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Autore: Amy Tennant    22/12/2012    8 recensioni
John Smith e Rose Tyler sono insieme e un altro Tardis sta crescendo nel mondo parallelo, nei laboratori di Torchwood. John però sente che qualcosa sta cambiando ed è qualcosa di cui neanche il Dottore era pienamente consapevole.
Una fine può essere l'inizio di qualcosa di totalmente inaspettato.
Anche per Rose.
Genere: Avventura, Drammatico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Pete era chiuso a chiave nel suo studio da solo, ormai da ore, in un silenzio assoluto e tormentato. Questo era evidente per tutti, anche per il personale di servizio che si preparava alla festa di Natale prevista due giorni dopo e che Jackie aveva rinunciato ad organizzare, come altre in precedenza, visto il numero di invitati che non conosceva e il suo evidente disagio verso tutta quella disponibilità di mezzi a cui non si era ancora abituata. Al momento poi non sarebbe riuscita a pensare al ricevimento, con John in quelle condizioni, Rose preoccupatissima e Pete così cupo e scostante da sconfortarla.
Rose aveva ritrovato un padre dal carattere più cupo e freddo di quanto avesse mai immaginato. Jackie un uomo identico a quello che aveva perduto eppure molto diverso. A volte le sembrava di stare con un estraneo con il quale non aveva ricordi in comune del passato che entrambi invece avevano diviso con altri; un estraneo al quale si era unita per nostalgia di altro che non era stato e non sarebbe stato mai. In fondo era quello che Rose aveva avuto paura di trovare in John per poi accorgersi che non era vero.
Eppure nel suo caso Jackie aveva percepito subito, d’istinto, di trovarsi davanti alla stessa persona che aveva conosciuto. Tempo prima Rose le aveva rinfacciato di non aver compreso le difficoltà iniziali tra lei e il Dottore umano, Jackie invece aveva capito silenziosamente entrambi e aspettato fiduciosa.
-          Mia figlia è stata fortunata e sfortunata insieme, ad incontrarti –
Gli aveva detto. Ricordava bene come avesse abbassato il suo sguardo profondissimo a quelle parole. Per una volta non le aveva risposto con ironia.
Perché l’amore che li legava sembrava di un altro mondo, come John e come era diventata Rose viaggiando con lui. Ma era pur vero che se l’avesse perso… nessun altro, nel cuore della figlia, sarebbe riuscito a superare un meraviglioso Signore del Tempo. E tale restava, anche se in un corpo Umano.
Per questo vederlo in quelle condizioni era per lei sconvolgente. Come per Rose. E Pete.
Perché era più che mai evidente che il gelo apparente di Pete Tyler non era davvero tale, nel suo cuore.
Rose aveva notato il suo sguardo nello specchietto retrovisore della macchina, mentre li riportava a casa e l’amarezza assoluta mentre guardava John, stretto a lei, tremante e smarrito; eppure lei aveva idea che John non lo fosse quanto sembrava, non completamente, poiché i suoi occhi scuri erano puntati su Pete in modo indefinibile, al di là della febbre e del gelo che lo raffreddava innaturalmente fin quasi a far sembrare le sue iridi ricoperte di un sottile velo di brina.
Era tuttavia evidente da tempo come Pete si tormentasse per qualcosa che nella mente di Rose aveva assunto le sembianze di quell’inquietante figura nera.
John si era fidato di Pete ed aveva deciso di crescere il Tardis al Torchwood  anche perché lì disponevano di materiale difficilmente reperibile altrove e molto spazio; altrove una persona come John sarebbe stata sprecata ma Rose sapeva che lavorare fuori dal mondo comune lo aiutava a vivere più serenamente la sua nuova condizione umana. Tuttavia il Torchwood era cambiato, stava cambiando. E lo sentiva anche Rose.
Pete era inquieto per questo, Rose lo sapeva per certo e Jackie l’aveva intuito.
Ormai anche Jackie si fidava del Dottore; si fidava di lui e gli voleva bene e il sospetto che Pete c’entrasse con il suo stato, la rendeva astiosa verso di lui.
Dopo averlo portato a casa, aveva messo John a letto perché riposasse e lui aveva continuato a dormire un sonno fastidioso, dal quale si svegliava per istanti come di soprassalto. Rose aveva visto sua madre, seduta sulla sponda del letto, accarezzare John piano come fosse un bambino malato, come ricordava fare con lei quando aveva la febbre. Lo guardava con occhi preoccupati, senza sapere che fare ma con il medesimo dubbio della figlia cioè che Pete sapesse che stava succedendo. E lo sapesse anche John.
 
