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Autore: KrisJay    21/12/2012    5 recensioni
Un campeggio estivo nel Maine può essere un ottimo posto per una vacanza: pace, tranquillità... e anche qualche piccolo inconveniente che movimenterà le giornate. E' lì che Bella, una giovane produttrice di vini, trascorrerà la sua estate; insieme al suo amico Seth, infatti, accompagnerà un gruppo di bambini al campeggio per sei lunghe settimane. Ma si sa, al campeggio, come in qualsiasi altro luogo vacanziero, si conoscono molte persone e si instaurano nuove amicizie... e qualche volta, nascono anche dei nuovi amori.
"- Serve una mano? – una voce alle mie spalle, una gran bella voce devo dire, mi fa capire che non sono l’unica che è rimasta al parcheggio. Mi volto, sospirando, e quel respiro torna subito nei miei polmoni quando scopro a chi appartiene la voce.
Capelli rossi, tendenti al ramato, viso mostruosamente bello e una mascella squadrata da divorare con la bocca… e due occhi verdi e brillanti che sembrano smeraldi.
Merda, merda, merda! È il tizio che ho visto all’aeroporto.
Continuo a guardarlo come se davanti è appena comparso un fantasma. Credo che sto per fare un'altra delle mie figure di cacca."
Genere: Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Edward Cullen, Isabella Swan, Un po' tutti | Coppie: Bella/Edward
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun libro/film
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Amori in campeggio'
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The Camp Of Love - Capitolo17

Buon pomeriggio :3 e buona fine del mondo a tutte! Siete sopravvissute, voi? Io no, i Maya mi hanno fatto un brutto scherzo… infatti, sto aggiornando la ff dal Paradiso, LOL
Okay, basta con gli scherzi adesso ù_ù
Penultimo aggiornamento di questa storia! Il 25, se riesco a trovare un piccolo ritaglio di tempo, posterò l’ultimo ç.ç lo so, che presa a male ç.ç ma ho un paio di sorprese per voi, che vi svelerò quel giorno :3
Adesso vi lascio leggere in pace XD il capitolo di oggi è leggero, molto leggero… anche stupido, se vogliamo chiamarlo così XD ma spero che vi piaccia :3
Ci sentiamo il 25, per l’ultimo capitolo e per gli auguri di Natale :*
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The camp of love

