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Autore: giulina    25/12/2012    7 recensioni
"Come era arrivato, se ne andò portandosi via qualcosa di lei. Qualcosa che probabilmente non le avrebbe più ridato.
Il maglione le era caduto sul pavimento freddo ma lei non lo raccolse, e rimase qualche altro secondo ad occhi chiusi, riprendendo a cantare quella melodia natalizia che non si era allontanata dalla sua mente.
A lui, d'altronde, non erano mai piaciute le tradizioni babbane."
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Draco Malfoy, Hermione Granger | Coppie: Draco/Hermione
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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La mia prima Dramione. Chiedo venia per qualsiasi baggianata abbia scritto.

Buona lettura e tanti auguri di buon Natale.

Giulia.

 

 

 





Verranno a chiederti

del nostro amore.”

 

-Fabrizio De Andrè-

 

 





L'aria di quel freddo dicembre entrava dalla finestra leggermente socchiusa, con le vetrate appannate come dal fiato tiepido di una bocca arrossata. Sotto la finestra, sul pavimento ricoperto da tappeti caldi e oggetti di uso femminile, vi era appoggiata la scopa di Ginny, dimenticata dopo la partita di Quidditch di quel pomeriggio. Probabilmente l'aveva tirata con rabbia e con un urlo di frustrazione, oppure scaraventata con un Accio maldestro causato dalla tristezza della sconfitta.

Grifondoro aveva perso contro Tassorosso.

Tassorosso.

Nemmeno Hermione, che di Quidditch ci capiva ancora meno che Harry Potter di donne, riusciva a crederci.

Quando era rientrata in Sala Comune dopo la partita, lottando con una sciarpa di lana che non riusciva a togliersi dal collo per le mani intorpidite dal freddo e ridendo con Dean Thomas per la caduta di Madame Bumb sul campo da gioco quando aveva dovuto dichiarare il vincitore, aveva trovato Cormac McLaggen che tentava di strozzare Ronald Weasley con la sua cravatta.

La scena aveva quasi dell'incredibile visto che Ronald aveva il viso talmente rosso che sembrava essersi scolato tre bicchieri di firevodka uno dopo l'altro senza riprendere fiato e McLaggen quasi ululava di rabbia.

I due Gryffindor lottavano in mezzo alla sala, vicino al camino acceso dove Marcus Belby lasciava cadere la cenere della sua sigaretta ormai quasi finita e scommetteva con Lee Jordan che Ronald sarebbe morto entro dieci secondi ed Harry Potter avrebbe dovuto seppellire il cadavere.

Quest'ultimo, cercava di staccare le mani di Cormac dal collo del migliore amico, mentre Seamus Finnigan era attaccato alle gambe del ragazzo per bloccare i suoi movimenti.

Grida, urla e i singhiozzi disperati di Lavanda Brown risuonavano per tutta la torre creando il caos.

Era toccato a Ginny schiantare McLaggen mentre Lavanda, per salvare Ronald, a causa della vista offuscata dalle lacrime di dolore, il suo schiantesimo lo aveva rivolto verso Harry che si era accasciato su Seamus rompendogli quasi una costola.

 

Harmione, sdraiata sul copriletto oro del suo letto a baldacchino, sorrise quando Grattastinchi saltò con un balzo maldestro sul suo cuscino e si raggomitolò vicino a lei, per farsi immergere una mano nel pelo rosso sotto alla pancia. Le sue fusa tranquille, di chi è in pace con se stesso, dopo il chiasso in Sala Comune, erano la miglior cura per le sue orecchie.

Un filo di aria ghiacciata raggiunse la pelle scoperta delle gambe all'improvviso, facendola rabbrividire. Si alzò lentamente in piedi e si avvicinò alla finestra per chiuderla. Rimase per qualche istante davanti al vetro, con la mano appoggiata alla maniglia di un freddo bronzo ed osservò il campo di Quidditch in lontananza.

Dei punti neri si muovevano velocemente nel cielo bianco che preannunciava neve, quasi come se fossero minuscole macchie di inchiostro cadute dalla punta di una piuma. Si spostavano come per magia di una bacchetta di legno tenuta in mano a un grande mago. Hermione riusciva quasi a vederle quelle mani che sospingevano quei punti nel cielo. Quei punti che erano ragazzi dalle divise verdi e argento sopra delle scope che erano quasi una prolungazione del loro corpo.

