, le ha dimezzato lo stipendio e tolto le ferie
fino all’anno prossimo.
Convincere
i miei genitori e mio fratello che tutto quello che ha detto Lauren è una
menzogna è stato difficile e snervante, ho rischiato persino di mettermi a
piangere per la frustrazione di non essere creduta dalla mia stessa famiglia,
che dovrebbe supportarmi in ogni cosa che faccio e non attaccarmi alla prima
storiella che sentono su di me.
Per
fortuna che nonna, quando ha sentito il pandemonio che si è creato, è
intervenuta e ha fatto una lavata di capo a tutti. Jasper e mamma si sono
calmati quasi subito, sollevati per la notizia falsa e porgendomi le loro scuse,
ma papà ha continuato a non credermi.
Nonna,
alla fine, lo ha cacciato via e gli ha consigliato di non farsi vedere fino a
quando non avrebbe capito a chi credere, se a sua figlia o a quella cretina
senza cervello di Lauren.
«Beh, almeno adesso sanno che non li stai per
rendere nonni!» Edward cerca di scherzare e di alleggerire il momento.
«Sì, ma
hanno creduto prima a quella stupida che a me! E sono la loro figlia! Bel modo
di comportarsi …» faccio per prendere un pezzo di torta, ma scopro che non ce
n’è più. Mentre raccontavo tutto a Edward, mi sono spazzolata tutto il
contenuto del piatto.
Sono un
pozzo senza fondo!
«Forse è stato lo shock a farli reagire così,
ma non pensarci più di tanto adesso … è andato tutto bene, alla fine, no?»
mi sorride, sporgendosi verso lo schermo. Se fosse qui, accanto a me, lo
abbraccerei e lo stringerei per ore, senza stancarmi mai.
Annuisco.
«Però questa vicenda alla fine è servita a una cosa …»
«A cosa?»
Sorrido.
«Adesso sanno che ho un ragazzo. Almeno su questo Lauren è stata sincera.»
«Oh, bene. Non è così male, alla fine.»
«Già,
non è male. Ma vogliono tutti conoscerti il prima possibile, non appena verrai
qui.» lo informo, poggiando i gomiti sulla scrivania.
«E tutti vogliono conoscere te non appena
verrai a Chicago. Siamo pari!» Edward ride, contagiando anche me.
«La tua
famiglia è meno pazza della mia.» su questo non ho dubbi.
«Non ne sarei così sicuro, se fossi in te:
mio fratello è un cretino, mia madre è un po’ pazza e mio padre è già pazzo di
te. Bel quadretto familiare, non trovi?»
Mi
mordo le labbra, osservando il suo viso. «Oh sì, proprio carino.»
Se mi
sta dicendo la verità, vuol dire che anche lui non ha una famiglia molto
normale. Bene, abbiamo un'altra cosa in comune di cui andare fieri.
28/08/2010
«Come
va al lavoro? Io ti rimbambisco sempre parlandoti dell’azienda e di tutto il
resto, fallo un po’ anche tu!» gli chiedo, poggiando la testa sulla mano.
Sono
sdraiata sul mio letto, rilassata, e come succede da diversi giorni a questa
parte sto parlando con Edward tramite Skype. Ormai è il nostro rituale
quotidiano, quello di connetterci e parlarci prima di andare a dormire.
Edward
ride, passandosi una mano tra i capelli. «Ma
il mio lavoro è noioso, il tuo è di gran lunga più interessante! Cosa dovrei
mai raccontarti?»
«Qualsiasi
cosa! Quello che vuoi, non so praticamente niente di quello che fai quando
lavori. Illuminami, dai.» sorrido, osservandolo.
Edward
fa schioccare la lingua e incrocia le mani sotto il mento, pensandoci. «Beh, io non faccio granché. Io e mio
fratello gestiamo il negozio, siamo i ‘piani alti’ per intenderci, poi c’è chi
lavora nei vari reparti e chi aiuta i clienti in caso di bisogno … e basta.»
Inarco
le sopracciglia. «Tutto qui? Non ci credo che è tutto qui!»
«E invece sì, è tutto qui. Te l’ho detto,
piccola, il mio lavoro è noioso.»
Sbuffo.
«Mia nonna lavora più di te, e ha sessantacinque anni.»
«Però, giovane tua nonna! La mia ha ottantadue
anni e non fa altro che pizzicarmi le guance ogni volta che mi vede!»
