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Autore: arklaychild_1998    23/12/2012    2 recensioni
Il giovane Matteo, durante il primo giorno di scuola, incontra una ragazza che ha un aspetto che attira immediatamente la sua attenzione...
Genere: Romantico, Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Scolastico
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Quando entrai nella nuova classe, qualcuno attirò immediatamente la mia attenzione.
Una ragazza bellissima, dai capelli biondi, con un neo sopra il labbro superiore e un sorriso smagliante, stava parlando con un’altra ragazza un po’ più alta, con dei lunghi capelli castani avvolti in un candido cappello.
Tutti gli altri ragazzi avevano occupato i posti, ne rimaneva soltanto uno, vicino alla ragazza col neo.
-          Signorino, qui c’è un posto libero si sbrighi! – mi disse una donna bassa, con un parrucchino biondo, che riconobbi come la mia nuova insegnante di inglese.
-          Si, mi scusi – dissi con le guance rosse, imbarazzato.
I miei compagni di classe mi guardarono con uno sguardo spento mentre mi sedevo al mio banco.
- Allora, benvenuti al Matilde di Canossa, io sono Elsa Tarbini, la vostra nuova insegnante di inglese, in questi primi giorni parteciperete al cosiddetto “Progetto accoglienza” in cui comincerete a familiarizzare con questo istituto, allora adesso vi parlerò un po’ del regolamento scolastico, se avete delle domande, fermatemi. Allora prima regola…-
Mi persi tra le parole dell’Elsa, ormai non riuscivo a percepire alcun suono, solo il leggero respiro della ragazza al mio fianco che discuteva a bassa voce con la sua amica castana, cercando di non farsi sentire dalla professoressa.
Aveva una voce melodiosa, sembrava una musica dolce alle mie orecchie e non riuscivo a comprendere il perché quella ragazza avesse un effetto di così forte attrazione su di me. Mi sembrava di vagare in un sogno vissuto in passato, provavo una sensazione strana : era come se l’avessi cercata per chissà quale motivo, come se l’avessi aspettata ma per chissà quanto tempo.
Passò un quarto d’ora e la professoressa Tarbini aveva finito di illustrare il regolamento e io mi svegliai dalla mia specie di ipnosi.
-          Passate questi cartoncini, scrivete i vostri nomi e posateli sul banco per fare in modo che i professori vi possano riconoscere -.
La Tarbini diede i cartoncini color blu ad un ragazzo da una folta chioma nera, che prese un cartoncino e lo passo alla compagna di fianco.
Quando i cartoncini arrivarono a me, ne presi uno e lo passai alla seducente ragazza al mio fianco e nel passarglielo, le sfiorai un dito.
Nessuno saprebbe esprimere cosa provai quando sfiorai la sua pelle, candida, lucida, splendente pelle.
Un vortice di passioni senza senso cominciò a girovagare nella mia testa, insieme di sogni dolci e di sogni trasgressivi, mi vergognai di me stesso quando ripensai a tutte le fantasie sulla misteriosa fanciulla.
La bionda prese un pennarello dal suo astuccio Eastpak e cominciò a scrivere il suo nome che, cercando di non farmi sgamare, riuscì a leggere: Sara Fataensi.
Un nome talmente semplice per una ragazza così meravigliosa, pensai, avrebbe potuto chiamarsi Clarissa, Isabella o Giulietta da quanto era bella.
Mise il cartoncino sul banco e io feci lo stesso dopo aver scritto il mio insulso nome. Matteo Metellino.
Pff, che nome stupido e deficiente. Metellino. Il classico nome che gli insegnanti sbagliano quando fanno l’appello.
Invece, ripensandoci, il nome di Sara non era così banale. Sara. Sara. Sara.
Quel nome racchiudeva in sé diverse sfumature, ognuno di colore diverso, conteneva un universo intero di emozioni, un’intera enciclopedia di pensieri.
Le quattro ore di quel primo giorno di scuola alle superiori finì in fretta e non vedevo l’ora di tornare a casa, accendere il computer e andare a cercare immediatamente quella ragazza su Social Network.
Presi il primo pullman che portava a Cadelbosco, il mio paese, e impaziente come un toro, ma veloce come un giaguaro raggiunsi casa mia, o meglio la mia nuova casa.
Mi ero trasferito da poco in un appartamento a Cadelbosco, circa da un mese, e ancora non avevo trovato degli amici anche se alla fine neanche a Poviglio, il mio paese natale, avessi molti amici.
In realtà ne avevo solo una, Agnes, un po’ più grande di me, che studiava ragioneria a Parma, e quindi normalmente, visto che io studiavo lingue a Reggio, non la vedevo spesso.
Io e Agnes ci conoscemmo circa un miliardo di anni fa, esattamente dodici e da allora diventammo inseparabili.
Era in gamba, intelligente, bionda e con dei bellissimi occhi grigio chiaro.
Arrivai a casa, mia madre era al lavoro, mentre mio padre stava uscendo adesso di casa per andare al lavoro, lo incontrai a metà scale:
-          Ciao com’è andato il primo giorno di scuola, eh?
-          B-bene papà, grazie
-          Bè io adesso sono di corsa, ma stasera mi racconterai tutto vero?
-          Certo papà, buon lavoro
-          Hai incontrato qualche bella pollastrella a scuola, vero?
-          Buon lavoro papà
-          Ahahahah, ciao figliolo.
Mio padre era proprio un burlone, amava scherzare e mettermi in imbarazzo e ogni qualvolta ci riusciva alla grande.
-          Ti ho lasciato del polpettone – urlò mio padre chiudendo la porta d’ingresso.
-          Ok – mi dissi tra me e me sorridendo.
Sbattei la porta di casa, mi diressi verso la mia camera e neanche spogliandomi della giacca, aprì immediatamente il PC.
I caratteri in grassetto di “Facebook” invasero la messa a fuoco dei miei occhi, che cominciarono a lacrimare.
Zero notifiche come sempre. Nessuna richiesta d’amicizia. Numero di amici: 26. Quei pochi disgraziati che avevano accettato la mia richiesta.
Inserii sulla barra bianca il nome “Sara Fataensi” e quello che vidi, me lo portai nel cuore per tutta la notte.
  
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