La ragazza si appoggiò con la fronte al vetro appannandolo con il suo alito caldo, che sapeva di succo di zucca bevuto in infermeria insieme a Harry Potter, dove era stato mandato per riprendersi dallo schiantesimo, e dove McLaggen le aveva raccontato il perchè del suo attacco contro Ronald.

Nel cielo sopra il campo da Quidditch, un solo e unico punto di inchiostro si muoveva così velocemente che ogni tanto scompariva dalla sua vista, facendole temere di non vederlo più ricomparire.

 

 

 

-Mi dispiace, Hermione. Mi dispiace per quello che ho fatto a Ronald ma..-

-Ma cosa?-

-Ero arrabbiato. Arrabbiato a causa sua. È stato lui che ci ha fatto perdere, lo sai benissimo!-

-E ti sembra una ragione sufficiente per tentare alla sua vita? E poi non te n'è mai importato niente di Quidditch, Cormac!-

-Lo so, ma questa volta era diverso.-

-Perchè?-

-Vicky Probischer.-

-Che c'entra Vicky?-

-Mi ha promesso che se a questa partita avessimo vinto contro Tassorosso, lei mi avrebbe baciato sotto il vischio in Sala Grande questa sera. Dice che sia una tradizione babbana.-

-Tu hai quasi ucciso Ronald....perchè sei cotto di Vicky Probischer?-

-Innamorato, Hermione. Sono innamorato.-

 

 

 

Quando in anticipo sul tuo stupore
verranno a chiederti del nostro amore
a quella gente consumata nel farsi dar retta
un amore così lungo
tu non darglielo in fretta.

 

 

 

I suoi occhi erano sorridenti quella sera mentre cenava e parlava con Theodor Nott che rideva a bocca aperta, rischiando di strozzarsi con il succo che aveva bevuto dal bicchiere davanti a sé.

I suoi capelli sembravano più biondi del solito, probabilmente per la luce soffusa delle candele con cui era stata decorata l'intera Sala Grande e che illuminavano di nuova luce tutto quello che avevano intorno. Quelle candele che volteggiavano sopra le teste di giovani studenti intenti a mangiare, e di altri, ancora più piccoli, che osservavano quella magia per la prima volta e si rendevano conto che non avrebbero voluto essere in un altro posto se non lì.

In quel luogo che consideravano casa.

Una pioggia di lucciole d'oro cadeva dal soffitto incantato di quell'enorme sala, e si posava sulla pelle e sui vestiti dei ragazzi facendoli sorridere. Sembrava polvere magica e qualcuno pensò che da un momento all'altro si sarebbero messi a volare senza l'uso di nessuna scopa o bacchetta.

C'erano degli altissimi abeti decorati d'oro e argento negli angoli della stanza e alcuni festoni dotati di vita propria, si attorcigliavano attorto alle colonne davanti al portone di legno massiccio a cui era stata attaccata una ghirlanda parlante, che augurava Buon Natale a chi entrava nella sala.

Il Caposcuola di Serpeverde sorrideva ed Hermione si disse che non l'aveva mai visto sorridere così.

Forse non l'aveva mai visto sorridere.

Abbassò lo sguardo sul piatto di bacon davanti ai suoi occhi, vicino cui teneva il biglietto d'auguri che la signora Weasley le aveva inviato poco prima via gufo, insieme ad un maglione rosso fatto con lei sue mani.

Sulla panca davanti a lei c'era Ronald, che indossava quello stesso maglione, co-n il viso rosso per la fretta con cui si stava abbuffando di pasticcio di carne e patate arrosto -ma sempre meno rosso del giorno prima, quando aveva rischiando di raggiungere l'Altissimo- e accanto a lui Ginny che si stava mettendo dello smalto incantato dello stesso colore dei centrotavola posati sopra la tovaglia di un bianco candido.

Alzò di nuovo lo sguardo verso di lui e lo trovò leggermente piegato verso Pansy Parkinson mentre questa teneva una mano sulla sua spalla coperta da un maglione blu e gli sussurrava qualcosa nell'orecchio intimamente.

-Hermione?-

Harry le toccò leggermente la spalla e si lasciò osservare nel suo nuovo maglione rosso cucito dalle amorevoli mani di Molly. Era inguardabile.

