CAPITOLO
28
La
cella era immersa nell’oscurità più assoluta.
Ogni
tanto, qualche goccia d’acqua colava lungo le pareti e cadeva a terra,
risuonando nella stanzetta.
Da
un po’ ormai, Topson aveva smesso di cercare di tenere il conto delle ore che
passavano. Stare legato alla parete gli aveva fatto venire dei crampi alle
braccia ed alle gambe, persino la sua vecchia ferita di guerra era tornata a
farsi sentire.
Odiava
trovarsi in una situazione del genere. Soprattutto, lo metteva a disagio
condividere quel momento con il criminale che aveva più volte tentato di
ucciderli. Se non altro, a giudicare dal suo respiro pesante, sembrava che
stesse ancora dormendo per l’effetto del veleno di
Moriarty.
Sospirò,
frustrato. Come avevano fatto a cascare così stupidamente in quella trappola? Un
momento… ci erano cascati fin troppo
stupidamente. Qualcosa non quadrava. Decise quindi di interrogare il suo
amico in proposito.
“Basil?”
provò a chiamare. In risposta, ricevette un mugugno proveniente dalla sua
sinistra. “Cosa facciamo adesso? Come ne usciamo?”
“Non
ne ho la minima idea” rispose l’Investigatopo, con una calma che lasciò il
dottore allibito.
“Stai
ancora elaborando un piano?” chiese di nuovo.
“No.”
Topson
era sconcertato: perché Basil sembrava così tranquillo, nonostante la situazione
disperata in cui si trovavano? Si sforzò di cercare una spiegazione a
quell’assurdità, utilizzando i metodi che il suo amico aveva cercato di
insegnargli. Gli venne in mente un’unica possibilità: doveva essere rimasto sconvolto da tutti
gli avvenimenti recenti.
“Mi
dispiace per il fatto che non siamo riusciti a trovare tua sorella, Basil, e mi
dispiace anche per il rapimento di Cornelia. Ma devi reagire, non devi lasciarti
abbattere da questi eventi.” provò a dire.
“Ma
io non sono abbattuto, dottore. Non lo sono nella maniera più assoluta, te lo
assicuro.”
Nella
cella ci fu qualche istante di sbalordito silenzio.
“Cosa
vuoi dire?” chiese poi Topson.
“Beh,
dal momento che dovremo restare qui ancora per un po’, se i miei calcoli non
sono errati, cercherò di spiegarti tutto.”
“Sono
tutto orecchi” rispose Topson, con un tono a metà tra il curioso ed il
seccato.
“Anche
io!” si inserì Rattigan che, nel frattempo, si era risvegliato e pareva
tutt’altro che di buon umore.
“Già
sveglio?” chiese Basil.
“A
volte, l’essere un topo più grosso ha i suoi vantaggi. L’effetto del veleno ha
una durata inferiore per me.” Rispose Rattigan.
“Vero,
ma l’essere un topo più grosso, come
dici tu, non ti aiuterà a liberarti da quelle catene.” Replicò Basil in tono
divertito.
“Ringrazia
di avere ragione, perché altrimenti sarei già lì a strozzarti con le mie mani.”
Ribatté Rattigan a denti stretti.
“Basil,
cosa stavi dicendo riguardo alle spiegazioni?” li interruppe Topson prima che la
lite potesse proseguire.
“Hai
ragione, dottore.” Rispose il detective “Ora che anche il nostro amico è
sveglio, posso risparmiarmi di spiegare tutto due volte.”
“A
me interessa solo una cosa.” Lo interruppe Rattigan “Da quanto sapevi di
Moriarty? Da quanto sapevi del suo desiderio di tradirmi?”
“Perché,
ora non dirmi che non lo sospettavi minimamente!” replicò Basil, non mascherando
la sua sorpresa.