Rido, a
questa informazione. «Ma dai, che carina! Mi piacerebbe tanto conoscerla.»
«Non appena verrai qui ti porterò a trovarla,
così mi salvi da quella tortura.»
«Ah,
quindi io sarei il capro espiatorio? Ma grazie, Edward!»
«Sai che scherzo, vero amore mio?»
domanda, guardandomi maliziosamente.
Ruffiano
di merda.
«Lo so,
lo so.» gli sorrido, poggiando il mento sul materasso.
«Bella, alza la testa. Sei sparita dallo
schermo!»
«Eccomi,
eccomi!» mi affretto a fare come mi dice.
L’unico,
piccolo inconveniente delle videochiamate è che non puoi muoverti o fare liberamente quello
che vuoi, perché corri il rischio di uscire dal campo visivo della webcam
e di scomparire.
«Eccoti qui! Ciao, dolcezza.» Edward mi
fa l’occhiolino.
«Quanto
sei pazzo!»
«Sei tu che mi hai fatto diventare pazzo.
Pazzo di te, amore mio.»
Arrossisco,
mi succede sempre quando Edward ha queste uscite così dolci e romantiche … ma
arrossisco anche quando dice qualcosa di sconcio che vorrebbe farmi. Dio,
quand’è così vorrei tanto averlo davanti a me per baciarlo e per ringraziarlo a
dovere!
«Sai
che Jacob mi ha fatto perdere 20 botti di vino?» gli domando, tanto per
cambiare argomento.
«20? Ugh, 20 botti sono tante! E a quanto
ammonta la perdita?»
«Intorno
ai 183.000 $.» la cifra che ho detto a Jacob l’altro giorno non era esatta, ma
mi sono avvicinata ugualmente a quella reale. Monique, poi, mi ha dato la
conferma.
«Oh!» fa Edward, scandalizzato.
«Già,
‘oh’!»
E
scoppiamo a ridere come due ebeti.
31/08/2010
«I miei genitori vogliono parlare con te.»
mi dice Edward, osservando qualcosa di interessante sulla tastiera del suo pc.
O almeno, mi sembra che stia guardando lì.
«Sul
serio?» domando, sorpresa.
Lui
annuisce, alzando lo sguardo. «Sì.»
«Va …
va bene.» non sono così sicura di voler parlare con i genitori del mio ragazzo,
ma non posso mica dirglielo! Forse ci resterebbe male.
«Li chiamo?» il suo sguardo è mezzo
terrorizzato, mentre mi pone questa domanda.
«Vogliono
parlarmi adesso!?» faccio, sgranando
gli occhi.
Perché
non mi ha fatto capire prima che i suoi vogliono parlarmi adesso, in questo
fottuto istante!? Cioè, poteva benissimo farlo! E poi, in che condizioni mi
faccio trovare dai miei – forse – futuri suoceri?
Ho i
capelli sconvolti, una canotta tutta sbrillentata addosso, senza reggiseno e …
sono in mutande! Fortuna che sono seduta alla scrivania e non si vede nulla, ma
sono comunque un disastro ambulante e non voglio farmi vedere conciata in
questo modo!
«Se non vuoi rimandiamo ad un altro giorno,
tesoro. Non devi per forza parlare con loro adesso.»
Vorrei
tantissimo accettare il consiglio di Edward e così rimandare il momento delle
presentazioni via webcam a data da destinarsi, ma da una parte non voglio
farlo. Non voglio rimandare, voglio conoscere adesso Carlisle ed Esme Cullen.
Insomma,
via il dente, via il dolore! Non è così che si dice?
«No,
chiamali. Voglio conoscerli!» sorrido, cercando di non dare a vedere che sono
terrorizzata per questo quasi faccia a faccia con i suoi genitori.
Dopo
avermi osservato attentamente per alcuni secondi, Edward si allontana dal pc e
va chissà dove. Sì, so dov’è che è andato, ma io non ho mai visto casa sua –
non so neanche in che quartiere di Chicago abita! – e quindi non so se è andato
in cucina, in salotto, o in qualsiasi altra parte della casa.
Sto
vaneggiando, e se ancora non lo sto facendo ci manca davvero molto poco. Aiuto,
va a finire che farò un'altra figura di merda. Me lo sento.
Impegnata
come sono a torturarmi le mani in grembo, sento a malapena delle voci provenire
dalle casse del pc: una la riconosco, è quella di Edward, le altre invece non
le ho mai sentite, anche se quella di Esme mi sembra lievemente familiare.