-Harry, sei così tenero!- Ginny scoppiò a ridere beccandosi un'occhiataccia del ragazzo dagli occhiali rotondi, che si sistemò sul naso con un cipiglio infastidito. Hermione gli aggiustò il colletto della camicia e gli lasciò un buffetto sulla guancia con un sorriso.

-Stai molto bene.-

-Ron, possiamo chiedere alla mamma di cucirne uno anche a Piton? Secondo me farebbe più figura su di lui che su Harry.-

Il boccone che Ronald aveva in bocca fu difficile da mandare giù. Gettò un'occhiata distratta al tavolo dei professori, in fondo alla sala. La McGranitt parlava animatamente con Silente il quale annuiva con un leggero sorriso sulle labbra strette, osservando con le mani incrociate sotto al mento l'intera sala, quasi abbracciandola con lo sguardo.

Hagrid mangiava con le mani una coscia di pollo che sembrava grande quanto il suo pollice e Piton osservava la scena disgustato e con uno sguardo di ghiaccio, che per un solo attimo, posò sulla figura di Ronald che lo fissava.

Quando il ragazzo tornò ad osservare attento il piatto quasi vuoto davanti a sé, aveva le guance chiazzate di rosso e la fronte grondante di sudore. Probabilmente gli era passato pure l'appetito.

-Ginny, la mamma non cucirebbe mai un maglione per Piton!-

-Ma se un anno lo voleva fare a Silente! Non so quanti gomitoli di lana incantata aveva comprato!-

-Silente non è Piton.-

-Comunque, secondo me dovrebbe passare a regalare dell'intimo.-

-Intimo?-

-Si. Non ce lo vedresti bene Harry con un paio di mutante rosse fuoco?-

-Ginevra!-

-Oppure un reggiseno, sia mai che inizi a prenderci dimestichezza.-

Harry si alzò in piedi di scatto guardando furente la ragazza che rideva senza riuscire a smettere, così come stavano facendo tutti quegli intorno a loro. Hermione lo tirò per una manica del maglione a collo alto che indossava e lo fece risedere sulla panca con un tonfo.

Ancora sorridente, il suo sguardo fu catturato da una scena che le si presentò all'improvviso sotto gli occhi castani.

Davanti al portone della Sala Grande, fermi in mezzo al via vai di studenti che avevano finito di cenare e correvano nelle loro Sale Comuni, ansiosi di scambiarsi i regali di Natale, c'erano Cormac McLaggen e Vicky Probischer che non parlavano ma si fissavano negli occhi, l'uno davanti all'altro. Le scarpe vicine, i vestiti che quasi si toccavano e gli occhi imbarazzati di due ragazzi inesperti.

La ragazza dai lunghi capelli biondi tirò fuori dalla tasca del mantello che aveva posato sulle spalle la sua bacchetta e fece comparire qualcosa sopra le loro teste, sorridendo al giovane davanti a lei che teneva le mani incrociate dietro la schiena, in attesa.

Si allungò verso il suo corpo e posò le sue labbra a cuore sopra le sue, screpolate. Rimasero entrambi ad occhi aperti a contare il tempo di quel contatto.

Dieci secondi.

Dopo quei dieci secondi, Lavanda Brown, seduta a quelle metro di distanza da Hermione, si mise a ridere sguaiatamente insieme a Calì Patil che per poco non si schiantò con la testa nell'insalata di frutta dentro il suo piatto.

Dall'altra parte della sala, Blaise Zabini applaudiva animatamente e fischiava con approvazione osservando la scena. Gregory Goyle e Vincent Tiger lo imitavano facendo tremare tutto il tavolo Serpeverde.

Anche Draco Malfoy aveva osservato quella scena in silenzio, mentre la Parkinson gli aveva sussurrato qualcos'altro all'orecchio.

I suoi occhi grigi come tutta l'argenteria che si muoveva su quei tavoli infiniti di giovani maghi, avevano poi vagato per la sala alla ricerca di un altro sguardo.

Alla ricerca di un punto d'inchiostro sotto un cielo di stelle cadenti.

 

 

 

Digli che i tuoi occhi me li han ridati sempre
come fiori regalati a maggio e restituiti in novembre
i tuoi occhi come vuoti a rendere per chi ti ha dato lavoro
i tuoi occhi assunti da tre anni
i tuoi occhi per loro.