“Io
sospetto sempre del fatto che qualcuno cerchi di ribellarsi,
ma…”
“Ma
non che qualcuno la faccia poi sul serio, giusto? Chi è l’idiota adesso?” lo
canzonò Basil. “Ti sei lasciato sorprendere come… ah sì, come un miserabile criminaluccio di
second’ordine .” concluse poi ridendo.
Il
suono delle catene che venivano scosse, accompagnato da un ringhio minaccioso,
fu il segno che le parole dell’Investigatopo avevano colpito nel
segno.
Anche
Topson non poté fare a meno di sorridere nel buio: Basil era riuscito in qualche
modo a rifarsi del tremendo smacco di qualche anno prima.
Ad
un certo punto, però, il ringhio fu sostituito da una
risatina.
“Se
sospettavi tutto questo, perché anche tu ed il tuo socio siete legati
qui?”
Era
una domanda più che lecita, pensò Topson, anche perché era quella che si poneva
più o meno dall’inizio di quella sera così movimentata. A lasciarlo a bocca
aperta, però, fu la risposta del suo amico.
“Faceva
tutto parte del piano. Vedete, io speravo in questo
risultato.”
“Speravi
di vederci tutti e tre legati assieme?! Basil, non capisco!” esclamò il
dottore.
“No,
non tutti e tre legati assieme, ma di vedere in particolare Rattigan legato e
pronto per essere consegnato alle autorità dopo che il suo più fedele alleato lo
avesse tradito uscendo allo scoperto. Ora non mi resta che catturare anche quel
ragnaccio e la vittoria sarà completa.”
Il
silenzio tornò a regnare sovrano per qualche istante, prima di essere rotto da
Rattigan in persona.
“Dunque,
fammi capire, tu ti sei volutamente fatto catturare da me per farmi abbassare la
guardia e dare a Moriarty il modo di mettermi fuori gioco?” Il tono che aveva
usato era un insieme di sentimenti contrastanti: curiosità, rabbia e…
ammirazione.
“Esatto.”
Rispose Basil, gongolante.
“…
Ingegnoso.” Mormorò infine il loro nemico.
“Ma
.. e Cornelia?” chiese Topson “Anche la sua cattura era
prevista?”
“Ovvio
che sì.”
“E
avevi previsto anche il fatto che ci avrebbero divisi?” continuò il
dottore.
“Speravo
che accadesse.”
“Perché?!
Sei un incosciente.” Esclamò Topson sconvolto.
“Ah,
così mi ferisci, amico mio. Rilassati, più al sicuro di così non potrebbe
essere.” Gli disse Basil, tranquillo.
“Cosa?”
“Come
ben sai, lei si rifiuta di restare fuori dalle mie indagini. La sua cattura mi
consente di sapere con certezza che non potrà commettere niente per disturbare
il mio operato.”
“Basil,
mi duole ammetterlo, ma stavolta hai superato te stesso.” Gli disse Rattigan.
“C’è solo un piccolo dettaglio che forse ti è sfuggito: noi come facciamo ad
uscire di qui? Hai studiato anche un modo per liberarci da queste
catene?”
“Ma
certo, il nostro modo per andarcene arriverà tra pochi minuti, abbiate solo un
po’ di pazienza.”
“Vuoi
dire che c’era qualcun altro al corrente del tuo piano?” chiese
Topson.
“Sì,
proprio così.” Rispose l’Investigatopo.
“E
chi è?”
“Per
ora non posso rivelarlo.”
“Quanti
misteri, Basil. Non ti sei ancora accorto che non portano niente di buono? Se
non ricordo male, tua sorella non ti aveva detto cosa faceva e guarda com’è
finita.”
“Chiudi
la bocca, sorcio, non sai di cosa
parli.” Replicò Basil a denti stretti.
“Come
mi hai chiamato?” gridò Rattigan.