In
preda al panico, sistemo dietro le orecchie i pochi ciuffi che sono fuoriusciti
dalla crocchia disastrata e sospiro. So di non essere nella mia più perfetta
mise casalinga, ma ormai è troppo tardi per pensarci e per rimediare.
Edward
torna a sedersi davanti al suo computer, e quindi torna dentro l’obiettivo
della webcam. Mi osserva, e inarca le sopracciglia. «Bella, sciogliti i capelli.»
Lo
guardo male. «Perché devo sciogliermi i capelli?»
«Perché come sono adesso fanno pena. Senza
offesa, piccola.»
«Ah!»
strappo l’elastico dai capelli con foga un po’ eccessiva, forse, perché sento
che insieme al fermacapelli vanno via anche una buona percentuale di capelli.
Imprecando a bassa voce, agito la mia chioma e cerco di sistemarla alla bene e
meglio sulle spalle.
«Così va molto meglio, Bella!» Edward
alza i pollici in alto e mi sorride, in una brutta imitazione di Fonzie.
«Bene
…» prendo un altro sospiro, e comincio a torturare le punte dei miei capelli.
Oh,
sono agitata, ho tutto il diritto di rovinarmi da sola la capigliatura!
Sono
ancora impegnata a tirare, ad arricciare e a stringere i miei capelli quando,
alle spalle di Edward, compaiono due perfetti sconosciuti … insomma, non sono
proprio dei perfetti sconosciuti. Sono i genitori di Edward, che riconosco
grazie alle poche foto che lui mi ha mostrato quando eravamo in campeggio.
Entrambi
mi stanno sorridendo gentilmente; Carlisle, un uomo sulla cinquantina biondo e attraente,
agita persino la mano in maniera convulsa, da pazzo! Esme, invece, ha una mano
poggiata sulla spalla del figlio e noto solo in questo momento quanto è simile
a Edward. Hanno lo stesso colore di capelli, e gli stessi lineamenti. Quelli di
Esme sono più dolci e femminili, ma sono identici! È come se stessi vedendo
Edward con la gonna …
«Ciao Bella, finalmente ci conosciamo!»
Carlisle rompe il ghiaccio e avvicina una mano allo schermo, come se volesse
prendere la mia e stringerla.
«Carlisle, come pensi di stringerle la mano?
Non essere sciocco!» lo rimprovera Esme, scuotendo la testa.
Divertita,
allungo anche io la mia e la metto in corrispondenza di quella di Carlisle,
ricambiando il suo gesto. «Piacere di conoscerla, signor Cullen.»
«Ma sentila, mi da del ‘lei’! Bella, per te
sono semplicemente Carlisle, d’accordo? Lasciamo da parte questi convenevoli.»
È così
risoluto mentre lo dice che non posso fare a meno di annuire. Mi piace il padre
di Edward, e non solo perché è un bell’uomo … oh, questo particolare è meglio
che lo tenga per me! Non vorrei che Esme, o Edward, mi uccidano per averlo
pensato!
«Ciao Bella, è fantastico sentirti ancora!»
fa Esme, sporgendosi verso lo schermo.
«Anche
per me, Esme.» dico, sincera. «La prossima volta forse potremmo farlo di
persona.»
«Oh, sarebbe meraviglioso! Quand’è che vieni?
Non vedo l’ora di abbracciarti e di conoscerti meglio!»
«Mamma, per favore …» Edward alza gli
occhi al cielo.
«Oh, piantala Edward! Sto solo parlando con
la tua fidanzata, che c’è di male?»
Fidanzata.
Vista
sotto questo aspetto, sembra che la nostra relazione sia più importante di
quello che in realtà è. Voglio dire, è importante, ma da come ha detto Esme
sembra che io e Edward siamo a un passo dal matrimonio.
Non è
un po’ troppo presto?
Cerco
di non pensarci troppo, e decido di cambiare argomento. «Ehm … Carlisle, è
arrivato il pacco che ho spedito la settimana scorsa?»
Non mi
sono dimenticata quello che mi ha detto Edward, ossia che suo padre ama alla
follia i vini della mia azienda, quindi ho pensato che gli avrebbe fatto
piacere ricevere un pacco con una piccola scorta di bottiglie di vino.
