Film > Basil l'Investigatopo
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Autore: Bebbe5    24/12/2012    4 recensioni
Rattigan è tornato in azione e tocca di nuovo a Basil sconfiggerlo. Ci riuscirà anche stavolta? Per tutti i fan dell'argomento. [capitoli e titolo modificati e corretti]
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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CAPITOLO 28

La cella era immersa nell’oscurità più assoluta.

Ogni tanto, qualche goccia d’acqua colava lungo le pareti e cadeva a terra, risuonando nella stanzetta.

Da un po’ ormai, Topson aveva smesso di cercare di tenere il conto delle ore che passavano. Stare legato alla parete gli aveva fatto venire dei crampi alle braccia ed alle gambe, persino la sua vecchia ferita di guerra era tornata a farsi sentire.

Odiava trovarsi in una situazione del genere. Soprattutto, lo metteva a disagio condividere quel momento con il criminale che aveva più volte tentato di ucciderli. Se non altro, a giudicare dal suo respiro pesante, sembrava che stesse ancora dormendo per l’effetto del veleno di Moriarty.

Sospirò, frustrato. Come avevano fatto a cascare così stupidamente in quella trappola? Un momento… ci erano cascati fin troppo stupidamente. Qualcosa non quadrava. Decise quindi di interrogare il suo amico in proposito.

“Basil?” provò a chiamare. In risposta, ricevette un mugugno proveniente dalla sua sinistra. “Cosa facciamo adesso? Come ne usciamo?”

“Non ne ho la minima idea” rispose l’Investigatopo, con una calma che lasciò il dottore allibito.

“Stai ancora elaborando un piano?” chiese di nuovo.

“No.”

Topson era sconcertato: perché Basil sembrava così tranquillo, nonostante la situazione disperata in cui si trovavano? Si sforzò di cercare una spiegazione a quell’assurdità, utilizzando i metodi che il suo amico aveva cercato di insegnargli. Gli venne in mente un’unica possibilità:  doveva essere rimasto sconvolto da tutti gli avvenimenti recenti.

“Mi dispiace per il fatto che non siamo riusciti a trovare tua sorella, Basil, e mi dispiace anche per il rapimento di Cornelia. Ma devi reagire, non devi lasciarti abbattere da questi eventi.” provò a dire.

“Ma io non sono abbattuto, dottore. Non lo sono nella maniera più assoluta, te lo assicuro.”

Nella cella ci fu qualche istante di sbalordito silenzio.

“Cosa vuoi dire?” chiese poi Topson.

“Beh, dal momento che dovremo restare qui ancora per un po’, se i miei calcoli non sono errati, cercherò di spiegarti tutto.”

“Sono tutto orecchi” rispose Topson, con un tono a metà tra il curioso ed il seccato.

“Anche io!” si inserì Rattigan che, nel frattempo, si era risvegliato e pareva tutt’altro che di buon umore.

“Già sveglio?” chiese Basil.

“A volte, l’essere un topo più grosso ha i suoi vantaggi. L’effetto del veleno ha una durata inferiore per me.” Rispose Rattigan.

“Vero, ma l’essere un topo più grosso, come dici tu, non ti aiuterà a liberarti da quelle catene.” Replicò Basil in tono divertito.

“Ringrazia di avere ragione, perché altrimenti sarei già lì a strozzarti con le mie mani.” Ribatté Rattigan a denti stretti.

“Basil, cosa stavi dicendo riguardo alle spiegazioni?” li interruppe Topson prima che la lite potesse proseguire.

“Hai ragione, dottore.” Rispose il detective “Ora che anche il nostro amico è sveglio, posso risparmiarmi di spiegare tutto due volte.”

“A me interessa solo una cosa.” Lo interruppe Rattigan “Da quanto sapevi di Moriarty? Da quanto sapevi del suo desiderio di tradirmi?”

“Perché, ora non dirmi che non lo sospettavi minimamente!” replicò Basil, non mascherando la sua sorpresa.

“Io sospetto sempre del fatto che qualcuno cerchi di ribellarsi, ma…”

“Ma non che qualcuno la faccia poi sul serio, giusto? Chi è l’idiota adesso?” lo canzonò Basil. “Ti sei lasciato sorprendere come… ah sì, come un miserabile criminaluccio di second’ordine .” concluse poi ridendo.

Il suono delle catene che venivano scosse, accompagnato da un ringhio minaccioso, fu il segno che le parole dell’Investigatopo avevano colpito nel segno.

Anche Topson non poté fare a meno di sorridere nel buio: Basil era riuscito in qualche modo a rifarsi del tremendo smacco di qualche anno prima.

Ad un certo punto, però, il ringhio fu sostituito da una risatina.

“Se sospettavi tutto questo, perché anche tu ed il tuo socio siete legati qui?”