 
Capitolo diciassette – Parlando, parlando
 

20/08/2010
 

Percorro il corridoio di casa con il mio pc sotto braccio, diretta in cucina: ho intenzione di prendere qualcosa da mangiucchiare. Oggi sono in vena di schifezze, e penso proprio di andare a prelevare qualche buon manicaretto della nonna … tanto, lei ne lascia sempre la cucina piena.
Il motivo per cui ho voglia di schifezze è uno solo, che mi ha lasciata leggermente irritata – ma proprio leggermente! -, e che vi spiegherò più avanti: non siete le uniche a cui devo raccontarlo.
Entro velocemente in cucina, appoggio momentaneamente il pc sul tavolo e vado al frigo per prendere qualcosa da bere. Voglio anche una bibita calorica e dolce, insieme alle schifezze, devo fare le cose per benino. Aggrotto le sopracciglia, e prelevo una lattina di pepsi e una di limonata.
Le poggio su un vassoio di legno, quello che di solito usiamo io e la nonna per portarci il cibo in camera, e poi vado a prendere qualcosa da mangiare. La mia attenzione viene occupata tutta dalla torta che la nonna ha sfornato stamattina, fatta interamente di cioccolato e con la glassa all’arancia, e ne prendo una bella fetta, che poggio sul vassoio insieme a diversi muffin.
Mia nonna, che fino a poco fa si trovava in giardino a sistemare le piante, mi raggiunge in cucina quando io ho appena terminato di sistemare i miei viveri e sto per andare nello studio al pian terreno, dove vado di solito a lavorare.
Lei mi guarda con un sopracciglio inarcato, che scorgo bene anche se ha ancora il cappello in testa e le copre un po’ il viso. «Dove vai con tutto questo cibo?» mi chiede, sospettosa e curiosa insieme.
«Nello studio. Ho bisogno di sfogarmi con qualcosa.» rispondo, e cerco di trovare il modo migliore per trasportare vassoio e pc insieme.
Merda, sarà una bella impresa!
«Ma … sono le sei del pomeriggio! Se mangi tutto questo adesso, poi non mangerai nulla per cena.» esclama, un po’ scandalizzata.
«Vorrà dire che questa sarà la mia cena!» replico, forse in modo un po’ troppo sgarbato.
Non voglio rispondere male alla nonna, è sicuramente l’ultima delle cose che vorrei fare … è che sono ancora così nervosa e irritata per quello che è successo e non riesco proprio a trattenermi! Sospiro, voltandomi verso di lei. «Scusami, non volevo risponderti in questo modo.»
La nonna mi sorride tranquillamente, scuotendo la testa. «Non preoccuparti, Bella, non è successo nulla.» si avvicina al tavolo e si toglie il cappello di paglia, poggiandolo sulla superficie di legno. «Sei ancora arrabbiata per prima, vero?»
Annuisco, inarcando le sopracciglia. «Penso che resterò così fino a quando non andrò a dormire! Forse il sonno mi farà sbollire un po’ la rabbia.»
Annuisce, e mentre la osservo il suo sguardo cambia, diventando serio tutto d’un tratto. «Sai che io ti do ragione? Hai tutto il diritto di essere arrabbiata con tuo padre! Lo sono anche io, e non mi interessa se è mio figlio … non doveva attaccarti in questo modo, è stato un comportamento esagerato ed errato.»
«Lo so, anche la mamma la pensa così.»
«Reneè è una santa, visto che deve sopportare Charlie ed il suo caratteraccio tutti i giorni!» dice, così convinta da farmi ridere. Mi sorride, e da un occhiata alla roba che ho accumulato nel vassoio. «Va bene, per una volta ti puoi anche concedere una cena a base di dolci! Vai a parlare con Edward?»
«Sì, ci siamo dati appuntamento su Skype.» prendo il vassoio tra le mani, e lancio uno sguardo al pc grigio. Annuisco tra me e me. «Poi vengo a prendere il computer.»
Una decina di minuti dopo, sono seduta comodamente sulla sedia in pelle dello studio e sto sbocconcellando un muffin ai mirtilli, mentre aspetto che Edward si connetta a Skype.
È la seconda videochiamata che facciamo nel giro di due giorni, questa, e devo dire che è molto meglio parlarci e vederci, anche se soltanto attraverso una webcam, invece di sentirci soltanto per telefono. È tutta un'altra cosa, e poi così risparmiamo anche un sacco di soldi sulle tariffe dei cellulari … non che questo sia un problema.
Non ringrazierò mai abbastanza quel genio che ha inventato Skype! Se lo conoscete, o se sapete dov’è che abita, ditemelo subito per favore! Gli spedirò una cassa del mio vino migliore come ringraziamento!
Un ‘bip’, proveniente dal pc, mi fa voltare lo sguardo e spostare così la mia attenzione dal muffin mezzo mangiato che ho in mano. Un icona mi sta avvertendo che Edward si è appena connesso, e una nuova finestra, che si è aperta da sola, mostra il faccione sorridente e allegro del mio ragazzo.
Mi affretto ad ingrandirla, sorridendo, e appoggio il muffin sulla scrivania. «Ciao amore!» lo saluto, e mi sistemo meglio sulla poltrona.
«Ciao piccola!» la sua risata mette allegria, ed è anche contagiosa. Un po’ dell’irritazione che provo da questo pomeriggio va via, lasciandomi più serena.
«Pensavo che volevi darmi buca, non ti facevi vivo!» esclamo, giocando con una ciocca dei miei capelli.
«Stavo preparando qualcosa per cena.» dicendo così, si sporge verso sinistra – o a destra? -, e afferra il piatto che ha accanto, dove c’è un panino. «Non sono un gran cuoco, questo è il massimo che riesco a combinare da solo!» ammette, scrollando le spalle.
Sorrido. «Io invece so cucinare, ma per stasera ho optato per qualcosa di dolce!» e dicendo così, prendo il piatto pieno di muffin e di torta e glielo mostro.
«‘Qualcosa’ di dolce? Beh, è più di qualcosa, Bella!» scoppia a ridere, e mi regala il sorriso sghembo che mi piace tanto. «Com’è andata la tua giornata?»
La rabbia torna a trovarmi. La mia giornata, proprio quello di cui volevo parlare con lui! Voglio proprio raccontargli la mia giornata, così si fa più o meno un idea di quello che lo aspetta non appena verrà a trovarmi a Napa … ma forse, dopo che gli avrò raccontato tutto se ne resterà a Chicago, al sicuro.