Carlisle
è l’unico che mi ascolta, visto che Edward e sua madre stanno ancora
battibeccando come gatto e cane. «Sì, è
arrivato ieri! Ti ringrazio moltissimo, sei stata davvero gentile! Sai che
adoro i tuoi vini?»
Annuisco,
sorridendo. «Sì, Edward me lo ha accennato.»
«Lo sapevi?» sospira, lanciando un
occhiataccia alla nuca di suo figlio. «Ho
un figlio pettegolo! Comunque, adesso ho messo tutte le bottiglie al sicuro, in
cantina.»
«Tranne due, ieri ha fatto baldoria e se l’è
scolate insieme a James!» Edward, tornato tra noi, prende in giro suo
padre.
«Ma ti sembra il modo di parlare così di tuo
padre?» lo rimprovera Carlisle.
E cominciano
a battibeccare.
Esme,
sconsolata, li fa allontanare e prende il posto di Edward sulla sedia,
scuotendo la testa in mia direzione. «Scusami
tanto, ma fanno sempre così!»
«Non
preoccuparti, è divertente ascoltarli.»
«Sì, ma se la scena si ripete quattro volte
al giorno, tutti i giorni, diventa insopportabile!» scuote di nuovo la
testa, e alla fine sorride, incrociando le dita e poggiandoci sopra il mento. «Lasciamoli stare, adesso, e parliamo di
altro! Dimmi, va tutto bene lì a Napa?»
«Oh,
sì, va tutto bene.»
E mi
butto a capofitto nella conversazione con Esme. È davvero dolce e simpatica, mi
piace tantissimo anche lei! Chissà, forse diventeremo inseparabili come nuora e
suocera …
01/09/2010
«Incredibile,
sono passate già due settimane.»
«Già, due lunghe settimane.»
Osservo
il viso di Edward, con una mano poggiata alla guancia. Due settimane che siamo
lontani, e ancora nessuno di noi due sta organizzando qualcosa di interessante
per incontrarci.
Sembra
quasi che nessuno dei due voglia farlo.
«Sai,
da una parte credevo che fosse difficile questa situazione …» mormoro,
abbassando gli occhi per un istante.
«E invece hai visto che è andato tutto bene?
Te l’avevo detto, io.» mi fa notare lui, con un sorriso dolcissimo sulle
labbra.
Ridacchio,
coprendomi la bocca con le mani. «Sì, è andato tutto bene! Ma, io voglio
rivederti al più presto.» confesso.
«Lo vorrei anche io, ma qui c’è un bel po’ di
lavoro da fare … non penso di potermi muovere fino alla fine del mese.»
Imbroncio
le labbra. «Sembra una scusa patetica per non volermi vedere!»
«E invece non lo è! Sono davvero impegnato!»
ho-oh! Si sta arrabbiando, brutto segno.
«Edward,
scherzavo. Scusami …» mormoro. L’ultima cosa che voglio fare è farlo
arrabbiare. Già ci sentiamo poco, e questo grazie al pc e ai cellulari. Se lo
faccio arrabbiare, va a finire che non lo sentirò per un bel pezzo.
Lui
sospira, annuendo. «D’accordo, ho capito.
Scuse accettate.»
«Sai
che anche qui siamo tutti impegnati? Si avvicina il periodo della vendemmia!»
Edward
sorride, più tranquillo rispetto a prima. «Quindi
anche tu avrai un bel po’ da fare, in questo periodo …»
«Sì,
molto da fare. Devo controllare che tutto vada bene. Voglio che tutto sia al
meglio!» non gli racconto quello che mi dice sempre Jacob in questi giorni,
ovvero che lui odia il periodo della vendemmia perché io, a detta sua, durante
quei particolari giorni divento una specie di generale nazista.
Ed io odio quando mi chiama in questo modo.
«Lo immagino! Adesso ti lascio, vado a
dormire un po’ …» mormora, sbadigliando.
Lancio
un occhiata all’orologio del pc: sono quasi le undici, ma da lui è quasi l’una
del mattino. Merda! Anche il tempo è contro di noi.
«Tranquillo,
amore, vai. Ci sentiamo domani.»
«Al 100%, piccola. Ti amo.»
«Ti amo
anche io …»
Il tempo
di scambiarci la buonanotte e qualche altra smanceria, e ci sconnettiamo
entrambi. Chiudo il pc, sovrappensiero. Edward è impegnato con il lavoro, e
presto lo sarò anche io per via della vendemmia, della produzione del vino e
per tutto il resto. Chissà quando arriverà il momento in cui troveremo un
attimo di pace, dove potremmo dedicarci totalmente a noi due …
Mi
metto a sedere sul letto, poggiando i gomiti sulle ginocchia e la testa tra le
mani. Forse qualcosa si può fare … sì, forse sì.