Era una domanda più che lecita, pensò Topson, anche perché era quella che si poneva più o meno dall’inizio di quella sera così movimentata. A lasciarlo a bocca aperta, però, fu la risposta del suo amico.

“Faceva tutto parte del piano. Vedete, io speravo in questo risultato.”

“Speravi di vederci tutti e tre legati assieme?! Basil, non capisco!” esclamò il dottore.

“No, non tutti e tre legati assieme, ma di vedere in particolare Rattigan legato e pronto per essere consegnato alle autorità dopo che il suo più fedele alleato lo avesse tradito uscendo allo scoperto. Ora non mi resta che catturare anche quel ragnaccio e la vittoria sarà completa.”

Il silenzio tornò a regnare sovrano per qualche istante, prima di essere rotto da Rattigan in persona.

“Dunque, fammi capire, tu ti sei volutamente fatto catturare da me per farmi abbassare la guardia e dare a Moriarty il modo di mettermi fuori gioco?” Il tono che aveva usato era un insieme di sentimenti contrastanti: curiosità, rabbia e… ammirazione.

“Esatto.” Rispose Basil, gongolante.

“… Ingegnoso.” Mormorò infine il loro nemico.

“Ma .. e Cornelia?” chiese Topson “Anche la sua cattura era prevista?”

“Ovvio che sì.”

“E avevi previsto anche il fatto che ci avrebbero divisi?” continuò il dottore.

“Speravo che accadesse.”

“Perché?! Sei un incosciente.” Esclamò Topson sconvolto.

“Ah, così mi ferisci, amico mio. Rilassati, più al sicuro di così non potrebbe essere.” Gli disse Basil, tranquillo.

“Cosa?”

“Come ben sai, lei si rifiuta di restare fuori dalle mie indagini. La sua cattura mi consente di sapere con certezza che non potrà commettere niente per disturbare il mio operato.”

“Basil, mi duole ammetterlo, ma stavolta hai superato te stesso.” Gli disse Rattigan. “C’è solo un piccolo dettaglio che forse ti è sfuggito: noi come facciamo ad uscire di qui? Hai studiato anche un modo per liberarci da queste catene?”

“Ma certo, il nostro modo per andarcene arriverà tra pochi minuti, abbiate solo un po’ di pazienza.”

“Vuoi dire che c’era qualcun altro al corrente del tuo piano?” chiese Topson.

“Sì, proprio così.” Rispose l’Investigatopo.

“E chi è?”

“Per ora non posso rivelarlo.”

“Quanti misteri, Basil. Non ti sei ancora accorto che non portano niente di buono? Se non ricordo male, tua sorella non ti aveva detto cosa faceva e guarda com’è finita.”

“Chiudi la bocca, sorcio, non sai di cosa parli.” Replicò Basil a denti stretti.

“Come mi hai chiamato?” gridò Rattigan.

Topson alzò gli occhi al cielo, mentre i due continuavano a battibeccare. Fortuna che, se Basil aveva ragione, di lì a poco sarebbero usciti da lì. Si soffermò qualche istante a riflettere su quanto era successo, alla luce delle spiegazioni del suo amico: avevano messo finalmente le mani sul Napoleone del crimine, su Rattigan in persona.

Avevano vinto.

Certo, dovevano ancora consegnarlo nelle mani della polizia, ma ora che lo avevano in pugno non se lo sarebbero lasciato scappare per nulla al mondo.

Una volta che avessero compiuto anche l’ultimo passo sarebbe finito quel periodo così tremendo, così pieno di insidie, così….

Sospirò.

Non poteva negarlo, era stato un periodo molto emozionante. Si vergognava anche solo a pensarlo, ma, con Rattigan in libertà, la sua vita era stata frenetica, piena di adrenalina, eccitante. Quando l’avrebbero consegnato alle forze dell’ordine, com’era giusto che facessero, sarebbe finito tutto. E cosa sarebbe successo allora?

Non che i tre anni senza Rattigan fossero stati privi di casi interessanti, ma niente e nessuno poteva eguagliare l’acerrimo nemico del più famoso Investigatopo di Londra.

Nel periodo in cui pensavano che fosse scomparso per sempre, Basil inizialmente era stato euforico, ma dopo poco era caduto in quello che il dottore avrebbe potuto definire solamente come “attacco di noia”. Svolgeva ancora il suo lavoro con tutto se stesso, ma non aveva più la grinta di quando Topson l’aveva conosciuto. La cosa l’aveva fatto alquanto preoccupare e quasi sperare che Rattigan comparisse di nuovo. La sua speranza era divenuta realtà, ma ora il criminale stava per sparire nuovamente dalla circolazione.

Forse, però sarebbe stato diverso questa volta.