«La mia giornata è stata … movimentata.» inizio. Afferro il muffin che avevo lasciato sulla scrivania e gli do un morso enorme, finendolo quasi tutto.
«Che intendi per movimentata? Raccontami.» come se volesse farmi compagnia mentre mangio, Edward da un morso al suo panino. È confortante vederlo mangiare, sembra quasi che stiamo cenando insieme … via webcam, va bene, ma sembra davvero che stiamo cenando insieme.
«Stamattina è andato tutto bene, tutto liscio come l’olio. Ho litigato con Jacob, come al solito, ma non è successo nulla di che. Questo pomeriggio, invece, sono venuti a trovarmi i miei genitori e mio fratello, insieme a sua moglie.» la scena è ancora vivida nella mia testa, sembra che sia appena accaduta e invece sono passate già diverse ore.
Edward sorride, e vedo che comincia già a non capirci più niente. «Non ci vedo nulla di male, in questo …» dice, prima di mangiare.
Già, che c’è di male?
«Sono venuti a sapere che sono incinta, e che ho preso l’herpes al campeggio.» dico, imbronciando le labbra.
La reazione di Edward è istantanea: boccheggia, rischia di strozzarsi con il boccone che ha appena morso e sbianca in volto. Incrocio le braccia al petto, e abbasso lo sguardo, mentre aspetto che lui si riprenda dal colpo che gli ho appena fatto prendere.
Dopo un minuto, più o meno, ritorno ad osservare lo schermo del pc: non lo sento più tossire, quindi è un buon segno.
A meno che non sia morto.
Edward, che per fortuna è vivo e vegeto, anche se un po’ pallidino, mi sta osservando con gli occhi sgranati ed impauriti. «Stai scherzando?» domanda.
Scuoto la testa. «No, non sto scherzando.»
«Sei incinta sul serio? E hai l’herpes? Te l’ho attaccato io? Ma … ma io non ce l’ho, l’herpes!» okay, sta andando nel panico. Meglio intervenire.
«Edward, fermati! Non sono incinta, e non ho l’herpes.» dico, fermando il suo fiume di parole.
Il sospiro che esce dalle sue labbra è il più rumoroso che gli ho sentito fare. Si passa una mano sulla fronte, ridendo nervosamente. «Oh, mi hai ridato dieci anni di vita! Ma perché mi hai detto queste cose, allora?»
«Perché loro mi hanno attaccato dicendomelo.»
«Ma se non è vero!»
«Gliel’ha raccontato Lauren, quella stronza! Ha fatto quasi prendere un infarto a papà, ha fatto svenire mia madre e ha istigato in mio fratello istinti omicidi verso di te! Se la prendo le tolgo tutte le extension che ha in testa!» mi sfogo ad alta voce, battendo un pugno sulla scrivania.
Edward resta in silenzio prima di arricciare le labbra. «Fai un passo indietro, amore: chi è Lauren?»
Così, dopo aver messo da parte le vicende di questo pomeriggio, racconto a Edward dell’incontro che ho avuto con Lauren l’altro giorno, del piccolo battibecco che c’è stato tra di noi e della risposta che le ho dato prima di andare via.
Da quello che mi ha detto Alice, a lei non è andato giù il fatto che io potessi avere un ragazzo carino e per vendicarsi, quindi, ha spifferato in giro questa storia del cazzo. Mia cognata è rimasta così incazzata che l’ha licenziata in tronco, ma visto che non ha nessun altro ad aiutarla nell’agenzia l’ha dovuta riassumere quasi subito … però, le ha dimezzato lo stipendio e tolto le ferie fino all’anno prossimo.
Convincere i miei genitori e mio fratello che tutto quello che ha detto Lauren è una menzogna è stato difficile e snervante, ho rischiato persino di mettermi a piangere per la frustrazione di non essere creduta dalla mia stessa famiglia, che dovrebbe supportarmi in ogni cosa che faccio e non attaccarmi alla prima storiella che sentono su di me.
Per fortuna che nonna, quando ha sentito il pandemonio che si è creato, è intervenuta e ha fatto una lavata di capo a tutti. Jasper e mamma si sono calmati quasi subito, sollevati per la notizia falsa e porgendomi le loro scuse, ma papà ha continuato a non credermi.
Nonna, alla fine, lo ha cacciato via e gli ha consigliato di non farsi vedere fino a quando non avrebbe capito a chi credere, se a sua figlia o a quella cretina senza cervello di Lauren.
«Beh, almeno adesso sanno che non li stai per rendere nonni!» Edward cerca di scherzare e di alleggerire il momento.
«Sì, ma hanno creduto prima a quella stupida che a me! E sono la loro figlia! Bel modo di comportarsi …» faccio per prendere un pezzo di torta, ma scopro che non ce n’è più. Mentre raccontavo tutto a Edward, mi sono spazzolata tutto il contenuto del piatto.
Sono un pozzo senza fondo!
«Forse è stato lo shock a farli reagire così, ma non pensarci più di tanto adesso … è andato tutto bene, alla fine, no?» mi sorride, sporgendosi verso lo schermo. Se fosse qui, accanto a me, lo abbraccerei e lo stringerei per ore, senza stancarmi mai.
Annuisco. «Però questa vicenda alla fine è servita a una cosa …»
«A cosa?»
Sorrido. «Adesso sanno che ho un ragazzo. Almeno su questo Lauren è stata sincera.»
«Oh, bene. Non è così male, alla fine.»
«Già, non è male. Ma vogliono tutti conoscerti il prima possibile, non appena verrai qui.» lo informo, poggiando i gomiti sulla scrivania.
«E tutti vogliono conoscere te non appena verrai a Chicago. Siamo pari!» Edward ride, contagiando anche me.
«La tua famiglia è meno pazza della mia.» su questo non ho dubbi.
«Non ne sarei così sicuro, se fossi in te: mio fratello è un cretino, mia madre è un po’ pazza e mio padre è già pazzo di te. Bel quadretto familiare, non trovi?»
Mi mordo le labbra, osservando il suo viso. «Oh sì, proprio carino.»
Se mi sta dicendo la verità, vuol dire che anche lui non ha una famiglia molto normale. Bene, abbiamo un'altra cosa in comune di cui andare fieri.
 