Devo
assolutamente parlare con Alice, domattina.
07/09/2010
«Quindi
hai fatto tutto? Prenotazione, biglietti … tutto pronto?» chiedo per l’ennesima
volta.
«Sì, Bella, ho fatto tutto. Ho prenotato i
biglietti, il volo, l’hotel. Me ne sono occupata io perché non mi fido di
quella psicopatica di Lauren – so che sei qui, ci vedo ancora sai?! -, e se
provi a domandarlo un'altra volta, mando tutto nel cesso, okay?» mi
minaccia Alice, esasperata.
«Va
bene, va bene, non te lo chiedo più! Volevo solo essere sicura che era tutto a
posto.»
«Te lo avrei fatto sapere se qualcosa era
andato storto, non pensi? Smettila di preoccuparti tanto, mi fai venire le
ansie anche a me altrimenti!»
«Okay.
Quindi …»
«Non provare a chiedermelo di nuovo!»
Alice mi urla contro prima che possa dire altro.
«Fammi
finire prima, cavolo!» sbraito, alzando la mano libera in alto. «Stavo dicendo
… quindi, posso dire a Edward che il prossimo week-end andrò da lui.»
«Sì, puoi dirglielo!» esclama, più
tranquilla rispetto a prima. «Il 17 a
sera sarai a Chicago, carissima! Secondo me sarà felicissimo, non appena saprà
la notizia!»
Sorrido,
contenta ed eccitata: tra dieci giorni sarò di nuovo tra le braccia di Edward,
e non vedo l’ora! «Sì, lo penso anche io!»
E
invece mi sbaglio. Mi sbaglio eccome!
Non appena
informo Edward del mio prossimo viaggio a Chicago, lui fa una faccia da
funerale. Davvero, non ho mai visto una persona reagire in questo modo alla
notizia che entro pochi giorni rivedrà la ragazza che ama! Come dovrei
rimanerci, secondo voi?
Di merda,
esatto.
«Verrai … verrai qui?» domanda. Anche la
sua voce ha un tono funebre, e non mi stupirei più di tanto se scoppiasse a
piangere da un momento all’altro.
«Sì,
pensavo di passare il week-end prossimo a Chicago.» il sorriso che avevo sulle
labbra è sparito da un pezzo, e il dispiacere nel vedere che la mia idea non
gli è piaciuta contagia anche la mia voce. Mi schiarisco la gola, a disagio.
«Non … non vuoi che venga a Chicago?» chiedo.
Da una
parte non vorrei sapere la sua risposta. Davvero, preferisco non sapere nulla
piuttosto che sentire un “No” uscire dalla sua bocca.
Mi
sentirei più umiliata di come mi sento adesso.
«Amore, non dire sciocchezze! Certo che
voglio che vieni qui!» mi risponde, accorato.
«E
allora perché hai reagito così? Sembra che hai appena ricevuto la notizia più
brutta della tua vita, o che ti è appena morto il pesce rosso!»
Edward
sbuffa, grattandosi la testa con fare nervoso. «Tesoro, calmati. Lascia in pace i pesci rossi e ascoltami.»
Non
rispondo, mi limito ad incrociare le braccia al petto e ad inarcare le
sopracciglia verso l’alto, in attesa che riprenda a parlare. Sono curiosa di
sapere cos’è che ha da dirmi … e al diavolo quello che ho pensato prima! Voglio
sapere cosa lo rende così restio ad accettare il fatto che voglio andare a
trovarlo a Chicago.
«Io, voglio davvero che tu venga qui, Bella.
Sul serio, in questo momento darei non so che cosa per averti qui, nella stessa
stanza dove mi trovo io.» dice, sincero, osservandomi intensamente.
E per
fortuna che ci stiamo osservando grazie alle webcam: se fossimo davvero faccia
a faccia, mi sarei già ritrovata con il cervello disconnesso e con le gambe di
gelatina per quanto mi lascia sconvolta.
«E
allora perché non vuoi che venga?» pigolo, quasi implorante. «I biglietti sono
già pronti ed è tutto prenotato, dimmi per quale motivo non posso partire
venerdì prossimo!»