Topson
alzò gli occhi al cielo, mentre i due continuavano a battibeccare. Fortuna che,
se Basil aveva ragione, di lì a poco sarebbero usciti da lì. Si soffermò qualche
istante a riflettere su quanto era successo, alla luce delle spiegazioni del suo
amico: avevano messo finalmente le mani sul Napoleone del crimine, su Rattigan
in persona.
Avevano
vinto.
Certo,
dovevano ancora consegnarlo nelle mani della polizia, ma ora che lo avevano in
pugno non se lo sarebbero lasciato scappare per nulla al mondo.
Una
volta che avessero compiuto anche l’ultimo passo sarebbe finito quel periodo
così tremendo, così pieno di insidie, così….
Sospirò.
Non
poteva negarlo, era stato un periodo molto emozionante. Si vergognava anche solo
a pensarlo, ma, con Rattigan in libertà, la sua vita era stata frenetica, piena
di adrenalina, eccitante. Quando l’avrebbero consegnato alle forze dell’ordine,
com’era giusto che facessero, sarebbe finito tutto. E cosa sarebbe successo
allora?
Non
che i tre anni senza Rattigan fossero stati privi di casi interessanti, ma
niente e nessuno poteva eguagliare l’acerrimo nemico del più famoso
Investigatopo di Londra.
Nel
periodo in cui pensavano che fosse scomparso per sempre, Basil inizialmente era
stato euforico, ma dopo poco era caduto in quello che il dottore avrebbe potuto
definire solamente come “attacco di noia”. Svolgeva ancora il suo lavoro con
tutto se stesso, ma non aveva più la grinta di quando Topson l’aveva conosciuto.
La cosa l’aveva fatto alquanto preoccupare e quasi sperare che Rattigan
comparisse di nuovo. La sua speranza era divenuta realtà, ma ora il criminale
stava per sparire nuovamente dalla circolazione.
Forse,
però sarebbe stato diverso questa volta.
In
fondo, dopo il loro ultimo scontro, l’avevano creduto morto mentre invece, in
quell’occasione, Basil avrebbe ottenuto ciò che voleva, ovvero metterlo in
galera. Forse, raggiunto il suo vero scopo, il suo amico avrebbe definitivamente
voltato pagina.
Sospirò
nuovamente e, per non lasciarsi nuovamente andare a quei pensieri, si mise ad
ascoltare i suoi due compagni di prigionia, che non avevano smesso di
battibeccare.
“Se
pensi che mi lascerò trascinare in prigione ti sbagli di grosso!” stava dicendo
Rattigan, furioso.
“Oh,
il modo lo troveremo, stanne certo. Certo, dovrò dire a Scotland Yard di portare
catene fatte su misura per i ratti, altrimenti temo proprio che ci sfuggirai.”
Replicò Basil sorridendo.
“Sarà
meglio per te che le trovino, altrimenti, appena mi libereranno, ti ridurrò in
poltiglia!”
“Oh,
sto tremando di paura!”
Topson
alzò gli occhi al cielo poi, all’improvviso, gli parve di scorgere un bagliore
nell’oscurità fuori dalla cella. Guardò di nuovo e vide che, effettivamente,
c’era un alone di luce in lontananza che si stava rapidamente facendo più
intenso, come se si stesse avvicinando.
“Basil?”
“..
e comunque hai ragione, non finirai in galera. Vedrò di farti fare un viaggio
diretto per la forca!”
“Basil?”
provò di nuovo Topson, alzando il tono di voce.
“Sembri
ancora convinto che io mi lascerò prendere facilmente!”
“Non
avrai possibilità di fuga, te lo assicuro.”
“Basil,
guarda fuori!” esclamò il dottore, con ancora più
decisione.
Il
litigio si interruppe e Topson si voltò verso il suo amico, cominciando a
discernere i suoi lineamenti grazie alla luce che, piano piano, rischiarava la
cella.
“Ah,
sembra che la nostra prigionia stia per terminare, amico mio.” Disse
l’Investigatopo con un sorriso sulle labbra.