***

 
28/08/2010
 

«Come va al lavoro? Io ti rimbambisco sempre parlandoti dell’azienda e di tutto il resto, fallo un po’ anche tu!» gli chiedo, poggiando la testa sulla mano.
Sono sdraiata sul mio letto, rilassata, e come succede da diversi giorni a questa parte sto parlando con Edward tramite Skype. Ormai è il nostro rituale quotidiano, quello di connetterci e parlarci prima di andare a dormire.
Edward ride, passandosi una mano tra i capelli. «Ma il mio lavoro è noioso, il tuo è di gran lunga più interessante! Cosa dovrei mai raccontarti?»
«Qualsiasi cosa! Quello che vuoi, non so praticamente niente di quello che fai quando lavori. Illuminami, dai.» sorrido, osservandolo.
Edward fa schioccare la lingua e incrocia le mani sotto il mento, pensandoci. «Beh, io non faccio granché. Io e mio fratello gestiamo il negozio, siamo i ‘piani alti’ per intenderci, poi c’è chi lavora nei vari reparti e chi aiuta i clienti in caso di bisogno … e basta.»
Inarco le sopracciglia. «Tutto qui? Non ci credo che è tutto qui!»
«E invece sì, è tutto qui. Te l’ho detto, piccola, il mio lavoro è noioso.»
Sbuffo. «Mia nonna lavora più di te, e ha sessantacinque anni.»
«Però, giovane tua nonna! La mia ha ottantadue anni e non fa altro che pizzicarmi le guance ogni volta che mi vede!»
Rido, a questa informazione. «Ma dai, che carina! Mi piacerebbe tanto conoscerla.»
«Non appena verrai qui ti porterò a trovarla, così mi salvi da quella tortura.»
«Ah, quindi io sarei il capro espiatorio? Ma grazie, Edward!»
«Sai che scherzo, vero amore mio?» domanda, guardandomi maliziosamente.
Ruffiano di merda.
«Lo so, lo so.» gli sorrido, poggiando il mento sul materasso.
«Bella, alza la testa. Sei sparita dallo schermo!»
«Eccomi, eccomi!» mi affretto a fare come mi dice.
L’unico, piccolo inconveniente delle videochiamate è che non puoi muoverti o fare liberamente quello che vuoi, perché corri il rischio di uscire dal campo visivo della webcam e di scomparire.
«Eccoti qui! Ciao, dolcezza.» Edward mi fa l’occhiolino.
«Quanto sei pazzo!»
«Sei tu che mi hai fatto diventare pazzo. Pazzo di te, amore mio.»
Arrossisco, mi succede sempre quando Edward ha queste uscite così dolci e romantiche … ma arrossisco anche quando dice qualcosa di sconcio che vorrebbe farmi. Dio, quand’è così vorrei tanto averlo davanti a me per baciarlo e per ringraziarlo a dovere!
«Sai che Jacob mi ha fatto perdere 20 botti di vino?» gli domando, tanto per cambiare argomento.
«20? Ugh, 20 botti sono tante! E a quanto ammonta la perdita?»
«Intorno ai 183.000 $.» la cifra che ho detto a Jacob l’altro giorno non era esatta, ma mi sono avvicinata ugualmente a quella reale. Monique, poi, mi ha dato la conferma.
«Oh!» fa Edward, scandalizzato.
«Già, ‘oh’!»
E scoppiamo a ridere come due ebeti.
 