Seduto alla scrivania Pete maneggiava quelle fiale di liquido lattiginoso, riposte in una scatola nera. Inorridito la chiuse a scatto e respinse; ma non quanto avrebbe voluto.
Restavano lì, in mano sua. Restavano lì e doveva decidere LUI.
-          Signor Tyler, si rende conto che un cervello umano non può resistere a lungo a stimoli fisici così estremi?
-          Proprio per questo sarebbe il caso di riconsiderare la questione, signor Tashen.
-          Avete chiarito se questa crisi fisica ha a che fare con il Tardis?
-          Così sospettiamo. Forse dipende dal fatto che essendo Umano, non può sostenere lo sforzo necessario a seguire il suo sviluppo. Forse questo tipo di fusione telepatica ormai è al di là di quel che John Smith può sopportare...
-          Le sue onde cerebrali non sono umane, è diverso  – lo aveva detto uno degli uomini che avevano trovato pronti a soccorrere John, nel reparto medico. Ne avevano approfittato, a quanto vedeva, per sottoporlo a test e controlli che lui aveva sempre rifiutato.
-          Pensa che non possa trattarsi di stress mentale?
-          Probabilmente sì. E forse è quel che sta facendo impazzire il suo corpo.
-          Signor Tyler, è necessario che il Dottore possa resistere fino alla fine del progetto. In questo stato non riuscirà a durare i tre mesi necessari alla sua conclusione e noi dobbiamo avere quella nave, è vitale per i nostri scopi.
-          A costo della sua vita?
-          A qualunque costo. E’ vitale per questo universo. Lei non vorrà ritrovarsi con la prospettiva di un’invasione aliena capillare…! Lei non vuole che la nostra civiltà venga spazzata via dall’ostilità che è ormai evidente verso la Terra, non è vero?
Ostilità evidente. Pete si chiedeva se poi fosse così davvero.
I Dalek, i Cyberuomini, i movimenti sospetti tracciati dalla rete d’osservazione spaziale globale, controllata dalle varie organizzazioni nazionali che avevano funzioni simili al Torchwood ma di fatto facevano capo ad esso. I dati parlavano chiaro, interferenze, relazioni che provenivano dalla superficie ed erano inviate nelle profondità dello spazio da agenti inviati sulla Terra per studiarne i punti deboli.
Un intero piano degli edifici del Torchwood era pieno di…
Pete scosse il capo cacciando via l’immagine di quel luogo, delle luci intermittenti, il rumore delle scariche elettriche, dei lamenti…
…quello delle macchine che trapanavano, spezzavano, tagliavano…
Spaventoso.
Come il silenzio dei piani superiori, ignari di tutto.
Il male sprofondato lì, il male necessario.
Ma avevano già avuto ripetuta prova di quanto gli altri mondi potessero essere ostili e i contatti con essi rappresentare potenziali catastrofi planetarie e stragi di innocenti. Il pensiero della sua Jackie trasformata in un orrenda creatura metallica e senza sentimenti, gli fece emettere un gemito di dolore ed esasperazione. Si sentiva impotente, frustrato, devastato dai dubbi.
Riprese, esitando, le fiale sulla scrivania.
-          Le condizioni del Dottore potrebbero peggiorare ulteriormente …
-          Per questo John dovrebbe essere aiutato!
-          Sono di questo parere, signor Tyler – ma gli occhi di Tashen, quei maledetti occhi che sembravano pareti grigie, gli avevano chiarito subito che non era un aiuto nel senso che avrebbe sperato per lui.
-          Che avete in mente?  - lo aveva chiesto con timore.
-          I laboratori hanno sviluppato uno stabilizzante molto efficace, qualcosa che permetterà al Dottore di sentirsi meglio e subito. Sospende progressivamente gli stimoli dolorosi e rende insensibili fisicamente.
Pete era rimasto interdetto.
-          Questo farmaco non migliorerà le sue condizioni ma lo farà sentire meglio. E’ in queste fiale che vede, divise in cinque dosi singole – il medico gliele aveva porte in una scatola aperta, con dentro una siringa speciale, simile ad una pistola – contengono una sostanza sinaptico-protettiva e quindi proteggeranno le sue funzioni celebrali garantendogli una piena coscienza. Terranno inoltre il suo corpo ad una temperatura stabile appena superiore alla norma e mai inferiore, quindi fisicamente più sopportabile per un uomo.
-          Non mi ha ancora detto in cosa consistono le controindicazioni.
-          Il ritrovato è molto efficace ma l’assunzione prolungata indebolisce il cuore e alla lunga causa un blocco renale nel soggetto – le parole del medico erano state gelide.
-          In ogni caso si muore senza dolore, signor Tyler – Pete era rimasto sconvolto ma l’orrendo sorriso di Tashen lo aveva addirittura spaventato. Com’era possibile che si giungesse a qualcosa del genere? Come poteva essere sopportabile moralmente?
Avute in mano le fiale, Pete non si era neanche chiesto perché avessero scelto lui. Era evidente.
John forse non si fidava di loro ma di lui, sì. Era voluto tornare a casa piuttosto che restare in osservazione al Torchwood perché lì si sentiva al sicuro ma non lo era.
Pete aveva tenuto quella scatola  tra le mani tremando e rivolto loro uno sguardo che doveva essere stato di supplica. Come poteva farlo?
Che non fosse lui a tradirlo, a fargli del male.
Ma se quel che avevano visto e subito fosse tornato? Che ne sarebbe stato di tutti?
E la sua famiglia?
Se il mondo dipendeva da quello, se davvero era necessario proteggere il pianeta da quel che poteva accadere, era giusto richiedere sacrifici e coraggio estremo a tutti.
Pete non sapeva se ne aveva abbastanza, non per quello.
Prese la scatola e la mise nella tasca interna della giacca del vestito, che ancora indossava. Poi si alzò dalla scrivania e guardò la porta.
Lo scatto per girare la chiave ed uscire gli fece quasi male.
 
Rose vide uscire suo padre dallo studio e fece per andargli incontro. Vide che Pete aveva fatto un lungo sospiro.
-          Come sta, John? – le chiese con tono strano.
-          Dorme. Ti volevo parlare…
-          Scusa, Rose, non è momento.
-          Papà…
-          Vado da… lui – Rose ebbe una strana impressione a quelle parole. Non la guardava. Pensò che fosse meglio lasciarlo solo anche se non avrebbe voluto  – Rose… -  lei non ebbe il tempo di rispondere. Pete la prese tra le braccia e la strinse forte a sé. Era la prima volta che lo faceva. Il cuore di Rose quasi si fermò per la felicità di quell’attimo tanto desiderato e immaginato da tempo e affondò il viso nella giacca del padre che sapeva di buono. Le vennero le lacrime agli occhi e si aggrappò a lui come fosse tornata bambina. Pete la accarezzò e baciò sui capelli poi la lasciò e si allontanò da lei. Senza guardarla.
 
 
  
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