Nome autore (su ffz e su efp se diversi): Soficoifiocchi
Personaggio Scelto: Dorcas Meadowes
Rating: verde
Generi: No Happy Ending, malinconico, introspettivo
Pairing (se presente): DorcasXSirius
Altri personaggi (se presenti): Sirius Black, lieve accenno ai Malandrini
Lunghezza storia: 1000 parole, senza il titolo
Eventuali note/avvertimenti: //
Introduzione: Dorcas non è nulla di speciale. E' una ragazza che passa inosservata e che spende il suo tempo a osservare la gente, il mondo, la vita. Sirius è diverso e lei vorrebbe tanto che le cose funzionassero, ma la volontà non è abbastanza.
N.d.A. (abbondate pure, spiegandomi la vostra interpretazione del personaggio): Di Dorcas non si sa quasi nulla. Ho deciso di descriverla in modo un po' diverso da come spesso la gente la immagina. Secondo me Sirius non ha bisogno di avere, al suo fianco, qualcuna ancora più casinista - perdona la parola - di lui, ma piuttosto necessita di qualcuna differente, qualcuna che lo completi. E' la prima volta che scrivo su di lei e spero di aver fatto un buon lavoro ^^
C’è solo il tempo di guardare
Non era niente di speciale.
Di bellezza e di altezza media, mediamente popolare e mediamente brava in quasi tutto ciò che faceva, Dorcas si poteva descrivere come una ragazza davvero nella media, quasi... banale. Una persona vista soltanto con la coda dell’occhio e mai con totale attenzione. A Dorcas questo non dispiaceva; amava passare inosservata, magari rintanata in un angolo nascosto della biblioteca, con la testa appoggiata al vetro della finestra e lo sguardo perso nel vuoto. Perché lei non leggeva molto, ma amava la biblioteca con tutta sé stessa. Solitamente si sedeva nel luogo più luminoso dell’intera stanza e passava ore e ore a guardare dall’alto l’enorme parco e tutto il fermento che si poteva notare con l’arrivo della bella stagione. Quando si stancava di quella vista, posava lo sguardo sugli altri studenti, chini sui libri a poca distanza da lei. Riusciva a passare anche un intero pomeriggio così, tanto che ormai Madama Pince non si disturbava più nemmeno a chiederle che cosa stesse facendo.
Dorcas osservava, osservava sempre, e così facendo sapeva tutto. Sapeva cose che gli altri non immaginavano; chi avrebbe detto, ad esempio, che Sirius Black, James Potter e Peter Minus passassero ore e ore in biblioteca? Sfogliavano pesanti libri di trasfigurazione umana, prendendo qualche appunto ogni tanto e discutendo a bassa voce su argomenti a Dorcas sconosciuti. Lei non intendeva prestare loro molta attenzione, ma per quanto si sforzasse di riprendere il filo dei suoi pensieri, c’era qualcosa di sconosciuto che attirava la sua mente verso quei tre o, le poche volte in cui Remus era presente, quattro. Si rendeva conto che fissarli non era assolutamente educato, come gesto, eppure continuava a farlo, senza nemmeno sapere che, quando abbassava lo sguardo, Sirius lo alzava su di lei.
Dorcas non era niente di speciale, lui lo sapeva bene. C’erano, a scuola, ragazze ben più carine e interessanti, con occhi magnetici, capelli lunghi e ondulati, labbra carnose e sguardo penetrante.
Lei era diversa.
Era diversa e questo gli piaceva.
Dorcas era una Nata Babbana e i Serpeverde la prendevano sempre di mira, com’erano soliti fare con tutti coloro che ritenevano “feccia”. Eppure, per quanto la trattassero male o la prendessero in giro, lei non si lamentava mai.