***

 
31/08/2010
 

«I miei genitori vogliono parlare con te.» mi dice Edward, osservando qualcosa di interessante sulla tastiera del suo pc. O almeno, mi sembra che stia guardando lì.
«Sul serio?» domando, sorpresa.
Lui annuisce, alzando lo sguardo. «Sì.»
«Va … va bene.» non sono così sicura di voler parlare con i genitori del mio ragazzo, ma non posso mica dirglielo! Forse ci resterebbe male.
«Li chiamo?» il suo sguardo è mezzo terrorizzato, mentre mi pone questa domanda.
«Vogliono parlarmi adesso!?» faccio, sgranando gli occhi.
Perché non mi ha fatto capire prima che i suoi vogliono parlarmi adesso, in questo fottuto istante!? Cioè, poteva benissimo farlo! E poi, in che condizioni mi faccio trovare dai miei – forse – futuri suoceri?
Ho i capelli sconvolti, una canotta tutta sbrillentata addosso, senza reggiseno e … sono in mutande! Fortuna che sono seduta alla scrivania e non si vede nulla, ma sono comunque un disastro ambulante e non voglio farmi vedere conciata in questo modo!
«Se non vuoi rimandiamo ad un altro giorno, tesoro. Non devi per forza parlare con loro adesso.»
Vorrei tantissimo accettare il consiglio di Edward e così rimandare il momento delle presentazioni via webcam a data da destinarsi, ma da una parte non voglio farlo. Non voglio rimandare, voglio conoscere adesso Carlisle ed Esme Cullen.
Insomma, via il dente, via il dolore! Non è così che si dice?
«No, chiamali. Voglio conoscerli!» sorrido, cercando di non dare a vedere che sono terrorizzata per questo quasi faccia a faccia con i suoi genitori.
Dopo avermi osservato attentamente per alcuni secondi, Edward si allontana dal pc e va chissà dove. Sì, so dov’è che è andato, ma io non ho mai visto casa sua – non so neanche in che quartiere di Chicago abita! – e quindi non so se è andato in cucina, in salotto, o in qualsiasi altra parte della casa.
Sto vaneggiando, e se ancora non lo sto facendo ci manca davvero molto poco. Aiuto, va a finire che farò un'altra figura di merda. Me lo sento.
Impegnata come sono a torturarmi le mani in grembo, sento a malapena delle voci provenire dalle casse del pc: una la riconosco, è quella di Edward, le altre invece non le ho mai sentite, anche se quella di Esme mi sembra lievemente familiare.
In preda al panico, sistemo dietro le orecchie i pochi ciuffi che sono fuoriusciti dalla crocchia disastrata e sospiro. So di non essere nella mia più perfetta mise casalinga, ma ormai è troppo tardi per pensarci e per rimediare.
Edward torna a sedersi davanti al suo computer, e quindi torna dentro l’obiettivo della webcam. Mi osserva, e inarca le sopracciglia. «Bella, sciogliti i capelli.»
Lo guardo male. «Perché devo sciogliermi i capelli?»
«Perché come sono adesso fanno pena. Senza offesa, piccola.»
«Ah!» strappo l’elastico dai capelli con foga un po’ eccessiva, forse, perché sento che insieme al fermacapelli vanno via anche una buona percentuale di capelli. Imprecando a bassa voce, agito la mia chioma e cerco di sistemarla alla bene e meglio sulle spalle.
«Così va molto meglio, Bella!» Edward alza i pollici in alto e mi sorride, in una brutta imitazione di Fonzie.
«Bene …» prendo un altro sospiro, e comincio a torturare le punte dei miei capelli.
Oh, sono agitata, ho tutto il diritto di rovinarmi da sola la capigliatura!
Sono ancora impegnata a tirare, ad arricciare e a stringere i miei capelli quando, alle spalle di Edward, compaiono due perfetti sconosciuti … insomma, non sono proprio dei perfetti sconosciuti. Sono i genitori di Edward, che riconosco grazie alle poche foto che lui mi ha mostrato quando eravamo in campeggio.
Entrambi mi stanno sorridendo gentilmente; Carlisle, un uomo sulla cinquantina biondo e attraente, agita persino la mano in maniera convulsa, da pazzo! Esme, invece, ha una mano poggiata sulla spalla del figlio e noto solo in questo momento quanto è simile a Edward. Hanno lo stesso colore di capelli, e gli stessi lineamenti. Quelli di Esme sono più dolci e femminili, ma sono identici! È come se stessi vedendo Edward con la gonna …
«Ciao Bella, finalmente ci conosciamo!» Carlisle rompe il ghiaccio e avvicina una mano allo schermo, come se volesse prendere la mia e stringerla.
«Carlisle, come pensi di stringerle la mano? Non essere sciocco!» lo rimprovera Esme, scuotendo la testa.
Divertita, allungo anche io la mia e la metto in corrispondenza di quella di Carlisle, ricambiando il suo gesto. «Piacere di conoscerla, signor Cullen.»
«Ma sentila, mi da del ‘lei’! Bella, per te sono semplicemente Carlisle, d’accordo? Lasciamo da parte questi convenevoli.»
È così risoluto mentre lo dice che non posso fare a meno di annuire. Mi piace il padre di Edward, e non solo perché è un bell’uomo … oh, questo particolare è meglio che lo tenga per me! Non vorrei che Esme, o Edward, mi uccidano per averlo pensato!
«Ciao Bella, è fantastico sentirti ancora!» fa Esme, sporgendosi verso lo schermo.
«Anche per me, Esme.» dico, sincera. «La prossima volta forse potremmo farlo di persona.»
«Oh, sarebbe meraviglioso! Quand’è che vieni? Non vedo l’ora di abbracciarti e di conoscerti meglio!»
«Mamma, per favore …» Edward alza gli occhi al cielo.
«Oh, piantala Edward! Sto solo parlando con la tua fidanzata, che c’è di male?»