 

 

Quando Hermione si era alzata dal tavolo, Ginny ed Harry litigavano a voce bassa e Ronald mangiava una crostata di albicocche con un'espressione di puro godimento sulla faccia, inzuppandola di tanto in tanto nel succo di zucca.

Nella Sala Grande, non era molti gli studenti rimasti ai loro tavoli a mangiare oppure a chiacchierare, così molti dei professori si erano già rinchiusi nelle loro stanze, magari a rilassarsi davanti al camino dentro cui la legna umida stentava a prendere fuoco e dovevano ricorrere alla bacchetta che tenevano sempre nella mano.

Hermione avanzava per la sala con passi brevi sul pavimento lucido, dove poteva specchiare il suo volto sorridente ma malinconico.

In quel momento pensava a casa sua, la sua casa babbana, con i suoi genitori che in quel momento probabilmente stavano per mangiare l'arrosto che aveva preparato sua madre nel pomeriggio. La nonna, invece, aveva cucinato la crema pasticceria che le riusciva tanto bene. Se lei fosse stata a casa, l'avrebbe aiutata a sbattere le uova nella terrina di ceramica con dei gelsomini disegnati sopra.

Suo padre si sarebbe abbuffato con sempre e poi la notte sarebbe rimasto sveglio senza riuscire a digerire, costretto a farsi una camomilla alle tre di notte. Forse avrebbe pensato a lei, così lontano da lui.

Quando raggiunse la soglia del portone spalancato, alzò gli occhi e trovò cosa aveva evocato pochi minuti prima Vicky. Il vischio verde e rosso era ancora sopra la sua testa e si muoveva leggermente, quasi stesse tremando.

In quell'esatto istante, Draco Malfoy le passò accanto e fissò cosa volteggiava sopra le loro teste improvvisamente vicine. Fissò gli occhi scuri di Hermione per un momento, e poi, scuotendo la testa con un sorriso, si allontanò da lei a passi lenti, le mani dentro le tasche dei suoi pantaloni neri.

La ragazza rimase piantata al pavimento quasi l'avessero pietrificata con un incantesimo non verbale, quasi ce l'avessero cementata a forza. Rimase da sola ad osservare il vischio che scomparve all'improvviso così come era comparso.

 

 

Ma senza che gli altri non ne sappiano niente
dimmi senza un programma dimmi come ci si sente
continuerai ad ammirarti tanto da volerti portare al dito
farai l'amore per amore
o per avercelo garantito.

 

 

 

Nei corridoi bui della scuola si sentiva il gelo dell'esterno passare attraverso dei piccoli fori tra i mattoni delle mura o di una finestra lasciata aperta sbadatamente. Le torce sembravano quasi che si sarebbero spente da un momento all'altro, con le loro fiamme stanche e tiepide, che improvvisavano ombre sconosciute sulle pareti del castello.

Hermione camminava lentamente, con il maglione di mamma Weasley in mano e l'odore dell'inverno sotto al naso. L'odore della legna che brucia, del vento che soffia tra gli alberi e della neve che prima o poi arriverà, perchè lei arriva sempre, quando meno ce lo si aspetta.

Dalle sue labbra usciva una leggera melodia, ascoltata quando era bambina alla radio di casa sua, mentre incartava dei regali. Era una canzone di Natale che cantava sempre con sua madre, stonata quanto lei o forse più di lei.

All'improvviso, tutte le candele di quel lungo corridoio si spensero ed Hermione, ad occhi chiusi, si fermò vicino ad una finestra. Stava sorridendo e il suo sorriso fu catturato da delle labbra fredde che profumavano di casa.

I suoi capelli erano lisci sotto i palmi delle sue mani completamente aperti, così come la pelle del collo tirata quasi a farsi male.

-Non ho bisogno del vischio per darti un bacio.-

Il suo sorriso passò sulla sua guancia e poi sul cuore, dove lui posò la sua mano.

Come era arrivato, se ne andò portandosi via qualcosa di lei. Qualcosa che probabilmente non le avrebbe più ridato.

Il maglione le era caduto sul pavimento freddo ma lei non lo raccolse, e rimase qualche altro secondo ad occhi chiusi, riprendendo a cantare quella melodia natalizia che non si era allontanata dalla sua mente.

A lui, d'altronde, non erano mai piaciute le tradizioni babbane.

 

 

 

 

 

 


 

 

 

 

 

   
 
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