Era una combattente, Dorcas, ma non per quanto riguardava lei stessa. Era in grado di affrontare un gruppo di Serpi dell’ultimo anno, se si trattava di aiutare qualche undicenne spaventato; invece, se ad essere tormentata era lei, manteneva la calma, si chiudeva in sé stessa e aspettava pazientemente che i suoi cari compagni si stancassero di “darle fastidio”. Sirius non aveva mai sopportato questo comportamento. Arrendersi a ciò che accade, al destino, arrendersi alla vita, non era nel suo stile.
Quando, una volta, aveva trovato Mocciosus e Mulciber ad importunare Dorcas, si era immediatamente mosso per difenderla, sfoderando la bacchetta e puntandola contro a quei viscidi Serpeverde. All’arrivo di Gazza, intervenuto perché “non si lanciano incantesimi nei corridoi!”, i Malandrini e le due Serpi si erano dileguati velocemente. Voltandosi, Sirius aveva notato la giovane Corvonero, rimasta immobile, e in velocità era tornato indietro per non lasciarla sola con il severo custode. Non erano riusciti ad andarsene in tempo e quindi erano stati messi entrambi in punizione, ma il rampollo dei Black non se n‘era lamentato e lei nemmeno. Agli occhi degli altri, Dorcas sembrava un po’ apatica. Era come se non le importasse di nulla, come se il tempo e la vita le scorressero accanto, senza toccarla o coinvolgerla in nessun modo. Come se il suo “compito” consistesse soltanto nell’osservare. Felpato era il contrario. Lei restava immobile, lui non lo era mai. Lei imparava a conoscere una persona da lontano, lui aveva bisogno di un contatto diretto, per giudicare qualcuno – sempre che non fosse Mocciosus o un Serpeverde. Lei amava la tranquillità, lui non ricordava nemmeno cosa quella parola significasse. Non si parlavano spesso; erano troppo differenti perché si riuscissero a comprendere, però Sirius ne era attratto, proprio per la sua diversità.
Come ogni altra ragazza lì a Hogwarts, Dorcas lo trovava attraente. Era convinta di non essere all’altezza di quello scatenato Grifondoro e, allo stesso tempo, credeva di essere l’unica a capirlo davvero. E questo solo e soltanto perché lei lo osservava. Lo aveva fatto per lungo tempo, a scuola, e aveva continuato durante le riunioni al Quartier Generale dell’Ordine della Fenice. Combattente o meno, alla fine aveva deciso di scendere in campo, di sfidare a testa alta coloro che erano convinti di poterle portare via la casa, la famiglia e il diritto di vivere la sua vita. Essendo entrambe Nate Babbane, Dorcas e Lily Evans avevano presto fatto amicizia, quell’amicizia superficiale per la quale ti fermi qualche minuto per strada, senza mai trattenerti troppo a lungo. Non aveva mai avuto una migliore amica, la Meadowes. Non che le importasse poi molto, in realtà. Era strano, per una ragazza della sua età, ma non per lei. Poche, davvero poche persone, avrebbero potuto capirla realmente, fino in fondo. E a lei non dispiaceva; stare sola non era mai stato un problema, né da piccola né da adulta.
Sirius ci aveva provato davvero, a comprenderla. Aveva tentato con tutto sé stesso e per questo lei lo avrebbe sempre portato nel cuore. Il problema non era lui, e forse nemmeno lei. Il problema era invisibile ed impossibile da trovare, però c’era, c’era stato fin dall’inizio. Si era infiltrato tra di loro a tradimento e li aveva divisi. Lui aveva stretto i pugni e si era chiuso in sé stesso; lei aveva accettato la cosa senza fiatare. Non era una persona lamentosa, quindi si era limitata a fissare Sirius da lontano.
Dorcas amava guardare le persone, notare le loro abitudini e paragonarle a quelle degli altri. A qualcuno, magari, questo comportamento sarebbe parso strano, ma a lei non interessava.
Era una ragazza semplice, quella giovane Corvonero. Si accontentava di poter vedere il mondo; viverci era qualcosa a cui avrebbe pensato in seguito.
Un seguito che, purtroppo, a causa della guerra non arrivò mai.