In fondo, dopo il loro ultimo scontro, l’avevano creduto morto mentre invece, in quell’occasione, Basil avrebbe ottenuto ciò che voleva, ovvero metterlo in galera. Forse, raggiunto il suo vero scopo, il suo amico avrebbe definitivamente voltato pagina.

Sospirò nuovamente e, per non lasciarsi nuovamente andare a quei pensieri, si mise ad ascoltare i suoi due compagni di prigionia, che non avevano smesso di battibeccare.

“Se pensi che mi lascerò trascinare in prigione ti sbagli di grosso!” stava dicendo Rattigan, furioso.

“Oh, il modo lo troveremo, stanne certo. Certo, dovrò dire a Scotland Yard di portare catene fatte su misura per i ratti, altrimenti temo proprio che ci sfuggirai.” Replicò Basil sorridendo.

“Sarà meglio per te che le trovino, altrimenti, appena mi libereranno, ti ridurrò in poltiglia!”

“Oh, sto tremando di paura!”

Topson alzò gli occhi al cielo poi, all’improvviso, gli parve di scorgere un bagliore nell’oscurità fuori dalla cella. Guardò di nuovo e vide che, effettivamente, c’era un alone di luce in lontananza che si stava rapidamente facendo più intenso, come se si stesse avvicinando.

“Basil?”

“.. e comunque hai ragione, non finirai in galera. Vedrò di farti fare un viaggio diretto per la forca!”

“Basil?” provò di nuovo Topson, alzando il tono di voce.

“Sembri ancora convinto che io mi lascerò prendere facilmente!”

“Non avrai possibilità di fuga, te lo assicuro.”

“Basil, guarda fuori!” esclamò il dottore, con ancora più decisione.

Il litigio si interruppe e Topson si voltò verso il suo amico, cominciando a discernere i suoi lineamenti grazie alla luce che, piano piano, rischiarava la cella.

“Ah, sembra che la nostra prigionia stia per terminare, amico mio.” Disse l’Investigatopo con un sorriso sulle labbra.

Dopo qualche secondo, infatti, davanti alla sbarre della cella si fermò un topo di una certa stazza che Topson riconobbe come quello che aveva aperto loro la porta di servizio del Mousedom Theater il giorni in cui aveva incontrato per la prima volta.

“Buonasera signori, serve aiuto?”

“Ah, buonasera a lei, signor Figg, giusto in tempo.”

Il signor Figg, come lo aveva chiamato Basil, entrò nella cella e cominciò ad armeggiare con le catene dell’Investigatopo.

“C’erano delle guardie?” chiese quest’ultimo, massaggiandosi i polsi dopo essere stato liberato.

“Due, ma sono riuscito ad eluderle.” Rispose Figg, mettendosi a lavorare per liberare anche Topson “Penso che le tenga lì per scrupolo.”

“E’ quello che credo anch’io. Chi verrebbe mai a cercarci quaggiù?”

“Aspetta Basil” chiese il dottore “Vuoi dire che sapevi anche dove ci avrebbero portato?”

“Non con esattezza, mio caro Topson, ma mi ero fatto un’idea precisa e non ho sbagliato.” Rispose Basil.

Una volta che anche Topson fu liberato, il signor Figg estrasse due revolver e li dette ai suoi amici. Basil lo guardò confuso.

“E questo cosa significa?”

“Ordini superiori signore, deve venire anche lui.” Rispose l’altro, cominciando a slegare Rattigan.

“Cosa?! Per quale ragione, di grazia?” chiese Basil costernato.

“Ne so quanto voi signore, ma mi è stato detto di riferire che ci sarà una proposta vantaggiosa per tutti e che quindi non le conviene cercare di fuggire.” Rispose il signor Figg, rivolgendosi a Rattigan, ormai libero.

Quest’ultimo si massaggiò i polsi e sembrò riflettere su quanto detto.

“Vorrei sapere chi è che ti manda, se non ti spiace. Non sono tipo da accettare offerte da sconosciuti.”

“Allora sarò costretto a trascinarla a Scotland Yard con la forza.” Rispose Figg.

“Non credo che lo farai mai. Vedi, ho la netta impressione che il tuo padrone necessiti dei miei servigi, ragion per cui, mettermi dietro le sbarre non sarebbe una mossa saggia.”

“Nessuno ha detto di avere bisogno di te!” esclamò Basil, sempre più frustrato.

“Signori!” gridò Topson. “Intanto usciamo da qui, poi ne discuteremo.”

“Il dottore ha ragione, signori” concordò Figg. “Vogliate seguirmi.” Concluse, estraendo poi il suo revolver e puntandolo contro Rattigan “Senza fare storie: signor Basil, dottor Topson, vorreste stare dietro per aiutarmi a scortare il professore?”