Fidanzata.
Vista sotto questo aspetto, sembra che la nostra relazione sia più importante di quello che in realtà è. Voglio dire, è importante, ma da come ha detto Esme sembra che io e Edward siamo a un passo dal matrimonio.
Non è un po’ troppo presto?
Cerco di non pensarci troppo, e decido di cambiare argomento. «Ehm … Carlisle, è arrivato il pacco che ho spedito la settimana scorsa?»
Non mi sono dimenticata quello che mi ha detto Edward, ossia che suo padre ama alla follia i vini della mia azienda, quindi ho pensato che gli avrebbe fatto piacere ricevere un pacco con una piccola scorta di bottiglie di vino.
Carlisle è l’unico che mi ascolta, visto che Edward e sua madre stanno ancora battibeccando come gatto e cane. «Sì, è arrivato ieri! Ti ringrazio moltissimo, sei stata davvero gentile! Sai che adoro i tuoi vini?»
Annuisco, sorridendo. «Sì, Edward me lo ha accennato.»
«Lo sapevi?» sospira, lanciando un occhiataccia alla nuca di suo figlio. «Ho un figlio pettegolo! Comunque, adesso ho messo tutte le bottiglie al sicuro, in cantina.»
«Tranne due, ieri ha fatto baldoria e se l’è scolate insieme a James!» Edward, tornato tra noi, prende in giro suo padre.
«Ma ti sembra il modo di parlare così di tuo padre?» lo rimprovera Carlisle.
E cominciano a battibeccare.
Esme, sconsolata, li fa allontanare e prende il posto di Edward sulla sedia, scuotendo la testa in mia direzione. «Scusami tanto, ma fanno sempre così!»
«Non preoccuparti, è divertente ascoltarli.»
«Sì, ma se la scena si ripete quattro volte al giorno, tutti i giorni, diventa insopportabile!» scuote di nuovo la testa, e alla fine sorride, incrociando le dita e poggiandoci sopra il mento. «Lasciamoli stare, adesso, e parliamo di altro! Dimmi, va tutto bene lì a Napa?»
«Oh, sì, va tutto bene.»
E mi butto a capofitto nella conversazione con Esme. È davvero dolce e simpatica, mi piace tantissimo anche lei! Chissà, forse diventeremo inseparabili come nuora e suocera …
 

***

 
01/09/2010
 

«Incredibile, sono passate già due settimane.»
«Già, due lunghe settimane.»
Osservo il viso di Edward, con una mano poggiata alla guancia. Due settimane che siamo lontani, e ancora nessuno di noi due sta organizzando qualcosa di interessante per incontrarci.
Sembra quasi che nessuno dei due voglia farlo.
«Sai, da una parte credevo che fosse difficile questa situazione …» mormoro, abbassando gli occhi per un istante.
«E invece hai visto che è andato tutto bene? Te l’avevo detto, io.» mi fa notare lui, con un sorriso dolcissimo sulle labbra.
Ridacchio, coprendomi la bocca con le mani. «Sì, è andato tutto bene! Ma, io voglio rivederti al più presto.» confesso.
«Lo vorrei anche io, ma qui c’è un bel po’ di lavoro da fare … non penso di potermi muovere fino alla fine del mese.»
Imbroncio le labbra. «Sembra una scusa patetica per non volermi vedere!»
«E invece non lo è! Sono davvero impegnato!» ho-oh! Si sta arrabbiando, brutto segno.
«Edward, scherzavo. Scusami …» mormoro. L’ultima cosa che voglio fare è farlo arrabbiare. Già ci sentiamo poco, e questo grazie al pc e ai cellulari. Se lo faccio arrabbiare, va a finire che non lo sentirò per un bel pezzo.
Lui sospira, annuendo. «D’accordo, ho capito. Scuse accettate.»
«Sai che anche qui siamo tutti impegnati? Si avvicina il periodo della vendemmia!»
Edward sorride, più tranquillo rispetto a prima. «Quindi anche tu avrai un bel po’ da fare, in questo periodo …»
«Sì, molto da fare. Devo controllare che tutto vada bene. Voglio che tutto sia al meglio!» non gli racconto quello che mi dice sempre Jacob in questi giorni, ovvero che lui odia il periodo della vendemmia perché io, a detta sua, durante quei particolari giorni divento una specie di generale nazista.
Ed io odio quando mi chiama in questo modo.
«Lo immagino! Adesso ti lascio, vado a dormire un po’ …» mormora, sbadigliando.
Lancio un occhiata all’orologio del pc: sono quasi le undici, ma da lui è quasi l’una del mattino. Merda! Anche il tempo è contro di noi.
«Tranquillo, amore, vai. Ci sentiamo domani.»
«Al 100%, piccola. Ti amo.»
«Ti amo anche io …»
Il tempo di scambiarci la buonanotte e qualche altra smanceria, e ci sconnettiamo entrambi. Chiudo il pc, sovrappensiero. Edward è impegnato con il lavoro, e presto lo sarò anche io per via della vendemmia, della produzione del vino e per tutto il resto. Chissà quando arriverà il momento in cui troveremo un attimo di pace, dove potremmo dedicarci totalmente a noi due …
Mi metto a sedere sul letto, poggiando i gomiti sulle ginocchia e la testa tra le mani. Forse qualcosa si può fare … sì, forse sì.
Devo assolutamente parlare con Alice, domattina.
 