Dopo
qualche secondo, infatti, davanti alla sbarre della cella si fermò un topo di
una certa stazza che Topson riconobbe come quello che aveva aperto loro la porta
di servizio del Mousedom Theater il giorni in cui aveva incontrato per la prima
volta.
“Buonasera
signori, serve aiuto?”
“Ah,
buonasera a lei, signor Figg, giusto in tempo.”
Il
signor Figg, come lo aveva chiamato Basil, entrò nella cella e cominciò ad
armeggiare con le catene dell’Investigatopo.
“C’erano
delle guardie?” chiese quest’ultimo, massaggiandosi i polsi dopo essere stato
liberato.
“Due,
ma sono riuscito ad eluderle.” Rispose Figg, mettendosi a lavorare per liberare
anche Topson “Penso che le tenga lì per scrupolo.”
“E’
quello che credo anch’io. Chi verrebbe mai a cercarci
quaggiù?”
“Aspetta
Basil” chiese il dottore “Vuoi dire che sapevi anche dove ci avrebbero portato?”
“Non
con esattezza, mio caro Topson, ma mi ero fatto un’idea precisa e non ho
sbagliato.” Rispose Basil.
Una
volta che anche Topson fu liberato, il signor Figg estrasse due revolver e li
dette ai suoi amici. Basil lo guardò confuso.
“E
questo cosa significa?”
“Ordini
superiori signore, deve venire anche lui.” Rispose l’altro, cominciando a
slegare Rattigan.
“Cosa?!
Per quale ragione, di grazia?” chiese Basil costernato.
“Ne
so quanto voi signore, ma mi è stato detto di riferire che ci sarà una proposta
vantaggiosa per tutti e che quindi non le conviene cercare di fuggire.” Rispose
il signor Figg, rivolgendosi a Rattigan, ormai libero.
Quest’ultimo
si massaggiò i polsi e sembrò riflettere su quanto detto.
“Vorrei
sapere chi è che ti manda, se non ti spiace. Non sono tipo da accettare offerte
da sconosciuti.”
“Allora
sarò costretto a trascinarla a Scotland Yard con la forza.” Rispose
Figg.
“Non
credo che lo farai mai. Vedi, ho la netta impressione che il tuo padrone
necessiti dei miei servigi, ragion per cui, mettermi dietro le sbarre non
sarebbe una mossa saggia.”
“Nessuno
ha detto di avere bisogno di te!” esclamò Basil, sempre più
frustrato.
“Signori!”
gridò Topson. “Intanto usciamo da qui, poi ne
discuteremo.”
“Il
dottore ha ragione, signori” concordò Figg. “Vogliate seguirmi.” Concluse,
estraendo poi il suo revolver e puntandolo contro Rattigan “Senza fare storie:
signor Basil, dottor Topson, vorreste stare dietro per aiutarmi a scortare il
professore?”
Dopo
queste parole, il gruppetto si mosse verso l’uscita, il signor Figg in testa,
seguito da Rattigan e poi da Topson e da Basil che aveva un’espressione alquanto
imbronciata sul volto.
Il
dottore avrebbe voluto far parlare il suo amico, cercare di capire di più, ma
sapeva che cominciare una discussione in quel momento avrebbe significato con
ogni probabilità riaccendere la lite tra l’Investigatopo e Rattigan.
Decise
quindi di pazientare, dal momento che aveva la netta sensazione che presto tutto
sarebbe stato svelato.
Il
tragitto per uscire gli parve ancora più lungo di quello che avevano percorso
fino alla cella e, quando finalmente furono usciti, inspirò a pieni polmoni
l’aria notturna, assaporando la sua appena riacquistata libertà.
Guardandosi
intorno, si rese conto di essere in un piccolo giardino immerso nell’oscurità.