«Perché … perché lavoro, Bella. Davvero,
abbiamo un sacco di gatte da pelare e siamo tutti messi sottosopra! In questo
periodo passo più tempo qui in negozio che a casa. È già tanto se trovo il
tempo per dormire e per farmi una doccia …» mi spiega, accompagnando le sue
parole con uno sguardo dispiaciuto.
Annuisco,
chinando il capo. «Okay, ho capito. Non lo sapevo …»
«Come potevi saperlo, piccola? Io non ho
neanche pensato di spiegarti la situazione lavorativa adesso, ma te ne avrei
parlato più avanti.» ridacchia, passandosi le mani nei capelli, un gesto
che vorrei tanto fare io adesso. Mi manca la sua chioma ribelle, tanto!
«Scommetto
che non immaginavi neanche che stavo per organizzare questo viaggio!» ribatto,
ridendo nervosamente.
«Infatti, mi hai sorpreso davvero.»
Edward mi sorride, poggiando il dito su un lato dello schermo. Imito il suo
gesto, come per far toccare le nostre dita … potrebbe anche funzionare, se non
fosse che a dividerci ci sono più di 3000 chilometri di distanza.
«Chissà
quando potremmo incontrarci …» mormoro, abbattuta.
Ci
stavo davvero riversando tutte le mie energie in questo week-end, per far sì
che potessi partire e che potessi passare quei due giorni scarsi insieme a lui.
Ma, a quanto pare, devo rimandare anche questo a data da destinarsi …
«Non lo so, ma spero presto. Comincio a
sentire la tua mancanza, Bella.»
Le sue
parole scacciano via la malinconia e la tristezza, che vengono rimpiazzate
dalla confusione e dal sospetto. Assottiglio gli occhi, guardandolo. «Vuoi dire
che fino a stasera non ti sono mai mancata?»
«NO!» esclama, alzando le mani. «Non fraintendermi, mi sei mancata! Mi manchi
moltissimo, tutti i giorni … ma, cominci a mancarmi anche in quell’altro senso.
Capisci, Bella?»
Batto
le palpebre, improvvisamente consapevole di quello che mi sta dicendo, e un
sorrisino malizioso mi spunta sul viso. «Ti … ti manco in quel senso. Sei in astinenza, per caso?»
«Non credo, ma ci entrerò presto, senza
dubbio.» Edward ride e abbassa il viso, imbarazzato.
Rido
anche io, passandomi una mano sulle guance. Che carino quando mi dice queste
cose! «Beh, puoi sempre ricorrere al fai-da-te, no?»
«Che squallore, il fai-da-te. Se ti sentisse
mio fratello, userebbe le tue parole per prendermi per il culo a vita!»
sorride, più imbarazzato di prima.
«Adesso
lui non c’è, quindi sei ancora salvo!» sorrido, divertita.
Una
decina di minuti dopo, quando cioè abbiamo smesso di parlarci e ci siamo
disconnessi da Skype, prendo il cellulare e compongo il numero di Alice. Lei
risponde al terzo squillo, allegra come sempre.
«Qual buon vento, tesoro?»
«Vento
di merda, Alice! Devi annullare tutto … non parto più.»
«Ma, come? È successo qualcosa? Hai litigato
con Edward?» domanda, preoccupata.
Scuoto
la testa, anche se non può vedermi. «No, ma lui lavora. Ha un sacco di impegni,
poverino, quindi non ha senso partire.»
«Mi dispiace, Bella. Ci tenevi così tanto a
partire!»
«Puoi
anche evitare di ricordarmelo, grazie Alice!» cattiva, ci mette anche le sue zampacce
lerce sopra! Non fa che rovinarmi l’umore, così.
«Va bene, scusa! Domani provvederò ad
annullare biglietti e tutto il resto … ma mi dispiace davvero tanto, Bella. Sembra
che la sfiga sia tua alleata.»
«Questo
lo so da parecchio. Ci sentiamo domani, buonanotte.»
«Buonanotte, Bella.»
Riaggancio,
sedendomi sul letto. Osservo il cellulare, con la testa piena di pensieri
vaganti e uno più confuso dell’altro. Ci tenevo davvero tanto a questo viaggio,
e non solo perché così avrei potuto rivedere Edward, anche se per poco tempo …
ma perché così avrei potuto festeggiare insieme a lui il mio compleanno, anche
se in ritardo di pochi giorni.