***

 
07/09/2010
 

«Quindi hai fatto tutto? Prenotazione, biglietti … tutto pronto?» chiedo per l’ennesima volta.
«Sì, Bella, ho fatto tutto. Ho prenotato i biglietti, il volo, l’hotel. Me ne sono occupata io perché non mi fido di quella psicopatica di Lauren – so che sei qui, ci vedo ancora sai?! -, e se provi a domandarlo un'altra volta, mando tutto nel cesso, okay?» mi minaccia Alice, esasperata.
«Va bene, va bene, non te lo chiedo più! Volevo solo essere sicura che era tutto a posto.»
«Te lo avrei fatto sapere se qualcosa era andato storto, non pensi? Smettila di preoccuparti tanto, mi fai venire le ansie anche a me altrimenti!»
«Okay. Quindi …»
«Non provare a chiedermelo di nuovo!» Alice mi urla contro prima che possa dire altro.
«Fammi finire prima, cavolo!» sbraito, alzando la mano libera in alto. «Stavo dicendo … quindi, posso dire a Edward che il prossimo week-end andrò da lui.»
«Sì, puoi dirglielo!» esclama, più tranquilla rispetto a prima. «Il 17 a sera sarai a Chicago, carissima! Secondo me sarà felicissimo, non appena saprà la notizia!»
Sorrido, contenta ed eccitata: tra dieci giorni sarò di nuovo tra le braccia di Edward, e non vedo l’ora! «Sì, lo penso anche io!»
E invece mi sbaglio. Mi sbaglio eccome!
Non appena informo Edward del mio prossimo viaggio a Chicago, lui fa una faccia da funerale. Davvero, non ho mai visto una persona reagire in questo modo alla notizia che entro pochi giorni rivedrà la ragazza che ama! Come dovrei rimanerci, secondo voi?
Di merda, esatto.
«Verrai … verrai qui?» domanda. Anche la sua voce ha un tono funebre, e non mi stupirei più di tanto se scoppiasse a piangere da un momento all’altro.
«Sì, pensavo di passare il week-end prossimo a Chicago.» il sorriso che avevo sulle labbra è sparito da un pezzo, e il dispiacere nel vedere che la mia idea non gli è piaciuta contagia anche la mia voce. Mi schiarisco la gola, a disagio. «Non … non vuoi che venga a Chicago?» chiedo.
Da una parte non vorrei sapere la sua risposta. Davvero, preferisco non sapere nulla piuttosto che sentire un “No” uscire dalla sua bocca.
Mi sentirei più umiliata di come mi sento adesso.
«Amore, non dire sciocchezze! Certo che voglio che vieni qui!» mi risponde, accorato.
«E allora perché hai reagito così? Sembra che hai appena ricevuto la notizia più brutta della tua vita, o che ti è appena morto il pesce rosso!»
Edward sbuffa, grattandosi la testa con fare nervoso. «Tesoro, calmati. Lascia in pace i pesci rossi e ascoltami.»
Non rispondo, mi limito ad incrociare le braccia al petto e ad inarcare le sopracciglia verso l’alto, in attesa che riprenda a parlare. Sono curiosa di sapere cos’è che ha da dirmi … e al diavolo quello che ho pensato prima! Voglio sapere cosa lo rende così restio ad accettare il fatto che voglio andare a trovarlo a Chicago.
«Io, voglio davvero che tu venga qui, Bella. Sul serio, in questo momento darei non so che cosa per averti qui, nella stessa stanza dove mi trovo io.» dice, sincero, osservandomi intensamente.
E per fortuna che ci stiamo osservando grazie alle webcam: se fossimo davvero faccia a faccia, mi sarei già ritrovata con il cervello disconnesso e con le gambe di gelatina per quanto mi lascia sconvolta.
«E allora perché non vuoi che venga?» pigolo, quasi implorante. «I biglietti sono già pronti ed è tutto prenotato, dimmi per quale motivo non posso partire venerdì prossimo!»
«Perché … perché lavoro, Bella. Davvero, abbiamo un sacco di gatte da pelare e siamo tutti messi sottosopra! In questo periodo passo più tempo qui in negozio che a casa. È già tanto se trovo il tempo per dormire e per farmi una doccia …» mi spiega, accompagnando le sue parole con uno sguardo dispiaciuto.
Annuisco, chinando il capo. «Okay, ho capito. Non lo sapevo …»