Notò anche un cartello che segnalava la vicina Moxon Street. Questo significava
che non erano lontani da casa. Con un sorriso, si voltò verso Basil che, però,
sembrava non condividere la sua felicità. Aveva un’espressione irosa sul volto e
sembrava che fremesse dal voler fare qualcosa.
Anche
Rattigan, notò il dottore, sembrava in preda ad uno stato di mal controllata
agitazione. Lo stupiva il fatto che non avesse cercato di scappare. Chissà,
forse anche lui voleva scoprire chi era quel misterioso individuo che li aveva
convocati tutti al suo cospetto.
Queste
riflessioni, però, durarono pochi minuti, perché il signor Figg si rimise in
marcia. Dovettero seguirlo per un’altra mezz’ora circa, finché non si trovarono
in Cavendish Street, una delle vie più grandi e più belle di Londra. La
percorsero per un bel tratto, finché la loro guida non si fermò davanti ad una
bella casa, appartenente con ogni probabilità ad una famiglia umana
benestante.
Senza
esitare più di tanto, comunque, i quattro scivolarono tra le inferriate del
cancello d’ingresso e le foglie della siepe che circondava la casa, fino ad
arrivare ad una porticina. Alla tenue luce di una lampada che stava sopra
l’uscio, Topson poté leggere su una lucida targhetta d’ottone affissa a destra
della porta:
“Ambulatorio
medico, dottor Tobias Ansmauser”
Ansmauser…
Il
nome gli suonava familiare. Improvvisamente, si ricordò: era il medico che
avevano trovato a casa della sorella di Basil la sera dopo il tentativo di furto
a casa Abercroft.
Poteva
essere lui il mandante della loro liberazione? Cosa voleva offrire a
Rattigan?
Sempre
più confuso, vide il signor Figg bussare alla porta. Dopo poco, una voce
femminile proveniente dall’altra parte dell’uscio chiese i loro nomi ed
aprì.
Quando
furono tutti dentro, Basil fece per tirare dritto al piano superiore della casa,
ma una voce maschile lo fermò.
“Signor
Basil, non è di sopra.” Voltandosi, i quattro videro il dottor Ansmauser fermo
sulla porta di quello che, Topson suppose, doveva trattarsi del salotto. Il topo
era vestito di tutto punto nonostante l’ora tarda e guardava i nuovi arrivati,
posando più volte gli occhi su Rattigan.
“E
allora dov’è? Esigo una spiegazione.” Rispose Basil, che intanto era sceso dalle
scale e si era diretto verso il dottore.
“Ha
detto che voleva ricevervi giù, poiché si sentiva meglio. Vi avverto signor
Basil, mantenga la calma perché è ancora un po’ debole.”
“Dammi
qualcosa di più nutriente da mangiare, Tobias, e vedrai per quanto ancora sarò
debole.” Giunse una voce dal salotto che produsse effetti diversi su Basil,
Topson e Rattigan: l’Investigatopo sorrise, Topson spalancò occhi e bocca e
Rattigan impallidì.
“Non
è possibile…” mormorò debolmente.
Ignorandolo,
Basil andò in salotto, seguito da Topson, dal dottor Ansmauser e da Rattigan che
venne invitato ad entrare dal signor Figg.
La
prima cosa che Topson vide fu la signora Ansmauser, seduta sulla poltrona
accanto al fuoco: sorrideva, ridacchiando persino. Ma ciò che lasciò il dottore
senza parole fu che il divano di fronte era occupato dalla figura semi-sdraiata
e sorridente di Brynna Basil.
FINE
DEL CAPITOLO
Vi
giuro che sembrava impossibile, ma volevo assolutamente finire prima di Natale
per potervi fare i miei più sinceri auguri. Il capitolo è un po’ intenso per
quanto riguarda i vari eventi.
Spero
che vi sia piaciuto.
Buon
Natale e Felice Anno Nuovo
Bebbe5
P.S.
Pensavate che la uccidessi davvero? ^_^