Dopo queste parole, il gruppetto si mosse verso l’uscita, il signor Figg in testa, seguito da Rattigan e poi da Topson e da Basil che aveva un’espressione alquanto imbronciata sul volto.

Il dottore avrebbe voluto far parlare il suo amico, cercare di capire di più, ma sapeva che cominciare una discussione in quel momento avrebbe significato con ogni probabilità riaccendere la lite tra l’Investigatopo e Rattigan.

Decise quindi di pazientare, dal momento che aveva la netta sensazione che presto tutto sarebbe stato svelato.

Il tragitto per uscire gli parve ancora più lungo di quello che avevano percorso fino alla cella e, quando finalmente furono usciti, inspirò a pieni polmoni l’aria notturna, assaporando la sua appena riacquistata libertà.

Guardandosi intorno, si rese conto di essere in un piccolo giardino immerso nell’oscurità. Notò anche un cartello che segnalava la vicina Moxon Street. Questo significava che non erano lontani da casa. Con un sorriso, si voltò verso Basil che, però, sembrava non condividere la sua felicità. Aveva un’espressione irosa sul volto e sembrava che fremesse dal voler fare qualcosa.

Anche Rattigan, notò il dottore, sembrava in preda ad uno stato di mal controllata agitazione. Lo stupiva il fatto che non avesse cercato di scappare. Chissà, forse anche lui voleva scoprire chi era quel misterioso individuo che li aveva convocati tutti al suo cospetto.

Queste riflessioni, però, durarono pochi minuti, perché il signor Figg si rimise in marcia. Dovettero seguirlo per un’altra mezz’ora circa, finché non si trovarono in Cavendish Street, una delle vie più grandi e più belle di Londra. La percorsero per un bel tratto, finché la loro guida non si fermò davanti ad una bella casa, appartenente con ogni probabilità ad una famiglia umana benestante.

Senza esitare più di tanto, comunque, i quattro scivolarono tra le inferriate del cancello d’ingresso e le foglie della siepe che circondava la casa, fino ad arrivare ad una porticina. Alla tenue luce di una lampada che stava sopra l’uscio, Topson poté leggere su una lucida targhetta d’ottone affissa a destra della porta:

“Ambulatorio medico, dottor Tobias Ansmauser”

Ansmauser…

Il nome gli suonava familiare. Improvvisamente, si ricordò: era il medico che avevano trovato a casa della sorella di Basil la sera dopo il tentativo di furto a casa Abercroft.

Poteva essere lui il mandante della loro liberazione? Cosa voleva offrire a Rattigan?

Sempre più confuso, vide il signor Figg bussare alla porta. Dopo poco, una voce femminile proveniente dall’altra parte dell’uscio chiese i loro nomi ed aprì.

Quando furono tutti dentro, Basil fece per tirare dritto al piano superiore della casa, ma una voce maschile lo fermò.

“Signor Basil, non è di sopra.” Voltandosi, i quattro videro il dottor Ansmauser fermo sulla porta di quello che, Topson suppose, doveva trattarsi del salotto. Il topo era vestito di tutto punto nonostante l’ora tarda e guardava i nuovi arrivati, posando più volte gli occhi su Rattigan.

“E allora dov’è? Esigo una spiegazione.” Rispose Basil, che intanto era sceso dalle scale e si era diretto verso il dottore.

“Ha detto che voleva ricevervi giù, poiché si sentiva meglio. Vi avverto signor Basil, mantenga la calma perché è ancora un po’ debole.”

“Dammi qualcosa di più nutriente da mangiare, Tobias, e vedrai per quanto ancora sarò debole.” Giunse una voce dal salotto che produsse effetti diversi su Basil, Topson e Rattigan: l’Investigatopo sorrise, Topson spalancò occhi e bocca e Rattigan impallidì.

“Non è possibile…” mormorò debolmente.

Ignorandolo, Basil andò in salotto, seguito da Topson, dal dottor Ansmauser e da Rattigan che venne invitato ad entrare dal signor Figg.

La prima cosa che Topson vide fu la signora Ansmauser, seduta sulla poltrona accanto al fuoco: sorrideva, ridacchiando persino. Ma ciò che lasciò il dottore senza parole fu che il divano di fronte era occupato dalla figura semi-sdraiata e sorridente di Brynna Basil.

FINE DEL CAPITOLO

Vi giuro che sembrava impossibile, ma volevo assolutamente finire prima di Natale per potervi fare i miei più sinceri auguri. Il capitolo è un po’ intenso per quanto riguarda i vari eventi.

Spero che vi sia piaciuto.

Buon Natale e Felice Anno Nuovo

Bebbe5

P.S. Pensavate che la uccidessi davvero? ^_^

 

 

  
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