«Come potevi saperlo, piccola? Io non ho neanche pensato di spiegarti la situazione lavorativa adesso, ma te ne avrei parlato più avanti.» ridacchia, passandosi le mani nei capelli, un gesto che vorrei tanto fare io adesso. Mi manca la sua chioma ribelle, tanto!
«Scommetto che non immaginavi neanche che stavo per organizzare questo viaggio!» ribatto, ridendo nervosamente.
«Infatti, mi hai sorpreso davvero.» Edward mi sorride, poggiando il dito su un lato dello schermo. Imito il suo gesto, come per far toccare le nostre dita … potrebbe anche funzionare, se non fosse che a dividerci ci sono più di 3000 chilometri di distanza.
«Chissà quando potremmo incontrarci …» mormoro, abbattuta.
Ci stavo davvero riversando tutte le mie energie in questo week-end, per far sì che potessi partire e che potessi passare quei due giorni scarsi insieme a lui. Ma, a quanto pare, devo rimandare anche questo a data da destinarsi …
«Non lo so, ma spero presto. Comincio a sentire la tua mancanza, Bella.»
Le sue parole scacciano via la malinconia e la tristezza, che vengono rimpiazzate dalla confusione e dal sospetto. Assottiglio gli occhi, guardandolo. «Vuoi dire che fino a stasera non ti sono mai mancata?»
«NO!» esclama, alzando le mani. «Non fraintendermi, mi sei mancata! Mi manchi moltissimo, tutti i giorni … ma, cominci a mancarmi anche in quell’altro senso. Capisci, Bella?»
Batto le palpebre, improvvisamente consapevole di quello che mi sta dicendo, e un sorrisino malizioso mi spunta sul viso. «Ti … ti manco in quel senso. Sei in astinenza, per caso?»
«Non credo, ma ci entrerò presto, senza dubbio.» Edward ride e abbassa il viso, imbarazzato.
Rido anche io, passandomi una mano sulle guance. Che carino quando mi dice queste cose! «Beh, puoi sempre ricorrere al fai-da-te, no?»
«Che squallore, il fai-da-te. Se ti sentisse mio fratello, userebbe le tue parole per prendermi per il culo a vita!» sorride, più imbarazzato di prima.
«Adesso lui non c’è, quindi sei ancora salvo!» sorrido, divertita.
Una decina di minuti dopo, quando cioè abbiamo smesso di parlarci e ci siamo disconnessi da Skype, prendo il cellulare e compongo il numero di Alice. Lei risponde al terzo squillo, allegra come sempre.
«Qual buon vento, tesoro?»
«Vento di merda, Alice! Devi annullare tutto … non parto più.»
«Ma, come? È successo qualcosa? Hai litigato con Edward?» domanda, preoccupata.
Scuoto la testa, anche se non può vedermi. «No, ma lui lavora. Ha un sacco di impegni, poverino, quindi non ha senso partire.»
«Mi dispiace, Bella. Ci tenevi così tanto a partire!»
«Puoi anche evitare di ricordarmelo, grazie Alice!» cattiva, ci mette anche le sue zampacce lerce sopra! Non fa che rovinarmi l’umore, così.
«Va bene, scusa! Domani provvederò ad annullare biglietti e tutto il resto … ma mi dispiace davvero tanto, Bella. Sembra che la sfiga sia tua alleata.»
«Questo lo so da parecchio. Ci sentiamo domani, buonanotte.»
«Buonanotte, Bella.»
Riaggancio, sedendomi sul letto. Osservo il cellulare, con la testa piena di pensieri vaganti e uno più confuso dell’altro. Ci tenevo davvero tanto a questo viaggio, e non solo perché così avrei potuto rivedere Edward, anche se per poco tempo … ma perché così avrei potuto festeggiare insieme a lui il mio compleanno, anche se in ritardo di pochi giorni.

Il 13 settembre, infatti, compio gli anni: 23, per essere precisi, e mi sarebbe piaciuto tantissimo festeggiare questo mio traguardo insieme a lui. Il mio primo compleanno da fidanzata, come ha deciso di chiamarmi Esme … l’idea mi piaceva, ma anche per quest’anno penso di dovermi accontentare di festeggiare insieme alla mia famiglia e ai miei amici.
   
 
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