Ci sono delle volte in cui credi sul serio di non potercela fare. Sì,
sono proprio quei momenti in cui vieni sopraffatto dalle emozioni, dai ricordi,
dalla malinconia nel ricordare i bei giorni passati, dal dolore nel ricordare
momenti così intensi e viscerali che mai potrai scordare.
Sono trascorsi ormai due anni da quando questi ricordi non fanno
altro che tormentarmi. È stata una cosa da poco, per te, e credevo che fosse
stata così anche per me. Ma no, le cose non sono affatto andate in questo modo,
anche se forse sarebbe stato meglio così.
Ho imparato cos’è il desiderio, con te; ho imparato cos’è il
piacere e il dolore, ho imparato cosa significa soffrire per non poterti avere.
Tu eri con me ma allo stesso tempo non lo eri: tu amavi lei, ma eri indeciso
perché qualcosa per me la sentivi, nonostante ti ostinassi a ripetermi che lei
era l’unica per te.
Chi ama non tradisce, te l’ho sempre detto. E tu l’hai fatto, l’hai
tradita perché volevi me, quando lei non c’era.
Non ne vado fiera, no; mi sono sentita una ruota di scorta, un
oggetto senza granché significato, eppure devo ammettere che lo rifarei all’infinito,
perché qualcosa di unico in ciò che eravamo c’è e ci sarà sempre per me.
È stato difficile dirti addio, sono arrivata a credere di non poter
vivere senza di te; ho trascorso così tanto tempo a cercare di allontanarti,
poiché consciamente e razionalmente sapevo di dover preservare me stessa da
tutta quella sofferenza e da sentimenti non corrisposti. Ma ogni volta,
miseramente, fallivo. Fallivo e mi sentivo sempre peggio, sempre più triste.
Finché non ho preso l’ultima decisione e ti ho lasciato andare,
perché non c’era niente che ci unisse realmente, se non un’attrazione morbosa e
malata che non avrebbe mai portato da nessuna parte.
So di aver fatto bene, so di dover pensare a me.
Eppure, ancora oggi, dopo due anni, provo un senso di nostalgia che
mi sconvolge e mi rende malinconica durante tutto il periodo delle feste
natalizie, periodo che dovrebbe essere felice o per lo meno dare serenità e
unione con chi ci circonda.
Il mio punto fisso sei tu, in questo periodo. Durante il resto dell’anno
riesco quasi a dimenticarti del tutto, ma non a Natale, non quando i ricordi
della nostra prima volta mi perseguita, inesorabile, suggerendomi malignamente
di farmi ancora del male, di essere masochista e di cercare ancora le tue
attenzioni, pur sapendo che è impossibile.
Non parlavamo mai, se non del nostro desiderio reciproco e di
quello che succedeva tra noi. Non avevamo nulla da dirci, era tutto
tremendamente superficiale, eppure così profondo, fin troppo.
Non so cosa pensi di me, non so se ti ricordi di quanto fossi
infatuata, di quanto anche solo l’idea di averti dentro di me mi rendesse
vulnerabile e pronta a tutto pur di ottenerlo.
Tutto questo, mi rendo conto, non è niente, se paragonato ai grandi
amori di cui tutti parlano. Quella, del resto, è un’altra storia, una faccenda
che non ti riguarda e non ti ha mai riguardato. Io da te ho sempre voluto l’esclusivo
possesso del tuo corpo, del modo in cui riuscivi a farmi impazzire con delle
semplici parole. Non mi interessa amarti, anche se sono arrivata al punto di
credere che fosse quello l’amore.
In realtà, ancora non sono del tutto consapevole di cosa sia, ma
sono certa che per te non l’ho mai provato. Amavo il tuo corpo e la tua voce,
quello sì, non posso negarlo. Ma nient’altro che questo.
Voglio solo che tu sappia che tu sei importante per me, che lo
sarai sempre perché rappresenti la persona che ha annullato i miei limiti, ha
fatto sì che le mie riserve cedessero il posto alla passione più pura, hai
saputo portar fuori il meglio e il peggio di me, mi ha reso consapevole del mio
corpo e dei suoi bisogni.
E ora lui, in memoria dei vecchi tempi, vuole il suo maestro,
quello che gli ha insegnato a conoscersi.
Tutto questo passerà e spero che l’anno prossimo io non debba
tornare a pensarci così tanto, spero che la mia vita sia soddisfacente, che io
non sia così disperatamente sola da dovermi aggrappare ad uno stupido ed
indelebile ricordo.
Il ricordo di un’astratta felicità.